Sterilità femminile: la diagnosi
Le indagini - Sterilità
- Anamnesi
- Temperatura basale
- Ecografia pelvica
- dosaggi ormonali
- Isterosalpingografia
- Laparoscopia
- Falloppioscopia
II primo passo è sempre quello dell'anamnesi prima e della visita ginecologica dopo: tutta la storia medica dovrà essere raccontata dalla paziente con particolare precisione sugli aspetti riguardanti il ciclo mestruale.
Si tratta di misurare la temperatura corporea tutti i giorni (al risveglio mattutino), inserendo il termometro in una delle cavità naturali (vagina, retto o bocca) e tenendolo per circa 5 minuti.
Se nei 14 giorni che precedono la mestruazione essa è superiore di 3 o più decimi di grado rispetto alla temperatura media dei giorni precedenti, si parla di temperatura bifasica che esprime un corretto funziona mento dell'ovaio.
Così come se la temperatura rimane più elevata durante l'arco dei 14 giorni è plausibile pensare che la funzione luteale sia normale.
È importante che la temperatura basale venga misurata per diversi cicli. Può succedere, infatti, che anche una donna senza problemi alle ovaie possa avere, ogni tanto, un ciclo anovulare, cioè senza liberazione dell'ovulo, o viceversa.
Se associata alla ricerca del picco dell'ormone luteinizzante nelle urine, la temperatura basale consente di individuare il momento migliore per un rapporto sessuale ben finalizzato alla riproduzione.
Le informazioni fornite dagli esami ecografici sono di indubbia utilità. L'ecografia pelvica consente di mettere in luce problemi alle ovaie, all'utero, la presenza di polipi, miomi ecc. Di minore efficacia, invece, è la valutazione ecografica quotidiana allo scopo di stabilire le fasi dell'ovulazione e, in particolare, il momento della "rottura" del follicolo.
Non è raro, infatti, che con l'ecografia si giudichino anovulari (e quindi non fecondi) cicli che, al contrario, portano al concepimento.
Se una donna ha normali mestruazioni si esegue un dosaggio degli ormoni ipofìsari ed ovarici nel sangue nei primissimi giorni del ciclo, intorno al 4°-5° giorno. Se una donna soffre di oligoipomenorrea (cioè ha cicli di lunga durata o ridotto flusso mestruale) può essere utile indurre la mestruazione con l'uso di farmaci (progesterone) prima di eseguire il dosaggio dei suddetti ormoni in più fasi del ciclo.
Se invece, una donna è in amenorrea (e cioè se non ha il ciclo mestruale da più di tre mesi) occorre rilevare la temperatura basale per alcuni giorni in modo da essere sicuri che l'ovaio non abbia ripreso a funzionare prima di effettuare il prelievo di sangue.
È un esame radiologico che consente di valutare eventuali malformazioni o lesioni che possono essere alla base della sterilità meccanica. Consiste nell'iniettare nell'utero e nelle tube un mezzo di contrasto e nell'eseguire una serie di radiografie per studiarne il percorso.
Oggi è da molti considerato un esame superato (ma rimane comunque il più utilizzato) per diversi motivi: è a volte doloroso se eseguito senza anestesia, non è privo di complicazioni e non è sempre affidabile dal punto di vista diagnostico. Le percentuali di errore sono piuttosto alte, specie se l'interpretazione non è affidata a personale competente.
Decisamente più affidabile dell'isterosalpingografia, consente di valutare la presenza di endometriosi, di aderenze o di altre patologie che causano sterilità, meccanica e non. Si esegue in anestesia generale: attraverso una piccola incisione dentro l'ombelico si inserisce una sonda ottica che consente di osservare tutti gli organi pelvici.
La laparoscopia comporta, sia pur raramente, una serie di complicanze quali la lesione di un grosso vaso arterioso, piccole lesioni intestinali, dolori addominali. In tutti e tre i casi si tratta di complicanze di facile e rapida risoluzione che non lasciano conseguenze spiacevoli. La laparoscopia richiede un breve ricovero che può variare da alcune ore a due giorni, a seconda della struttura dove viene eseguita.
Vi sono diverse modalità di studio della struttura delle tube: esse possono essere incannulate durante la laparoscopia; vi si può iniettare un liquido medicato od aria in modo da valutarne la pervietà ed il tono muscolare; oppure si ricorre alla falloppioscopia, tecnica di grande utilità ma non ancora così diffusa, che consiste nell'introdurre nelle tube attraverso l'utero un sottile catetere con una fibra ottica in modo da poter guardare da vicino lo stato di salute della parete interna della tuba, lungo il percorso che dovrà com piere l'ovulo.
Grazie alla falloppioscopia è possibile anche notare eventuali danni a carico della mucosa tubarica che, altrimenti, non sarebbero evidenziabili con la laparoscopia.
Ettore Cittadidini, Carlo Flamigni - Un Figlio, volerlo per poterlo avere - Ed. La Nuova Italia Scientifica
pagina aggiornata il 2 settembre 2007