Leucemia nei bambini, se il padre fuma si alza il rischio
Un gruppo di ricercatori australiani lavorando sui fattori di rischio per la leucemia linfoblastica acuta nei bambini ha messo in evidenza un importante aumento del rischio per genitori fumatori al momento del concepimento. Soprattutto per quello che riguarda il padre, che aumenta il rischio del 15%.
La ricerca retrospettiva è stata effettuata su un campione di 388 bambini affetti, contro 868 famiglie con bambini sani della stessa età.
I risultati, pubblicati sul celebre Journal of Epidemiology, hanno dimostrato che il fumo al momento della concezione, sopratutto quello dal padre, è stato il responsabile dell'aumento del rischio nel sviluppare leucemia infantile nei bambini.
Il rischio aumenta con l'aumentare del numero delle sigarette e un uomo che fuma più di 20 sigarette al giorno espone suo figlio al 44% di rischio in più di ammalarsi di leucemia.
Non smettono le evidenze dei danni da fumo, e mentre c'è tanta pubblicità per la conservazione delle cellule del cordone ombelicale, nel caso al bambino venisse la leucemia, interessi economici forti impediscono campagne a tappeto per abolire il fumo nelle case in cui vivono i bambini e nei genitori dei bambini, e, a questo punto, anche dei padri durante il concepimento.
Ricordiamo che i bambini che vivono in casa con fumatori hanno più malattie respiratorie degli altri e anche i bambini che vivono in campagna perdono del tutto l'effetto benefico dell'aria pura, se hanno genitori che fumano.
Il microambiente casalingo diventa tossico come vivere nella metropoli. Insomma, bisogna farsene una ragione, come esortano gli scienziati australiani. Chi vuole dei figli, più che analisi, più che cercare gli Ospedali migliori, più che aggiornarsi su internet sarà meglio che smetta di fumare, e che chieda ad amici e parenti di non fumare in casa.
Con buona pace delle lobby del tabacco
Lisa Canitano