Depressione post partum in tempi di crisi, casi in aumento
La depressione post partum, quel periodo difficile che a volte la neo-mamma attraversa con il suo bambino, potrebbe anche essere scatenata anche dalle preoccupazioni dovute alla crisi economica.
Il maternity blues, secondo una recente ricerca dell'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), in Italia interessa una donna su quattro, in pratica un numero che oscilla tra le 55 mila e le 80 mila donne ogni anno.
Va sottolineato che a questo dato andrebbero aggiunte tutte quelle donne, come spesso avviene, che soffrono il problema nella più totale solitudine, senza un sostegno e in un silenzio opprimente.
Tra queste, molte donne immigrate con problemi di integrazione, oltre che economici e culturali.
Una volta si chiamava il "pianto del latte". Oggi ha il nome di una musica lenta, dolce e triste che evoca invece il pianto dell'anima: "blues del dopo parto" o "babyblues".
Così, Donald Winnicott, pediatra e psicoanalista inglese, aveva definito quel leggero stato di depressione, quell'incomprensibile malinconia, che colpisce circa l'80% delle donne verso il quinto giorno dopo il parto, insinuando fra i sentimenti gioiosi di aver generato un bambino, altri, meno nitidi, più confusi e indecifrabili.
E' importante assistere le donne con un aiuto concreto, centri dedicati all'ascolto, operatori competenti e servizi. E con questo scopo Onda ha lanciato l'iniziativa, patrocinata dal ministero della Salute e la presidenza del Consiglio, che prende il nome di "A Smile for Moms", cioè un sorriso per le mamme.
L'importanza sta nella prevenzione che potrebbe risolvere il problema nel 90% dei casi. C'è bisogno di riconoscere il disturbo per trattarlo in maniera adeguata, e anche per questo motivo è stato messo a disposizione un sito www.depressionepostpartum.it, oltre alla distribuzione di materiale informativo presso i centri che si occupano delle patologie legate alla depressione.
Il fenomeno non è da sottovalutare. Secondo l'indagine dell'Onda, l'identikit della donna più colpita è quello di "una donna in gravidanza di circa 34 anni, di buona istruzione, coniugata/convivente, di stato sociale medio" con alle spalle episodi di ansia o di depressione.
Alla mancanza spesso di aiuto, e soprattutto di comprensione, da parte della famiglia, degli amici o del partner, oggi ad aggravare la situazione sono le preoccupazioni economiche ed esistenziali legate al posto di lavoro, al futuro dei propri figli, insomma, la crisi.
Anche i sintomi non sono da minimizzare. La presidente dell'Onda, Francesca Merzagora, spiega che "La gravidanza rappresenta un periodo di profondi cambiamenti fisici e psicologici, spesso sottovalutati. Un ritardo diagnostico di un disturbo dell'umore può, però, avere importanti ripercussioni sulla donna e sul nascituro".
Le mamme devono "dire" e "condividere" le preoccupazioni nel momento in cui le vivono. "Condividere il mestiere di mamma, sollevare la coltre della solitudine consente alla mamma stessa, non più idealizzata, di "odiare a volte il suo bambino, senza mai fargliela pagare", spiegava Winnicott.
Ecco quindi l'importanza di questa iniziativa e di tutte quelle che portano al centro dell'attenzione il problema della depressione post partum.
Per approfondire:
La nascita di un bambino: aspetti psicologici della coppia
Dopo il parto, a casa con il bambino
Dicembre 2015