"Donne perse(phone)", a teatro voci di donne contro la violenza sulle donne
Dal 10 di aprile un laboratorio teatrale per la realizzazione dell'atto unico di Annalisa Venditti, regia di Paola Sarcina, in collaborazione con la Comunità ellenica di Roma e del Lazio. Ispirato al mito greco di Demetra e Persefone, in scena le testimonianze di coloro che non ci sono più, uccise brutalmente dai loro compagni. Le iscrizioni sono ancora aperte.
Uccise brutalmente da persone delle quali si fidavano. Cosa direbbero se potessero parlare le donne vittime di violenza che non ci sono più? Proprio loro per un giorno ritornano al mondo e ci raccontano le loro storie. Venticinque donne comuni che hanno subito sulla propria pelle soprusi e angherie si immedesimano in coloro che non ci sono più, rappresentandone le testimonianze.
Ispirato al mito classico della dea greca Demetra e di sua figlia Persefone, il progetto "Donne Perse(phone)", ideato da La M.Th.I. (Music Theatre International) e dalla Comunità Ellenica di Roma e del Lazio, scritto da Annalisa Venditti e diretto da Paola Sarcina, vuole dare voce alle scomparse, ai loro sentimenti e riflessioni. Così le figlie, assassinate dai loro compagni o ex fidanzati, possono per un'ultima volta parlare alle loro amate madri.
Sulle orme del maestro brasiliano Augusto Boal e del suo teatro dell'oppresso, questa messa in scena darà agli spettatori la possibilità di partecipare attivamente, in un'interpretazione che è anche conoscenza di sé e del proprio ruolo nella società. Con il patrocinio di Anima per il Sociale nei Valori d'Impresa e Altrevie e la collaborazione di Domus Romana, oltre al laboratorio sono previsti tre appuntamenti di approfondimento per tutti, con giuristi, scrittori e psicologi.
A partire dal 10 aprile partirà un laboratorio teatrale gratuito di 3 mesi nel quale donne non attrici tratteranno questo tema forte e drammaticamente attuale, che culminerà con lo spettacolo in scena alla Casa delle donne di Roma il 30 giugno 2016.
A differenza di Persefone, rapita dal re degli inferi Ade e cercata senza sosta dalla madre che infine riesce a riaverla con sé per sei mesi l'anno, queste donne non torneranno. Le Persefoni di oggi sono morte per sempre, come quasi ogni giorno le cronache odierne ci riportano.
"Gli antichi greci hanno saputo così profondamente guardare nell'animo umano da trovare le chiavi per raccontare tutte le nostre debolezze e paure, così come i vizi e le virtù – spiega Paola Sarcina – ecco perché ci siamo ispirate alla tragedia greca per raccontare storie di oggi. Dopo due anni di riflessione su come portare sulla scena questo testo, ho proposto ad Annalisa ed Elina (della Comnunità Ellenica, ndr) di farne un percorso con donne comuni attraverso un laboratorio che utilizzerà diverse tecniche teatrali e si aprirà anche ad incontri di riflessione e dibattito".
Donne troppo spesso ammazzate in maniera crudele, a mani nude, da persone che conoscevano bene, con cui avevano un legame affettivo o sentimentale. E proprio queste storie racconteranno alle loro madri: cosa le muoveva, perché non avevano capito, cosa temevano.
"Da giornalista dieci anni fa iniziai a occuparmi di storie molto tristi e violente. La parola 'femminicidio' non era ancora utilizzata per indicare l'uccisione di donne per rivalsa, ansia di possesso di un partner pericoloso fino alle estreme conseguenze. Cominciai a raccogliere queste testimonianze. Troppo spesso a sopravvivere era il grido di dolore dei parenti di quelle che poi erano state uccise. Gli incontri più forti erano con le mamme delle vittime – racconta Annalisa Venditti - Non è semplice entrare nelle pieghe di una vita segnata da un gravissimo lutto. Volevo dare un senso a quello che un senso non avrebbe mai potuto avere. Avevo presente lo sguardo di quelle madri, volevo raccontare il legame che sopravvive in loro, dopo la perdita di una figlia", conclude l'autrice.
Elis Helena Viettone
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IN ARGOMENTO:
4 aprile 2016