Hiv: primato italiano per la terapia antiretrovirale, aspettativa di vita più alta
L'Italia detiene il primato sulla terapia antiretrovirale, un paziente affetto fa Hiv che esegue una regolare terapia, ha un'aspettativa di vita maggiore di quella che si verifica nel mondo.
A rivelarlo è uno studio internazionale pubblicato nel 2013 al CROI di Atlanta, una ricerca che ha messo a confronto tutti i registri nazionali, le segnalazioni di infezioni, miglioramenti e decessi dei soggetti in terapia.
Il primato italiano sarà oggetto di ampio spazio nel corso della V edizione di I.C.A.R., Italian Conference on AIDS and Retrovirus, promosso da SIMIT, Societa' Italiana Malattie Infettive e Tropicali che si svolge a Torino.
Oltre 600 esperti provenienti da tutto il mondo si confronteranno e discuteranno della situazione e dei progressi fatti nell'ambito della prevenzione, diagnosi e cura dell'infezione da HIV.
Se il dato italiano confrontato con quello dei paesi europei come Francia, Spagna e Germania, non è particolarmente rilevante in termini di differenze - ha spiegato il Prof. Giovanni Di Perri, Presidente del Congresso e consigliere SIMIT - con gli Stati Uniti "sorprende, invece, lo scarto italiano, in positivo".
Di Perri osserva inoltre che dai dati si rileva anche un cambiamento delle modalità di trasmissione. Se negli anni '80 la trasmissione del virus avveniva prevalentemente con lo scambio di siringhe infette, "oggi l'80% delle nuove infezioni deriva da rapporto sessuale non protetto".
L'età media dei soggetti contagiati si è alzata passando dai 20-30 anni nel 2000, ai 30-40 anni attuali. Un dato che l'esperto sottolinea con una certa importanza, positivo perché "sembrerebbe che i nostri pazienti stiano invecchiando naturalmente, con tutti gli acciacchi e le malattie legate all'età".
Insomma, grande spazio alla terapia antiretrovirale che, inibendo la moltiplicazione del virus HIV, consente alle difese immunitarie di svolgere meglio il loro compito. Ciò ha ricadute dirette essenzialmente sulla qualità della vita del paziente, senza trascurare anche gli aspetti economici.
Chiaramente, spiegano gli esperti, l'interruzione della terapia comporterebbe la ripresa dell'infezione da Hiv e l'azione del virus porterebbe ad un peggioramento delle condizioni del paziente.
Nelle migliori condizioni di esercizio terapeutico, invece, l'aspettativa di vita si avvicina a quella del resto della popolazione non affetta dal virus.
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14 maggio 2013