La risonanza aiuta la diagnosi prenatale
"Per radiologi e ginecologi è un momento difficile, perché siamo al centro del mirino. Ma è nostro dovere andare avanti nel lavoro e cercare di anticipare i tempi di diagnosi pre-natale"
Parola di Lucia Manganaro, radiologa del policlinico Umberto I di Roma, a margine dell'incontro multidisciplinare 'Nuovi orizzonti nella diagnostica pre e post-natale' in corso fino a oggi all'università La Sapienza di Roma. Un invito, quello dell'esperta, rivolto ai clinici presenti in aula.
"Anticipare le diagnosi pre-natali - ha detto - è possibile attraverso un confronto con tutte le figure professionali". "La risonanza magnetica fetale è uno step diagnostico importante - ha proseguito la Manganaro - perché può riconoscere eventuali malformazioni nel feto". Prima della 18esima settimana però non si eseguono risonanze magnetiche, "ma per noi - ha ammesso la radiologa - anche anticipare di una settimana l'esame può essere utile".
Per abbreviare i tempi i radiologi sperano in una collaborazione sempre più stretta con le altre figure specialistiche, come i ginecologi. "Serve una correlazione clinica più forte tra diagnosi pre e post-natale" ha concluso l'esperta. E Alfredo Siani, presidente eletto della Società italiana di radiologia medica (Sirm), le fa eco.
"Lo scambio interdisciplinare è fondamentale - ha ribadito - perché oggi la fase pre-natale è affidata ai ginecologi, mentre quella post-natale è di pertinenza dei radiologi". E anche nel campo delle apparecchiature, in Italia, si stanno facendo passi in avanti.
"Oggi riusciamo a fare esami molto sofisticati in 3D e 4D - ha aggiunto Siani - e rispetto agli anni '90, quando iniziammo, c'è un abisso". E su eventuali differenze nelle attrezzature, tra Nord e Sud Italia, il presidente eletto della Sirm è certo: "non c'è alcun gap nelle apparecchiature - ha terminato - semmai nella cultura in materia, che dobbiamo rendere più omogenea".
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Pagina pubblicata il 15 febbraio 2008