Diabete: la cura con il pancreas in pillole
Viacyte, una piccola compagnia di San Diego, in California, ha utilizzato la sua tecnologia, uno dei pochi dispositivi negli Stati Uniti basati sulla tecnologia delle cellule staminali embrionali, per sostituire il tessuto pancreatico per far regredire ed invertire il diabete in animali da esperimento, anticipando quella che è ora una terapia in fase clinica di sperimentazione.
L'eventuale successo di questa nuova terapia, potrebbe dare sollievo a molti milioni di persone che soffrono di diabete di tipo 1.
Diversi gruppi di ricerca nel mondo si stanno concentrando sullo sviluppo di un cosiddetto pancreas artificiale, cioè un dispositivo che consenta di automatizzare il test della glicemia e amministrare l'insulina necessaria per mantenere i livelli di glucosio nel sangue adeguati.
Il pancreas artificiale rappresenterebbe un significativo passo avanti rispetto ai metodi di gestione di zucchero nel sangue in corso, ma una soluzione tissutale, come quella sperimentata a San Diego, consentirebbe ai pazienti diabetici di condurre essenzialmente una vita normale.
I pazienti con diabete di tipo 1, devono monitorare costantemente la propria glicemia, pungendo le proprie dita e misurando il valore della glicemia ematica con delle macchinette, e debbono, se necessario, iniettarsi dell'insulina.
Questa routine è particolarmente difficile per i bambini, i quali se non riescono a gestire correttamente il loro glucosio, potrebbero subire danni gravi.
Eppure, nonostante anni di ricerche, come afferma Robert Henry, medico presso l'Università della California, a San Diego, "non c'è ancora proprio niente da offrire ai pazienti".
Alcuni scienziati sono ora convinti che "le pillole in borsa" potrebbero rappresentare la risposta terapeutica al diabete di tipo 1.
Le "pillole" prodotte a San Diego utilizzano delle cellule di pancreas parzialmente mature, le quali si "innescano" nel corpo, bloccando allo stesso momento il sistema immunitario che le distruggerebbe.
Ciò grazie ad una speciale membrana che, nel lasciare passare le sostanze di cui le cellule pancreatiche hanno bisogno per "innescarsi", nel contempo blocca il sistema immunitario.
Uno dei punti critici di questo sistema, a detta anche di Kevin D'Amour, il coordinatore del gruppo di lavoro, è che "Non sappiamo bene quanto duri l'effetto di una singola pillola, e per questo prevediamo una serie di impianti periodici".
Douglas Melton, un biologo dell'Università di Harvard, padre di due bambini con diabete di tipo 1, si preoccupa che il sistema ViaCyte potrebbe non funzionare.
Lui pensa che c'è il rischio che depositi di fibrotico si possano depositare sulle capsule, bloccando la loro capacità di percepire lo zucchero e rilasciare insulina.
Gli operatori di ViaCyte hanno in qualche modo risposto dicendo che "Il test che stiamo conducendo è essenzialmente di sicurezza, ma penso che vedremo qualche beneficio per la salute dei pazienti".
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25 febbraio 2015