Procreazione medicalmente assistita: la legge 40 peggiora le cose
La legge, famigerata, per alcuni che ha introdotto nuovi paletti e regole sulle pratiche di procreazione medicalmente assistita, torna a far parlare di se dopo la pubblicazione, da parte del Ministero della Salute dei dati di confronto tra il periodo precedente e quello successivo all'introduzione della Legge 40.
I numeri parlano di un aumento dei centri, delle gravidanze e delle donne trattate. Tuttavia c'è un dato che preoccupa: si tratta della percentuale di successo che mentre nel 2003 andava a buon fine il 24,8% degli interventi, nel 2005 la percentuale è scesa al 21,2%.
Secondo la relazione del ministero questo 3,6% in meno corrisponde a 1041 gravidanze perse. La discesa è spiegata in un'altra parte della relazione in cui si evidenzia come sia aumentata, dal 22,7% del 2003 al 24,3% del 2005, la percentuale di parti plurimi (gemellari, trigemini e multipli) e sono aumentati dal 23,4% nel 2003 al 26,4% nel 2005 gli esiti negativi delle gravidanze, per aborti spontanei, morti intrauterine, gravidanze ectopiche correlate all'obbligo di impianto di tutti gli embrioni previsto dalla legge 40/2004". In una parola, grazie alla Legge si "lavora" peggio e quanto questo sia funzionale a un paese che dà la caccia all'errore in corsia, che vuole limitare le prestazioni inutili, e compagnia cantante, chiunque lo può giudicare.
Furente il commento di Carlo Flamigni, ginecologo, pioniere della PMA in Italia e membro del Comitato nazionale di bioetica. "Una dichiarazione di fallimento'' ha detto Flamigni ''dati cattivi, soprattutto perché la casistica dei centri italiani è selezionata. Le donne in condizioni più difficili e quelle in età più avanzata infatti si rivolgono ancora ai centri di fecondazione esteri". Insomma, il peggio non lo si vede nemmeno. Ma l'Istituto superiore di sanità tende a minimizzare "Nonostante i limiti imposti dalla legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita, il calo del 3,6% delle gravidanze dimostra che il servizio offerto dai centri italiani è di buon livello" ha detto Giulia Scaravelli, responsabile del Registro nazionale sulla procreazione medicalmente assistita all'Istituto superiore di sanità .
"Infatti, la qualità del servizio è alta. I centri che effettuano le tecniche, e gli operatori sono esperti. Si tratta di un settore all'avanguardia in Italia. Per cui - aggiunge - non c'è motivo di andare all'estero a meno che le coppie non abbiano bisogno di tecniche che sono vietate dalla legge, come la fecondazione eterologa o la diagnosi pre-impianto".
I dati negativi però ci sono, ammette Scaravelli. "Le gravidanze calano indubitabilmente, anche se non quanto ci si sarebbe aspettato per i divieti imposti dalla legge". Secondo l'ISS anche i dati sui fallimenti vanno considerati negativi, ma non sarebbero eclatanti. Sì, d'accordo, ma se prima erano migliori... Quanto alla qualità del servizio, la stessa relazione dice chiaramente che "esistono, anche dopo l'applicazione della legge 40, ancora molti centri di II e III livello che svolgono un numero ridotto e in alcuni casi ridottissimo di procedure nell'arco di un anno. Per questo - commenta il documento - occorre migliorare la qualità dei servizi da offrire alle coppie, giacché l'esperienza nell'applicazione delle tecniche riveste un ruolo determinante. Inoltre - continua la relazione - data l'esistenza di differenze territoriali Nord-Centro-Sud da parte dei centri pubblici o privati, si evidenzia la necessità di un'ulteriore valutazione sui costi a carico delle coppie e sul fenomeno della migrazione delle coppie, da centro a centro, da regione a regione".
E per una volta, niente ideologia: "Questa legge in realtà è un vero e proprio statuto dell'embrione, restrittivo e punitivo nei confronti della donna. E delle coppie, costrette a migrare nei centri esteri". L'ha detto Stefania Prestigiacomo, deputato di Forza Italia ed ex Ministro del governo Berlusconi.
Per approfondire:
Pagina pubblicata il 08 luglio 2007