Ancora polemiche sulla rottamazione
Cimo e Fp-Cgil hanno rilanciato il grido d'allarme sulla reintroduzione dell'emendamento che consente il pensionamento dei dirigenti con più di 60 anni.
Un provvedimento definito senza logica e che, se mantenuto, porterà a un autunno caldo.
Il Governo "non ha un minimo di coerenza sul problema pensionistico. Giovedì ha allungato la vita lavorativa delle donne (1 anno ogni 2) e di tutti i lavoratori (3 mesi ogni 5), ma tre giorni dopo ha invece ripristinato la norma che rottama gli statali dopo 40 anni contributivi".
Stefano Biasioli, presidente nazionale Cimo-Asmd, punta il dito contro le ultime decisione dell'esecutivo sul fronte pensionistico.
"Per la terza volta in 12 mesi - ricorda - ricompare la rottamazione dei medici con 58-60 anni. Manderanno così in pensione professionisti ancora giovani e valenti, per la formazione dei quali lo Stato ha però speso milioni di euro. Come al solito, perché siamo in Italia - incalza - si salvano le lobby di magistrati, professori universitari e primari. Per queste categorie non vale né la genetica né la regola pensionistica comune".
Sulla stessa linea anche la Fp-Cgil: "Lo stesso testo già bocciato qualche settimana fa dall'Aula della Camera, con una perfidia in più: la validità dei preavvisi di prepensionamento antecedenti alla cancellazione della precedente norma". A parlare, per mezzo di una nota è Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil medici.
"Un medico pubblico - spiega Cozza - potrà essere prepensionato obbligatoriamente a 59 anni, in quanto spesso ha riscattato 10 anni tra laurea e specializzazione. Il ministro Brunetta, sempre a 59 anni, rimarrà tranquillamente al suo posto di professore universitario, categoria esclusa dalla rottamazione come i magistrati e i dirigenti medici di struttura complessa. I cittadini - chiosa - sapranno giudicare".
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Pagina pubblicata il 19 luglio 2009