L'aborto non solo libera scelta ma anche cura
Abbiamo lasciato credere che l'aborto sia una questione di libertà di scelta e basta. Non è così. Non è solo questo, è anche una cura.
L'aborto volontario entro i primi 90 giorni (quasi il più protetto, perchè considerato chiaramente un diritto dalle donne e dalle coppie) lo è, certo, ma non solo.
Intanto la diagnostica prenatale può essere accelerata in modo da fare gli aborti per malattia dell'embrione entro i 90 giorni, in modo da ridurre il trauma per la donna, bisogna volerlo.
Poi c'è l'aborto oltre i 90 giorni per motivi di malattia fetale, quello di cui parla questa terribile testimonianza. Questo le donne sono costrette a farlo in reparti con primari di ginecologia obiettori provenienti prevalentemente da ospedali e università religiose che in tutta Italia hanno progressivamente occupato le nostre ostetricie e ginecologie a danno dei ginecologi laici, che alla fine poi sono obiettori anche loro per motivi di carriera (se Giani è andato a ringraziare la Madonna dopo essere stato eletto Presidente della Regione Toscana non penserete che sia un caso no?).
In genere, ogni primario porta con sè i propri medici, tramite concorsi e chiamate, e quindi a un primario di ginecologia proveniente da un'università religiosa seguono nel tempo altri ginecologi anche loro provenienti da un'università religiosa.
I medici che si occupano di aborto terapeutico sono sempre di meno.. chi te lo fa fare di sfidare tutto un reparto di obiettori!?
Gli anestesisti, obiettori anch'essi, non fanno terapia del dolore per l'aborto terapeutico e già mettere in turno dei ginecologi non obiettori per qualche giorno è un problema, figuriamoci rimediare un anestesista.
Quindi è così. Dolore fisico, mancanza di assistenza ed empatia, mancanza di quello che una donna avrebbe diritto ad avere (se nell'ospedale religioso dove le hanno fatto diagnosi non sono riusciti a farle passare la settimana utile gabolando con le risposte, perchè non abbiamo più soldi per fare la diagnostica prenatale negli ospedali laici).
Poi c'è l'aborto per motivi materni. Il sacco rotto a 16 settimane, la più frequente, quella di cui è morta Valentina Milluzzo.
Per la religione comunque non è consentito fare azione diretta di soppressione fetale a meno che la donna non stia molto male.. ma molto male.. quasi per morire. E quando stai per morire a volte ti capita che muori davvero.
Allora le donne con il sacco rotto gli ospedali religiosi le mandano o in un ospedale laico.. "sai cara non possiamo", o, se l'ospedale laico gli dice "te ne devi occupare tu punto e basta", come sarebbe anche giusto, le dimettono e le mandano a casa. Così ti senti male a casa. E noi non c'entriamo. Se arrivi in shock ti assisteremo.. se muori pazienza, è la volontà di Dio no? Mica vogliamo andare all'inferno per contraddirla. Tanto la donna sarà ricompensata in Paradiso, no? E' proprio così.
2 novembre 2022