La social card: umiliazione o soldi benedetti?
La carta è - secondo quanto prevedono i criteri molto stringenti del decreto – destinata ai cittadini italiani con oltre 65 anni e reddito inferiore ai 6 mila euro (per chi vive con meno di 500 euro al mese) e alle famiglie, con lo stesso reddito, in cui ci sia un bambino sotto i tre anni, se ha 4 anni sono già troppo ricchi!
Il percorso per farsi certificare la povertà prevede la compilazione di modello Isee (Indicatore di stato economico equivalente o riccometro) più complicato di una dichiarazione dei redditi.
La “sòla card”, come è stata ribattezzata dalla signora Pina di Roma, però sembra essere anche difficile da ottenere : “Ho provato a compilare tutti i moduli ma era troppo difficile e sono andata al Caf dove mi hanno aiutata, ma io sono ancora autonoma, come fa chi non si può muovere?
Finalmente dopo altri viaggi e file per uffici mi hanno dato la carta, ma senza codice PIN è inutilizzabile allora ho fatto un’altra fila all’Inps dove ho chiesto chiarimenti e mi hanno risposto che solo il 16% delle carte al Nord e il 50% al Sud sono state attivate e che c’è solo da aspettare. Hanno detto che hanno difficoltà organizzative... ma io ho bisogno di farmi gli occhiali e i denti, adesso come faccio...? ad una mia amica hanno dato la carta e il PIN, ma solo davanti alle casse del supermercato ha scoperto che era vuota, gliela avevano data senza un soldo dentro e ha dovuto rimettere tutto sugli scaffali, che umiliazione!
Io non ho detto a nessuno che ho la carta, mi vergogno, lo devono sapere tutti che vivo con 400 euro al mese? cerco di vivere dignitosamente, non mi va di passare per una poveraccia.”
Lunghe file al Caf e all’Inps per vedersi certificare quello che vorremmo dimenticare o nascondere, che siamo poveri, poverissimi e poi dovremo anche avere il coraggio di esibirla al supermercato questa maledetta povertà.
E’ anonima ma il ministro Tremonti ci ricorda che deve essere firmata dal proprietario, il che non sembra avere molto senso, ma tant’è.
Come se non bastasse non c’è modo di sapere né se c’è il credito né a quanto ammonta il credito residuo, bisogna andare e provare, magari con una cosa piccola, in modo da non fare inutili figuracce.
Non sappiamo ancora quanti siano le migliaia gli italiani che si sono trovati in mano questa bella e costosa carta di plastica azzurra inutilizzabile perché o senza Pin o senza carica con il logo della Mastercard bene in evidenza.
Mastercard che con il suo 2% di provvigione ha già incassato 166.000 euro e per di più la carta è utilizzabile esclusivamente negli esserci commerciali convenzionati con il suo servizio.
Per cui tra i costi di produzione e di gestione parliamo di 8 milioni di euro solo di spese, a pieno regime.
Il ministro Tremonti ricorda che la social card viene attivata dopo appena 48 ore dalla richiesta, peccato che questa non sia l’esperienza di tanti, troppi italiani.
Secondo il leader del PD Veltroni la social card è umiliante per chi la usa in quanto viene subito identificato come bisognoso .
Pierluigi Bersani in un intervento alla camera ha sottolineato sia il risparmio sulle spese di gestione che la maggior comodità per gli utenti se avessero un accredito sulle pensioni o sullo stipendio.
La social card va ricaricata ogni 2 mesi in base a stanziamenti la cui disponibilità sarà via via da verificare, se i soldi ci sono bene, altrimenti niente.
Ci vuole fantasia per ideare una così lunga e inutile fatica.
Ma perché, ci domandiamo anche noi, non hanno versato questi benedetti 40 euro sul conto della pensione o sullo stipendio?
Forse perché l’impatto mediatico sarebbe stato meno efficace?
Non avremmo risparmiato vari milioni di euro di gestione?
Gabriella Pacini
Pubblicato il 26/1/2009