Aborto, in Italia troppi ospedali privati religiosi

In Italia le donne hanno difficoltà anche a causa della privatizzazione della sanità a favore degli ospedali privati religiosi.

Ospedali religiosi

Questo è l'intervento di Elisabetta Canitano, presidente di Vita di Donna OdV, al Webinar: Lancio dell'Atlante delle politiche europee sull'aborto - Parlamento europeo 28 settembre 2021.

L'Atlante è una mappa interattiva online che include i 47 paesi e territori europei e che descrive la qualità nell'accesso all'aborto sicuro e legale. L'Atlante è un progetto congiunto tra EPF e IPPF EN e rappresenterà il primo strumento approfondito che analizza le politiche sull'aborto in Europa (EPF è il Forum del Parlamento Europeo per la Sessualità e i diritti riproduttivi).

IPPF L'International Planned Parenthood Federation è un'organizzazione non governativa globale che promuove la salute sessuale e riproduttiva e difende il diritto degli individui a fare le proprie scelte nella pianificazione familiare.

"L’Italia notoriamente è uno dei paesi in cui l’aborto è permesso e regolamentato ma la possibilità di accedervi è insufficiente.

Per capire bene cosa succede noi dobbiamo ricordare prima di tutto che il partito che aveva scritto la legge 194/78, fu la Democrazia Cristiana, un partito fortemente influenzato dal Vaticano e l’allora Partito Comunista Italiano, oggi Partito Democratico, frutto dell’unione dei due partiti citati.

Quest’ultimo è ufficialmente a favore della legge ma nella pratica, soprattutto nel Centro Sud e Lombardia, ha tollerato che la salute riproduttiva e la salute delle donne dipendano da fornitori di servizi sanitari affiliati alla sanità privata religiosa.

I reparti di maternità negli ospedali pubblici (che dovrebbero essere laici) vengono privati di fondi e trascurati, mentre gli ospedali cattolici privatizzati crescono in numero e dimensioni. Usano pubblicità aggressive per offrire la loro assistenza ostetrica medicalizzata e spesso non gratuita.

I medici delle strutture religiose convenzionate non solo rifiutano di fornire cure per l'aborto ma spesso conducono anche una quotidiana guerra alla contraccezione, seguendo la dottrina cattolica che considera la contraccezione un peccato mortale, in quanto la sessualità deve essere orientata verso la procreazione.

Oltre a questo, vediamo che le organizzazioni religiose italiane impegnate nella sanità sono anche in grado di controllare la direzione dei reparti maternità negli ospedali pubblici statali ostacolando l'attuazione della legge. Pertanto, il gran numero di medici che invocano l’obiezione di coscienza in Italia include un numero molto elevato di operatori sanitari negli ospedali pubblici.

Organizzazioni anti-scelta come 'Comunione e liberazione', il Vaticano, l'Opus Dei controllano la direzione dei reparti maternità degli ospedali pubblici statali e bloccano di fatto l'attuazione della legge che consente al diritto di scelta delle donne di prevalere sul 'diritto' dell’embrione.

Sì, perché il punto centrale è questo. Le organizzazioni religiose in Italia si battono per riconoscere l'embrione e il feto come persone giuridiche con gli stessi diritti della donna. Quindi per queste organizzazioni la donna non dovrebbe avere scelta: né nelle prime 12 settimane e 5 giorni (90 giorni) né in caso di malformazione fetale oltre i 90 giorni.

La scelta non dovrebbe essere una possibilità, nemmeno quando la vita della donna è in pericolo, come è stato nel caso di Valentina Milluzzo morta di sepsi come Savita Halappanavar in Irlanda, entrambe morte durante un aborto spontaneo perché l'aborto è stato negato anche quando la loro vita era ovviamente in serio pericolo. Ma Valentina è morta in un paese che permette l'aborto da 40 anni.

I reparti di maternità negli ospedali e nelle cliniche gestite da organizzazioni religiose trasferiscono queste donne nei reparti di maternità pubblici, o le dimettono in modo che le complicazioni si verifichino a casa, affinché altri operatori sanitari possano intervenire quando la donna è in pericolo di vita.

La donna è posta sullo stesso piano di un feto di 17 o 20 settimane e se non sta morendo, secondo loro, non dovrebbe essere permesso di eliminare il feto. Notizia recente è la vittoria del referendum a San Marino dove l'aborto era consentito solo in caso di "grave pericolo per la donna". Pericolo serio. Questo è quando stai per morire.

Stiamo persino assistendo a dibattiti tra i sacerdoti, mettendo in discussione se si dovrebbe permettere di trattare una gravidanza ectopica prima dell'emorragia, o se sia legittimo usare il metotrexato in caso di gravidanza ectopica per salvare la vita della donna e preservare le sue tube con un intervento molto meno invasivo.

Sfortunatamente, il progressivo definanziamento degli ospedali pubblici rende questi dibattiti un rischio reale per la vita e la salute delle donne piuttosto che una fantasia liturgica come dovrebbe essere.

Per riprendere il mio punto iniziale sulle responsabilità della politica e dei politici, dobbiamo ricordare che in Italia abbiamo avuto Beatrice Lorenzin ministro della Salute per cinque anni e tre governi: il governo di Berlusconi, quello di Salvini e Di Maio e quello di Matteo Renzi per il Partito Democratico. È una nota persona anti-scelta, partecipa ai convegni dell'associazione “Uno di noi”. Ora è la responsabile sanità del Pd (ex Partito Comunista Italiano), che dovrebbe difendere il diritto di scelta delle donne.

A peggiorare la situazione per le donne, l'accesso alla contraccezione non è coperto dal Servizio Sanitario Nazionale. Va inoltre ricordato che ad eccezione di due regioni dalla storia laica come la Toscana e l'Emilia Romagna, la contraccezione è interamente pagata di tasca propria dalle donne, e anche dove è gratuita, è solo per le giovani donne fino all'età di 25 anni.

Le strutture religiose e i loro medici combattono la contraccezione come peccato mortale e hanno cliniche che pubblicizzano la contraccezione naturale. Insistono affinché la pillola venga prescritta solo dopo i test genetici per la trombofilia, demonizzando il rischio di trombosi venosa, e dichiarano proibito lo IUD perché sostengono che è un aborto.

Il risultato è che i dispositivi intrauterini/spirale contraccettiva sono molto poco diffusi in Italia così come boicottano l'inserimento di IUD terapeutici anche in caso di malattie. La scuola medica cattolica preferisce l'isterectomia, l'asportazione dell'utero, rispetto all'inserimento di IUD, che è un'operazione molto meno invadente e pericolosa per le donne.

I rapporti dei nostri ministri della salute sull'attuazione della legge sull'aborto, la Legge 194, dicono sempre che ci sono sufficienti medici per gli aborti richiesti. Possono affermare questa cosa perché le donne italiane sono consapevoli che l'aborto volontario è un loro diritto e fanno di tutto per ottenerlo, ad es. viaggiando all'interno del paese o all'estero.

Ma lo Stato non le aiuta fornendo loro riferimenti o informazioni chiare sul percorso per abortire, sono abbandonate e dipendono dal servizio e dalla cura delle ONG per i diritti delle donne come la mia, “Vita di Donna”, “Laiga”, “Obiezione Respinta”, “Ho abortito e Sto benissimo...”.

Purtroppo le donne in Italia pensano di avere diritto alla salute riproduttiva ma prima di avere bisogno di un aborto, non hanno idea dell'esposizione al rischio sanitario e delle false informazioni a cui le espongono le istituzioni sanitarie religiose.

Grazie per l'attenzione".

Elisabetta Canitano

11 novembre 2022

Aborto

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