Donne incinta a caccia della ricetta regionale, troppo spesso fogli bianchi

La donna in gravidanza si reca presso il medico specialista Ospedaliero o Universitario del Ssn e ne esce con un foglio bianco in mano che contiene le richieste di analisi, indagini diagnostiche ecc.. E’ giusto così? Assolutamente no.

Per poter eseguire quegli esami le donne debbono poi sbattersi dal proprio medico di medicina generale affinché quest’ultimo, come un piccolo scrivano fiorentino, ricopi diligentemente sul ricettario regionale quanto prescritto dallo specialista del Ssn.

Le donne non sono contente, perché sono incinta, si sbattono e si stancano. Anche i medici di medicina generale non sono contenti, anzi sono stufi.

E’ quello che molte donne ci raccontano, storie di ordinaria inefficienza (e furbizia) della sanità laziale. Ci hanno anche lasciato quei fogli bianchi che vedete nelle immagini (cliccateci per ingrandirle). Non servono proprio a niente, o meglio, non servono alla donna ma il medico del Ssn o dell’Ospedale accreditato che si comporta in questo modo perché lo fa?

Policlinico Gemelli

Proviamo a capire perché il medico del Gemelli o dell’Umberto I (chissà quanti altri) rilasciano quel pezzo di carta bianco invece di prescrivere sul ricettario regionale. Eppure sono obbligati a farlo.

Il decreto regionale n. 113/2010 dice che “per quanto riguarda i professionisti dipendenti di presidi ospedalieri, IRCCS, ASL, Policlinici universitari e specialisti ambulatoriali, I Direttori Generali porranno in essere una serie di azioni volte a far sì che i sopraccitati, laddove già non lo facciano, utilizzino con regolarità per le prescrizioni di farmaci, visite specialistiche e/o esami diagnostici, il previsto ricettario favorendo in questo modo anche l’accesso alle cure dei cittadini”.

Lo scopo di ciò, come titola il decreto, è quello di potenziare e riorganizzare i sistemi di controllo e di monitoraggio della spesa sanitaria.

In altre parole, la legge prevede l’obbligo di prescrivere sul ricettario regionale (quello bianco e rosa) affinché la donna in gravidanza abbia facile accesso all’assistenza. Ma l’altro scopo è quello di facilitare i controlli sulla spesa pubblica, verificare quindi quali strutture sanitarie pubbliche (e quali medici) prescrivono di più, se in modo appropriato o no.

Abbiamo chiesto alla dottoressa Lisa Canitano, presidente dell’Associazione Vita di Donna, un commento sull’argomento.

Umberto I

Dottoressa, come spieghiamo alle donne in gravidanza il motivo di questo disagio? Perché questi medici non utilizzano il ricettario regionale pur essendo obbligati?

“Perché comporta il rischio di essere controllati per la spesa. Nonostante il controllo dell'appropriatezza, cioè la valutazione della necessità degli esami prescritti, sia veramente l'ultimo degli ultimi problemi di questa Regione (Teresa Petrangolini di fronte a una richiesta di protocolli prescrittivi ha scritto su FB "il bravo medico sa cosa deve prescrivere da solo e non glielo può dire né la politica né l’amministrazione"), esiste sempre il rischio che qualcuno si svegli e cerchi di capire dove finiscono i nostri soldi. I medici, spessissimo, chiedono di tutto e di più, si chiama medicina difensiva, e per non far capire quanto spendono (inutilmente), non usano i ricettari regionali. Per il Gemelli c'è l'ulteriore vantaggio di far suonare il ritornello che la sanità privata costa meno di quella pubblica, per l'Università questo non c'è, ma insomma magari qualcuno si sveglia e controlla... magari”.

Secondo lei quindi è un comportamento che ha a che fare anche con la nominata medicina difensiva praticata da chi cerca di tutelarsi in caso di denuncia?

“Senz’altro, vuoi mettere la tranquillità di chiedere esami non previsti da nessun protocollo, notoriamente inutili quando non dannosi, per mettersi al riparo da ogni denuncia (giudice, gli ho richiesto di tutto di tutto di tutto), con la coscienza leggera di sapere che tanto vanno a finire sul conto di qualche altro medico? E nello specifico, sono esami che formalmente alla fine ha prescritto il Medico di Medicina Generale, che non è sempre perfetto, ma che in questo caso è innocente e costretto a subire il ricatto della gestante - "mi seguono al Gemelli, sono tanto bravi, mi fanno fare tutto, lei come si permette?" - e non la manda indietro, ma copia, bofonchiando invano”.

Insomma, è come rompere un vetro e attribuire la colpa ad un altro. Ma la paziente perché non pretende la prescrizione sul ricettario regionale? Perché c’è il rischio che il rapporto tra il medico e la donna si comprometta?

“La donna non è a conoscenza che il medico deve prescrivere sul bianco e rosa. Anche qui una corretta informazione sui diritti non ci starebbe male, aspettiamo che la Regione si muova. In merito al rapporto con la paziente è un vantaggio non usare il ricettario regionale perché usarlo comporta una serie di discussioni con le gestanti. Se usiamo il ricettario regionale dobbiamo decidere quando richiedere gli accertamenti con M50 in relazione a una vera patologia e quando far pagare il ticket perché l’esame non è attinente. La paziente, di fronte a cotanta mole di analisi chiede di essere esentata dal ticket per tutto, in quanto ‘a rischio’,esenzione generica non consentita, e alla fine si rischia di litigare. I Medici di Medicina Generale peraltro hanno avuto il divieto di utilizzare l’M50, giustamente, e questo ha complicato ulteriormente la vita delle gestanti, senza che ci si aggiunga il rifiuto da parte degli ospedali di usare il ricettario regionale. E’ appena il caso di ricordare che anche tutti i Pronto Soccorso sono obbligati a usarlo”.

Fabio Valente, membro dell'esecutivo della FIMMG Lazio ci conferma: "E' fatto obbligo dalla normativa regionale di utilizzare da parte di tutti i medici dipendenti il ricettario regionale. L'invio di fogli bianchi ai medici di medicina regionale è una pratica illegale, che con dispiacere vediamo utilizzate anche per i pazienti oncologici. Ricordiamo a tutti i colleghi che attualmente le prescrizioni valgono 12 mesi, e che è quindi loro obbligo fornire ai pazienti le richieste anche per i controlli successivi".

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Pubblicato il 25/3/2014

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