Troppi insaccati aumentano il rischio di morte prematura
Il tipo di alimentazione ha un'influenza ormai riconosciuta sulla salute. Sono sempre più frequenti le ricerche che si occupano dei danni derivanti da un cattivo regime alimentare.
Ora al centro dell'attenzione c'è l'eccesso di consumo degli insaccati, mangiarne troppi aumenta le possibilità di morte prematura.
Lo studio è stato condotto dall'Università di Zurigo e i risultati, pubblicati su Bmc Medicine, appaiono preoccupanti.
In sintesi, le persone che hanno uno stile alimentare che contempla il consumo di troppi insaccati o di carne lavorata, hanno un rischio maggiore di decesso per malattie cardiovascolari o di tumori.
La ricerca ha coinvolto circa mezzo milione di europei di una decina di Paesi. Tra questi, secondo lo studio, i grandi consumatori di insaccati hanno un rischio maggiorato del 44% di morte prematura. Ovviamente il confronto è stato fatto con quelli che fanno un uso ridotto di questi alimenti.
I dati della ricerca riportano un rischio di morte maggiore del 72% dovuto a patologie cardiache e dell'11% in più dovuto ai tumori.
Lo studio riporta un rischio totale che per ogni 50 grammi di insaccati consumati in più aumenta del 18%.
I ricercatori hanno spiegato che nell'elaborare i dati dello studio sono stati esclusi altri fattori di rischio di morte prematura, come il consumo dell'alcol.
Sabine Rohrmann, uno dei coordinatori della ricerca, facendo un esempio ha spiegato che "una salciccia al giorno è troppo". Secondo lo scienziato con il limite di 20 grammi giornalieri "il 3% di tutte le morti premature potrebbe essere evitato".
Quello che secondo i ricercatori appare come un allarme, viene ridimensionato dall'Associazione industriali carni e salumi. I produttori precisano infatti che "il limite di 160 g di carni trasformate al giorno, sopra il quale i ricercatori avrebbero individuato un limitato rischio potenziale, è pari a più di 4 volte il consumo medio in Italia".
Secondo l'Assica, gli italiani non consumano quantità eccessive di carne lavorata. "Il limite di 160 grammi sarebbe infatti superato da un consumatore che mangiasse ogni singolo giorno della sua vita più di un etto e mezzo di salumi", spiegano i produttori.
Si parla quindi di "quantità non compatibili con le nostre abitudini alimentari", aggiunge l'Assica che riferisce i dati relativi al consumo quotidiano di carni trasformate: tra 1 12,5 e i 38 grammi.
La media italiana è di 30,7 grammi quotidiani, afferma l'associazione dei produttori citando i dati dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione.
In definitiva, e qui concordano anche i produttori di carni lavorate, il rischio maggiore è nello stile di vita non salutare. La dieta deve essere equilibrata e varia e, ogni tanto, una salciccia ci può anche stare.
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