Aborto clandestino: il governo punisce le donne, Lorenzin non può tacere
Aborto clandestino, con decreto legislativo sulle depenalizzazioni varato in Cdm il 15 gennaio scorso, il governo inasprisce le multe per le donne fissate attualmente a 51 euro nell'articolo 19 della 194. Da 5 mila a 10 mila euro. Ci rivolgiamo alla ministra Lorenzin affinché intervenga per proteggere le donne da quello che può essere un vero strumento di morte.
Gentile Ministra Lorenzin, vogliamo raccontarle una storia. Una storia di tanto tempo fa che lei non può conoscere bene vista la sua età. In principio era il codice Rocco.
Art. 546. Aborto di donna consenziente.
Chiunque cagiona l'aborto di una donna, col consenso di lei, è punito con la reclusione da due a cinque anni.
La stessa pena si applica alla donna che ha consentito all'aborto.
Art. 547. Aborto procuratosi dalla donna.
La donna che si procura l'aborto è punita con la reclusione da uno a quattro anni.
Alcuni di noi sono abbastanza vecchi da ricordarsi le donne che abortivano clandestinamente e che avevano complicanze post abortive. Perforazione, emorragia, infezione. Alcuni di noi le hanno viste. Queste donne, dopo aver eseguito un aborto, in cucina o nello studio del medico o di altri operatori non meglio identificati, tornavano a casa. A volte stavano bene. A volte gli veniva la febbre, perdevano sangue, avevano dolori.
Il medico che aveva praticato l'aborto spesso non rispondeva, per non essere coinvolto. I migliori le accompagnavano in macchina, visto il disastro, fino al pronto soccorso, le spingevano fuori e scappavano ad alta velocità, ingiungendo il silenzio, tanto sarebbero andate in carcere anche loro.
Le altre andavano a casa e aspettavano, aspettavano, aspettavano. Avevano paura di andare in prigione andando in ospedale. Aspettavano ancora. La febbre saliva, uno, due, tre giorni. A volte perdevano sangue, avevano dolori atroci. Alla fine si trascinavano in ospedale, ormai agonizzanti, per essere ricoverate in rianimazione e morire nelle successive 48 ore.
Il personale, ormai per la maggior parte in pensione, se le ricorda bene. Donne giovani con figli piccoli, donne adulte, amanti irregolari di uomini sposati, prostitute, ragazze non sposate rimaste incinta prima del matrimonio.
Semplicemente donne.
La legge 194/78 ha messo fine a tutto questo. Ha reso la procedura abortiva legale, ha permesso alle donne di scegliere, il progresso generale ha fatto scendere costantemente i numeri degli aborti ogni anno, come lei sa, perché le donne si sono guadagnate il diritto a scegliere consapevolmente durante la loro vita.
Poi non sempre si può e allora per fortuna c'è la legge 194. L'aborto libero e gratuito della nostra giovinezza. Sicuro.
La Legge nella sua versione originale, intatta fino adesso, recitava all'articolo 19:
"Chiunque cagiona l'interruzione volontaria della gravidanza senza l'osservanza delle modalità indicate negli articoli 5 o 8, è punito con la reclusione sino a tre anni. La donna è punita con la multa fino a lire centomila".
Questa multa, ingiusta, perché la donna è comunque in uno stato di grave disagio, era comunque simbolica, e consentiva alle donne sottoposte a pratiche clandestine, di venire in ospedale a chiedere aiuto prontamente, e magari anche denunciare chiunque avesse praticato l'aborto in clandestinità.
Ora nel decreto legislativo sulle depenalizzazioni varato in Cdm il 15 gennaio scorso, è previsto l'inasprimento delle multe. Quindi, d'ora in poi le donne che si rivolgeranno a strutture non accreditate o a medici non autorizzati per interrompere la gravidanza nel primo trimestre, saranno sanzionate con multe che vanno dai 5 mila ai 10 mila euro.
Lei capisce che questo inasprimento è un vero e proprio strumento di morte.
Le vorremmo ricordare anche che ci sono Regioni in Italia che non permettono alle donne europee prive di TEAM del paese di origine e anche della nostra, di usufruire del tesserino ENI. Queste donne sono regolarmente soggiornanti ma non in possesso di contratto di lavoro regolare, di solito lavoratrici in nero, o addirittura in regola sul lavoro ma senza domicilio ufficiale (anche se non ce ne sarebbe bisogno) perché prive di contratto di affitto, anche qui in nero perché un italiano possa evadere le tasse.
Queste Regioni chiedono 1.200 euro alle donne straniere per abortire in sicurezza in ospedale. Donne che vivono qui, che lavorano qui. Che spendono qui i loro pochi soldi, contribuendo al Pil di questo Paese.
Senza parlare delle Regioni in cui l'applicazione della legge è difficilissima per ragioni che lei bene conosce e sulle quali non ci soffermiamo in questo contesto.
Quindi a quali donne verrebbero chiesti questi 5.000 euro, nella migliore delle ipotesi, se non 10.000?
A donne straniere che vivono nel nostro paese prive di assistenza medica che hanno cercato di risparmiare sul prezzo eseguendo clandestinamente un aborto che nei nostri ospedali sarebbe costato 1.200 euro?
A donne italiane che hanno abortito con un operatore sanitario di nascosto per non farsi vedere in Ospedale in un paesino?
A donne italiane che di fronte a una lista d'attesa di settimane cercano qualcuno che faccia loro a pagamento quello che lo Stato non è in grado di fare tempestivamente?
A donne straniere sotto tratta, che si prostituiscono e vengono fatte abortire di nascosto dagli sfruttatori?
Lei capisce perché a noi tornano in mente quelle scene, le donne moribonde, la setticemia, la paura di andare in ospedale per essere imprigionate.
Davvero vogliamo che sia sostituita dalla paura di dover pagare 5000 euro?
Lei forse non si è accorta di questo, e delle conseguenze che potrebbe comportare. Magari è stato solo un provvedimento burocratico di adeguamento di prezzo.
Per favore, intervenga perché non ci siano donne che stanno male a casa per paura della multa. Che di nuovo sopportano quelle febbri e quei dolori per paura di essere perseguitate dallo Stato.
Noi siamo terrorizzati di rivederle come allora.
Associazione Vita di Donna Onlus
30 gennaio 2016
IN ARGOMENTO: