Grassi del sangue e Alzheimer, esisterebbe una correlazione
Se si mantengono livelli medi ed alti di grassi nello flusso ematico, le probabilità di sviluppare la malattia di Alzheimer potrebbero aumentare di 10 volte.
A rilevarlo è una ricerca statunitense condotta dalla Mayo Clinic di Rochester del Minnesota. I risultati dello studio, pubblicati su Nature, lasciano pensare che una concentrazione di grassi possa danneggiare la salute del cervello interferendo con le funzioni cognitive.
I ricercatori hanno potuto osservare come il rischio di degenerazione celebrale sia correlato ad un'alta concentrazione di sieri ceramidi.
Quest'ultimi, secondo lo studio, sono uno dei diversi biomarcatori che segnano, non solo se l'individuo è colpito dall'Alzheimer, ma anche la progressione della malattia stessa.
Se i dati saranno confermati da successive sperimentazioni, il vantaggio della scoperta risiede nel fatto che un semplice prelievo di sangue consentirebbe di rilevare la malattia. Attualmente l'uso di altri marker richedono infatti esami piuttosto complessi.
Michelle M. Mielke, coordinatrice della ricerca, ha infatti spiegato che "se possiamo identificare un biomarker nel sangue, è un metodo non-invasivo che potrebbe essere utilizzato per misurare il rischio di malattia di Alzheimer".
I metodi che utilizzano altri biomarcatori del fluido cerebrospinale e di neuroimaging – ha chiarito la ricercatrice - sono importanti ma non consentono uno screening della popolazione perché costosi ed invasivi.
In ogni caso è la stessa Mielke a raffreddare per il momento gli entusiasmi. E' ancora prematuro dichiarare che gli alti livelli di grasso possano da soli segnalare la presenza della malattia di Alzheimer in una persona.
Eccessivo consumo di grassi (lipidi)
20 luglio 2012