Depressione post partum: terapia, valutazione psichiatrica e ricovero
Sportello d'ascolto psichiatrico e psicologico
Trattamento sanitario obbligatorio (TSO)
Qui trattiamo alcuni aspetti della depressione post partum: la terapia, l'ascolto, la valutazione psichiatrica, il ricovero, la tempestività dell'intervento, il TSO.
Sportello d'ascolto psichiatrico e psicologico
E' molto importante che la persona che attraversa queste problematiche abbia una possibilità immediata di accesso alle cure o almeno ad un primo ascolto qualificato, un filtro della domanda, che valuti l'urgenza dell'inizio delle cure. Da qui la decisione di fornire un numero di riferimento. Occorre dunque che l'accoglienza sia effettuata da parte di qualcuno che ha ambedue le competenze (psichiatrica e psicologica) o da due figure diverse insieme.
Infatti è molto importante, da una parte, offrire un ascolto aperto, empatico, privo di pregiudizi, che permetta di dare un posto al dolore e alle difficoltà della mamma. Dall'altra è molto importante fare una diagnosi specifica dei tre stati descritti (baby blues, depressione non complicata, psicosi post-partum) che hanno ognuno le sue difficoltà .
Valutazione psichiatrica
Va valutata attentamente: occorre eseguire una accurata diagnosi differenziale. Sarebbe un errore dare una terapia farmacologica a una mamma col baby blues; ciò vale anche in caso di depressione lieve e media.
Da una parte non bisogna passivizzare la donna che magari emerge già da esperienze mediche traumatiche e passivizzanti (gravidanze complicate, parti complicati, problemi clinici del neonato). Il farmaco potrebbe essere vissuto come una débâcle, una perdita della competenza, della capacità di badare al bambino e a sé stesse.
Questo fatto è rinforzato, in alcuni casi, dai pediatri che ritengono che tutti i farmaci in modo indiscriminato nuocciano al bambino nell'allattamento, mentre numerosi studi e centri di ricerca (verificabili su internet) segnalano la possibilità di utilizzare dei farmaci serotoninergici come in particolare il citalopram e soprattutto l'ex-citalopram, senza alcun rischio per il neonato.
Avvolte questi sensi di colpa potrebbero essere aggravati dall'atteggiamento di qualche operatore poco informato e troppo identificato "dalla parte del bambino" (non è affatto la norma, ma ce n'è qualcuno, soprattutto di forte formazione confessionale) ci può essere l'idea, che la madre debba essere completamente adeguata e in grado di occuparsi del piccolo al 100%, lasciando alle spalle ogni debolezza e "vittimismo".
Come abbiamo già sottolineato, in ogni depressione il soggetto è carico di sensi di colpa, si ritiene responsabile di tutto e inadeguato, va quindi alleggerito, sollevato dalle responsabilità che non riesce a sopportare. Tanto più i suoi compiti gli sembreranno gravosi, le sue risorse e i suoi sforzi gli sembreranno inadeguati, quanto più i risultati diventeranno inevitabilmente deludenti.
L'ambiente dovrebbe quando possibile non sostituirsi nelle cure del bambino, ma eliminare tutti i pesi accessori sulla casa, restituire quanto c'è di piacevole nella relazione madre-bambino.
E' un compito molto difficile e che a volte va contro le tradizioni emotive, culturali, ideologico-familiari di quel nucleo familiare.
Valutazione del ricovero nella depressione grave e nella psicosi post-partum
In questo caso la terapia farmacologica è indispensabile e spesso un allontanamento della donna dal bambino, anche di breve durata. Non dobbiamo pensare che una madre in forte crisi tragga sollievo dalla presenza del bambino - spesso se è molto angosciata e spaventata - e se ha dei pensieri di "passaggio all'atto" l'allontanamento dal bambino può dare un sollievo immediato.
Quest'allontanamento può avvenire nelle mura domestiche, se i familiari hanno la disponibilità materiale e psichica di tenerla con sé sotto osservazione 24/24 per qualche giorno.
Questa ipotesi, quando possibile, è auspicabile perché permette al clinico di valutare bene il caso e la necessità del ricovero, la risposta più o meno immediata alla terapia e da anche alla mamma e ai familiari il tempo per capire e accettare l'eventualità del ricovero.
Ovviamente la terapia domiciliare comporta una gran responsabilità. E' una decisione che va presa insieme valutando i rischi, la competenza di queste figure, la loro capacità di empatia e il fatto che la paziente li accetta in modo non troppo conflittuale. Un elemento critico potrebbe essere quando i genitori o il marito della puerpera non si rendono assolutamente conto della situazione di pericolo e, invece, di intervenire prontamente vanno alla ricerca di un medico troppo compiacente che non prenda decisioni drastiche.
Fortunatamente nella mia esperienza clinica anche nel caso di pazienti molto gravi e con forti disturbi allucinatori-deliranti, non ci sono mai stati ricoverati, poiché si è riusciti tutti insieme a creare una rete, un cordone di sostegno grazie alla presenza di amici e familiari.
Tempestività dell'intervento
Per esempio, una paziente ci riferisce subito la sua paura a stare vicino al bambino. Come abbiamo detto lascia il bambino e corre dai vicini, ma anche lì non si sente rassicurata: "Lo sguardo della mamma del mio amico mi giudicava, ho cominciato ad avere paura di fare male a tutti".Mi viene inviata tempestivamente da Vita di Donna.
Le darò una terapia a base di neurolettici, ansiolitici e antidepressivi, creiamo una vasta rete di amici, mentre il compagno, si occupa del bambino.Tutti le vogliono fortunatamente un gran bene, la madre sembra troppo occupata per occuparsi di lei, ma la paziente la protegge. In pochi giorni riesce a lasciare gli amici e tornare a casa.
L'avvicinamento al bambino avverrà progressivamente, a tratti compaiono, per circa un mese, delle immagini sempre più sporadiche del bambino sgozzato-pugnalato. Dice "devo rimanere sotto tutela". Richiede a lungo la presenza di un'amica o della nonna quando il marito è assente. Riusciamo con un progetto del Comune ad organizzare un'assistenza domiciliare due volte a settimana, che per la paziente si riveleranno essenziali.
Trattamento sanitario obbligatorio (TSO)
Non sempre ci sono condizioni socio-familiari favorevoli, soprattutto negli ambienti a maggiore rischio socio economico (anche se è vero il contrario! Negli ambienti più in difficoltà, a volte la rete di solidarietà scatta immediata!!).
A volte i medici preferiscono non rischiare con motivazioni valide, ma altre volte però si tratta di una "medicina difensiva" che preferisce il Trattamento Sanitario Obbligatorio cosi che la donna venga ricoverata contro la propria volontà a giudizio esclusivo del medico (tale giudizio deve essere ratificato da un secondo specialista del sistema sanitario nazionale e vidimato dal Sindaco e dal Giudice tutelare), senza prima avere valutato le risorse circostanti.
A volte però se non c'è nessuna coscienza della puerpera della sua condizione, il TSO è l'unico modo di proteggere anche fisicamente la coppia madre-bambino.
Bisogna inoltre segnalare che spesso questi pazienti arrivano alla nostra osservazione in situazioni già "compromesse" (per es. la polizia ha trovato la donna sul cornicione o è stata ritrovata per strada confusa e senza riferimenti, oppure ha dato fuoco all'appartamento - cito i casi pervenutimi negli ultimi sei mesi - oppure l'evento scoppia già durante l'ospedalizzazione).
In quest'ultimo caso, recente, è stata la clinica privata - dove si trovava la puerpera - ha inviare ai servizi sociali una richiesta di intervento socio-sanitario e psichiatrico, firmata dal pediatra e dal neuro-psichiatra infantile.
Se la macchina va troppo avanti, il bambino entra sotto tutela del giudice il quale dovrà valutare le competenze genitoriali di tutto il nucleo con eventuale rischio di affidamento a terzi del bambino. A questo punto il ricovero della madre sembrerebbe il male minore!
Centro Depressione Post-Partum ASL ROMA 3, Via Colautti 30 - Referente: Dott.ssa Elisabetta Spinelli Tel: 3333517503 Mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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26 marzo 2017