In Italia mamme sempre più su con l'età, scendono gli aborti e i cesarei

Una sorta di grido di allarme si sta alzando dal Congresso nazionale dei ginecologi italiani SIGO-AGOI-AGUI intitolato "L'Universo Femminile: un Infinito da Esplorare" che riunisce fino al 9 di questo mese oltre 2.000 specialisti.

I punti centrali di questo allarme sono da un lato il fatto che in Italia i figli si fanno sempre più tardi e l'età media delle primipare e salita dai 31,8 del 2004 al 32,6 di questo anno.

Di fronte ad una diminuzione delle interruzioni volontarie della gravidanza di circa il 5%, abbiamo il dato di oltre 9.000 mamme che hanno meno di 19 anni.

Si riduce il numero di interventi cesarei, ma in ogni caso ancora oggi abbiamo un numero di 38.000 casi di parto cesareo su 540.000 parti nelle strutture che fanno meno di 500 parti l'anno.

A ciò si aggiunge il problema, ormai gravoso, della medicina difensiva per la quale, al fine di evitarsi problemi legali, gran parte dei ginecologi prescrive un numero rilevante di esami superflui che fanno si che il costo della spesa sanitaria sia aumentato di 12 miliardi di euro, mentre al contempo sono circa 40.000 le denunce contro ginecologi che, in quasi il 98% dei casi portano al nulla.

A ciò si aggiunge, come una ciliegina avvelenata sulla torta, che il ginecologo è una specie in via di estinzione.

Massimo Moscarini, presidente dell'Associazione Ginecologi Universitari Italiani (AGUI), dice che ''secondo le nostre previsioni nel prossimo decennio mancheranno all'appello oltre 500 specialisti", per cui diviene urgente ed impellente che il ministero dell'Istruzione già dal prossimo anno accademico aumenti il numero dei nuovi specializzandi, che nel 2013 è stato di solo 211 nuovi studenti.

La riforma fatta nel 2010 dei punti nascita, secondo Nicola Surico, presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), è rimata sulla carta ed ancora oggi "troppi bimbi nascono in reparti materno-infantili non adeguati".

A tre anni infatti dalla emanazione di quelle norme, "una minima parte di queste strutture sanitarie è stata effettivamente chiusa".

Infine VitoTrojano, presidente dell'Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI), afferma che "Il 10% delle denunce contro i camici bianchi è a carico di noi ginecologi" e che " nella stragrande maggioranza delle volte i casi di presunta malasanità si risolvono con un'archiviazione", concludendo poi che " il 62,7% delle strutture sanitarie sono prive di assicurazione per colpa grave".

A fronte di un quadro cosi ricco di ombre ed anche di luci dovute all'eccellenza della ginecologia italiana ancora esistente, il congresso lancia alcune proposte:

  • Primo che si torni ad investire nella formazione dei nuovi ginecologi e si riporti il numero degli specializzandi a valori adeguati.
  • Secondo che si proceda realmente, come previsto nella riforma dei punti nascita del 2010, alla loro riorganizzazione.
  • Terzo che si arrivi finalmente ad una riforma del contenzioso medico legale. L'Italia infatti secondo i ginecologi è l'unico Paese dove gli errori clinici sono perseguibili penalmente.

A ciò si potrebbe aggiungere, e sono sicuro anche per i ginecologi è un importante elemento, di far ripartire le attività di prevenzione rinforzando le strutture territoriali e collegandole meglio con gli ospedali.

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