L'automedicazione non risolve l'artrite
"Anni di cure fai da te, con analgesici e antinfiammatori per cercare di alleviare il dolore, e tornare a compiere gesti quotidiani diventati impossibili, come allacciarsi le scarpe o aprire un rubinetto.
Così magari si alleviano i sintomi, ma non si affrontano le cause del dolore e della rigidità. E la diagnosi tarda ad arrivare, in alcuni casi anche per 15 anni".
A scagliarsi contro le cure 'fai da te' nell'artrite reumatoide è Antonella Celano, presidente dell'Anmar (Associazione nazionale malati reumatici), a margine della presentazione ieri a Roma della campagna nazionale sulla malattia.
"I primi a trascurare i doloretti sono gli stessi pazienti - dice la Celano - ma riconoscere in tempo i sintomi è cruciale, e il ruolo dei medici di famiglia è fondamentale. Nel mio caso ero bambina, e ho aspettato 10 anni per la diagnosi.
Però così diventa difficile bloccare la malattia". E' importante, invece, che il medico di famiglia "non esiti, e in caso di sospetti indirizzi il paziente dal reumatologo.
Oggi, poi, perdere tempo vuol dire non poter giovare delle nuove armi a disposizione, i farmaci biologici, in grado di rivoluzionare la prognosi e dunque la vita dei malati".
Il primo obiettivo dello spot e della campagna, conclude la Celano, è proprio aiutare le persone ad ascoltare il proprio corpo, a prendersi cura di se stessi e a rivolgersi al medico in modo consapevole.
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Pagina pubblicata il 22 aprile 2008