No al telelavoro per i malati gravi
No al telelavoro per i lavoratori malati sottoposti a terapie salvavita. E' la presa di posizione di Carlo Podda, segretario nazionale Fp Cgil, contrario alla circolare del Dipartimento della Funzione pubblica, in cui il ministro Renato Brunetta invita le amministrazioni pubbliche "ad utilizzare il part-time o il telelavoro per i lavoratori soggetti a tali terapie (ad esempio lavoratori affetti da tumori in chemioterapia)".Il passaggio della circolare di Brunetta nel mirino della Fp Cgil recita: "si ritiene opportuno richiamare l'attenzione delle amministrazioni su istituti quali il tempo parziale e il telelavoro che possono consentire al dipendente di prestare la propria attività lavorativa anche nel corso dei periodi di cura, in particolare in presenza di patologie gravi che richiedano terapie salvavita anche di lunga durata".
"Per logica - sottolinea in una nota Podda - deduciamo che al Dipartimento della Funzione pubblica si sia pensato che un lavoratore sottoposto a cure salvavita fortemente debilitati, avrà pure difficoltà a recarsi a lavoro, ma certo non a lavorare da un pc, magari in un letto di ospedale. Non crediamo di dover commentare il contenuto di questa circolare.
Ognuno può valutarlo da sé. Ma un dato è chiaro: in nome della campagna mediatica contro il cosiddetto 'fannullonismo', il ministro Brunetta non è disposto, nonostante abbia fatto intravedere una sua disponibilità in tal senso, a fare passi indietro, nemmeno sui più odiosi dei provvedimenti del suo Governo".
Podda si domanda quindi "se davvero a Palazzo Vidoni si pensa che per modernizzare e rendere efficiente la pubblica amministrazione sia utile mettere di fronte ad un computer lavoratori che semplicemente dovrebbero curarsi e riposare. Non nascondiamo - conclude Podda - che nel porci certe domande avvertiamo un brivido lungo la schiena".
Pagina pubblicata il 03 giugno 2009