Diagnosi, anoressia e bulimia
La diagnosi in psicoterapia analitica
Introduzione
Nei paesi industrializzati come l’ Italia, 8-10 ragazze su 100 tra i 12 e i 25 anni di età soffrono di disturbi del comportamento alimentare, di queste 1-2 nelle forme più gravi. Le statistiche riportano tra le giovani una prevalenza dell’ 1 % di casi di bulimia e una prevalenza dello 0.3-0.5% di casi di anoressia, ma queste cifre sono certamente influenzate dal fatto che, come vedremo più avanti, al nostro centro si rivolgono principalmente ragazze bulimiche. v
Anoressia e bulimia colpiscono soprattutto le donne, ma l’incidenza anche tra i maschi sembra in aumento. Attualmente la ricerca evidenzia un rapporto tra casi femminili e maschili di 10:1 per l’anoressia e 20:1 per la bulimia. Per quanto riguarda le classi sociali, bulimia e anoressia non guardano in faccia a nessuno.
La psichiatria affronta i disturbi del comportamento alimentare facendo riferimento ai criteri diagnostici del DSM IV tr che è il manuale internazionale che dice cosa devi avere per essere affetto da una malattia.
Anoressia
Secondo il DSM-IV TR la diagnosi i anoressia si effettua in presenza dei seguenti criteri:
Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età e la statura.
Intensa paura di acquistare peso o diventare grassi, anche quando si è sottopeso.
Alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità della attuale condizione di sottopeso.
Nelle femmine dopo il menarca, amenorrea, cioè assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi.
Sottotipi
Con restrizioni (restricting type): vuol dire che il controllo del peso si effettua solo riducendo quello che si mangia e quindi non ci sono stati regolarmente abbuffate o condotte che eliminano il cibo (per es. vomito autoindotto, lassativi, diuretici o clisteri)
Con abbuffate/condotte di eliminazione
Bulimia
Anche la bulimia nel DSMIV riconosce dei criteri diagnostici che devono essere presenti per fare la diagnosi.
- Abbuffate ricorrenti
- Una abbuffata è caratterizzata dalle seguenti caratteristiche: mangiare in un periodo di tempo limitato (qualche ora), cibo in quantità molto maggiore di quello che una persona mangerebbe nello stesso periodo e sensazione di non potersi controllare durante l'abbuffata, cioè di non potersi interrompere o controllare cosa si mangia.
- Utilizzo di forme di eliminazione per non aumentare di peso dopo un'abbuffata, come vomito, uso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico intenso ed eccessivo.
- Questi comportamenti sono presenti almeno due volte alla settimana, per almeno tre mesi.
- Questi comportamenti danno luogo pensieri negativi su sè stessi, legati dal peso e alla forma del corpo
- Le abbuffate non sono presenti solo nel corso di episodi di Anoressia
Sottotipi
Con Condotte di Eliminazione: abbiamo detto che sono quei comportamenti che cercano di eliminare il cibo ingerito, con il vomito, con i lassativi, i diuretici o i clisteri
Senza Condotte di Eliminazione: anche qui ci sono comportamenti tesi ad eliminare il cibo, ma solo attraverso il digiuno o l'esercizio fisico.
Binge eating disorder
Recentemente è stata introdotta questa terza categoria di disturbo del comporamento alimentare, che non è inclusa nel DSM IV tr, SALVO CHE COME Disturbi dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificati
(La prima descrizione di TALI DISTURBI risale al 1959 quando si osservando il comportamento di alcuni pazienti obesi, descrisse la presenza di periodici episodi di sovralimentazione (concomitanti, soprattutto, a momenti di stress) durante i quali tali soggetti perdevano il controllo sul cibo, ingerendone grandi quantità in breve tempo, con conseguenti sensi di colpa. Queste prime osservazioni, però, vennero ignorate fino alla metà degli anni Ottanta, quando le abbuffate compulsive nei pazienti obesi cominciarono ed essere evidenti ed in pochi rispondevano ai criteri di BN (Onnis, 2004). Solo negli anni Novanta venne, però, descritta una sindrome da alimentazione incontrollata distinta dalla BN (Gordon, 2000-2004).
Episodi ricorrenti di abbuffate associati ad almeno tre dei seguenti sintomi:
- Mangiare molto più in fretta del normale
- Mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni
- Mangiare grandi quantità di cibo anche senza appetito o fame
- Mangiare da soli per vergogna
- Provare disprezzo verso di sé, depressione, e senso di colpa quando succede
- Avvertire un grande disagio nei confronti di questo comportamento
- Abbuffarsi almeno 2 giorni la settimana per 6 mesi
Non vi sono necessariamente episodi di compenso dell'abbuffata, né con condotte eliminatorie (vomito autoindotto ) nè altro (esercizio fisico) e non si associa regolarmente a anoressia o bulimia.
La diagnosi di questi disturbi non è semplice come sembra. In generale le persone affette da un disturbo che comporta un aumento di introduzione del cibo hanno pensieri tristi, sono maggiormente coscienti del dolore, e cercano aiuto più frequentemente. Chi invece mette in atto con successo comportamenti restrittivi, perde peso, e quindi mantiene il controllo non sente il dolore ed è meno propenso a chiedere aiuto anche se gli altri fanno pressione. Ricordiamo che in molti centri è possibile fare dei colloqui anche se si è parenti di persone affette da un disturbo del comportamento alimentare. Per noi, se siamo noi che abbiamo il dubbio di avere questo problema, possono essere utili due questionari, l'eat 26, per l'anoressia e il BETQ , binge eating trigger questionary, che aiuta a capire se ci sono dei motivi psicologici che portano all'eccessivo, improvviso desiderio di mangiare. Farli certo non può bastare, ma può aiutarci a riflettere sulla possibilità di chiedere aiuto.
La diagnosi in psicoterapia analitica
La diagnosi in psicanalisi, fa riferimento più alla storia personale del paziente, che ai criteri generali. Legge il sintomo come un messaggio in codice da decifrare, diverso per ognuno, che si rivolge a qualcuno che lo possa ascoltare ed accogliere. Le persone con questi sintomi, per la psicanalisi, possono presentare strutture e problematiche molto diverse fra loro, e per questo è molto importante ricercarne la specificità individuale. Anche la psicoanalisi va integrata nel lavoro di rete, ed è una delle opportunità di trattamento offerte dagli ambulatori e dalle strutture di ricovero (vedi oltre). Per quello che riguarda le terapie cognitivo comportamentali non è stata dimostrata una diversa efficacia in termini di esiti. A nostro parere un indirizzo che tiene maggiormente conto della soggettività delle persone e del loro percorso come la psicoterapia analitica è migliore di interventi educativi e strategici standardizzati uguali per tutti.