Fecondazione, in Toscana superticket da 500 euro per i figli in provetta
La Toscana ha alzato il ticket della Fivet, la fecondazione in vitreo. Dagli attuali 100 euro potrà arrivare anche a 700 euro, almeno nei casi in cui si rendono necessarie tecniche più complesse.
Così con il superticket di 500 euro, la giunta regionale si trova in piena bufera. Per le coppie in attesa di accedere alla prestazione la delusione e' piuttosto forte. L'accusa e' quella di voler trasformare la pratica della fecondazione assistita in un servizio riservato soltanto ai ricchi.
La Toscana e' stata una regione in prima fila nel rendere disponibile un servizio di eccellenza, e ha convenzionato dei centri privati, come prevede la legge, ma come non tutti hanno fatto. Con i tagli imposti dalla spending review però, ha spiegato Luigi Marroni, assessore alla Sanità, "si rende necessaria una compartecipazione alle spese".
Insomma, una strada obbligata per mantenere alta la qualità della prestazione sanitaria.
In Italia i centri pubblici di fecondazione assistita sono inferiori di numero a quelli privati che sono oltre il 56% del totale e le tecniche utilizzate sono spesso molto costose.
Le voci a favore del provvedimento sono diverse e argomentate. Non trattandosi di una prestazione salvavita, l'ospedale non può rimetterci, spiega a la Repubblica Alberto Revelli del Sant'Anna di Torino, dove il ticket è già attivo. Ogni tentativo costa 850 euro, 350 sono rimborsati dalla Regione, "è legittimo che la coppia paghi gli altri 500, e non dovrebbero esserci a mio parere nemmeno esenzioni per reddito".
In Lombardia invece la Fivet e' tutt'ora gratis, ma Guido Ragni, che si occupato di sterilità presso la Mangiagalli di Milano, auspica lo stesso provvedimento. Per il ginecologo la gratuità della prestazione e' ormai "insostenibile".
"Non è giusto fare le Fivet gratis - spiega Ragni - e poi non avere i soldi per pagare le chemioterapie o le cure di bambini con la leucemia".
Anche con un ticket di 500 euro, chiarisce Revelli, il costo rimane molto inferiore a quello applicato dai centri privati che chiedono mediamente circa 3.500 euro.
"Ogni Regione in questo campo fa storia a sé - spiega Lisa Canitano, presidente di Vita di Donna - sia per i protocolli che per le analisi richieste, che per le esenzioni. Se i 500 euro sono tutto ciò che si deve pagare a fronte di un servizio, pubblico o convenzionato, efficiente e per il resto gratuito, come è il caso delle regioni virtuose del centro nord, e gli esenti sono esenti come al solito, per reddito, probabilmente la discussione va aperta.
Se invece questo ticket si assomma a inefficienze, liste di attesa, pagamento di esami ed ecografie con super ticket, come è nelle regioni maglia nera della sanità, allora ha quasi il sapore di una beffa.
Rimane la delusione per un servizio sanitario pubblico che non riesce a garantire omogeneità sul proprio territorio, e che lascia chi meglio lavora a decidere in solitudine, e lascia chi lavora male al proprio destino, con ovvie e spesso drammatiche ricadute sulla salute dei cittadini, non solo in termini economici".
Per approfondire:
Sterilità, cause e cure
13 agosto 2012