Sull'esempio di Angelina Jolie si fa togliere la prostata, il rischio emulazione
Può succedere che il comportamento delle star faccia tendenza e spinga all'emulazione. Così, dopo la notizia della scelta di Angelina Jolie di praticare una mastectomia bilaterale per abbassare le sue probabilità di sviluppare un cancro al seno, anche un manager londinese si sarebbe fatto rimuovere la prostata.
Quella della Jolie è una notizia che ha fatto il giro del mondo, e il rischio di emulazione, paventato da molti esperti, sembra essersi concretizzato nella scelta del 53enne londinese.
Anche in questo caso l'uomo, dopo essersi sottoposto ad un programma di screening che ha rivelato il gene 'Brca 2', ha optato per la via radicale dell'asportazione della prostata con l'obiettivo di abbassare il rischio di tumore.
Il noto oncologo, Umberto Veronesi, ha definito "folle" la decisione. Intanto perché la mastectomia per una donna è ben diversa dall'asportazione della prostata in un uomo.
"Svuotare le ghiandole mammarie e sostituirle con due protesi, dal punto di vista chirurgico è una banalità", ha spiegato Veronesi che ha aggiunto che per la donna "si tratta di una scelta psicologica che va fatta singolarmente".
Una scelta, in sintesi, praticabile "se l'idea del cancro che incombe impedisce di vivere serenamente", ha spiegato l'oncologo chiarendo che se invece la donna non vive ansie particolari "obiettivamente ci sono più vantaggi con i controlli periodici".
L'asportazione della prostata, invece, è tutt'altra cosa. L'oncologo sconsiglia un intervento così radicale ai fini precauzionali anche perché "togliendola si può diventare anche impotenti". Insomma, per l'uomo è un'altra storia.
"Meglio la sorveglianza attiva – aggiunge Veronesi - perché se viene fuori un piccolo tumore si opera, e si guarisce nel 95% dei casi".
IN ARGOMENTO:
La scelta di Angelina Jolie, è l'unica strada per le donne ad alto rischio ereditario?
20 maggio 2013