Cimo, contratti flessibili e adattabili alla donne
Contratti più flessibili, con possibilità di part-time e un'organizzazione del lavoro che non penalizzi il popolo crescente dei 'camici rosa'.
A chiederlo è la Cimo-Asmd, che ha organizzato ieri a Roma il II Convegno 'Donne medico nella sanità pubblica'.
In sanità i contratti sono impostati 'al maschile', "con un'organizzazione del lavoro tutta proiettata verso la possibilità di dedicarsi esclusivamente a questo e alla carriera, sfruttando anche occasioni conviviali, ludiche, extra orario di sevizio", sottolinea Itala Corti del coordinamento femminile nazionale Cimo.
Anche perché quest'anno c'è stato il sorpasso fra gli specialisti: "Le donne sono ormai il 63%", prosegue la Corti.
"Oggi sono numerose le pediatre, le ginecologhe, le oculiste - dice - Più rare le chirurghe, perché questa disciplina non dà orari, e dunque le poche si dirigono nel privato per poter programmare il lavoro ".
La Corti è convinta che le specificità femminili possano arricchire il Servizio sanitario nazionale, "a patto di tenerne davvero conto.
Anche perché le donne medico sembrano meglio in grado di reagire al burnout, forse perché vivono il lavoro in modo meno esclusivo".
"Inoltre - le fa eco Riccardo Cassi, presidente nazionale Cimo - vista la presenza crescente delle donne, in futuro queste ultime ricopriranno ruoli finora maschili".
Ma la sanità italiana e i contratti sono ancora 'a misura di uomo'. Il sindacato vuole "gestire il cambiamento, anche attraverso l'inclusione nel contratto di sistemi premianti".
Ecco perché la Cimo - che ha raddoppiato il numero di donne nel nuovo direttivo - chiede per i 'camici rosa' "non contratti di serie B - come sottolinea la Corti - ma più flessibilità, occasioni di part-time e opportunità di telemedicina, per non costringere le donne a rinunciare alla carriera per i figli".
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Pagina pubblicata il 27 gennaio 2010