Anche la salute risente del precariato
Lavorare fa male alla salute? Sembra di sì, almeno se si tratta di un impiego temporaneo o part-time, con uno stipendio magro e tanta incertezza per il futuro.
In barba al trionfo della flessibilità, sembra infatti che poter contare sul famigerato posto fisso sia una sorta di 'elisir' per la salute dei lavoratori, almeno secondo un rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità sui determinanti della salute.
Stando allo studio, diretto da Carles Muntaner del Centre for Addiction and Mental Health canadese, centro collaboratore Oms affiliato all'Università di Toronto, le condizioni di lavoro hanno un profondo impatto sulla salute di una persona.
I ricercatori hanno stabilito che la salute mentale è insidiata, in particolare, dagli impieghi precari, come ad esempio contratti a tempo, ma anche dal lavoro part-time, con salari bassi e senza benefit.
Quando questi dipendenti vengono confrontati con colleghi che lavorano a tempo pieno e godono dei tanto agognati benefit, le differenze saltano agli occhi.
I primi, infatti, sperimentano "significativi effetti avversi", che colpiscono sia la salute fisica che quella mentale. Gli scienziati hanno anche scoperto che lo stress sul lavoro è associato a un aumento del 50% dei rischi di coronaropatie e cardiopatie.
Non solo. Ci sono "forti evidenze" a sostegno del fatto che impieghi caratterizzati da elevate richieste, poco controllo e in cui all'impegno non corrisponde un adeguato compenso rappresentino fattori di rischio per problemi fisici o mentali: dalla depressione ai disordini d'ansia, all'uso di sostanze stupefacenti
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Pagina pubblicata il 16 settembre 2008