Aids, parola d'ordine: STOP! Manteniamo le nostre promesse"
Si celebra domani in tutto il mondo, sabato 1 dicembre a Giornata Mondiale per la lotta all'AIDS, dedicata ad accrescere la coscienza dell'epidemia mondiale di AIDS dovuta alla diffusione del virus HIV.
La data del 1 dicembre è stata scelta perché il primo caso di AIDS è stato diagnosticato il 1 dicembre 1981. In questi 25 anni l'AIDS ha ucciso oltre 25 milioni di persone, diventando una delle epidemie più distruttive che la storia ricordi. Solo nel 2005 oltre 4 milioni di persone sono state contagiate dal virus HIV.
"Dire 'Stop all'Aids'" e impegnarsi nella lotta contro la malattia che continua ad uccidere più di 5.700 persone ogni giorno: è la parola d'ordine della Giornata mondiale contro l'Aids 2007, mentre si registrano 6.800 nuovi casi al giorno. Nel mondo si contano circa 33,2 milioni di sieropositivi o malati di Aids, secondo l'ultimo bilancio pubblicato a novembre da UnAids, programma delle Nazioni unite contro l'Aids, mentre un anno prima erano oltre 39 milioni. "Stop Aids. Manteniamo le nostre promesse" è lo slogan scelto per la giornata mondiale contro l'Aids, che quest'anno mette l'accento sulla necessità di una leadership.
"Dallo scoppio della malattia, l'esperienza dimostra chiaramente che importanti passi in avanti in risposta all'Aids sono stati compiuti sotto gli auspici di una leadership forte e impegnata", ha sottolineato la World Aids Campaign (Wac), il cui comitato direttivo definisce i temi della Giornata mondiale di lotta contro l'Aids. Quest'anno nel mondo, in totale 2,5 milioni di persone - tra cui 420mila bambini con meno di 15 anni - sono stati contagiati dal virus dell'Aids e 2,1 milioni di malati - tra cui 330mila con meno di 15 anni - sono morti di Aids, secondo l'UnAids. Secondo l'agenzia Onu che ha rivisto i suoi dati al ribasso in seguito a nuovi metodi di calcolo, non bisogna però abbassare la guardia, e, più forte che mai è la necessità di un'azione immediata e di maggiori finanziamenti".
Attualmente la malattia è molto presente nell'Africa sub-sahariana, dove colpisce maggiormente le donne. In quest'area si contano due terzi dei nuovi casi di contagio, anche se il loro numero è calato a 1,7 milioni contro i 2,2 milioni del 2001. Qui più di 22 milioni di persone convivono con l'Aids, circa il 61% di adulti infettati sono donne. L'UnAids ha rilevato nel suo recente rapporto che la maggior parte delle infezioni di Aids sulle giovani donne è diminuita in 11 dei 15 paesi al mondo più colpiti.
Ci sono stati inoltre dei "cambiamenti favorevoli" nei comportamenti dei giovani in numerosi paesi africani, tra cui Botswana, Camerun, Ciad, Kenya, Malawi, Togo, Zambia, Zimbabwe -, segno dell'efficacia delle campagne di prevenzione ' dove si è registrato un calo del 2,5% di infezioni da HIV e una diminuzione del numero di decessi per AIDS, passato da circa 2500 a settimana a 2.214.
Una buona notizia prima del 1° dicembre, anche se non bisogna dimenticare che, purtroppo la maggior parte degli infetti sono bambini. Si ricorda che l'anno scorso l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato che lo Zimbabwe è il paese in cui le donne hanno l'aspettativa di vita più bassa del mondo, 34 anni. Gli uomini arrivano a 37 anni. Un dato spiegato proprio con l'alta incidenza di Hiv/Aids e della diffusione della prostituzione.
Meno buona la situazione in Cina, dove sono circa 700mila le persone colpite dall'Aids, contagiate dal virus o che hanno contratto la malattia. Una cifra leggermente superiore a quella registrata due anni fa. "I risultati di una stima mostrano che alla fine del 2007, il numero dei malati di Aids e delle persone contagiate nel nostro paese ' ha detto il Ministro della Salute - sarà circa 700mila, tra cui 85mila malati". La cifra è in leggero aumento in confronto al precedente studio pubblicato a fine 2005, il primo nel suo genere, che contava 650mila casi nel paese.
Il PAM (il programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite) che ha diffuso ieri a Roma il Rapporto World hunger series 2007, nel corso del seminario "Fame, salute e HIV: un rapporto vitale", lancia l'allarme sui bambini: 143 milioni sotto i cinque anni sono sottopeso nei paesi in via di sviluppo, di questi 121 milioni vivono in paesi a basso reddito con deficit alimentari. Nel 53% dei casi la sottonutrizione rappresenta la prima causa di mortalità infantile.
Anche il 57% delle morti per malaria sono attribuibili alla sottonutrizione, e senza un'adeguata nutrizione la lotta all'Aids è impossibile. 'Dobbiamo dare cure sanitarie gratuite a tutti', ha detto Deborah Hines, curatrice del rapporto Pam -. In questo quadro la nutrizione è la prima attività di cura. E' necessario fare di più perché le soluzioni possono essere efficaci, e porre fine alla fame e all'Aids deve diventare un imperativo assoluto".
Alla vigilia della giornata mondiale per la lotta all'Aids, il Pam ha voluto con questo nuovo rapporto porre l'attenzione sullo stretto legame tra l'incidenza e lo sviluppo delle malattie nei paesi in via di sviluppo e la malnutrizione. Soprattutto in relazione all'Aids, questo fenomeno assume una rilevanza particolare. Le persone colpite da questa malattia necessitano, infatti, di specifici bisogni nutrizionali "E' irresponsabile ignorare la questione della fame e della malnutrizione, in particolare nella lotta contro l'Aids"- ha affermato ancora la vicedirettora esecutiva del Pam Sheila Sisulu- "dovremmo annullare i benefici delle cure mediche semplicemente perché la gente è troppo malnutrita per metabolizzare e trarre vantaggio dalle medicine di cui ha disperatamente bisogno'"
A ricordare che i bambini sono il futuro, e senza di loro non si può guardare avanti, il Clia-Collegamento Lotta Internazionale Aids, network di istituzioni e organizzazioni italiane fondato nel 2005, ha organizzato per il workshop in corso da ieri in Campidoglio a Roma, dal titolo "Accesso ai trattamenti per i bambini con Hiv nei Paesi in via di sviluppo". In questa occasione tutti i Paesi presenti chiederanno ufficialmente alle Big Farm di somministrare gratuitamente farmaci antiretrovirali pediatrici alla popolazione infantile del Sud del Mondo colpita da Hiv, e ai governi dei paesi piu'poveri di impegnarsi per garantire l'accesso alle cure attraverso l'attivazione di centri ospedalieri attrezzati.
"Quello che andremo a chiedere a gran voce ' ha detto Rosaria Iadino, presidente di Nps-Network Italiano Persone Sieropositive-, e' semplicemente di applicare gli articoli 3 e 25 della Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite, i quali sanciscono il diritto alla vita, alla salute e alle cure mediche". Secondo Iadino, "considerare i bambini come piccoli 'vuoti a perdere' e ritenere il loro accesso alle terapie non prioritario e' inaccettabile. Far convivere le ragioni dell'industria e quelle della gente è possibile". Nel 2006 il 90% circa dei 2.300.000 bambini sieropositivi di età compresa tra 0 e 14 anni apparteneva all'Africa subsahariana e, dei circa 780.000 che avevano bisogno della terapia antiretrovirale, solo 115.500, pari al 15% circa, hanno potuto usufruirne. Per garantire entro il 2010 l`accesso universale alle terapie contro l'Aids, occorrono 42,2 milioni di dollari, e le risorse attualmente a disposizione consentiranno solo a 4,6 milioni di persone di avere accesso alle cure.
"Servono 42,2 miliardi di dollari per garantire entro tre anni a tutti i malati la possibilità di essere curati e i governi hanno il dovere di mantenere gli impegni presi e di conseguenza rivedere al rialzo il loro impegno finanziario nella lotta all`Hiv", ha dichiarato Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid, secondo la quale, dal 2000 al 2007 l`Italia ha impegnato oltre mezzo miliardo di euro nella lotta all`Aids e, grazie all`aumento progressivo dei finanziamenti, l`ammontare degli interventi in risposta alla pandemia è diventato il settore più importante dell`Aiuto pubblico allo sviluppo italiano. L`84,6% delle risorse complessive è andato ad un unico beneficiario, il Fondo Globale, mentre la restante quota dell`aiuto è stata destinata a interventi bilaterali in Africa Subsahariana, in particolare per Sudafrica e Kenya.
Nel giugno 2007, spiega ActionAid nel suo nuovo rapporto sull`Aids 'Ogni promessa è debito', 97 paesi a medio e basso reddito hanno fissato piani nazionali per avvicinarsi all`accesso universale, ma è improbabile che i governi dei Paesi più colpiti dalla pandemia possano finanziare più di un terzo di tutte le iniziative necessarie: l'ammanco di risorse dovrebbe essere coperto da risorse esterne. Nel 2007 l`Italia ha versato al Fondo Globale fino a 410 milioni di euro, saldando debiti e pagando in anticipo il contributo del 2008.
Sebbene il Global Fund dedichi il 55-58% delle risorse ad interventi in risposta all`Aids, corrispondente al 20% della risposta globale alla pandemia, le sue attuali risorse restano insufficienti a far fronte ai nuovi bisogni finanziari. L`Italia ha confermato l'impegno in favore del Fondo, ma ActioAid chiede che "l`Italia predisponga uno strumento legislativo ad hoc che renda certo e prevedibile l`impegno preso dal presidente del Consiglio Romano Prodi nel corso del G8 tedesco di 4 miliardi di dollari per la lotta alla pandemia nei prossimi 10 anni".
"Attualmente - aggiunge De Ponte - solo un paziente su tre ha accesso alle cure e una delle cause di questa situazione è da ricercare nel costo dei farmaci: il prezzo di alcune terapie è sensibilmente diminuito, ma al contrario il prezzo dei farmaci di seconda linea, utilizzati con l`aumento della resistenza del virus, resta sempre molto alto". L`ingresso nel mercato della concorrenza nella produzione dei farmaci generici, si legge nel rapporto di ActionAid, ha fatto ridurre di dieci volte il loro prezzo in un periodo di cinque anni: tra il 2004 e il 2006 il 63% dei farmaci antiretrovirali acquistati nell`Africa Subsahariana erano generici indiani, sudafricani o brasiliani.
Sebbene il 97% dei farmaci salvavita di prima linea sia generico, per quelli di seconda linea il dato si ferma al 3%, perchè protetti da brevetti che l`industria dei farmaci generici non può acquisire. "E` necessario che il governo italiano sostenga il rafforzamento dell`industria di farmaci generici nei Paesi poveri - conclude Marco De Ponte - promuovendo partnership e trasferimento di tecnologie, anche attraverso il sostegno finanziario alle società a partecipazione mista".
Delt@
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Pagina pubblicata il 30 novembre 2007