Aborto, decreto Zingaretti. La scienza non è neutra
La dottoressa Giuseppina Gabriele ci invia questo contributo in merito alla discussa decisione di risolvere il problema dell'obiezione di coscienza dei medici nei Consultori obbligando gli obiettori a certificare il colloquio con le donne che chiedono una interruzione di gravidanza.
Affermare che sia irrilevante, per una donna che si presenta al consultorio, parlare con un medico obiettore di coscienza, nel caso in cui abbia bisogno di essere consigliata sull'eventualità d'interrompere una gravidanza, vuol dire negare l'influenza delle emozioni consce e soprattutto inconsce che determinano la relazione medico-paziente.
Chi fa queste affermazioni sembra rifarsi a una cultura ottocentesca di natura positivistica e non avere cognizione di quanto, da Freud in poi, si è potuto osservare sul vissuto profondo che, in ognuno di noi, determina scelte anche non del tutto consapevoli. Basterebbe già questo a suggerire che, come per uno psicoterapeuta è necessario un lungo training per evitare proiezioni sul paziente che inducano nel soggetto scelte non veramente sentite, servirebbe sottoporre a lunghe analisi valutative i medici obiettori, cosa che possiamo immaginare assolutamente impraticabile.
Sembra che questa proposta del presidente Zingaretti voglia rifarsi a un'idea di "neutralità della scienza" contro la quale Marcello Cini già negli anni '70 si è espresso chiaramente. Se fosse vero che i tecnici mantengono la loro neutralità a prescindere dalle egemonie dei poteri, nessun medico si sarebbe prestato al Nazismo e neanche alla giustificazione naturalizzata di alcune forme di razzismo.
Ci chiediamo da dove possa nascere la scelta di mettere un medico così condizionato dalla proprie convinzioni etiche e/o religiose, a lavorare in una struttura che nasce per permettere alle donne di esprimere la propria libera scelta, in una materia così delicata come la gravidanza. Se questi medici fossero veramente capaci di rispettare "neutralmente" le decisioni delle donne non sentirebbero la necessità di essere obiettori di coscienza.
Con questa legge si crea una condizione paradossale nella quale la donna crede di parlare con un tecnico privo di pregiudizi e il medico è "costretto" a interloquire falsificando il proprio punto di vista. Si mina così alla radice il rapporto di fiducia e di lealtà che deve contraddistinguere l'incontro tra una donna, in una situazione comunque dolorosa, e un operatore sanitario.
In un frangente nel quale è necessario che l'operatore sia in grado di ascoltarla e sostenere la sua scelta, qualunque essa sia, si determina, invece, una forzatura inutile e dannosa, assolutamente evitabile e da evitare.
Giuseppina Gabriele
Psicologa, Direttrice del Centro Salute Mentale ASL Roma 2, XI Municipio
ALTRI CONTRIBUTI:
Aborto, decreto Zingaretti: perché le donne non devono essere costrette a parlare con gli obiettori di Umberta Telfener
Aborto e decreto Zingaretti: Sulla opportunità di superare l'incontro con i medici obiettori nei Consultori di Vilma Varvo
Sul superamento dell'obiezione di coscienza in materia di aborto di Loredana Biffo
In merito all'argomento abbiamo lanciato una petizione dal titolo "Non parlo di aborto con gli obiettori" che in pochi giorni ha raggiunto centinaia di adesioni. Firmate e diffondete, è importante.
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12 agosto 2016