Bioetica, l'Alleanza che va oltre il testamento biologico
La legge sul testamento biologico su cui si è tanto dibattito nella legislatura uscente? "Non serve". Questa l'opinione di Mario Melazzini, medico e presidente dell'Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica Aisla, oltre che malato di Sla.
"Il testamento biologico non serve se c'è un'alleanza terapeutica tra medico e paziente. I camici bianchi - aggiunge - devono avere il coraggio di affiancare il malato. E sanno benissimo quando si parla di accanimento terapeutico o di abbandono", ha spiegato ieri nel corso di una conferenza stampa a Roma, all'Irccs Fondazione Santa Lucia, in occasione della presentazione del suo libro 'Un medico, un malato, un uomo - Come la malattia che mi uccide mi ha insegnato a vivere', scritto assieme al giornalista Marco Piazza.
I ricavati delle vendite del libro saranno devoluti interamente alla ricerca, parte all'Aisla, parte a Telethon. "I medici - sostiene Melazzini - devono fare il proprio lavoro in scienza e coscienza. E non c'è bisogno del testamento biologico, perché esistono già tutti gli strumenti per tutelare il malato".
Secondo il presidente Aisla, bloccato su una sedia a rotelle, costretto a nutrirsi attraverso una sonda collegata allo stomaco e a fare ricorso alla ventilazione assistita, "la dignità della vita è un valore che ha carattere ontologico.
E non è legato alla sua qualità. Non è - conclude - come una patente a punti da scalare quando ci si ammala".
Pagina pubblicata il 07 febbraio 2008