La legge 194: noi non obiettiamo agli obiettori

Intervista all'on. Eugenia Roccella, sottosegretario del Ministero del Lavoro, Salute e Politiche sociali.

Sottosegretario Eugenia Roccella, lei in queste ultime settimane ha partecipato ad alcuni convegni pubblici, ricordo quello a Roma della Società Italiana dei Ginecologi ed Ostetrici (SIGO) il 9 giugno scorso o, a Fiuggi, la prima Conferenza Nazionale della Professione Medica I medici per una buona sanità, promosso dalla Federazione Nazionale degli ordini dei medici, il 14 giugno scorso. In entrambi, il suo intervento è stato incentrato sul proverbiale "tagliando" da fare alla legge 194, espressione ricorrente dall'inizio di questa Legislatura, cosa intende?

Innanzitutto, è chiaro che l'aborto non può essere identificato con la legge 194. Non è la legge che lo ha inventato. Di certo, il nostro obiettivo ideale è portare l'aborto in prossimità dello zero, e per fare questo dobbiamo concentrarci sulle strategie di prevenzione.

Quindi "il tagliando" non sono della modifiche alla legge 194?

No, non è questo. Ma una rilettura della legge, una valutazione della sua efficacia ed il tentativo di ragionare per attuare quelle parti, come la prevenzione, su cui si è fatto poco.

L'Italia, rispetto ad altri Paesi europei come si colloca, in relazione all'interruzione volontaria di gravidanza?

Il caso italiano è un'anomalia. Vi è un alto tasso di delega ai maschi nella contraccezione, ma questi usano poco i profilattici, quindi possiamo dire che i metodi più utilizzati sono poco corretti. Eppure, in altri Paesi, penso alla Francia, in cui c'è tutto al meglio: l'informazione, la contraccezione, la comunicazione, l'aborto è ancora un problema ed alla fine in Italia si abortisce di meno.

Come mai?

Probabilmente una cultura italiana, di fondo meno permissiva, dove alcuni valori tengono di più, dove c'è più famiglia, ma la cosa andrebbe studiata ed approfondita meglio.

Cosa vuol dire fare prevenzione, quali strategie?

Innanzitutto dobbiamo parlare di più di maternità e sostenerla. In secondo luogo, è bene che nell'aborto intervengano tutti, almeno quelli motivati a prendersi cura delle donne in questa fase della loro scelta. Molti medici sono frenati dalla certificazione, che per gli obiettori è un problema etico. A questo punto andrebbero separati i percorsi, utilizzando anche il personale obiettore, prima e dopo l'aborto, senza obbligare nessuno, ma come proposta.. Alla donna andrà offerto tutto: il colloquio e la certificazione, dunque un'opzione in più. A Modena e a Forli, in particolare, questo protocollo sta già dando i suoi frutti. Gli aborti diminuiscono. Infatti, l'assessore della Sanità della Regione Emilia Romagna si è già impegnato a portare questo modello in tutta la regione, pur nel rispetto dei ruoli e della libertà di ciascuno. Questo coinvolgimento degli obiettori potrebbe essere una ricchezza ed aiutare a superare steccati ideologici.

Come si fa quando il servizio della IVG, il servizio sanitario pubblico, rischia di essere interrotto per mancanza di operatori, perché magari il numero degli obiettori di coscienza supera il 50 per cento (pensiamo ai dati del Ministero della Salute del 2007, che evidenziano percentuali dell'80 per cento in Basilicata o in Lombardia?). In questi casi, non si potrebbe valutare politicamente l'opportunità di attribuire facoltà ai direttori generali di trasferire gli obiettori ad altri servizi e magari di sostituirli?

Io non vedo una correlazione diretta tra il tasso degli obiettori e la funzionalità della legge. Basta dire che in Emilia Romagna ci sono più obiettori che in Lombardia. A volte l'obiezione degli infermieri o di altre figure è più disfunzionale di quello dei medici, per l'applicazione della legge. Tutto questo va affrontato con le Regioni e studiato con tutti i soggetti interessati. A questo punto, è importante elaborare delle linee guida sulla legge 194. Occorre una interpretazione più omogenea, nelle parti più labili del testo, che confermi il diritto all'obiezione di coscienza, ma anche l'applicazione della legge 194.

di Monica Soldano

Pagina pubblicata il 18 giugno 2008

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