I medici non riposano abbastanza, l'Europa richiama l'Italia
La Commissione Europea contesta all'Italia il mancato rispetto dei tempi di riposo per i medici.
Lo fa inviando un 'parere motivato' che formalmente rappresenta la seconda fase di una procedura d'infrazione.
Vi fareste operare da un medico che non ha riposato abbastanza? Questa deve essere stata la preoccupazione di Bruxelles che richiama l'Italia al rispetto della direttiva che impone ai medici del servizio pubblico un riposo 11 ore al giorno e 48 a settimana.
Per la Commissione la norma viene disattesa nel settore pubblico, prevalentemente da chi ha incarichi di dirigente.
Partendo dal principio che in merito all'orario di lavoro "i diritti dei medici debbono essere rispettati come prescrive la direttiva europea", la Commissione fa notare che in Italia i limiti di orario non si applicano ai manager del settore pubblico.
La direttiva stessa permette ai vari Paesi di non fare rispettare le 11 ore al giorno e le 48 ore a settimana ai dirigenti. In Italia, però, il medico che presta servizio nel settore pubblico, proprio in quando medico, è formalmente chiamato 'manager' (dirigente) senza però avere la possibilità di gestire in modo autonomo le proprie ore di lavoro, prerogativa di chi copre ruoli manageriali.
Pertanto, scrive la Commissione, ''questo significa che sono ingiustamente privati dei loro diritti''.
Il richiamo arriva dopo numerosi ricorsi pervenuti a Bruxelles e anche per altre regole contenute nella legge italiana che non consentono, a chi lavora nella sanità pubblica, di godere del diritto al riposo previsto dalla direttiva.
Se l'Italia vorrà evitare di finire davanti alla Corte di giustizia, entro due mesi dovrà modificare la legge.
Sulla questione è intervenuto Costantino Troise, Segretario nazionale dell'Anaao Assomed, che sul Quotidiano Sanità spiega che "Il periodo minimo di riposo giornaliero per i medici deve essere assicurato e tutelato perché è posto a garanzia della sicurezza delle cure al cittadino, soprattutto alla luce del blocco del turnover e dell'aumento dei contenziosi in sanità come conseguenza dell'enorme carico di lavoro a cui i medici sono costretti. Ora il Governo italiano deve intervenire modificando la legge".
31 maggio 2013