Fini, il Parlamento legiferi su temi etici
Gianfranco Fini torna a chiedere un "libero e ampio confronto parlamentare" per arrivare ad una mediazione politica tra le visioni contrapposte sui temi eticamente sensibili.
Il presidente della Camera, durante una lectio magistralis sui diritti umani al Campidoglio, spiega che quando il legislatore non riesce a intervenire "non può che spettare al giudice la ricerca di una soluzione ragionevole".
In Italia abbiamo assistito, sottolinea, ad un "progressivo ampliamento del campo di azione del giudice e l'affermazione di modelli di definizione del diritto in via giurisdizionale diretti a colmare le lacune legislative". Invece su questi temi "il Parlamento deve riaffermare la sua centralità".
Fini spiega che c'è una differenza sostanziale e una "rischiosa sovrapposizione tra quella che è l'affermazione dei desideri individuali e il riconoscimento dei diritti fondamentali.
Sta nella ricerca di un equilibrio tra queste due esigenze che si è sviluppato un aspetto tra i più problematici per la tutela dei diritti, "il rapporto che intercorre tra il ruolo del potere giudiziario e il ruolo delle istituzioni politiche".
Secondo Fini, l'allargamento della via giurisdizionale ha portato a definire "una nuova via, quella di un 'diritto mite', di un 'diritto flessibile', maggiormente in grado di soddisfare le esigenze di tutela dei diritti, e a denunciare la latitanza della politica con conseguente abbandono di questioni delicate e cruciali nelle mani degli stessi giudici. Se il legislatore non riesce a intervenire nelle cosiddette materie eticamente sensibili, non può che spettare al giudice la ricerca della soluzione ragionevole applicabile al caso di specie, alla luce del quadro normativo e giurisprudenziale di insieme".
Il presidente della Camera rimarca l'importanza del tema della crisi degli strumenti tradizionali delle libertà, dei diritti fondamentali e dei diritti umani. "La legge, che è stata a lungo lo strumento non solo tecnico ma anche istituzionale di progressiva tutela sempre più ampia delle libertà e dei diritti, deve recuperare la sua funzione centrale perché - ammonisce Fini - è soltanto attraverso il libero e ampio confronto parlamentare che si può raggiungere un alto livello di mediazione politica e sociale tra le legittime visioni contrapposte".
Ogni decisione sulla vita, spiega ancora Fini, "deve essere rigorosamente assunta sulla base dei principi costituzionali, tenendo presente però che l'autodeterminazione non vive in una dimensione astratta e che le condizioni materiali incidono profondamente sui modi di scegliere, di autodeterminarsi delle persone". Per questo, "la finalità del ruolo delle istituzioni è quella di rendere la decisione effettivamente libera", continua.
"Il Parlamento - auspica Fini - deve riaffermare la sua centralità qualitativa e credo che lo chiedano anche gli italiani al di là dell'appartenenza a questo o quello schieramento. I confini tra l'individualismo e i diritti individuali sono difficili da cogliere. Se vogliamo che il potere giudiziario non sia succedaneo al potere legislativo - avverte - alla politica spetta l'onere di sciogliere nodi così complessi. E' quella centralità della politica evocata tanto in astratto ma che poi è difficile trasferire nei fatti".
Pagina pubblicata il 22 novembre 2009