Vitamina C: in inverno e' importante consumarne di più dagli alimenti

La vitamina C fa bene al nostro corpo, ormai lo sanno tutti. Soprattutto ci aiuta a difenderci da quelli che sono i mali tipici della stagione invernale come le malattie da raffreddamento e influenza.

Nonostante ciò, il consumo di alimenti che la contengono, proprio in inverno, tende a diminuire. Sugli integratori, non vi sono evidenze scientifiche in merito alla loro efficacia.

Il ruolo svolto dalla vitamina C nell'aiutare il nostro organismo, e in modo speciale il sistema immunitario, a combattere i microrganismi che causano patologie come i raffreddori è già conosciuto. Tuttavia, è proprio nel periodo invernale che gli alimenti che contengono acido L-ascorbico vengono meno consumati.

Lo rivela una ricerca dell'Osservatorio Nutrizionale Grana Padano che ha indagato sull'assunzione di vitamina C contenuta, però, negli alimenti e non negli integratori alimentari.

La maggioranza degli animali è in grado di aumentare la sintesi di questa vitamina in modo da soddisfare il fabbisogno giornaliero. Ad esempio, le capre sono capaci di alzare l'autoproduzione del 500%.

Gli esseri umani, invece, non posseggono questa capacità. Pertanto possono soddisfare il bisogno di questo essenziale nutriente solo attraverso l'alimentazione.

L'indagine ha coinvolto circa 7.600 persone, tutte con età maggiore di 18 anni, di cui il 61,2% donne e il 38,8% uomini.

I dati indicano che il consumo di agrumi cresce nel periodo invernale, ma diminuisce quello delle verdure che contengono vitamina C (pomodori, verdura a foglia larga, cavoli, broccoli e legumi).

Secondo i risultati, in inverno la quantità media assunta ogni giorno, attraverso gli alimenti, è di 143 mg per le donne e di 146 mg negli uomini.

Si tratta di dosi che normalmente soddisfano le necessità quotidiane dell'organismo. Tuttavia, a causa della facile deperibilità della vitamina C, non sempre sono adeguate a soddisfare il fabbisogno.

Molto dipende dalle modalità di conservazione e di consumo degli alimenti. Per fare qualche esempio, è importante sapere che la vitamina C è sensibile a luce ed ossigeno.

Questo significa che il miglior modo di conservare frutta e verdure è quello di tenerle al riparo dalla luce diretta, in luoghi chiusi.

Altro esempio, se sbucciamo, o centrifughiamo, o spremiamo frutta e verdura, è meglio consumarla subito. Stessa consiglio vale per la verdura appena lavata.

E' inoltre importante sapere che la vitamina C, oltre ad essere idrosolubile, può subire una degradazione a causa del calore. Questo significa che se bolliamo gli alimenti che la contengono, la vitamina C va perduta.

Altre modalità di cottura, come al vapore, microonde o alla piastra, consentono di perderne meno.

Chi fuma deve sapere che con ogni sigaretta perde circa 20 mg di vitamina C. Sarebbe più sano smettere di fumare, ma chi continua dovrà farsi il conto delle sigarette e quindi della vitamina C persa per poterla integrare con gli alimenti in modo da soddisfare il fabbisogno giornaliero.

I dati, però, dicono che il 15,7% dei fumatori assume meno vitamina C, stessa cosa per gli ex fumatori (-8,7%).

Inoltre, gli esperti dell'Osservatorio hanno spiegato che nella prevenzione delle infezioni da virus o batteri, non esistono evidenze scientifiche sull'efficacia degli integratori alimentari che contengono questa vitamina.

Insomma, la vitamina C è importante. Se il fabbisogno quotidiano non viene soddisfatto, alcune parti dell'organismo, come il sistema immunitario, potrebbero avvertirne la carenza.

Secondo altre ricerche, la carenza di vitamina C riduce l'azione dei macrofagi, ossia di quelle cellule immunitarie che letteralmente "si cibano" dei batteri e dei virus che aggrediscono l'organismo.

Se non abbiamo una quantità sufficiente di macrofagi 'affamati', saremo più esposti ai malanni stagionali come raffreddori e influenza. Patologie che, una volta contratte, esauriscono ulteriormente le nostre scorte di vitamina C.

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