Contro l'HIV arriva l'inibitore dell'integrasi
Sbarca nel nostro Paese un nuovo farmaco anti-Hiv 'made in Italy'. Si chiama Isentress (raltegravir), è nato all'Istituto di ricerche in biologia molecolare (Irbm) 'Pietro Angeletti' di Pomezia.
E' il primo medicinale appartenente alla nuova classe degli inibitori dell'integrasi, che agiscono inibendo l'enzima chiave per la replicazione del virus Hiv, abbassando la carica virale al di sotto delle 50 copie/ml e alzando la conta dei linfociti
In più, il nuovo farmaco di Merck Sharp & Dohme (Msd) promette zero effetti collaterali, tipici delle altre terapie antiretrovirali. "La molecola - ha spiegato Gennaro Ciliberto, direttore scientifico dell'Irbm, nel corso di un incontro con i giornalisti a Pomezia - è stata ideata in Italia nei nostri laboratori, sviluppato in collaborazione con l'Istituto di ricerca Merck&Co in Pennsylvania (Usa) e poi sperimentata a livello clinico di nuovo nel nostro Paese. È infatti italiano anche il primo paziente arruolato per i trial di fase III".
"Abbiamo somministrato raltegravir - precisa Adriano Lazzarin, primario della divisione di Malattie infettive Irccs del San Raffaele di Milano - in combinazione con altri farmaci antiretrovirali sia a pazienti sieropositivi mai trattati prima, che a quelli già sottoposti a una terapia antiretrovirale. I risultati hanno evidenziato che raltegravir, rispetto al placebo, associato ad altri medicinali contro l'Hiv, possiede un'attività antivirale di gran lunga più potente rispetto alle terapie combinate finora somministrate.
Cioè la percentuale dei pazienti con una virulemia negativa, al di sotto delle 50 copie, quindi con una quantità di virus praticamente assente nel sangue, è risultata praticamente doppia (66 per cento) rispetto a quella del gruppo trattato con placebo (33 per cento)". Isentress, già autorizzato negli Stati Uniti e dall'Agenzia europea del farmaco (Emea), è oggi indicato per i pazienti in cui altre terapie anti-Hiv hanno fallito, ma sono ancora in corso sperimentazioni per verificare l'opportunità d'uso del medicinale come terapia di prima linea.
I pazienti accolgono con favore l'arrivo di questa nuova 'arma' contro l'Hiv: "La messa a punto di nuovi farmaci - ha detto Rosaria Iardino, presidente del Network persone sieropositive - ci ha regalato un'aspettativa di vita di oltre 30 anni.
Oggi conduciamo un'esistenza normale, anche se rimangono discriminazioni nell'accesso alle cure, a livello sociale e lavorativo e problemi per il generale abbassamento della guardia nei confronti dell'Aids. Quello presentato ieri è un farmaco sicuramente vincente, ma è fondamentale il rispetto della terapia da parte del malato: non bisogna mai dimenticare di assumere il farmaco. Anzi, l'aderenza alla cura dovrebbe essere superiore al 95 per cento per sfruttare le potenzialità della nuova molecola e non rischiare di sviluppare resistenza".
AIDS - Infezione da HIV Le donne rischiano di più.
Pagina pubblicata il 17 aprile 2008