La pillola che previene l'Hiv arriva dagli Usa, ma la sperimentazione?
Il comitato consultivo della Fda americana ha dato il via libera a Truvada, il farmaco che dovrebbe prevenire l'HIV.
Questo non significa ancora che venga immesso sul mercato e che possa essere prescritto. I dati della sperimentazione dicono che ha ridotto il contagio, se associato al preservativo, del 42%.
La cosa lascia parecchie perplessità. Intanto Truvada è l'associazione di due farmaci tenofovir e emtricitabina, in uso dal 2010 per la terapia dell'HIV e quindi sarebbe una prevenzione come quella della malaria, cioè si attua quando il virus entra nell'organismo perché trova già delle sostanze che ne impediscono la riproduzione.
E' quindi un antiretrovirale a tutti gli effetti e come tale ha una sua tossicità, delle precauzioni d'uso necessarie e degli effetti collaterali anche potenzialmente importanti.
Inoltre anche l'uso pratico ci sembra dubbio.
Si fa la prevenzione della malaria quando ci si reca in zone malariche, poi si torna a casa e si smette. Ma gli altri quando lo dovrebbero prendere? Prima di andare in discoteca?
Certo lo potrebbero prendere i partner di pazienti affetti, ricordando però che è comunque un farmaco (veleno, secondo l'etimologia), e che il ritornello "prevenire è meglio che curare" in questo caso si deve applicare all'uso corretto del preservativo, magari associato al coito interrotto.
Assumere Truvada invece dovrebbe essere definito più correttamente "curarsi prima di ammalarsi, così se ci ammaliamo stiamo già facendo la cura", con tutti i limiti di una simile posizione.
In secondo luogo questa sperimentazione ci lascia perplessi.
La protezione che il preservativo usato correttamente offre contro l'HIV è notoriamente molto alta e questo è quello che c'è scritto sul sito del ministero della Salute: "L'uso corretto del profilattico può annullare il rischio di infezione durante ogni tipo di rapporto sessuale con ogni partner".
Non abbiamo letto la sperimentazione riportata dalla casa farmaceutica, ma se i casi di contagio da HIV con il preservativo usato correttamente sono così tanti da poter sperimentare un farmaco, il nostro Ministero dice cose quanto meno inesatte.
Se invece la sperimentazione è avvenuta con il preservativo usato scorrettamente o non usato affatto, l'etica della sperimentazione ci sembra quanto meno dubbia.. l'hanno usato male? o poco? e questo è stato in qualche modo retribuito? ed era stato pattuito prima?
Ovviamente non è possibile indurre, né per denaro né per altro, un comportamento a rischio al fine di sperimentare un farmaco.
E gli altri 58 che si sono contagiati, si sono contagiati usando correttamente il preservativo allora? O desideravano rischiare in proprio?
Aspettiamo di leggere il lavoro completo, per il momento restano i dubbi.
Lisa Canitano
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13 maggio 2012