Elaborare la sconfitta per ricominciare a vincere
Caro Cancrini, la settimana scorsa Cotroneo ha parlato di terapia di sostegno per le persone di sinistra e suggerito diverse tecniche per la depressione: in primis evitare la tv. Ora la questione mi sembra debba affrontarsi anche con competenza clinica, lo dico senz'ironia. Come resistere altri cinque anni all'occupazione sistematica d'ogni spazio visivo, all'esibizione insistita di rancore, vendetta, volgarità? Ci vorrà equilibrio psichico fermissimo per non abbandonarsi alla depressione od alla rabbia dell'impotenza. Né basterà l'analisi razionale per accettare il dato di realtà più sconfortante: che cioè almeno la metà dei nostri concittadini ha scelto questa destra con piena consapevolezza!
Noi continuiamo a dire che B. è un venditore di fumo, un bugiardo. Ma quando mai? B. è prevedibile in ogni sua mossa, non ha mai smentito le attese, ha sempre fatto e detto le cose che ci si aspettava da lui! La sue cosiddette bugie null'altro sono che scoperto ed ammiccante artificio retorico! Come dunque convivere con l'altra metà della popolazione, che in B. si riconosce? Come passare i prossimi anni, durante i quali non ci sarà risparmiato nulla e vedremo legittimati e dilagare comportamenti agli antipodi dei nostri orizzonti morali? Insomma, caro Cancrini, suggeriscici le forme per elaborare l'accettazione d'una realtà ingrata. Con stima profondissima.
Lettera Firmata
All'interno di una riflessione illuminata e molto attuale, Gramsci scriveva nei suoi Quaderni della differenza sostanziale, nella rivoluzione francese, fra giacobini e sanculotti. Animati i primi, che erano a volte di origine proletaria ma che venivano spesso anche dalla borghesia, dalla nobiltà e dal clero, dall'idea di essere (o di dover essere) i protagonisti di un grande processo della storia e coinvolti, i secondi, invece, da un movimento che sembrava in grado di corrispondere alle loro aspettative immediate: alla possibilità, dopo anni di sofferenza, di liberarsi del giogo cui erano stati a lungo ingiustamente sottomessi.
Pronti, i primi, a trasformarsi (i Robespierre ed i Sanjust) in rigidi, (ed eventualmente spietati) difensori di un'idea che incarnava i loro ideali. Pronti, i secondi, a modificare le loro posizioni di fronte ad una realtà che suggerisce altri modi di difendere gli interessi che erano meglio difesi, in una certa fase, dalle idee rivoluzionarie. Proposto in modo chiaro dall'esempio di Granisci, il discorso relativo alla necessità di riflettere sulle motivazioni degli uomini e delle donne che portano avanti un discorso, rivoluzionario o di sinistra, spiega molte cose.
Una sinistra forte ha bisogno di una combinazione ampia di motivazioni diverse. Lasciati a sé stessi, privi di un riscontro concreto delle motivazioni terrene dei sanculotti, i giacobini si sono irrigiditi nelle mostruosità del comunismo reale o nelle chiacchiere dei salotti buoni. Privi di rapporto con le idee alla base della loro emancipazione, i sanculotti si sono trasformati facilmente in persone di destra.
Come accadde all'inizio degli anni '80, quando avendo appena ricevuto acqua, gas e luce per l'iniziativa di Luigi Petroselli, un grande sindaco comunista, molti abitanti delle borgate romane smisero di votare il Pci (che a lungo li aveva aiutati nelle lotte per la fontanella e per la fognatura, per la fermata dell'autobus e per la scuola dei figli) e aderirono (cosa che allora ci stupì) a quei movimenti di destra che più facilmente intercettavano il loro bisogno di sentirsi cittadini a pieno titolo di una Città che li aveva a lungo emarginati: riconoscendo il loro bisogno di distinguersi dai nuovi emigranti.
Il fascismo e le formazioni politiche che si rifanno alla destra diventano forti, infatti, quando le persone sentono il bisogno di difendere degli interessi, piccoli o grandi, ma personali e consolidati. Il cemento ideologico che ne consente lo sviluppo è soprattutto quello della paura di perdere i loro beni o i loro piccoli grandi privilegi. Una paura suscitata dal Comunismo (ancora oggi!) o dagli emigranti: gli italiani di ieri nell'America di Sacco e Vanzetti o nella Svizzera di "Pane e Cioccolata; gli extracomunitari di oggi nell'Italia di Bossi, Fini e Berlusconi e nella Francia di Sarkozy: i terroristi islamici nella vulgata occidentale partita da George W. Bush e convalidata oggi da un Papa povero di amore per gli altri e di senso della realtà.
Sono partito da lontano per dirti che dovremo riflettere a lungo sulle ragioni di questo trionfo annunciato della destra di Berlusconi. L'idea di Prodi e della sinistra per cui il reddito deve essere ridistribuito non piace a chi ha molto e non piace nemmeno a chi ha poco se teme che la ridistribuzione cominci da lui. L'idea per cui gli emigranti che vengono nel nostro paese sono bocche in più da sfamare e problemi seri per la sicurezza ed il benessere degli italiani non è realistica ma colpisce le persone che riflettono di meno.
Tempi non ideologici, in cui l'antipolitica ha messo in crisi l'immagine dello Stato e delle istituzioni sono tempi in cui la tendenza a richiudersi nel proprio particolare è forte soprattutto se forte è la paura di poter stare peggio e se non si riesce più, da sinistra, a portare avanti un discorso che distingue lo stare bene dal benessere economico. Impostando l'iniziativa politica sul tentativo di gareggiare con Berlusconi sul terreno delle promesse materiali (i bonus per le famiglie, le assicurazioni per le casalinghe, la pace sociale garantita dalla presenza in lista degli industriali e degli operai) Veltroni ha portato avanti una competizione impossibile da vincere perché chi pensa a sé ed al proprio particolare (compresi gli ex sanculotti) si fidava e si fida più di Berlusconi (o di Casini) che di lui e perché chi crede nella forza delle idee si sente deluso da questa sua scelta.
Così come deluso si è sentito dai giacobini (di cui anch'io ho fatto parte) che hanno combattuto ugualmente una battaglia impossibile. Le grandi idee fanno presa nelle masse solo se vengono portate avanti da persone capaci di intercettare con intelligenza i bisogni reali dei "sanculotti": una capacità ed una intelligenza che ci sono mancate. Quello cui ci troviamo di fronte è un trauma di cui dobbiamo capire le ragioni. Elaborandolo proprio per evitare la malattia depressiva, quella che si determina quando il dolore resta chiuso dentro di noi. Quando non trova le parole per essere detto ad altri.
Quando non trova lo sbocco del ragionamento condiviso necessario per andare avanti in una situazione come questa. L'uomo, diceva Marx, è un animale sociale e il dovere degli uomini è, storicamente, quello di realizzare questa sua caratteristica. Partendo da un'analisi attenta dei problemi. Evitando di irrigidirsi (il rischio di sempre dei giacobini) all'interno di posizioni che contribuiscono più alla reazione che al cambiamento ma senza abbandonare l'idea per cui gli uomini possono stare davvero meglio solo se riescono a stare bene tutti.
Per gentile autorizzazione dell'autore
Pagina pubblicata il 04 maggio 2008