Diritto all'aborto, presto il voto del Parlamento europeo. L'incognita del PD
Dopo il voltafaccia di sei deputati PD che hanno consentito nel 2013 l'approvazione di un ordine del giorno appoggiato da tutti i gruppi clericali, reazionari e neo nazisti, presto il Parlamento europeo sarà chiamato a ratificare la risoluzione Tarabella che ribadisce la libertà di aborto e contraccezione delle donne. I movimenti cattolici fanno già pressione sui parlamentari europei. Forti dubbi sulle intenzioni del Partito Democratico. Lanciata una petizione.
Lo scorso 20 gennaio è stata approvata la Relazione sulla parità tra donne ed uomini nell'UE da parte della Commissione sui diritti delle donne del Parlamento europeo.
All'interno della Relazione è stato approvato con larga maggioranza il documento presentato dall'eurodeputato Marc Tarabella che ribadisce: "Il Parlamento europeo (...) insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all'aborto; sostiene pertanto le misure e le azioni volte a migliorare l'accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili; invita gli Stati membri e la Commissione a porre in atto misure e azioni per sensibilizzare gli uomini sulle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva".
Un fatto importante che non ha avuto visibilità sui media nazionali, quindi pochi sanno che la Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche (FAFCE), con la parola d'ordine 'No all'aborto', si era attivata prima della votazione raccogliendo in pochi giorni circa 50 mila firme per dichiarare la propria opposizione al testo introdotto da Tarabella.
La Commissione ha quindi ignorato l'iniziativa del FAFCE approvando il documento Tarabella. Tuttavia, chi si batte contro la Salute e diritti sessuali e riproduttivi delle donne non intende darsi per vinto. Infatti serve il voto decisivo del Parlamento Europeo, un voto previsto a marzo e che potrebbe rovesciare il positivo risultato appena raggiunto.
Lo spettro del voto PD
In occasione del voto di marzo è importantissimo vigilare affinché non si ripeta quello che è successo nel dicembre del 2013. Va infatti ricordato che le deliberazioni dell'Unione Europea devono essere recepite dagli Stati membri.
Ma vige tuttora il principio di sussidiarietà, in base al quale su specifiche tematiche, quali l'aborto e l'educazione sessuale nelle scuole, le legislazioni nazionali sono prevalenti su quella comunitaria.
Nel dicembre del 2013 l'eurodeputata socialista Edite Estrela aveva presentato una risoluzione che prevedeva, tra l'altro, che la Ue invitasse tutti gli Stati membri a garantire l'aborto e i diritti sessuali e riproduttivi delle donne.
La risoluzione non è nemmeno stata votata perché si è prima preso in esame un ordine del giorno del PPE appoggiato da tutti i gruppi clericali, reazionari e neo nazisti dell'emiciclo di Strasburgo, che è passato per sette voti con l'astensione dei deputati del PD Silvia Costa, Franco Frigo, Mario Pirillo, Vittorio Prodi, Patrizia Toia, e David Sassoli.
Insomma, il documento è passato per una manciata di voti tra lo stupore generale, le fortissime e pubbliche proteste del gruppo dei Socialisti e Democratici nei confronti del voto dei sei deputati PD.
Dopo questo increscioso episodio, il Parlamento Europeo voterà a marzo il documento Tarabella, già approvato dalla Commissione sui diritti delle donne. Il rischio che i deputati del PD votino contro è alto. Infatti, come si legge su Avvenire, "L'obiettivo della Fafce è ora sollecitare i membri del Parlamento europeo a riaffermare, nel voto atteso per il prossimo mese di marzo, la posizione già adottata nel dicembre 2013, quando essi rigettarono la cosiddetta risoluzione Estrela sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi".
E' quindi importante che tutte le associazioni, i cittadini e gli operatori che hanno a cuore i diritti delle donne si mobilitino facendo pressione sugli esponenti del Partito Democratico, affinché non si debba assistere ad un nuovo inganno.
Le donne italiane vivono già una pesante condizione di privazione dei loro diritti. Infingimenti, tentennamenti ed ambiguità sul tema non dovrebbero essere consentiti, anche perché la posta in gioco è alta. In un Paese come l'Italia, dove le percentuali dell'obiezione di coscienza nelle strutture sanitarie pubbliche raggiungono in alcune regioni punte pari al 90% impedendo di fatto l'esercizio del diritto all'interruzione volontaria di gravidanza prevista dalla legge 194, l'approvazione in Parlamento europeo della Risoluzione Tarabella non è di poco conto.
Mobilitiamoci. Abbiamo aperto una petizione che potete firmare online. Si può anche fare un copia e incolla ed Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .
Associazioni Laiga e Vita di Donna Onlus
Fonte: Noi Donne
30 gennaio 2015