Garattini, non dimenticare morti quotidiane
"Facciamo un gran chiasso per ipotetiche pandemie, come l'influenza aviaria o quella suina, e non ci occupiamo dei morti di tutti i giorni, come le vittime del fumo".
Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, non ha dubbi: "Abbiamo una percezione sbagliata dei rischi.Ci preoccupiamo tanto per quei fenomeni che colpiscono di più il nostro immaginario. E non siamo consapevoli del fatto che il fumo continua ad affascinare i nostri giovani, e finirà per mietere ancora vittime".
Per il farmacologo, intervenuto ieri a Milano a un incontro organizzato dalla Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt) provinciale, è ora di riflettere sui motivi che portano le campagne anti-fumo al fallimento.
"Una cosa appare chiara: finché i medici, i divi dello spettacolo o i campioni dello sport si fanno vedere con una sigaretta in mano, è difficile dire ai giovani di non fumare". Un'impresa tanto più ardua considerato l"effetto gregge', il fenomeno che spinge i ragazzi nel tunnel della dipendenza solo per sentirsi parte del branco.
In Italia, ribadisce lo scienziato, qualcosa non ha funzionato: "Oggi la percentuale di fumatori italiani corrisponde al 25,4% della popolazione.
Se pensiamo che negli Usa e in molti Paesi del Nord Europa siamo ormai intorno al 20%, e in Svezia addirittura al 19%, ci rendiamo conto di quanto diventa urgente l'adozione di misure drastiche".
Pagina pubblicata il 26 maggio 2009