Mammografia su misura
Uno screening, ritagliato sulla base della storia personale per contrastare al meglio un nemico giurato delle donne: il cancro al seno.
Non più quindi un esame standard - la celeberrima mammografia - fra i 50 e i 69 anni d'età come avviene oggi, bensì uno screening che tenga conto della storia personale di ciascuna donna, dividendole in tre categorie di rischio (normale, medio, altro).
Resta invariato l'iter per chi non presenta i cosiddetti fattori critici, ad esempio presenza di uno o più casi di neoplasia al seno in famiglia, particolari caratteristiche della mammella, sovrappeso e l'aver o meno avuto figli.
Per tutte le altre donne, invece, andranno previste corsie preferenziali e l'uso di strumenti più sensibili per stanare il tumore, come la mammografia digitale. E non è tutto. Per combattere la neoplasia più temuta dal gentil sesso lo screening verrà esteso anche alle 40enni e alle over 70. E' questa una delle misure messe a punto dagli addetti ai lavori chiamati a raccolta dal ministero del Welfare per riscrivere la mappa degli screening per la diagnosi precoce dei tumori.
Ad annunciarla è lo stesso relatore della Commissione ministeriale prevenzione e screening Alessandro Del Maschio, del San Raffaele di Milano, nel corso dell'International Meeting on New Drugs in Breast Cancer all'Istituto Regina Elena di Roma. "Lo screening ha consentito di ridurre del 50% la mortalità, ma ora è arrivato il tempo di rinnovare i criteri - spiega Francesco Cognetti, direttore dell'oncologia medica A del Regina Elena e presidente del convegno che si è svolto venerdì e sabato a Roma che vede riuniti 300 fra i massimi esperti mondiali - Le nuove indicazioni sono ormai condivise dal mondo scientifico, e sono già allo studio della Commissione.
La proposta di Del Maschio diventerà al più presto operativa". Una misura che mira a ridurre le 12 mila vittime che il tumore del seno causa ogni anno nel nostro Paese su 38 mila nuovi casi. La diagnosi precoce è una delle armi più affidabili di cui disponiamo per sconfiggere la malattia. Con una sopravvivenza che si attesta al 98% se si interviene nei primissimi stadi.
"Merito - sottolineano gli esperti riuniti a Roma - della prevenzione ma anche delle terapie mirate, sviluppate negli ultimi anni, in grado di agire solo sulle cellule malate".L'incidenza del tumore della mammella è simile in tutte le Regioni italiane: una connazionale su 11 rischia di ricevere una diagnosi di cancro al seno nel corso della propria vita. Varia tuttavia drammaticamente l'adesione ai programmi di screening tra un estremo e l'altro dello Stivale. "Esiste una grave differenza - conferma infatti Cognetti - fra Centro-Nord, Sud e Isole. Se nel settentrione 8 donne su 10 dichiarano di essersi sottoposte almeno a una mammografia preventiva, la percentuale scende a una su 2 nell'Italia meridionale".
L'estensione dei programmi di screening attivi al 2007 è pari all'82,9% al Nord, al 73,3% al Centro e solo al 27,6% al Sud. E la sopravvivenza cambia di conseguenza: nel settentrione è del 10% più elevata. "Anche su questo tema si sta impegnando la Commissione prevenzione e screening del ministero - assicura Cognetti, che fa parte dell'organismo chiamato a riscrivere la mappa non solo dello screening per il tumore del seno, ma anche per prostata, colon retto, cervice e polmone - con proposte e progetti concreti per garantire pari accesso all'assistenza sanitaria a tutti i cittadini".
Pagina pubblicata il 19 aprile 2009