Giovani e droghe, chi dice si e chi dice no, ecco il perché
Robert Whelan e Hugh Garavan, due scienziati della University of Vermont, hanno dimostrato che il cervello dei giovani che fanno uso di droghe, fumano e bevono, presenta delle caratteristiche diverse da quello dei giovani che sono in grado di autodisciplinarsi.
La ricerca è stata pubblicata su Nature Neuroscience. Osservando 1900 risonanze magnetiche di adolescenti, sembra che in quelli maggiormente predisposti a comportamenti a rischio, vi siano meno connessioni nella zona orbito frontale, e che questo possa essere il motivo di questi comportamenti.
Garavan dice che queste differenze precedono il comportamento a rischio, e che potrebbero essere usate preventivamente. La zona non ha niente a che vedere con la zona che riguarda l'AHDH, il deficit di attenzione con iperattività, come si è pensato in passato.
Questo studio si basa su un lavoro dell'Imagen Consortium, lanciato dall'Unione Europea e condotto da un team di ricercatori internazionali. Saranno ora valutati attraverso la risonanza magnetica del cervello e con analisi genetiche e comportamentali, circa 2.000 teenager volontari in Irlanda, Inghilterra, Francia e Germania.
Cosa fare di queste scoperte? Certo è possibile che se abbiamo caratteri diversi anche i nostri cervelli saranno diversi. Probabilmente un primo violino attiva zone diverse del cervello da un matematico puro, o da un pescatore di coralli.
E così una ballerina nei confronti di una biologa. Le applicazioni pratiche però sono molto dubbie. I ricercatori ci dicono che ci potranno essere ripercussioni sulla salute pubblica, considerato che i giovani quando muoiono per incidenti sono spesso sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o alcool.
E come? facendo a tutti lo scanner del cervello e poi inserendo in programmi di rieducazione i giovani a rischio? Stimolando con elettrodi queste zone che non sono abbastanza attive da inibire l'impulsività facendo tanti piccoli robottini attraverso la stimolazione del cervello? Scenari apocalittici.
Ammesso, e non concesso, (ancora tutta da vedere, quest'idea) che si nasca predisposti all'abuso di sostanze per impulsività, in molti testi c'è già la soluzione. Pazienza, affetto, educazione all'autostima e al senso di autoprotezione, un po' come quella pubblicità dello shampoo... perché tu vali.
Ma per fornire questo rimedio non c'è bisogno della risonanza magnetica. I genitori lo sanno, quando manca, e gli insegnanti anche, e purtroppo non sanno, spesso, né gli uni né gli altri, come somministrarlo.
Questa potrebbe essere una ricerca interessante, invece di sfruculiargli la cucuzza con lo scanner.
Lisa Canitano
1 maggio 2012