Con le sigarette elettroniche il 60% dei fumatori smette di fumare in sei mesi
Il 60% di coloro che usano le sigarette elettroniche, smettono di fumare, a sei mesi di distanza dall’aver iniziato ad utilizzarle
E' quanto emerge in uno studio pilota promosso dall’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), che ha coinvolto l'Ospedale San Raffaele e il Centro Cardiologico Monzino, presentato dal Professor Veronesi, direttore scientifico dello IEO e dal dottor Carlo Cipolla, direttore di Cardiologia.
Lo studio è stato effettuato su 65 pazienti, ha avuto come scopo quello di testare se la sigaretta elettronica, che è priva di tabacco e non ha nicotina, fosse utile e desse risultati positivi su soggetti che avessero fumato almeno dieci sigarette “normali” al giorno negli ultimi dieci anni della loro vita, e fossero affetti da tumore del polmone o avessero avuto di recente un infarto del miocardio .
Il dottor Cipolla ha affermato che dallo studio emerge inoltre che “anche chi non riesce a smettere riduce drasticamente il numero di sigarette fumate”.
Cipolla aggiunge che “il 60% dei pazienti dà un buon giudizio sulla sigaretta senza tabacco e l'80% la giudica un buon modo per ridurre il numero di sigarette fumate”.
A partire quindi dai dati emersi dallo studio pilota gli scienziati ritengono quindi che sarebbe delittuoso non proseguire gli studi su uno dei pochissimi mezzi che abbiamo trovato contro il più potente killer conosciuto.
Per questa ragione si è deciso di reclutare volontari per il nuovo studio, selezionandoli fra i partecipanti al programma di screening del tumore del polmone (Cosmos).
Si tratterebbe di 11.200 forti fumatori, con una età media superiore a cinquanta anni, che saranno seguiti per 6 mesi, valutati dopo 1 anno e poi monitorati a lungo termine, fino a 5 anni.
Questa osservazione prolungata e costante, ha detto Giulia Veronesi, direttore dell'Unità di Prevenzione e Diagnosi Precoce del Tumore del Polmone, renderà unico questo studio a livello internazionale.
In un’intervista rilasciata a RaiNews, Umberto Veronesi non è certamente andato per il sottile quando ha affermato che “Se tutti coloro che fumano sigarette tradizionali si mettessero a fumare sigarette senza tabacco, salveremmo almeno 30 mila vite all'anno in Italia e 500 milioni nel mondo”.
Per il noto oncologo, il dispositivo senza nicotina non fa danni alla salute. Non c'è tabacco e non c'è combustione, due elementi che sono alla base del tumore al polmone e dei danni al sistema cardiovascolare.
Ciò rende il dibattito, che c’è stato in Italia, abbastanza incomprensibile perché invece di concentrarsi sulla sigaretta tobacco- free, si è concentrato soprattutto sul mercato. Pochi infatti si sono soffermati sul cuore della questione: la salute dei cittadini.
Il governo, per parte sua, in tutta questa storia ha remato contro, avendo messo una imposta del 58,5% sulle sigarette elettroniche, imposta che ha fatto sparire dal mercato moltissimi produttori.
Il professor Veronesi ha concluso dicendo che lo Stato crede di guadagnarci di più con le sigarette tradizionali, dimostrando la sua cecità e dimenticando che ad esempio “ogni anno spende tre miliardi di euro per curare i 50 mila tumori che si sviluppano in Italia a causa del fumo".
IN ARGOMENTO:
E-cig, Veronesi: il governo "rema contro" e non pensa alla salute dei cittadini
Antonio Luzi
Pubblicato 7/11/2013