Verso una medicina di genere
Si alza la soglia di attenzione sulla medicina di genere e prende il via il primo progetto nazionale per potenziare la ricerca, l'assistenza e la prevenzione al femminile. Ha ricevuto, dal ministero del Welfare, un finanziamento di 2,7 milioni di euro il progetto "La medicina di genere come obiettivo strategico per la sanità pubblica: l'appropriatezza della cura per la tutela della salute della donna", la prima iniziativa a livello nazionale che sposta l'attenzione sulla medicina di genere. Si tratta del primo progetto organico in questo settore che metterà insieme le eccellenze impegnate nella medicina del genere in Italia, che si occuperanno di settori specifici: si andranno a integrare le conoscenze biomediche sulle malattie metaboliche, sulla medicina del lavoro, sulle reazioni avverse ai farmaci, che sono più frequenti e gravi nella donna, con quelle sociali e economiche per arrivare a programmi di prevenzione e a linee guida di genere.Una prima proposta riguarda i foglietti illustrativi dei farmaci differenziati per indicare, nel modo più appropriato gli effetti, terapeutici o avversi, sulle donne e sugli uomini. E se finora le differenze di genere sono state trascurate, secondo Flavia Franconi della Società italiana farmacologia (SIF) e vice presidente della Società Salute medicina di genere, si avverte finalmente, un cambiamento di rotta: "Siamo sulla buona strada - dice l'esperta - lo dimostra l'impegno dell'Agenzia italiana del farmaco che ha proposto l'avvio di un working group sulle differenze di genere, grazie al quale - spiega ancora Franconi - sarà possibile chiarire meglio le reazioni avverse ai farmaci che sono diverse per uomini e donne. Magari il medicinale ha la stessa efficacia ma non la stessa sicurezza terapeutica". Si inserisce in questa prospettiva il documento approvato dal Comitato nazionale per la bioetica (CNB), "La sperimentazione farmacologica sulle donne" che rileva lo scarso arruolamento di donne nei trial clinici e la limitata elaborazione differenziata dei risultati. Il Comitato propone linee bioetiche per un'equa considerazione della donna nella sperimentazione, mostrando i pericoli di una farmacologia neutrale rispetto alle differenze sessuali.
Il CNB propone di "sensibilizzare le autorità sanitarie e incentivare le aziende farmaceutiche a sostenere la sperimentazione distinta per sesso, anche se poco redditizia, incentivando progetti di ricerca sull'argomento; promuovere la partecipazione ai trial clinici delle donne con un'adeguata informazione sull'importanza sociale della sperimentazione femminile; garantire una maggiore presenza delle donne come sperimentatori e come componenti dei Comitati etici". E ancora, "sollecitare una formazione sanitaria attenta alla dimensione femminile nell'ambito della sperimentazione farmacologica, oltre che della ricerca e della cura; incrementare una cooperazione internazionale, oltre che nazionale e locale, con attenzione alla condizione femminile in relazione alla sperimentazione clinica"
Pagina pubblicata il 16 dicembre 2008