ottobre 2009
Fazio, Italia più colpita da H1N1 in Europa "Dagli ultimi dati risulta che l'Italia, insieme alla Spagna, è il Paese con più casi di nuova influenza in Europa". Lo afferma il viceministro della Salute, Ferruccio Fazio, ieri a Roma nella sede del ministero."Nel nostro Paese - spiega - si registrano oggi 380 casi per 100 mila abitanti, esattamente come in Spagna. Mentre in Francia l'incidenza è di 216 casi per 100 mila e di 39 ogni 100 mila in Gran Bretagna". Si tratta, aggiunge, di "un aumento di casi previsto, che anzi pensavamo si verificasse già un mese fa.
Il sistema comunque sta reggendo bene", sottolinea. Regione che, vaccinazione che trovi Regione che vai, vaccinazione che trovi.
La strada da seguire per vaccinarsi contro la nuova influenza A non è, anzi è meglio dire non sarà - visto che l'organizzazione è ancora in corso - uguale per i cittadini. Varierà a seconda della Regione di residenza. Donne soddisfatte dalla cure in oncologia "Esprimo soddisfazione per i dati del sondaggio presentato oggi dall'associazione Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna) per valutare le realtà clinico-assistenziali nell'oncologia femminile in Italia", secondo cui il 92% delle pazienti valuta positivamente le cure ricevute nei centri specialistici dello Stivale: "pur sapendo che nel nostro Paese c'è ancora una differenza tra le diverse Regioni, stiamo ponendo grande attenzione all'innalzamento della qualità dei servizi in materia di diagnosi precoce e trattamento dei tumori femminili".
Lo afferma in una nota il sottosegretario alla Salute Francesca Martini. "Particolarmente efficaci - prosegue Martini - si sono dimostrate tutte le politiche in materia di screening legate alla diagnosi precoce del tumore al seno, attraverso l'esame senologico, e del tumore della cervice uterina, attraverso il Pap Test.
A tal fine ritengo particolarmente importante che in materia di screening ci sia un innalzamento dell'offerta per le donne del Centro-Sud del Paese", conclude. Giovani medici italiani a confronto Ben 23 mila medici in formazione specialistica, alcune migliaia di dottorandi e assegnisti di ricerca, 1.500 camici bianchi in formazione specifica di medicina generale: sono questi i numeri dei giovani medici italiani. Tra i camici bianchi che si avviano ogni anno all'esercizio della professione, si contano circa 8 mila specialisti, 500 formati in medicina generale. Camici bianchi che, denunciano gli stessi specializzandi, si aggiungono alla grossa fetta di precariato già accumulatasi negli anni.
E sarà proprio questo uno dei temi al centro della conferenza nazionale Sigm (Segretariato italiano giovani medici), che apre i battenti domani a Roma, nella Sala conferenze della Fondazione Enpam a partire dalle ore 15. 'Meno politica e più merito nella sanità del futuro' è lo slogan adottato dai giovani medici, il filo conduttore della conferenza che muoverà i passi a partire da domani.
I delegati delle sedi Sigm si incontreranno per affrontare, in presenza delle istituzioni, i principali temi di attualità per la categoria: concorso e diritto di accesso alle scuole di specializzazione; formazione medico specialistica; formazione e status del medico in formazione specifica di medicina generale; accesso dei giovani medici alla ricerca; semplificazione burocratica e normativa; accesso al mondo del lavoro e tutela previdenziale; criteri di selezione per l'accesso al ruolo di dirigente medico. 28 ottobre 2009 Lazio: Elio Guzzanti nuovo commissario Sarà l'ex ministro della Sanità Elio Guzzanti il nuovo commissario della sanità del Lazio. Lo ha detto il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, a margine delle celebrazioni a Roma per i 10 anni della legge sui trapianti.
"Abbiamo deciso poco fa - ha detto Sacconi - di nominare il professor Elio Guzzanti, una figura di straordinario e riconosciuto prestigio. E' una soluzione condivisa, frutto di colloqui anche con il presidente della Conferenza delle Regioni e la stessa Regione Lazio", ha spiegato Sacconi.
"Mi sembra la soluzione migliore - ha aggiunto - per traghettare la sanità laziale verso la prossima legislatura, nella quale con la pienezza del mandato potranno essere compiute anche scelte più consistenti. E nell'immediato potranno essere prese decisioni utili a sbloccare finanziamenti alla sanità regionale". Università : ecco il DDL Gelmini Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di riforma dell'università . Ne ha dato notizia il ministro dell'Istruzione, università e ricerca Maria Stella Gelmini, incontrando i giornalisti a Palazzo Chigi al termine della riunione dell'Esecutivo.
Si tratta di un provvedimento "corposo, organico", ha spiegato, che punta ad "affrontare in maniera seria e coraggiosa i problemi che esistono all'interno dell'università nell'ottica di ridare maggiore peso e autorevolezza a un'istituzione fondamentale per il nostro Paese, rendendola protagonista anche come risposta alla crisi.
Perché un sistema Paese che voglia guardare al futuro non può accontentarsi di un sistema universitario che in alcuni casi è buono, ma nel quale esistono problematiche che vanno risolte", ha detto.
"Dopo tanti anni - ha aggiunto - c'era la necessità di un ammodernamento della normativa nel suo complesso. Il provvedimento è approdato in Consiglio dei ministri dopo un periodo di concertazione riservato a tutto il sistema universitario". Ingegneri clinici, sì a direttori tecnici "Sì agli ingegneri in camice bianco". Piace all'Aiic (Associazione italiana ingegneri clinici) l'idea illustrata nei giorni scorsi dal viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, di istituire negli ospedali della Penisola la nuova figura del direttore tecnico. In una nota l'Aiic ricorda di portare avanti questa proposta da anni e con determinazione.
"L'introduzione negli ospedali di un direttore delle tecnologie - spiega - che possa garantire una gestione sicura, economica ed appropriata del patrimonio tecnologico durante l'intero ciclo di vita delle apparecchiature biomedicali, rappresenta una garanzia per la sicurezza dei pazienti, un importante impulso alla modernizzazione delle dotazioni diagnostiche e terapeutiche, nonché un'arma efficace per l'ottimizzazione delle risorse economiche del Servizio sanitario nazionale". Il direttore tecnico, infatti, "garantirebbe la gestione delle tecnologie sanitarie coordinando correttamente i rapporti con le industrie produttrici di dispositivi medici per la manutenzione e la valutazione dell'efficienza delle apparecchiature biomedicali", aggiunge l'associazione.
"Finalmente è stata colta l'importanza di istituire una direzione strategica per l'Health Technology Management - commenta il presidente dell'Aiic Pietro Derrico, responsabile del Servizio di ingegneria clinica dell'ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma - Tale riconoscimento evidenzia come alla gestione delle tecnologie venga data una importanza strategica, sia in funzione della miglior efficienza delle attività sanitarie che della modernizzazione ed innovazione del Ssn".
Derrico auspica quindi che "le Istituzioni centrali e regionali possano quanto prima sostenere il percorso di riconoscimento istituzionale dell'ingegnere clinico, figura professionale unica in sanità e che opera anche in Italia da oltre 30 anni. Tale nuova professione - conclude - non solo risulta ormai indispensabile in tema di sicurezza del paziente per il contenimento del rischio tecnologico, ma anche per contribuire alla qualità e all'appropriatezza delle cure".
Snami, riparlare presto della Convenzione "Temiamo che, con i fatti di cronaca di questi giorni, l'attenzione sulla riapertura delle trattative per il rinnovo degli Accordi collettivi nazionali (Acn) della medicina del territorio non sia all'ordine del giorno. Sarebbe invece una dimostrazione di buona volontà e di efficienza per parte pubblica almeno quella di calendarizzare gli incontri. Anche perché è notizia dei giorni scorsi l'accordo Governo-Regioni per il triennio 2010-2012, dove si prevede un aumento del Fondo sanitario nazionale di 8 miliardi di euro".
Parola di Mauro Martini, presidente del Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami), secondo cui "ci sono quindi le condizioni per iniziare ad impostare la discussione tra le parti". "Non vogliamo parlare per ora - sottolinea in una nota Martini - di percentuali di aumento, poiché in questo frangente non ci sembra opportuno, vorremmo solo un segnale di parte pubblica: la stesura dell'atto di indirizzo relativo al secondo biennio potrebbe essere la dimostrazione della disponibilità a trattare prima della tornata elettorale di marzo". Il numero uno dello Snami commenta infine quanto stabilito da Governo e Regioni in materia di Piano di rientro delle Regioni in deficit finanziario.
"Sul piano di rientro oltre il 5% - spiega Martini - vorremmo una maggiore responsabilizzazione degli amministratori, poiché a nostro parere il commissariamento della sanità regionale è una soluzione troppo salomonica in caso di buco di bilancio. Sappiamo invece - conclude - che i medici generalisti che spendono troppo sono poi obbligati a pagare in solido di tasca propria, dopo le verifiche delle Asl e i giudizi amministrativi". H1N1: Anaao, sospendere legge Brunetta Stop alla cosiddetta legge Brunetta nel passaggio in cui prevede una sforbiciata agli stipendi dei dipendenti pubblici a causa delle assenze per malattia A chiederlo è l'Anaao Assomed, Associazione dei medici dirigenti, che, alla luce dell'emergenza nuova influenza, ha scritto una lettera al responsabile della Funzione pubblica "con la richiesta di sospendere in via eccezionale, per alcuni mesi - si legge in un comunicato dell'Anaao - gli effetti della legge 133/2008 laddove sono previste per i dipendenti pubblici le decurtazioni del trattamento economico a causa delle assenze per malattia".
"La crescita della diffusione del virus A/H1N1 con caratteristiche di elevato contagio - scrive il sindacato - impone infatti l'adozione di tutte le misure che consentano ai pazienti di rispettare il decorso della malattia, assentandosi dal posto di lavoro per il periodo necessario, senza il timore delle conseguenze di questo provvedimento". 27 ottobre 2009 A Ilaria Capua il Grande Ippocrate 2009 Assegnata a Ilaria Capua, Capo del dipartimento di Virologia presso l'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, la seconda edizione del Premio Grande Ippocrate per il ricercatore dell'anno. Il premio, ideato dall'Unamsi (Unione nazionale medico scientifica d'informazione) in collaborazione con Novartis, nasce con l'obiettivo di segnalare un ricercatore medico "che abbia saputo coniugare la sua attività principale con quella del divulgatore, permettendo al grande pubblico di conoscere e approfondire temi complessi".
La Capua è la ricercatrice che nel 2006 caratterizzò, prima al mondo, il virus dell'aviaria (H5N1) in Africa e, contrariamente a quanto richiesto dall'Oms che voleva una sorta di "secretazione" per pochi addetti ai lavori, rese pubblica la sequenza. Successivamente, insieme all'americano Peter Bogner, creò il Gisaid, banca dati gestita da un consorzio che facilita la collaborazione tra ricercatori. "Ora l'Oms mi è grata perché è merito di Gisaid se la sequenza del virus della nuova influenza (A-H1N1) è stata decifrata in poche ore", afferma la ricercatrice premiata ieri a Venezia. (N.M.) Smi, parta la trattativa per rinnovare la convenzione Le trattative per il rinnovo delle convenzione di medicina del territorio sono al palo. Non c'è ancora nessuna convocazione per il confronto sugli accordi di medicina generale, di specialistica ambulatoriale e di pediatria per il prossimo biennio.
Lo denuncia il Sindacato medici italiani (Smi) che chiede, attraverso il segretario nazionale Salvo Calì, "trattative subito. La categoria è in forte sofferenza", spiega in una nota. "Ribadiamo - dice Calì - la nostra richiesta di apertura delle trattative, così come avvenuto con la dirigenza medica. E' incredibile che si continui con questo strabismo politico, per certe istituzioni esistono medici di serie A e altri di serie B.
Si continuano così a contraddire gli sbandierati proclami sul potenziamento del territorio: la Politica, Regioni e Governo centrale risparmiano proprio su questi servizi sanitari. Altro che H24! La categoria è sfiduciata e in forte sofferenza, come ripetiamo da mesi", continua. "Siamo stanchi di dibattiti sulle forme organizzative - conclude Calì - Si apra, intanto, la trattativa sulla parte economica e si riconosca a livello centrale tutto il 3,2% del II biennio, prevedendo, inoltre, l'integrazione dello 0,80% a livello regionale sugli obiettivi, come già stabilito per tutto il pubblico impiego e quindi per la dirigenza medica.
Solo successivamente, verificati gli stanziamenti previsti da Governo e Regioni, anche nel nuovo Patto per la salute approvato in questi giorni, riapriremo il confronto sugli aspetti normativi e organizzativi, anche alla luce dei recenti accordi che riscrivono le regole sulla contrattazione del pubblico impiego". I rischi influenzali degli spogliatoi sportivi "Come presidente dell'Associazione dei medici italiani del calcio ho scritto una lettera al viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, facendo presente quali sono i pericoli di una contagiosità grossa in uno spogliatoio e chiedendo un incontro".
Così all'Agenzia Grt Enrico Castellacci, presidente Lamica (Libera associazione medici italiani calcio) e medico della nazionale italiana, sui rischi di una possibile diffusione del virus H1N1 nel mondo del calcio, visti i recenti casi in Premier League e Ligue 1.
"Abbiamo fatto presente al viceministro quali sono le esigenze del mondo calcistico dal punto di vista medico, chiedendo - afferma Castellacci - che il ministero metta a disposizione delle società di calcio, come per scuole e ospedali, il vaccino che poi l'atleta può decidere di prendere o meno. Credo che questa disponibilità ci debba essere".
"Questa influenza non è pericolosa, ma altamente contagiosa, quindi se il virus entra nello spogliatoio - spiega il medico degli azzurri - è facile che vengano contagiati più giocatori. I medici delle società di calcio si sono rivolte a me per sapere come acquistare il vaccino, che non è possibile comprare senza mandato del ministero della Salute. Attendiamo una risposta", conclude Castellacci. Influenza A, vaccino monodose tra 10 e 60 anni In Italia una sola dose di vaccino pandemico basterà per immunizzare le persone tra i 10 i 60 anni contro l'H1N1. "L'Agenzia del farmaco italiana lo ha già detto e il concetto verrà ribadito dall'Unità di crisi, di cui fa parte anche il Consiglio superiore di sanità , che i dati mostrano come una dose di vaccino pandemico sia sufficiente.
L'Emea (Agenzia europea del farmaco) ha infatti raccomandato ancora le due dosi, pur sottolineando che i dati mostrano come una dose sia sufficiente per la maggioranza della popolazione, lasciando gli Stati membri liberi di regolarsi".
Lo ha precisato il viceministro alla Salute Ferruccio Fazio, intervenendo ieri all'Istituto Spallanzani di Roma al Global Forum on Mass Gatherings dell'Oms. "Quindi in Italia andremo avanti con una dose di vaccino pandemico che si è rivelata ampiamente accettabile", afferma Fazio. Fazio, su H1N1 stampa italiana responsabile Il comportamento dei media italiani sull'influenza A è stato finora responsabile. I giornalisti hanno capito che non è il caso di fare scoop sulla pelle dei cittadini A promuovere, in questo caso, il mondo della comunicazione sulla pandemia è Ferruccio Fazio, intervenuto ieri a Roma ad un convegno organizzato da Federsanità Anci dal titolo "Pandemia H1N1: aspetti organizzativi e di comunicazione sanitaria".
"A volte magari la comunicazione è stata insufficiente - sottolinea Fazio - ma questo è comprensibile perché si trattava di un'influenza nuova, ai più sconosciuta.
Paradossalmente però posso dire che la pandemia ha rafforzato i rapporti con i giornalisti. Forse - termina il viceministro - è stato riportato poco quello che accade all'estero, con notizie altalenanti". 26 ottobre 2009 SIGM, serve meno politica e più merito Meno politica e più merito nella sanità del futuro. àˆ questo il filo conduttore della Conferenza nazionale programmatica del Segretariato italiano giovani medici (Sigm), l'associazione italiana dei neo camici bianchi, in programma da venerdì a Roma, nella Sala conferenze della Fondazione Enpam. Sono 23.000 medici in formazione specialistica, 1.500 medici in formazione specifica di medicina generale, alcune migliaia di dottorandi e assegnisti di ricerca.
Di questi, si avviano ogni anno all'esercizio della professione circa 8.000 specialisti, 500 specialisti in medicina generale, che si aggiungono alla grossa fetta di precariato già accumulatasi negli anni. I delegati delle sedi Sigm si incontreranno per affrontare in presenza delle istituzioni le principali tematiche di attualità per la categoria: concorso e diritto di accesso alle scuole di specializzazione, formazione medico specialistica, formazione e status del medico in formazione specifica di medicina generale, accesso dei giovani camici bianchi alla ricerca, semplificazione burocratica e normativa, accesso al mondo del lavoro e tutela previdenziale, criteri di selezione per l'accesso al ruolo di dirigente medico.
"Il sogno dei soci del Sigm - dice Walter Mazzucco, presidente nazionale del segretariato - è affermare un modello di medico che abbia padronanza della propria professione in ogni condizione, oltre i confini geografici e culturali, aperto al confronto con le realtà assistenziali internazionali senza trascurare di contribuire al miglioramento del complicato contesto nel quale opera. L'impegno perché non vengano disperse le motivazioni iniziali che hanno indotto i giovani a intraprendere il lungo percorso formativo della medicina, salvaguardando l'attenzione alla cura della persona globalmente intesa, sintetizza lo spirito dell'associazione".
Sigm, inoltre, punta a creare "i presupposti per favorire il dialogo tra medicina universitaria, ospedaliera e territoriale, superando gli steccati posti in essere dalla ultraspecializzazione e dalla mancanza di una cultura di sistema e di rete che quotidianamente crea carenze, disservizi e spreco di risorse", concludono Martino Trapani, Marco Mafrici e Francesco Macrì, del Comitato organizzatore della sede Sigm di Roma. Fazio, fondazioni partecipino a gare pubbliche La collaborazione pubblico-privato in sanità "non va intesa solo come privato che può concorrere nel settore pubblico, ma anche un soggetto pubblico-privato può concorrere nel pubblico". Lo afferma il viceministro alla Salute Ferruccio Fazio, ieri all'Università ' degli studi di Milano-Bicocca a Monza, durante l'inaugurazione del Centro ciclotrone Pet.
Fazio si rivolge soprattutto agli ospedali pubblici della Lombardia: "Potrebbero creare delle Fondazioni - e' la proposta - per andare a fare gare per esempio in Sicilia, in Puglia o in Campania, o in altre regioni italiane dove c'e' bisogno di gestire in modo virtuoso tecnologie o strutture che la Lombardia ha già dimostrato di saper gestire bene", precisa il viceministro.
Anti-H1N1, un solo caso di effetto collaterale Il vaccino contro la nuova influenza A è sicuro, e lo dimostrano anche i primi dati sulla profilassi in Italia. "Mi risulta che sinora si sia verificato un solo caso di rush cutaneo, cioé di arrossamento della cute: una reazione allergica localizzata che si è risolta spontaneamente senza problemi".
Lo riferisce il viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, ieri mattina a Monza a margine dell'inaugurazione del centro Ciclotrone Pet , all'università di Milano-Bicocca.
La persona che ha sperimentato il lieve effetto collaterale sarebbe una donna, forse un'infermiera. Lusenti, nuova figura è al passo coi tempi "Bene, è una proposta che non conoscevo ma che approvo". Carlo Lusenti, segretario dell'Anaao Assomed, l'associazione dei medici dirigenti, commenta favorevolmente l'idea avanzata dal viceministro alla Salute Ferruccio Fazio e contenuta, rivela lo stesso Fazio, in un emendamento al disegno di legge sul governo clinico: istituire direttori tecnici negli ospedali italiani, che affianchino la direzione aziendale.
"E' vero - spiega Lusenti all'ADNKRONOS SALUTE - che le aziende ospedaliere si presentano sempre più come un concentrato di tecnologie avanzate. Tecnologie che è necessario acquistare a prezzi contenuti, ma della migliore qualità ". Ben venga, dunque, una nuova figura che si occupi di acquisti, gestione e manutenzione delle apparecchiature, "garantendone efficacia e sicurezza". Un'esigenza, a detta del segretario dell'Anaao, che molte aziende hanno già avvertito e soddisfatto, "soprattutto nelle Regioni più virtuose.
Molte realtà , infatti - spiega Lusenti - si sono autodotate di organizzazioni che coniugano ingegneria clinica e tecnologia biomedica. Se questo ruolo", ovvero quello del direttore tecnico, "diventa obbligatorio per legge, si riconosce dunque una necessità e noi non possiamo che essere favorevoli". Anche perché è una decisione, secondo Lusenti, al passo con i tempi. "La tecnologia - fa notare il segretario dell'associazione dei medici dirigenti - è un elemento imprescindibile per gli ospedali, sempre più importante e complesso alla luce di tecnologie che di giorno in giorno si fanno più avanzate. Garantirne la sicurezza è una priorità ".
Fazio, istituire direttori tecnici negli ospedali italiani Direttori tecnici negli ospedali italiani che affianchino la direzione aziendale come fa un macchinista con il comandante di una nave E' la proposta annunciata dal viceministro alla Salute Ferruccio Fazio, ieri a Monza inaugurando il Centro ciclotrone Pet all'università degli studi di Milano-Bicocca. "Abbiamo presentato in Parlamento un emendamento al disegno di legge sul governo clinico - spiega Fazio -
L'emendamento che verrà discusso propone di affiancare al direttore generale degli ospedali un direttore tecnico: una specie di macchinista, un direttore di macchina - precisa il viceministro - proprio come in una nave, che ha un comandante, ma anche un direttore di macchina".
Nel progetto del viceministro c'è quindi l'istituzione di una figura "che si occupi di acquisti, gestione e manutenzione delle apparecchiature. Perché sempre di più - conclude Fazio - serve una gestione coordinata, e non affidata solo alle industrie che vendono le apparecchiature stesse".
25 ottobre 2009 Promosse con riserva le merendine moderne Tortine e dolci confezionati non sono più da demonizzare. Guardate con sospetto per anni dai genitori più salutisti, "oggi le merendine moderne hanno cambiato volto: sono studiate dal punto di vista nutrizionale e la loro composizione è equilibrata. Non contengono più grassi idrogenati, ma sostanze in grado di nutrire in modo sano i bambino senza indurre all'obesità .
A patto di non esagerare". Parola di Pietro Antonio Migliaccio, nutrizionista, libero docente in Scienza e alimentazione e componente della Società Italiana di Scienza dell'Alimentazione (Sisa), che spiega come il segreto sia nell'uso "moderato e intelligente" di questi golosi fuori pasto. "Via libera alla merendina per lo spuntino di metà mattinata o di metà pomeriggio - spiega l'esperto - senza limitazioni circa la tipologia.
Questo perché oggi le merendine non sono studiate solo dagli chef, ma anche dai nutrizionisti. Miele, yogurt, cioccolato e creme? Nessuna differenza. Meglio però leggere sempre le etichette nutrizionali: perché - dice Migliaccio - se il dolcino contiene da 80 a 140 calorie per porzione è 'per tutti', se supera le 200 calorie sarebbe meglio riservarlo ai piccoli sottopeso. Nessun timore, invece, per conservanti e coloranti, che devono rispettare sempre limiti fissati dalle autorità che regolano il settore". Sindacati incontrano Sacconi e Fazio Incontro venerdì mattina a Roma tra i sindacati della dirigenza medica, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi e il viceministro della Salute Ferruccio Fazio. "Nel corso dell'incontro sono state richiamate le principali problematiche del Servizio sanitario nazionale e delle categorie, in particolare sono emerse le numerose motivazioni del profondo disagio che stanno vivendo i medici e tutta la dirigenza del Ssn". A riferirlo sono i sindacati in una nota congiunta.
"Il ministro Sacconi - si legge nella nota - si è dichiarato sensibile ai temi illustrati e ha proposto l'avvio di tavoli di confronto per affrontare le criticità emerse". Le organizzazioni sindacali, pur accogliendo l'invito del ministro e sollecitando l'urgenza dei temi proposti, confermano la conferenza stampa già indetta per martedì prossimo "per illustrare i gravi problemi del Ssn e della categoria e le iniziative che saranno adottate".
La nota è firmata da Anaao Assomed, Cimo-Asmd, Aaroi-Emac, Fp Cgil medici, Fvm, Fassid, Fesmed, Sds Snabi, Aupi, Sinafo, Fedir sanità , Sidirss. Nasce organi vigilante su regioni in rosso Una struttura ad hoc presso la Conferenza Stato-Regioni avrà il compito di controllare, monitorare e verificare le decisioni che riguarderanno le Regioni impegnate in piani di rientro per risanare i conti sanitari. E' quanto prevede l'accordo sul Patto della salute raggiunto venerdì tra Governo e Regioni a Palazzo Chigi.
La neostruttura lavorerà parallelamente ai tavoli tecnici di verifica istituiti al ministero dell'Economia. "Sforato il budget sanitario del 5% le Regioni si impegneranno in piani di rientro che verranno valutati innanzitutto dei tavoli tecnici " in via XX settembre. "Ma abbiamo deciso un cambio di marcia rispetto al precedente piano - ha spiegato il leader dei governatori, Vasco Errani - perché occorre delineare una valutazione dei piani che sia non solo legata all'assetto economico ma anche all'erogazione dei livelli essenziali di assistenza (Lea)", ovvero il pacchetto di prestazioni che il Ssn garantisce ai propri cittadini su tutto il territorio nazionale.
Questi due aspetti, dunque, "verranno valutati da una Commissione paritetica presso la Stato-Regioni, che ha una funzione tecnica sia dal punto di vista economico che da quello della qualità " dei servizi erogati.
Raggiunto accordo Governo-Regioni sul Patto In una riunione che si è svolta venerdì, la firma tra gli organi centrali e regionali ha messo fino allo stallo sulle trattative sul Patto della Salute Raggiunto l'accordo tra Governo e Regioni sul Patto della Salute. A quanto si apprende, l'intesa, siglata nel corso dell'incontro che si è svolto a Palazzo Chigi, prevedrebbe complessivamente un finanziamento della sanità per il 2010 di circa 106,2 mld di euro.
Il Governo aveva messo inizialmente sul piatto poco meno di 104 mld. Il testo messa a punto prevede anche l'abbassamento di due punti percentuali del limite entro il quale dovrà scattare il piano di rientro dal deficit. Questo infatti, dovrà intervenire quando verrà sforato del 5% il budget disponibile per la sanità .
"I dettagli verranno chiariti meglio nei prossimi giorni - afferma il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani - visto che oggi (venerdì ndr) abbiamo raggiunto un'intesa di massima". La precedente stesura del Patto prevedeva una soglia del 7 per cento. 22 ottobre 2009 La SICP vigila sull'applicazione della legge antidolore La Società Italiana di Cure Palliative (SICP) vigilerà sull'applicazione della legge 1771, che disciplina l'accesso alle cure palliative e alle terapie del dolore. La dichiarazione d'intenti è stata espressa nel corso della conferenza stampa di presentazione del 16° Congresso della Società Italiana Cure Palliative (SICP) che si terrà a Lecce, dal 27 al 30 ottobre.
"Il testo della legge" - precisa Francesca Crippa Floriani, presidente della federazione Cure palliative Onlus - istituisce una rete omogenea su tutto il territorio nazionale, costituita dall'insieme delle strutture ospedaliere, territoriali, assistenziali in connessione e continuità tra loro. Disciplina la formazione dei medici e l'aggiornamento del personale specializzato. Semplifica l'accesso ai farmaci antidolorifici oppiacei, per i quali non ci sarà più bisogno della prescrizione con ricettario ministeriale.
Prevede il finanziamento di 150 milioni di euro vincolandolo ad hoc". La SICP ha espresso soddisfazione per l'approvazione e i contenuti del provvedimento e si augura a breve l'approvazione al Senato: "La legge 1771 nasce dal lavoro di medici, infermieri, psicologi e società civile organizzata nelle associazioni - ha dichiarato Giovanni Zaninetta, presidente nazionale SICP - e i principi stabiliti dovranno essere applicati a livello nazionale in relazione all'autonomia delle Regioni. La società civile e le società scientifiche vigileranno affinché siano applicati al meglio in tutte le Regioni". (S.Z.) La certificazione degli ospedali "salvacuore" Quattro posti letto nelle Utic, turni completi nelle 24 ore per tutto il giorno, almeno due anni di esperienza in strutture cardiologiche per tutti gli operatori, emodinamisti con non meno di 300 procedure alle spalle e 150 interventi l'anno. Sono alcune delle caratteristiche necessarie agli ospedali che si vogliono fregiare del 'bollino salvacuore', contenute in un manuale anti-infarto presentato a Bologna, in occasione del XXX Congresso Nazionale della Società italiana di cardiologia invasiva (Gise).
Le linee guida per la gestione dell'infarto sono state discusse e approvate dalla Società italiana di cardiologia invasiva e la Federazione italiana di cardiologia, in collaborazione con il 118 e la Società italiana di medicina d'urgenza (Simeu) e gli esperti di Joint Commission, l'ente internazionale di certificazione della qualità in sanità che accredita strutture in tutto il mondo secondo criteri rigorosi e severi.
Le linee guida indicano, per la prima volta in modo chiaro e condiviso, tutte le caratteristiche che dovrebbero essere proprie dei centri che accolgono pazienti con infarto: dalla tipologia della struttura alla formazione di ciascun operatore, dai trattamenti farmacologici all'educazione e riabilitazione post-infarto da offrire, fino ad arrivare ai risultati clinici ottenibili in termini di vite salvate e di qualità della vita dei pazienti sopravvissuti.
Visita cardiologica per tutti gli sportivi L'appuntamento dal cardiologo, attualmente obbligatorio per coloro che praticano un'attività sportiva agonistica, dovrebbe essere esteso anche alle persone che fanno sport amatoriale. Lo chiedono a gran voce gli esperti della Società italiana di cardiologia (Sic), che ieri a Roma hanno presentato la campagna 'Battiti per il tuo cuore', un'iniziativa volta a sensibilizzare i più giovani sui rischi cardiovascolari. Questa misura - assicurano gli esperti - sarebbe fondamentale per prevenire eventuali casi di morte improvvisa giovanile, che oggi ha un'incidenza negli under 35 di un caso ogni centomila l'anno. "La campagna - spiega Paolo Marino, presidente Sic - vuole mettere i giovani al centro del progetto, sono loro i protagonisti del loro futuro". Non solo cinema, però. Lo spot sarà diffuso anche allo stadio Olimpico di Roma l'8 novembre, in occasione della partita Lazio-Milan. E ulteriori informazioni saranno pubblicate su un sito ad hoc. "Cinema, stadio e internet - sottolinea Francesco Fedele, past president Sic - sono tre mondi che appartengono ai ragazzi. E' giusto informarli in questi ambienti affinché il messaggio sia chiaro".
"Nello sport - sostiene Gaetano Thiene, consigliere Sic e componente del Comitato scientifico della Fondazione - esiste un rischio di morte improvvisa tre volte superiore rispetto a quello dei giovani sedentari. Si tratta di arresti cardiaci da fibrillazione ventricolare". Non è chiaramente lo sforzo fisico che mette a repentaglio la vita dei giovani, "ma il fatto che il cuore - spiega l'esperto - sottoposto ad un aumento di prestazione cede improvvisamente per colpa di una malattia 'silenziosa'. Consiglio quindi a tutti, anche a coloro che non praticano sport a livello agonistico, una visita cardiologica con elettrocardiogramma a riposo e da sforzo". In Italia un giovane su 10 fa sport agonistico, "ma per gli altri 9 non c'è difesa - prosegue Thiene - perché sono molti quelli che fanno attività fisica per hobby, a livello amatoriale o nelle scuole". Nel 1980, per legge, fu inserita la visita cardiologica per lo sport agonistico. Da quella data a oggi c'è stato un calo del 90% dei casi di morte improvvisa. "Sono dati che tutto il mondo ci invidia - conclude Thiene - non vedo perché questa misura non debba essere estesa anche alle attività sportive non agonistiche".
Durante la conferenza stampa è stato proiettato un decalogo ideato da Thiene e che può essere utile distribuito ai cittadini per far comprendere come vivere al meglio l'esperienza sportiva. Gli interessati possono scaricarlo in formato PDF cliccando QUI Assimefac, taglio non porta sempre a risparmio In sanità "tagliare non sempre equivale a risparmiare". Lo sottolinea con forza la società scientifica Assimefac, società interdisciplinare, attiva nel campo della formazione e della ricerca, all'apertura del II congresso nazionale in corso fino a sabato a Roma. In quest'occasione la società scientifica ha invitato le istituzioni "ad aprire un confronto serio con i medici per pianificare una politica sanitaria moderna basata sull'efficienza e sull'innovazione".
Le parole d'ordine, secondo la Società scientifica, sono integrazione e interazione tra tutte le figure che operano nel nostro Ssn. "L'Italia è un Paese con sempre più persone anziane, con sempre più patologie croniche e invalidanti - ha spiegato Vera Sambataro, presidente dell'Assimefac - quando la domanda di salute cambia o si adeguano i servizi, sfruttando le professionalità che operano nel nostro Ssn, o si rischia di impoverire complessivamente l'organizzazione della nostra sanità . Bisogna puntare sulle professionalità mediche che con funzioni differenti insistono sul territorio e gestiscono i percorsi di salute della popolazione". In quest'ottica serve puntare sull'interazione e l'innovazione.
"Fondamentale in quest'ottica il ruolo dell'Università . Una formazione pre e post-laurea, che orienti le nuove generazioni in questa direzione è certamente il primo passo verso questa nuova concezione della medicina moderna", ha detto Sambataro sottolineando che elemento distintivo dell'Assimefac è quello di rivolgersi ai medici e agli altri operatori del Ssn pubblico e privato che, a vario titolo, siano interessati allo sviluppo della cultura della salute, mirando a superare gli 'specialismi' e costruire ponti tra le differenti figure mediche che operano nella sanità italiana.
"Lo scopo - ha concluso Sambataro - è proprio quello di mettere in rete tutte le professionalità socio-sanitarie, promuovendo attività formative e di ricerca che coniughino le specificità di ciascuna, nella logica prioritaria dell'integrazione tra di esse. Questa, almeno è la sfida che ci proponiamo di vincere anche in questo II congresso nazionale". Dolore e rischi depressione, parte campagna europea La depressione è il più comune problema di salute mentale così come il dolore è il più comune motivo di consultazione medica. La depressione può amplificare il dolore e il dolore protratto deprime il paziente: un vero circolo vizioso. Ed è proprio a questo problematico 'tandem' che l'EFIC, European Federation of IASP Chapters, lancia una campagna di sensibilizzazione. In Italia l'iniziativa - legata alla settimana europea contro il dolore che si è conclusa lunedì - è sostenuta dall'Associazione italiana per lo studio del dolore (Aisd) e dalla Fondazione Paolo Procacci.
Secondo i dati europei chi soffre di dolore cronico lamenta un peggioramento notevole nella qualità della vita. Il 30% dei malati ha più difficoltà nel condurre una vita autonoma, il 27% non riesce a mantenere le proprie relazioni familiari e sociali, il 19% non è più in grado di svolgere attività sessuale. Il 50% si sente sempre stanco, il 43% dichiara che il dolore li 'paralizza' e li fa sentire indifesi, il 44% ha difficoltà a pensare e concentrarsi, il 16%, in alcuni giorni di particolare sofferenza, ammette di aver desiderato la morte. Chi soffre di dolore cronico rischia tre volte di più di ammalarsi di depressione, chi soffre di depressione si ammala tre volte più spesso di dolore cronico. I pazienti che soffrono di dolore e depressione ricorrono con più frequenza alle cure mediche, anche se la patologia non è grave.
Ma non è detto che ricevano una cura migliore. Secondo alcune stime, più del 50% dei pazienti depressi che consulta il proprio medico di famiglia lamenta solo sintomi fisici, fra i quali il dolore è il più frequente. Secondo i promotori della campagna "una più ampia diffusione della consapevolezza e delle conoscenze sui complessi rapporti fra depressione e dolore è il presupposto fondamentale per un miglior inquadramento dei pazienti ed una gestione terapeutica sempre più efficace". La campagna EFIC ha lo scopo di promuovere informazione fra sanitari, responsabili governativi e popolazione in generale sugli aspetti di questa importante comorbidità . Martini, istituire geriatra di famiglia Dobbiamo investire anche a livello universitario su specialisti in geriatria e lancio l'idea della possibilità di sviluppare specifiche convenzioni per la medicina territoriale con geriatri che possano occuparsi in maniera competente di un preciso segmento di popolazione. D'altronde, esiste già il pediatra di famiglia, facciamo anche il geriatra di famiglia Lo ha proposto il sottosegretario alla Salute Francesca Martini, partecipando oggi a Roma al convegno 'Terza età ' organizzato da Somedia e promosso da Salute-la Repubblica. Secondo Martini, "c'è una popolazione anziana che presenta complessità per la presenza di patologie croniche, che spesso si manifestano anche contemporaneamente. In questo senso lo spostamento dall'ospedale al territorio, con la possibilità di una presa in carico territoriale e domiciliare del paziente, diventa il modo per mantenere un Servizio sanitario nazionale (Ssn) che guardi alla persona. Ci sono situazioni di resistenza a questa modalità di spostamento di risorse, di personale, di servizi. La centralità dell'ospedale, che è stata negli anni '70 la filosofia su cui si è sviluppato il Ssn, ora viene meno rispetto alla centralità fortissima del territorio. La sfida della longevità ci pone questa come strada necessaria, con molto terreno da recuperare", ha sottolineato.
La proposta è stata rispedita da Mauro Martini, presidente del Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami), che ricorda come gli assistiti del medico di medicina generale siano "almeno per il 20% ultra75enni, con un accesso medio in studio molto maggiore rispetto alle categorie d'età inferiore: il medico di famiglia è quindi di fatto un medico dell'anziano". Lo Snami avanza invece una controproposta: "forniamo invece ai medici di famiglia ulteriori specifiche competenze sulla popolazione anziana".
"Non sentiamo il bisogno - prosegue - di un nuovo 'dottore' per l'anziano: i medici di famiglia già seguono gli 'over 65' tra i loro assistiti e si tratta di pazienti che accedono massicciamente agli studi della medicina generale per i problemi quotidiani. Il geriatra è uno specialista e come tale ha un suo preciso posizionamento di consulente in situazioni difficili, come nei casi di gestione dell'anziano con pluripatologie. Forniamo invece ai medici di famiglia attuali ulteriori specifiche competenze nei confronti della popolazione anziana, soprattutto, per citarne alcune, sulla prevenzione del rischio cerebrovascolare o delle fratture oppure sull'ottimizzazione dell'uso dei farmaci, la depressione e quant'altro". Secondo Mauro Martini, "spezzettare la medicina di famiglia porterebbe a una parcellizzazione delle figure sanitarie. Si vorrebbe per caso istituire anche il cardiologo di famiglia, il diabetologo di famiglia o l'ortopedico di famiglia per l'iperteso, il diabetico non complicato, l'artrosico, tutti malati gestiti in prima persona dalla medicina generale?", si chiede in conclusione il presidente Snami. 21 ottobre 2009 Martini, contro sordità attenzione anche a discoteche Serve più attenzione ai giovani per combattere la sordità , attraverso una valutazione degli effetti, nel tempo, dell'esposizione alla musica a tutto volume nelle discoteche. Ma anche attraverso maggiori controlli sull'udito a scuola. Ne è convinta il sottosegretario alla Salute Francesca Martini, intervenuta alla presentazione della Giornata Airs per la lotta alla sordità , in calendario il 29 ottobre, ieri a Roma al Palazzo dell'Informazione Adnkronos.
"Mi sembra importante - ha detto Martini - valutare i fattori di rischio per l'udito legati all'esposizione dei giovani ai decibel 'sparati' al massimo nelle discoteche o alla musica ascoltata a volume elevato. Una sollecitazione che in qualche modo provoca uno stress forte sulle strutture molto delicate dell'orecchio. Per la prevenzione bisogna certamente lavorare sulla diagnosi precoce neonatale, ma è fondamentale anche continuare con l'attività , che già si faceva quando io ero piccola, di valutazione del bambino a scuola".
E per potenziare questi controlli fra i banchi, spiega Martini, è necessario "un impegno delle Regioni che devono stabilire, a mio avviso, programmi di verifica, controllo e valutazione dei bambini. Programmi molto semplici, ma che poi ci possono aiutare a evidenziare in fase precoce alcune situazioni di rischio". Il sottosegretario, infine, ha invitato a non dimenticare gli anziani, "visto anche che l'aumento della vita media porta a patologie legate all'udito. Se vogliamo parlare di allungamento della vita in salute e mantenimento dell'autonomia, dobbiamo senz'altro considerare anche questi aspetti". Le farmacie hanno la fiducia di molti italiani Il 64% degli italiani conferma la propria fiducia nella farmacia e nel farmacista come professionista della salute. Il 64% degli abitanti del nostro Paese non avrebbe infatti nessuna difficoltà a rivolgersi a questi presidi sanitari per i nuovi servizi previsti dal decreto approvato nei giorni scorsi, che fissa i nuovi ruoli che la farmacia potrà avere nel futuro: al suo interno si potranno prenotare visite specialistiche, ritirare i referti e ottenere assistenza domiciliare. A rilevare il gradimento è un'indagine condotta dalla scuola di direzione aziendale dell'università Bocconi, promossa dalla Fondazione Francesco Cannavò e dalla Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani, presentata ieri a Roma.
Lo studio ha affrontato tutti gli aspetti di questa innovazione, intervistando sia i cittadini che gli opinion leader. Dall'analisi sulle attese dei cittadini è emerso che il 70% del campione non saprebbe quali servizi chiedere in più alla propria farmacia: si vede ancora l'ospedale come il principale erogatore di assistenza. Ma il 21% degli intervistati, ovvero un cittadino su 5, ha proposto spontaneamente servizi analoghi a quelli che la nuova norma prevede. Il 9% ha pensato invece a servizi diversi, coma la vaccinazione, la possibilità di consultare un medico o la somministrazione di farmaci per iniezione. In ogni caso, l'indagine conferma la fiducia degli italiani nella farmacia: dopo l'illustrazione dei servizi previsti dalla legge 69/2009, il campione risponde a larga maggioranza che non avrebbe alcuna difficoltà a rivolgersi alla farmacia; solo il 21% non utilizzerebbe alcuni servizi previsti dalla norma e l'8% non userebbe i servizi di tipo più specialistico. La media di chi si dichiara ampiamente disponibile all'utilizzo dei nuovi servizi offerti dalle farmacie è molto alta, anche se variabile a seconda della tipologia: si va dal minimo riscontrato per la consulenza ortopedica al massimo per le prenotazioni (Cup) e ritiro referti. I cittadini manifestano inoltre una diffusa disponibilità ad accedere ai servizi descritti anche al di fuori della copertura del Servizio sanitario nazionale: "in Abruzzo - ha detto Erika Mallarini, principale autrice dell'indagine - addirittura l'80% dei cittadini è pronto a mettere mano al portafoglio per ottenere questi servizi. Anche in Trentino Alto Adige la percentuale è molto alta. Si tratta infatti di Regioni che al loro interno hanno aree che vengono scarsamente servite dalle strutture sanitarie e in cui gli abitanti hanno un reale bisogno di punti di riferimento".
"Questa legge non è un trofeo da esibire - ha sottolineato Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti - ma è una sfida da raccogliere. Da oggi inizia un lavoro serio verso la riforma della farmacia, che ha però bisogno di nuovi interventi legislativi, data anche la grande fiducia che gli italiani confermano di avere nei nostri presidii". Sanità privata, nasce la FISOPA Riconoscere la professionalità dei medici che lavorano nelle strutture private accreditate, quasi 12 mila camici bianchi. E' uno degli obiettivi della Federazione italiana delle società scientifiche dell'ospedalità privata accreditata (Fisopa), fondata ufficialmente a maggio e presentata ieri al Senato.
La Federazione vuole unire le società scientifiche che rappresentano le diverse specialità cliniche con l'obiettivo di promuovere iniziative volte al riconoscimento della professionalità dei medici che lavorano nelle strutture private accreditate, avviare progetti di ricerca scientifica polispecialistica e ottimizzare le prestazioni per offrire un elevato livello assistenziale e terapeutico al cittadino.
Il presidente della Federazione è Massimiliano Iannuzzi Mungo. I clinici e i chirurghi dell'ospedalità privata accreditata sono ormai 11.726 - spiegano dalla Federazione - e rappresentano più del 10% di tutti i medici ospedalieri italiani. Svolgono inoltre il 20% dell'attività clinico-terapeutica nazionale, con elevata qualità assistenziale e grande soddisfazione per le cure prestate. Eppure, chi lavora nelle strutture private accreditate è penalizzato dal riconoscimento giuridico ai fini concorsuali e dell'anzianità di servizio, con solo il 25% degli anni di lavoro effettivamente svolti. "Contro questa ingiusta e anacronistica normativa - fa sapere Fisopa - ci adopereremo affinchè vengano modificate le leggi vigenti e si arrivi a una equiparazione delle carriere tra pubblico e privato accreditato". Alla federazione hanno aderito già dieci società scientifiche che associano oltre 5.000 medici della sanità privata accreditata.
H1N1, a rilento la vaccinazione dei medici Inizia con il 'freno a mano tirato' la campagna di vaccinazione dei medici e degli operatori della sanità contro l'influenza A Sebbene la prima partita di dosi del vaccino contro il virus H1N1 sia arrivata in tutte le Regioni, solo in nove è effettivamente partita la campagna di vaccinazione: Lombardia, Valle d'Aosta, Piemonte, Emilia Romagna, Molise, Puglia, Toscana, Campania e Calabria. Nelle Marche e in Sicilia si comincia oggi (ieri ndr).
In tutte le altre si aspetta, per diversi motivi. C'è chi attende un maggior numero di dosi (Abruzzo, Basilicata, Umbria), e chi invece, per scelta, ha deciso di non accavallare la vaccinazione pandemica con quella contro l'influenza stagionale (Provincia autonoma di Trento, Sardegna, Basilicata, Provincia autonoma di Bolzano).
E' quanto è emerso da un'indagine che ha interpellato i vari assessorati alla Sanità e gli uffici regionali che si occupano della campagna vaccinale.
Per conoscere il dettaglio delle Regioni clicca QUI (PDF) CRI, possibile slittamento consegna del vaccino Possibile slittamento della consegna della seconda partita di vaccini contro l'influenza A destinati alle Regioni. "L'arrivo della seconda tranche, inizialmente programmato per venerdì, potrebbe slittare di un paio di giorni. Al massimo lunedì".
A riferirlo è il responsabile sanitario della Croce rossa italiana (Cri), Ulderico Angeloni, che su delega del ministero della Salute sta gestendo la distribuzione delle dosi di vaccino dai magazzini delle aziende produttrici ai Centri di stoccaggio regionali. "Al momento - spiega Angeloni - stabilire con esattezza il giorno preciso della seconda consegna non è possibile. Siamo in attesa di ordini in tal senso da parte del ministero.
Credo comunque che entro lunedì saremo in grado di partire per la seconda consegna". Riguardo alle polemiche avanzate da qualche assessorato regionale alla Sanità , che si aspettava nella prima partita inviata la scorsa settimana la consegna del vaccino in flaconi multidose, il responsabile sanitario della Cri taglia corto. "Lo ritengo un problema irrilevante, che non si pone. Il siero è lo stesso, l'importante è averlo a disposizione", conclude. Una nuova era oltre il Pap test Oggi le donne hanno a disposizione una nuova arma di prevenzione per il tumore del collo dell'utero. Si tratta del test HPV-DNA, di cui si è parlato in occasione della presentazione del volume Elsevier "Test HPV e prevenzione del carcinoma della cervice uterina. Dalle evidenze alla clinica".
Ma come funziona? Come il Pap test, anche il test HPV si esegue con un semplice prelievo di cellule dal collo dell'utero, il campione viene quindi conservato in un liquido e analizzato con la tecnologia molecolare HC2, che si basa sull'amplificazione del segnale per il rilevamento del DNA e permette di individuare fino a 13 tipi di HPV responsabili del 93% dei casi di precancerosi. Il test si caratterizza per un'elevata sensibilità clinica, confermata dal recente studio italiano condotto dal gruppo NTCC (New Technologies for Cervical Cancer Screening Working Group), secondo il quale il test aumenta del 50% rispetto al Pap test la sensibilità nell'individuare lesioni cellulari di alto grado.
Il test, peraltro, precisano gli esperti intervenuti Mario Sideri dello Ieo di Milano, Massimo Origoni del San Raffaele di Milano e Annarosa Del Mistro dell'Istituto Oncologico Veneto, non si pone in alternativa al Pap test che mantiene un importante ruolo di selezione delle donne da inviare a esami più approfonditi, data la sua maggiore specificità . Ora è partito un progetto pilota, coordinato dall'Istituto Oncologico Veneto "per valutare sul campo la fattibilità dell'utilizzo del test HPV come screening primario" conclude la Del Mistro. Al nuovo test sarà destinato un workshop nel corso del 50° Congresso Nazionale della SIGO. (M.M.)
20 ottobre 2009 Cgil, obiezione coscienza non limiti scelta donna E' "forte il rischio di una grave limitazione della utilizzazione clinica della pillola abortiva Ru486 a causa dell'obiezione di coscienza, arrivata a oltre il 70% tra i ginecologi. E chi non obietta rischia di essere emarginato e penalizzato nella carriera".
Lo sottolinea Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil medici, all'indomani del via libera definitivo del Cda dell'Agenzia italiana del farmaco alla pillola abortiva, mentre da più parti si levano appelli all'obiezione di coscienza dei medici.
"Chiediamo alle Regioni - spiega - di attenersi rigorosamente alle legge 194 anche per quanto concerne l'articolo 9, con l'obbligo per tutti gli ospedali di assicurare l'effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza, anche attraverso la mobilità del personale.
Ci permettiamo comunque di ricordare - prosegue Cozza - che l'obiezione di coscienza non esonera dall'assistenza antecedente e conseguente all'intervento, e auspichiamo che la guida delle strutture pubbliche interessate, dai consultori alle unità ospedaliere, sia affidata a chi non obietta". Sacconi soddisfatto per decisione Aifa su Ru486 "Sono soddisfatto dalla decisione di ieri. Ho sempre detto che il percorso abortivo deve svolgersi tra le mura ospedaliere", perché "si tratta di un percorso che presenta molti rischi per la salute della donna".
Ad affermarlo, intervenendo alla trasmissione televisiva 'Mattino 5', è il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, in merito al via libera definitivo dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sulla pillola abortiva Ru486.
La decisione, rileva Sacconi, "è stata quella di fare rispettare la legge 194".
Fazio annuncia registro fratture da osteoporosi E' pronto a partire il 'Registro nazionale per le fratture da fragilità ', dovute all'osteoporosi. Uno strumento per realizzare una sorta di banca dati in grado di monitorare il problema, valutare i risultati delle cure in termini di salute e di costi. Ad annunciare la sperimentazione, che sarà a breve avviata in sei Regioni, il viceministro alla Salute Ferruccio Fazio, intervenuto ieri alla presentazione della giornata mondiale dell'osteoporosi, celebrata in tutto il mondo e che quest'anno ha come slogan 'operativo': "Identificare le persone ad alto rischio".
Il Registro, spiega Fazio, nasce con l'obiettivo di avere un quadro chiaro del fenomeno delle fratture delle ossa rese fragili dalla malattia, particolarmente importante nel nostro Paese dove la popolazione invecchia. Ma servirà anche a valutare i risultati ottenuti in termini di salute e, "avere dati sulla spesa - continua Fazio - che le fratture e la diagnostica comportano per il servizio sanitario. Dobbiamo tenere conto, infatti, che per la farmaceutica c'è stato un incremento dei costi di 10 volte negli ultimi sette anni". Fazio ha spiegato che non sono ancora ufficiali i nomi delle Regioni che avvieranno la sperimentazione: "ci sarà una riunione la prossima settimana sul tema. Si tratta comunque di Regioni distribuite sul territorio nazionali e anche grandi". Il viceministro ha precisato, inoltre, che oggi i registri delle malattie hanno un valore differente rispetto al passato quando erano utilizzati soprattutto per le valutazioni epidemiologiche.
"L'osteoporosi è un problema importate in Italia, perché abbiamo una popolazione longeva che fa acuire questi problemi. A questo - dice - si aggiunge la difficoltà di avere un quadro preciso delle fratture. Quelle del femore, per esempio, sono rilevabili dalla scheda di dimissioni ospedaliere (Sdo) perché i pazienti vengono ricoverati, mentre le fratture vertebrali, in genere trattate al pronto soccorso, sono sottostimate anche se ce ne sono 10 volte di più. L'ipotesi da discutere con le Regioni, quindi, oltre al Registro, è anche quella di includere la diagnosi di frattura di fragilità nelle schede di dimissione ospedaliere e di Pronto Soccorso e la diagnosi secondaria di osteoporosi".
Fimmg, vaccinarsi è scelta responsabile "Invito tutti i medici di medicina generale a vaccinarsi contro l'influenza H1N1. E' una scelta responsabile, un atto di buona pratica clinica per contribuire ad arginare la diffusione del virus ed essere pronti a curare i propri pazienti soprattutto durante gli eventuali picchi della pandemia". A lanciare l'appello è Giacomo Milillo, segretario nazionale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale).
Nei giorni scorsi il sindacato ha diffuso i risultati di un sondaggio, secondo cui il 60% dei 'camici bianchi' di famiglia non avrebbe intenzione di aderire alla profilassi contro la nuova influenza A. "Non condivido gli scetticismi in merito alla sicurezza del vaccino - prosegue Milillo in una nota - Come più volte assicurato dagli organismi competenti, anche se elaborato in tempi record, è costruito in maniera analoga ai vaccini stagionali antinfluenzali adiuvati con MF59", sottolinea.
"Il vaccino ha tutte le caratteristiche di sicurezza previste dalla normativa europea, infatti ha seguito una procedura autorizzativa centralizzata presso l'agenzia europea Emea - ricorda Milillo - Inoltre l'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) ha potenziato il sistema di farmacovigilanza e i risultati del monitoraggio verranno messi a disposizione sul sito web dell'agenzia".
Richieste risarcimento per 8 chirurghi su 10 'Incubo tribunale' per i 6 mila chirurghi italiani impegnati in sala operatoria ogni giorno, per un totale di 4,5 milioni di operazioni l'anno. Nel 2008 le richieste di risarcimento nel nostro Paese sono state 30 mila, e 12 mila i processi penali "L'80% dei professionisti del bisturi nel corso della propria carriera incappa in almeno una richiesta di risarcimento. Accuse di malpractice - spiega Enrico De Antoni, presidente della Società italiana di chirurgia (Sic), presentando a Roma i temi del Congresso nazionale Sic al via il 25 ottobre a Rimini - che nell'80% dei casi si risolvono con un'assoluzione, dopo un iter processuale che dura anche 7-8 anni".
Così, proprio "il timore di possibili conseguenze penali ha creato in questi anni la premessa della medicina difensiva: l'80% dei chirurghi prescrive esami inutili, e il 20% evita di operare se l'intervento è troppo a rischio di contenzioso". Con costi pesanti per la sanità . "Si calcola che gli esami e le visite inutili della medicina difensiva costino 2-3 miliardi l'anno", aggiunge Rocco Bellantone, segretario generale Sic. Ad alimentare questo meccanismo perverso è, secondo il presidente del Congresso, Gianfranco Francioni, "una cattiva comunicazione tra il medico e i pazienti, specie nei casi più difficili e negli interventi più rischiosi".
Così è nata una sorta di "industria del risarcimento, che ad esempio a Roma vede pagine di pubblicità sui quotidiani locali per pubblicizzare il contenzioso medico legale", aggiunge Bellantone. "Non chiediamo la depenalizzazione degli errori medici - precisa il segretario generale della Sic - ma una giurisprudenza che disciplini gli atti medici".
Occorre "costituire un sistema che faciliti la segnalazione degli errori - segnala De Antoni - e favorisca la possibilità di apprendere dai fallimenti. Ma anche norme specifiche per il settore medico-chirurgico, ancora oggi assenti. Basti pensare che il settore è regolato dal Codice Rocco del 1930, le proposte di legge sul rischio clinico e la responsabilità civile e penale sono invece ancora ferme". 19 ottobre 2009 Under 35 un ematologo italiano su 4 Professione: ematologo. Segni particolari: giovane. La cura delle malattie e dei tumori del sangue piace alle nuove leve della medicina italiana. Su 1.500 specialisti italiani, riuniti in questi giorni alla Fiera di Milano per il 42esimo Congresso nazionale della Sie (Società italiana di ematologia), ben 400 (più di uno su 4) non hanno ancora compiuto 35 anni.
A sottolineare "la grande vitalità " della società che dirige è il presidente Sie, Sergio Amadori. Parlando ai colleghi, alla presenza del viceministro alla Salute Ferruccio Fazio, l'esperto evidenzia "la grande percentuale di giovani presenti in sala". Più del 26% sul totale, "entusiasti" della loro professione nonostante "le difficoltà economiche" con cui deve fare i conti "una specialità ad alto costo" come l'ematologia. Un settore in cui "ricerca e innovazione tecnologica" sono le parole d'ordine. La prima branca della medicina a sperimentare, ormai una decina di anni fa, la rivoluzione dei farmaci 'intelligenti'.
Le cosiddette cure al bersaglio, che promettono di colpire solo le cellule malate, risparmiando quelle sane. Ma nella Penisola "l'ematologia è anche una delle discipline mediche che meno soffrono l'emergenza cervelli in fuga", aggiunge Amadori. Forse perché, precisa, "i nostri cervelli hanno capito che i centri di eccellenza in questo settore si trovano nel nostro Paese.
E per un giovane ematologo non è facile trovare all'estero la stessa qualità offerta in Italia". Proprio per incoraggiare le nuove leve, la Sie assegnerà durante il summit milanese un premio di 6 mila euro all'ematologo under 35 primo firmatario del miglior studio di settore. 2010, un quadrivalente per le due influenze Nel 2010 "è verosimile che il virus pandemico H1N1 faccia parte del vaccino contro l'influenza stagionale". In questo modo la profilasssi contro l'influenza tradizionale e quella A/H1N1 sarà possibile con un unico prodotto, "tetravalente invece che trivalente".
A riferire l'ipotesi è il viceministro alla Salute Ferrucio Fazio, ieri a Milano a margine del congresso della Società italiana di Ematologia (Sie). Secondo Fazio, "è possibile che il virus H1N1 circoli ancora nei prossimi anni nel mondo. E questo - precisa - è uno dei motivi per cui si dovrebbe somministrare il vaccino anche nei Paesi in via di sviluppo". Ma in Italia, ribadisce Fazio, "secondo le nostre statistiche il virus H1N1 potrebbe essere eradicato. Come già è avvenuto in Australia, dove è quasi sparito".
La speranza del viceministro, quindi, è quella di debellare l'infezione pandemica entro l'estate. "Se noi stronchiamo il virus per la primavera, poi saremo a posto - assicura - Il prossimo ottobre lo potremo mettere nel vaccino influenzale", in modo appunto da avere un unico prodotto 'scudo'. Bene immunizzare i medici I medici di famiglia e gli ospedalieri "farebbero bene a vaccinarsi contro il virus A/H1N1. Sia per garantire l'assistenza e le cure, sia per non rischiare di contagiare involontariamente i loro stessi pazienti, fragili o particolarmente a rischio, magari ricoverati in ospedale".
Lo sottolinea Giorgio Palù, ordinario di microbiologia e virologia all'università di Padova, presidente della Società italiana di virologia, presidente vicario dell'European Society for Virology e componente dell'Unità di crisi sul virus A/H1N1 del ministero del Welfare, commentando i dati dell'indagine secondo cui sei medici di famiglia su dieci non si faranno vaccinare contro il virus dell'influenza pandemica.
Dunque, secondo il virologo quest'anno i 'camici bianchi', notoriamente scettici in tema di autoimmunizzazione contro l'influenza, farebbero bene a ripensarci. "Io stesso, per questi motivi, mi sono vaccinato appena vaccinato", conclude Palù.
H1N1: Fazio, buona l'adesione medici a vaccino Non è così bassa, secondo il viceministro alla Salute Ferruccio Fazio, l'adesione dei medici italiani alla vaccinazione anti-H1N1. Si parla del 40%, un dato "molto più alto rispetto al 20% che registriamo normalmente contro l'influenza stagionale". Ieri a Milano, a margine del congresso della Società italiana di ematologia (Sie), Fazio sottolinea che per convincere i camici bianchi a fare l'iniezione 'scudo' "non intendo assolutamente insistere. I medici hanno tutta la mia stima e sono perfettamente in grado di decidere che cosa fare".
Tuttavia, il viceministro ammette che "forse anche da parte nostra non sono state sufficientemente comunicate le motivazioni per cui è consigliabile che la classe medica si vaccini contro la nuova influenza". Fazio ripete dunque le ragioni della campagna. Primo "noi vogliamo stroncare il virus al più presto, perché in una pandemia il pericolo è la ricircolazione del virus, che può causare poi eventuali mutazioni con maggiore aggressività " del microrganismo stesso. "Per chiudere rapidamente la fase di picco, però - ripete il viceministro - abbiamo bisogno dei medici. Già oggi (ieri, ndr), a Roma, ci sono state pressioni sugli ospedali e per questo bisogna ripetere che il primo trattamento contro il virus non va fatto in ospedale, ma rivolgendosi al medico di famiglia. Ecco perché sarebbe utile che, al momento del picco, i medici di medicina generale non fossero malati".
La seconda buona ragione perché i camici bianchi si vaccinino, aggiunge il viceministro, è che "in alcuni casi sono possibili complicanze respiratorie che vengono gestite nei reparti di pneumologia e di terapia intensiva. E anche in questo caso - conclude - sarebbe auspicabile che a fine anno, nella fase di picco, questi medici siano disponibili". Bianco, è importante vaccinare anche i medici E' utile ed è nell'interesse dell'intera collettività " che i medici e gli operatori sanitari scelgano di vaccinarsi contro la nuova influenza A, "sia perché sono più esposti al virus, sia perché, se si ammalano anche loro, il sistema di assistenza si blocca A dirlo è Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) che invita i camici bianchi "a prendere in seria considerazione l'opportunità di vaccinarsi", dopo che alcuni sondaggi hanno indicato un'alta percentuale di medici non disposti a immunizzarsi. "Siamo comunque di fronte ad una pandemia.
E anche se il virus non è particolarmente aggressivo, è sicuramente molto contagioso", ha ricordato all'ADNKRONOS SALUTE il presidente dei medici italiani. "Le ragioni per le quali è stata data priorità all'immunizzazione degli operatori sanitari sono due", ricorda Bianco sottolineando che la scelta dei medici è individuale è non c'è obbligo a sottoporsi al vaccino.
"La prima è legata al fatto che, per la loro missione di cura, possono più facilmente degli altri venire a contatto con il virus. La seconda è di interesse più generale e serve ad evitare che, quando ci sarà il picco della pandemia, non si metta a letto anche chi cura". In base a questi due elementi "è più che utile vaccinarsi. Io mi vaccinerei", conclude Bianco. 18 ottobre 2009 Vaccini: "social price" per anti-hpv A oggi tutte le Regioni italiane vaccinano gratuitamente le ragazze di 12 anni contro il papillomavirus umano (Hpv) e solo in alcune l'offerta gratuita è stata estesa anche ad altre fasce d'età . Ma una nuova iniziativa è stata messa in campo da alcune Regioni, quella del "social price": una misura che consente a tutte le donne fino a 26 anni, che non rientrano nelle fasce di gratuità , di accedere alla vaccinazione anti-Hpv nelle Asl pagando circa 1/3 del prezzo praticato in farmacia.
"La Società italiana di igiene (Siti) si fa portatrice da tempo di questo messaggio a favore dell'implementazione di un prezzo agevolato nelle Asl per tutte le donne fino a 26 anni, perché favorisce il raggiungimento di elevate coperture vaccinali nel rispetto degli obiettivi della sanità pubblica e garantisce alle donne la libertà di scelta per la tutela della propria salute", sottolinea Carlo Signorelli, vicepresidente della Siti, in occasione dell'XI Congresso nazionale della società scientifica in corso a Napoli.
L'incontro partenopeo fa anche il punto sui vaccini disponibili contro l'Hpv, principale causa del tumore al collo dell'utero. "I parametri per valutare l'efficacia della vaccinazione contro il Papillomavirus umano - sottolinea Giancarlo Icardi, responsabile del dipartimento d'Igiene dell'università di Genova - si devono basare sull'effettiva capacità di prevenire le patologie genitali correlate al virus.
Oggi grazie alla vaccinazione e all'implementazione dei programmi regionali possiamo efficacemente prevenire molte patologie correlate a questo virus. Entrambi i vaccini disponibili, il bivalente e il quadrivalente, sono efficaci nel prevenire oltre il 70% delle forme di cancro del collo dell'utero. Il vaccino quadrivalente protegge anche dalle lesioni precancerose di vulva e vagina e dai condilomi genitali". AMAMI, studio ORME è un punto di partenza Un primo lavoro "sicuramente interessante ma non esaustivo, e che non autorizza a trarre nessuna ipotesi. Anzi, sottolinea la preveggenza di Amami e di quanto affermato fin dal 2002". Così Maurizio Maggiorotti, presidente dell'Associazione dei medici accusati di malpractice ingiustamente (Amami), commenta i dati pubblicati in questi giorni dall'Osservatorio sulla responsabilità medica (Orme).
"E' infatti indispensabile - aggiunge - un Osservatorio del contenzioso e dell'errore a cui debbano confluire obbligatoriamente tutte le richieste di risarcimento e le denunce fatte in Italia, altrimenti ogni studio rimane inutilizzabile perché parziale. Senza l'obbligo di segnalazione qualunque osservatorio è assolutamente inutile, mentre i dati dell'Orme sono ricavati solo dalle sentenze del Tribunale Civile di Roma negli anni 2001-2007", precisa. "Sarebbe come studiare la pandemia italiana del virus influenzale ottenendo i dati che provengono da 50 ambulatori medici di Roma", dice. Per quanto riguarda la via della conciliazione "volontaria", proposta dall'Ordine dei medici di Roma, Maggiorotti la definisce "retorica e fallimentare fin quando non si comprende la necessità dell'obbligatorietà di questo strumento.
Il tentativo stragiudiziale del contenzioso, preliminarmente obbligatorio, sarebbe tra l'altro in linea con quanto accade negli altri Paesi europei". Amami chiede dal 2002 di istituire un Osservatorio del contenzioso medico con obbligo di segnalazione e parimenti l'improcedibilità giudiziaria quale prima azione. "Fortunatamente - conclude Maggiorotti - la nostra proposta di legge è stata ripresa dal Senato che la sta discutendo in questi giorni. Se l'Aula la dovesse licenziare nella sua interezza, metteremmo fine a questa escalation di richieste di risarcimento dettate troppo spesso da voglia di facili guadagni". Invecchia il medico di famiglia I medici di famiglia italiani sono sempre più 'vecchi'. Gli under 40 sono appena 234 su un totale di 43.985 camici bianchi del settore. Ben 36.504 hanno tra i 46 e i 60 anni, mentre 5.509 hanno tra i 60 e i 70 anni. In compenso, si contano solo 4 'enfant prodige' tra i 28 e i 30 anni che sono riusciti ad inserirsi in tempi record nella professione per la quale, dopo la laurea, sono necessari 5 anni di formazione ad hoc.
E' una categoria dai capelli grigi quella che si delinea dai dati dell'ente di previdenza dei camici bianchi, l'Enpam, sui medici di medicina generale ancora in attività . "La maggior parte dei medici di famiglia è in età matura", ammette Giacomo Milillo segretario nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), a margine del congresso del sindacato in corso a Santa Margherita di Pula (Cagliari). Un fenomeno ben chiaro che, se non affrontato in tempo con una programmazione, a livello di formazione universitaria e di organizzazione del lavoro medico, "entro 10 anni potrebbe avere effetti pesanti - avverte Milillo - con una serie difficoltà nel 'ricambio' dei professionisti".
Oggi i medici di famiglia "non mancano", secondo il leader della Fimmg, ma il futuro è una scommessa. "Attualmente le università non riescono a garantire la formazione che serve", aggiunge Milillo, sottolineando che bisogna lavorare per una programmazione globale, attenta e mirata della formazione "sia del numero dei laureati in medicina sia degli specializzati nelle diverse discipline". I medici di famiglia imparano a valutarsi Medici di famiglia attrezzati per misurare la propria attività , confrontare i dati con quelli ottenuti dai colleghi, migliorare i risultati realizzati in ambulatorio, valutare e monitorare i cambiamenti ottenuti. E' il progetto Picenum (Performance Indicators Continuous Evaluation as Necessity for. Upgrade in Medicine), una iniziativa della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg), nata e sviluppata nelle Marche e che ora punta ad allargarsi sempre di più su tutta la penisola, con l'obiettivo di diffondere tra i camici bianchi la cultura della registrazione dei dati, della misurazione e del confronto del lavoro svolto.
Ma anche con l'intento di formare un 'rete' di professionisti che, anche come campione rappresentativo, garantisca un flusso aggiornato e continuo di dati dall'ambulatorio del medico di famiglia. Il progetto per 'diffondere Picenum' è stato presentato al congresso nazionale della Fimmg in corso a Santa Margherita di Pula.
E proprio dalla cittadina sarda partirà il primo corso di formazione per i medici che formeranno la rete, rivolto a 30 camici bianchi. I professionisti, che dovranno garantire l'invio continuativo dei dati almeno ogni tre mesi, dovranno essere dotati di un software professionale e importare, periodicamente, i dati sulle proprie attività sul software Picanum disponibile on-line sul sito nazionale del sindacato (www.fimmg.org).
Si tratta di un programma informatico ad hoc, che permette, automaticamente di misurare la performance (ad esempio la percentuale di pazienti diabetici sottoposti a dosaggio dell'emoglobina glicata nell'ultimo anno) e confrontarla con quella degli altri colleghi. Nello stesso software è possibile immettere dati in tempi successivi, verificando così i cambiamenti e gli eventuali progressi ottenuti. Nelle prossime settimane partiranno i corsi di formazione anche in altre province per realizzare una rete di circa mille medici di famiglia formati ad hoc. MMG italiani rapidissimi ad accettare le visite I medici di famiglia italiani sono tra i più rapidi al mondo a dare un appuntamento ai loro pazienti: l'82% dei camici bianchi della Penisola afferma di ricevere il paziente che fa richiesta entro 48 ore, guadagnando così, in questa speciale classifica, il top della graduatoria internazionale contro il 75% dei medici francesi e il 65% di quelli inglesi Questo è uno dei risultati dell'indagine condotta in 11 paesi - Australia, Canada, Francia, Germania, Italia, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Svezia, Regno unito, Usa - su diversi aspetti della medicina di famiglia: accesso all'assistenza, lavoro di gruppo, assistenza per patologie croniche, tecnologia informatica.
Una ricerca promossa dalla fondazione statunitense The Commonwealth Fund e condotta in Italia attraverso il Centro studi nazionale Fimmg, che per il nostro Paese ha intervistato telefonicamente 844 camici bianchi. Secondo il 77% dei medici italiani (in media con gli altri Paesi) i pazienti possono avere una risposta assistenziale sul territorio anche al di fuori degli orari di apertura degli studi medici, contro il 97% degli olandesi e il 29% degli statunitensi. Ma gli italiani sono più pessimisti quando si tratta dei tempi d'attesa per le visite specialistiche: mentre solo il 22% di quelli inglesi dice che sono necessarie lunghe attese, ne è convinto il 75% degli italiani, la percentuale più alta (insieme a quella dei canadesi).
Infine, i medici del belpaese (37%), insieme agli americani (58%), colgono più degli altri le difficoltà economiche riscontrate dai propri pazienti per le prestazioni sanitarie a pagamento. Le prime anticipazioni dello studio, non ancora concluso, sono state presentate al congresso della Fimmg in corso a Santa Margherita di Pula (Ca) da Cathy Schoen, senior vicepresident del Commonwealth Fund, fondazione privata ed indipendente americana. 15 ottobre 2009 Patto, Fazio auspica soluzione condivisa Sul Patto per la salute "mi auguro che si trovi una soluzione con le Regioni". Lo ha detto il viceministro alla Salute Ferruccio Fazio, a margine del congresso nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale, commentando la richiesta delle Regioni di aumentare il finanziamento alla sanità di 3-3,5 milioni l'anno per tre anni, in vista dell'incontro con il Governo di venerdì 23 ottobre.
Una nuova fase per la stato-regioni? "Spero inizi una nuova fase dopo l'incontro di venerdì prossimo" tra Governo e Regioni. E' quanto auspica il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, al termine della seduta di ieri. "Finalmente - ha affermato Errani - è stato fissato l'incontro.
Un'occasione per superare una fase di stallo istituzionale grave, che non dipende dalle Regioni. Da parte nostra - ha tenuto a sottolineare - c'è una reale collaborazione.
Un principio, questo, che ispira tutte le nostre azioni. Deve cambiare un dato di fatto, ossia l'iniziativa unilaterale dell'Esecutivo". Lazio, urgente razionalizzazione ospedali L'audizione del presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, convocato dal presidente del Consiglio, ha confermato "la necessità di un adeguato piano di razionalizzazione delle rete ospedaliera, che dovrà essere presentato congiuntamente dal commissario e dal Sub-commissario Mario Morlacco all'esame del tavolo tecnico Stato-Regioni".
Lo afferma in una nota il ministro del Lavoro, salute e politiche sociali Maurizio Sacconi. "Marrazzo - spiega Sacconi - è stato convocato dal presidente del Consiglio in relazione ai risultati critici dell'analisi svolta congiuntamente dal tavolo tecnico Stato-Regioni e dal comitato per la valutazione dei livelli essenziali delle prestazioni, in base ai quali sono necessarie significative manovre di correzione e di riqualificazione della spesa per garantire servizi più adeguati a costi più contenuti ai cittadini del Lazio.
L'incontro è stato indotto anche da una lettera preoccupata del sub-commissario Morlacco, in relazione alla possibile crisi finanziaria della sanità regionale". "La congruità del piano di razionalizzazione della rete ospedaliera - prosegue il ministro - consentirà di riorientare risorse verso i servizi territoriali in modo da sviluppare una maggiore appropriatezza delle prestazioni. Nello stesso tempo, conseguiti gli obiettivi del piano di rientro, consentirà l'erogazione di risorse finanziarie altrimenti bloccate in base alla norma di legge". Ricetta online non sia a spese dei medici I medici di famiglia italiani sono disponibili a collaborare per la ricetta online, spedita direttamente dal pc del medico a quello del farmacista. Così come sono disponibili a fornire dati elettronici alle Asl - richieste ormai obbligatorie per legge - ma "chiedono con fermezza di essere messi nelle condizioni di adempiere a questi compiti senza dover sostenere di tasca propria gli investimenti necessari".
E soprattutto senza sanzioni. Lo ha detto il segretario nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale, Giacomo Milillo, nella sua relazione al congresso nazionale, in corso a Santa Margherita di Pula (Ca). "Prima di criminalizzare il comportamento dei medici, che nel settore stanno sviluppando competenze specifiche da anni - ha detto Milillo - è opportuno che Governo e Regioni identifichino una indispensabile sede di coordinamento delle progettualità e dell'impiego delle risorse in campo".
E Milillo ha denunciato il rifiuto del confronto da parte dei responsabili del ministero dell'Economia sul tema, anche per il superamento di alcuni problemi tecnici. Risposta immediata da parte del viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, che ha proposto l'istituzione di un gruppo di lavoro sull'informatizzazione e si è impegnato ad "accompagnare i medici" per trovare "soluzioni alle criticità . Ci proponiamo di fare da cavallo di Troia con gli altri ministeri per risolvere questi problemi". Nasce osservatorio formazione dei MMG I medici di famiglia italiani potranno contare su una formazione di qualità e più omogenea su territorio nazionale E' nato, infatti, l'Osservatorio sulla formazione di medicina generale. La firma del decreto per l'istituzione, attesa da anni dai camici bianchi del settore, è stata annunciata ieri dal viceministro alla Salute Ferruccio Fazio, al congresso nazionale della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) in corso a Santa Margherita di Pula (Ca).
L'osservatorio, ha detto Fazio, ha l'obiettivo di indicare i contenuti sui crediti formativi e sul corso di laurea. Ma anche di "definire gli obiettivi formativi garantendone l'omogeneità sul territorio nazionale". Servirà anche a indicare i "criteri per la scelta dei docenti e dei tutor sia per il corso di laurea che per quello di specializzazione".
Il segretario nazionale della Fimmg, Giacomo Milillo, ha accolto con entusiasmo la notizia rilevando che si tratta di "un passo avanti importantissimo per un reale cambiamento della medicina generale". 14 ottobre 2009 Tribunale di Roma, razionalizzati i periti Razionalizzazione. Questo il 'mantra' con cui il Tribunale ordinario di Roma ha messo mano all'esercito di consulenti tecnici di tutte le specialità , fra cui anche migliaia di medici, che fino a poco tempo fa potevano essere chiamati per aiutare i giudici a pronunciarsi sui singoli casi. "Un numero stragrande - sottolinea Paolo De Fiore, presidente del Tribunale ordinario di Roma, a margine di un incontro ieri all'Istituto superiore di sanità di Roma sulla responsabilità professionale medica - che abbiamo ridotto a circa 11.000, fra i quali anche 4-5 mila medici. E che contiamo di ridurre ancora, all'interno di una revisione degli albi dei consulenti tecnici". Ma il processo di razionalizzazione in atto nella Capitale non finisce qui.
"Ipotizziamo - spiega De Fiore - la creazione di un albo speciale, anzi un superalbo di consulenti, per valutare l'operato dei periti: dall'affidabilità , alla puntualità , alla formazione". In pratica, un sistema per poter mettere a disposizione dei giudici i migliori esperti possibili. "Quello del perito è un 'mestiere' difficile", sottolinea Giuseppe Novelli, preside di Medicina all'ateneo di Tor Vergata, genetista e perito in molti processi. "Non è semplice risalire a una possibile colpa, ad esempio dire se una malformazione fetale si poteva o no vedere in utero. Per questo la scelta del perito è importante: devono essere selezionati professionisti con un curriculum adatto". Obiettivo, evitare "selezioni scriteriate che hanno portato, in passato, a perizie ginecologiche stilate da medici non ginecologi", rileva Giorgio Santacroce, presidente della Corte d'Appello di Roma. "Certo - nota De Fiore - per il super-albo occorrerebbe un programma informatico ad hoc, finanziato dal ministero.
Ma lo sforzo di razionalizzazione in corso al Tribunale di Roma va comunque avanti". L'interesse per i temi della responsabilità sanitaria medica è alto, considerato che i magistrati capitolini hanno collaborato a realizzare l'indagine sulle 1.900 sentenze emesse dalle sezioni specializzate in colpa medica del Tribunale Civile di Roma negli anni 2001-2007, presentata ieri all'Iss. "Anche in medicina la domanda di giustizia è cresciuta", conclude il presidente del Tribunale ordinario della Capitale. H1N1, ecco il primo vaccinato italiano A Milano il primo vaccinato d'Italia contro l'influenza A. E' Giorgio Ciconali, un medico dell'Asl di Milano, responsabile del Servizio aziendale di igiene pubblica.
Il camice bianco, 50 anni d'età , ha ricevuto l'iniezione ieri mattina alle 9.30, dando fisicamente il via alla campagna di vaccinazione anti-H1N1 per gli operatori sanitari e i lavoratori dei servizi essenziali in Lombardia.
A Milano oggi (ieri ndr) "verrà vaccinata una decina di persone - spiega il direttore generale dell'Asl di Milano, Giacomo Walter Locatelli - si tratta di personale interno all'azienda sanitaria". Adesso, prosegue il Dg, si aspettano le adesioni dei medici di famiglia. Fazio, silenti molti casi di influenza A "In Italia, secondo il rapporto dell'Istituto superiore di sanità , sono poco più di 10 mila i casi di influenza A. In realtà , noi pensiamo che si sia arrivati a 50-100 mila casi, ma molte persone non si sono neanche accorte di essersi ammalate.
A dimostrazione che si tratta di un'influenza molto più leggera di quella stagionale". Lo ha affermato il viceministro della Salute, Ferruccio Fazio, ospite questa ieri della rubrica 'La telefonata' di Maurizio Belpietro, in onda su Canale 5 all'interno del programma 'Mattino Cinque'.
Alla domanda se l'allarme suscitato dal virus H1N1 sia eccessivo, Fazio risponde appunto che "in questa fase l'allarme è sopravvalutato, perché l'influenza A è più leggera di quella stagionale. Ma in alcune persone può essere mortale: basta una piccola febbre per causare il tracollo delle funzioni in un organismo compromesso e questo non è da sottovalutare". Sud, sanità gestita bene migliore ed economica "Quando sarà messa a sistema, e non solo si chiuderanno alcuni ospedali ma verranno sostituiti con attività territoriali, la sanità del Sud sarà migliore e anche meno costosa".
Ne è convinto il viceministro della Salute, Ferruccio Fazio, ospite ieri mattina della rubrica 'La telefonata' di Maurizio Belpietro, in onda su Canale 5 all'interno del programma 'Mattino Cinque'.
Incalzato sulle condizioni della sanità meridionale, Fazio afferma che "a parte le morti sospette, la situazione è a macchia di leopardo. La sanità del Sud non è stata ancora messa a sistema, come negli anni '70 è avvenuto in Veneto, Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna". Dalla FIMMG le "istruzioni" per l'influenza A Le indicazioni per gli interventi più opportuni in caso di sintomi di influenza, ma anche un supporto per dare adeguate informazioni di prevenzione ai pazienti E' il vademecum per i medici di continuità assistenziale (ex guardia medica) presentato ieri al congresso nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), per la gestione della pandemia da virus A/H1N1 da parte dei medici che si trovano in prima linea a dover rispondere all'emergenza, con visite domiciliari, ambulatoriali ma soprattutto richieste di informazioni su come evitare il contagio o superare l'infezione. Il vademecum - spiegano i camici bianchi della Fimmg - vuole essere uno strumento di rapida consultazione per supportare le attività di educazione sanitaria, di gestione clinica e di consulto che i medici della continuità assistenziale saranno sempre più pressantemente chiamati ad affrontare. Le indicazioni sono state messe a punto - si precisa in una nota - attraverso la sintesi dei contenuti più significativi della letteratura scientifica, delle linee guida nazionali e delle disposizioni normative pubblicate nelle ultime settimane.
L'opuscolo propone, in particolare: - l'uso di schede analitiche di valutazione differenziate per il paziente adulto e per il bambino, in modo da assicurare l'intervento più appropriato (contatto telefonico, visita e trattamento); - l'adozione del Pandemic Medical Early Warning Score (PMEWS), citato dalle linee guida nazionali per la gestione dell'influenza come criterio per decidere l'ospedalizzazione e, soprattutto, come strumento di comunicazione con il medico di famiglia ed il pediatra che hanno in carico il paziente. Nel caso di un'eventuale pandemia, ottimizzare l'impiego delle risorse umane - spiegano i medici della Fimmg - rappresenta il punto di forza per il superamento del periodo di massima diffusione. Per la Fimmg la ricerca di un sistema codificato di gestione degli interventi, soprattutto per quanto riguarda il ricovero - proposta fatta dal sindacato alle unità di crisi - è l'unica soluzione possibile per potenziare la collaborazione tra diversi settori della sanità e ridurre le conflittualità tra i sistemi assistenziali territoriali e ospedalieri. 13 ottobre 2009 Per ora la Basaglia rimane invariata "Al momento attuale non pensiamo ci siano delle grosse modifiche da fare alla legge Basaglia, piuttosto pensiamo sia opportuno fare una revisione della situazione territoriale di tutta l'assistenza per la salute mentale in Italia".
Lo ha detto il viceministro della Salute Ferruccio Fazio, intervenuto ieri a Roma al congresso nazionale della Sip (Società italiana psichiatria). "Come tutte le leggi - spiega Fazio - anche in quelle buone come la legge Basaglia ci sono a volte delle criticità . In questo caso la situazione delle strutture psichiatriche del nostro Paese non è uniforme.
Ci sono molte famiglie - sottolinea - che soffrono, che hanno parenti che entrano ed escono dalle strutture di ricovero senza un'adeguata assistenza sul territorio. E a questo - conclude - si aggiunge la presenza di cliniche private o accreditate le quali vanno, a nostro avviso, in quelli che sono i dipartimenti di salute mentale". Siracusano (Sip), risolvere rischio professionale "Viviamo una situazione di grandissimo rischio professionale. La psichiatria sta diventando sempre più difensiva perché non ci sono linee guida e il problema va risolto prima possibile". E' la richiesta di Alberto Siracusano, presidente della Società italiana di psichiatria (Sip) ieri a Roma al congresso nazionale della Società , rivolta al viceministro della Salute Ferruccio Fazio.
"E' paradossale - sottolinea Siracusano - che questo avvenga proprio nella psichiatria in cui c'è uno stretto rapporto tra medico e paziente". Secondo Fazio, la soluzione "non è la depenalizzazione, ma la razionalizzazione dei rapporti tra medico e cittadino.
A tal proposito c'è un disegno di legge in Senato che prevede la messa in carico alle aziende del rischio clinico e procedure semplificate per la risoluzione delle vertenze entro i 90 giorni. Secondo una stima dell'Ordine dei medici di Roma ogni anno in Italia vengono spesi 15 miliardi di euro l'anno per la medicina difensiva. Magari - conclude Fazio - si tratta di una cifra sovrastimata, ma è comunque una spesa mostruosa". Smi, riforma Brunetta punitiva e demagogica "Troppa demagogia: la riforma del pubblico impiego va avanti e l'Italia, così, va indietro. La legge Brunetta ha un'impostazione punitiva, centralista, refrattaria alle dinamiche più moderne in tema di aziendalizzazione e di decentramento delle contrattazioni, ostile alle relazioni sindacali e al ruolo stesso dei sindacati" Questo il giudizio di Gianfranco Rivellini, responsabile nazionale dirigenza medica del Sindacato dei medici italiani (Smi), sul decreto legislativo di attuazione della legge di riforma della pubblica amministrazione, approvato dal Consiglio dei ministri venerdì scorso.
"Da anni - sottolinea in una nota Rivellini - c'è un forte impegno dei medici alla valorizzazione del merito e dell'efficienza. Si è stati il motore, pur tra luci e ombre, di un processo di aziendalizzazione della nostra sanità , si è cercato di rafforzare una rete di moderne relazioni sindacali decentrate e di respingere le ingerenze dei partiti nella gestione delle nostre aziende sanitarie".
Per Rivellini, con la riforma del ministro Brunetta si fa "un passo indietro. Si definisce - spiega - un'impostazione rigida di valori, di meriti, che spesso non risponde alla complessità di sistemi come quelli di governo della sanità . In questi anni abbiamo assistito all'affermarsi di un malinteso federalismo che ha moltiplicato per venti la spesa, gli sprechi e le ingerenze della politica, ora subiamo una svolta centralista.
A pagare le conseguenze di queste scorciatoie demagogiche e di queste scelte schizofreniche sono i medici e i cittadini-utenti che usufruiscono dei servizi e la tenuta stessa del sistema". 12 ottobre 2009 Vaccino anticolera modificato offre nuove speranze Economico, prodotto in loco, sicuro ed efficace. Sono le caratteristiche piuttosto promettenti di una versione modificata del vaccino contro il colera utilizzato in Vietnam e che, secondo una review pubblicata su Lancet on line, potrebbe rivelarsi particolarmente preziosa nei contesti endemici.
Il vaccino, a cellule intere di batteri uccisi, è già in uso nelle zone ad alto rischio del Vietnam dal 1997, ma non è utilizzato in modo estensivo anche a causa della mancata approvazione dall'Organizzazione Mondiale della Sanità per questioni produttive. Ecco perché, per adeguarsi agli standard Oms, il vaccino è stato opportunamente modificato e poi sperimentato su un campione di oltre 107.000 pazienti, a partire da un anno di età , in alternativa a un placebo.
Nel gruppo sottoposto al vaccino sono stati riscontrati 20 episodi di colera, contro 68 del gruppo placebo, che in termini statistici equivale a una efficacia protettiva del 67%. Risultati positivi che portano gli autori a considerare che il vaccino con le opportune modifiche possa essere utilizzato nelle campagne di salute pubblica, anche se restano ancora da definire sia la durata della protezione sia la protezione di gruppo.
Lo studio, commenta un editoriale apparso su Lancet, "garantisce un'importante evidenza dell'efficacia in adulti e bambini di un vaccino piè economico, alternativo a quello oggi disponibile nelle zone endemiche". (M.M.) Tumore del fegato: la terapia si fa "su misura" La possibilità di individuare i pazienti in fase precoce e di selezionarli in base al trattamento più efficace ha cambiato la storia clinica dei malati di tumore al fegato. Questo secondo quanto emerso a Milano, in occasione della presentazione del volume "Il carcinoma epatocellulare" (edizione Elsevier) che ha visto riuniti alcuni tra i più illustri oncologi ed epatologi italiani.
"Applicando criteri di stadiazione che hanno valore prognostico, possiamo indirizzare il paziente al trattamento migliore" afferma Massimo Colombo, direttore della divisione di Gastroenterologia 1, Fondazione Irccs Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano. "Esiste, inoltre, un consistente numero di casi in cui l'evoluzione del tumore impone scelte terapeutiche aggiornate di volta in volta: si inizia con un trattamento ablativo loco regionale o di contenimento, per procedere ad approcci chirurgici, e infine, se la risposta non è soddisfacente, al trattamento medico".
Proprio sul fronte del trattamento medico, le terapie biologiche danno oggi maggiori speranze a chi sinora non aveva alcuna possibilità di cura. "I dati ottenuti con sorafenib, hanno aperto un nuovo filone di ricerca e di interesse clinico nel trattamento del carcinoma epatocellulare in fase avanzata" afferma Armando Santoro, direttore del dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell'Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Mi). "Il farmaco, infatti, ha dimostrato di migliorare in modo significativo la sopravvivenza di pazienti che fino a pochi anni fa erano trattati esclusivamente con terapie palliative" (N.M.).
Raccolta fondi per ospedale galleggiante Si chiama 'Floating Mobile Hospital' (Fmh), ospedale mobile galleggiante, e sorgerà su un catamarano che viaggerà sull'enorme lago Vittoria (Tanzania, Africa) per raggiungere i villaggi spesso isolati durante la stagione delle piogge e aiutare a risolvere le gravi difficoltà delle strutture sanitarie africane.
L'idea, innovativa, alla base del progetto italiano e' "far viaggiare l'ospedale e non il paziente", racconta all'ADNKRONOS SALUTE Luigi Gentilini, chirurgo oncologo e fondatore dell'associazione Med e Med (Medicina e Mediterraneo) cui fa capo il progetto. Il 14 ottobre alle 17.30 al Casc (Centro per l'assistenza sociale e culturale) della Banca d'Italia a Roma si svolgerà un incontro per fare il punto sullo stato della campagna di raccolta fondi destinati all'iniziativa. "Ho già scelto il cantiere che probabilmente costruirà il catamarano - spiega Gentilini - e si tratta del Songoro Boatyard di Mwanza, in cui operano professionisti locali grazie ai quali si potranno abbattere i costi, anche per quanto riguarda la manutenzione. Sono necessari cinque milioni di euro, già in parte raccolti. Con questo nuovo incontro speriamo che aziende e banche contribuiranno a far partire velocemente i lavori", prosegue.
La scelta di uno scafo di tipo catamarano "e' stata dettata dalla necessità di minimizzare le oscillazioni dovute al dondolio durante i periodi di sosta, nel corso dei quali viene svolta l'attività ' ospedaliera. Inoltre - afferma il medico - essendo dotato di una chiglia molto bassa, permette di raggiungere fondali bassi, altrimenti inagibili per altri tipi di natanti.
L'imbarcazione, che sarà chiamata 'Kushirikishana', termine swahili che significa 'cooperazione tra i popoli', disporrà di molteplici ambienti sanitari: sala accoglienza malato e laboratorio polifunzionale; sala diagnostica per immagini; sala chirurgica e sala gessi; sala ostetricia e neonatologia; laboratorio analisi; centro per la gestione delle patologie infettive; centro per la gestione di handicap psichiatrici". Un bando riservato alle giovani ricercatrici Si cercano giovani ricercatrici italiane, under 35, per finanziare il loro lavoro scientifico con una borsa di studio da 15 mila euro. Sono aperte infatti le candidature per l'ottava edizione del premio istituito da L'Oréal Italia in collaborazione con la Commissione nazionale italiana per l'Unesco. Il nuovo bando 'L'Oréal Italia Per le Donne e la Scienza' è disponibile da ieri sul sito www.loreal.it.
Il premio sostiene ogni anno la carriera scientifica di cinque promettenti ricercatrici italiane, che riceveranno la borsa di studio. I premi verranno assegnati durante una cerimonia ufficiale a maggio 2010. Per accedere al bando è richiesta la residenza italiana, un'età inferiore ai 35 anni e un titolo di studio nel settore delle scienze della vita e della materia (regolamento e domanda d'ammissione sono consultabili sul sito www.loreal.it).
Le ricercatrici interessate a candidarsi devono presentare la propria domanda entro il 12 gennaio 2010. Le candidature verranno valutate da una Commissione giudicatrice che, come ogni anno, sarà presieduta da Umberto Veronesi. Il premio italiano, si legge in una nota, fa parte dell'ampia iniziativa internazionale 'L'Oréal Unesco For Women in Science'.
Quest'ultima, nata nel 1998, ha rappresentato il primo premio internazionale dedicato alle donne che operano nel settore scientifico. Dal 2002, anno della sua fondazione, ad oggi, il programma 'L'Oréal Italia Per le Donne e la Scienza' ha assegnato 35 borse di studio ad altrettante scienziate. Interpellanza sul cordone ombelicale "Occorre maggiore sensibilizzazione su un tema complesso quale la conservazione del sangue che si ricava dal cordone ombelicale. Lo so, si tratta di un tema complesso. E' per questo che ho presentato una interpellanza parlamentare affinché, attraverso le associazioni, si possa avviare un percorso virtuoso che spieghi come e perché è importante donare il cordone ombelicale: chiaramente il mio appello si rivolge, in primis, alle future mamme".
Cosi Fabio Gava, deputato del Pdl, spiega l'interpellanza al Parlamento, presentata ieri, dove è primo firmatario sui temi relativi alla donazione del cordone ombelicale. "Trovo che sia giusto - scrive Gava in una nota - che le future mamme siano debitamente informate sulla possibilità di fare un dono dal valore straordinario, viste le capacità curative delle staminali.
E' perciò che ho sottoscritto un'interpellanza affinché: le associazioni di volontariato vengano coinvolte nell'opera di sensibilizzazione nei confronti della popolazione da parte del Governo e ministero competente e poi, quando la cosa passerà sotto la loro competenza, le Regioni; vi sia l'inserimento della figura professionale dell'ostetrica, che appare fondamentale, nell'ambito del processo di donazione e per la stessa qualità della raccolta, così come indicato nei Livelli essenziali di assistenza; venga stabilita una quota minima di compartecipazione alla spesa da parte dell'utente, per le attività connesse alla raccolta e conservazione del cordone ombelicale soprattutto nei casi in cui alla donazione eterologa (messa a disposizione del sangue a tutti attraverso il bancaggio locale) si preferisca quella autologa (esportazione del sangue per uso esclusivi su se stessi), senza gravare così, in questo caso, sui costi della sanità pubblica". Italia denunciata per stipendi a specializzandi Stato italiano denunciato alla Commissione Europea per il lavoro non pagato agli specializzandi in medicina. Con la richiesta di avviare una procedura di infrazione contro il nostro Paese per mancata attuazione delle direttive europee che impongono di dare una adeguata remunerazione a migliaia di laureati che frequentano le scuole di specializzazione di medicina. E' l'iniziativa lanciata ieri dal Codacons .
"Pronti a partire - si legge in una nota dell'associazione di consumatori - anche una serie di esposti in Procura da parte dei giovani con laurea diversa da medicina (come in biologia, in biotecnologie mediche, veterinarie e farmaceutiche, in farmacia e farmacia industriale e molte altre), che dal 2008 possono frequentare le specializzazioni in medicina e sono costretti a lavorare a tempo pieno nelle università e negli ospedali universitari senza prendere un solo euro".
La denuncia, spiega il Codacons, presentata in tutti gli uffici dell'ispettorato del lavoro "dove hanno sede gli atenei per il reato di evasione contributiva, è a carico dei rettori che rischiano così una severa condanna penale". Come è noto, infatti, gli specializzandi non medici, pur essendo assoggettati allo stesso identico regime di obblighi e doveri degli specializzandi medici, non ricevono alcuna remunerazione, né tanto meno alcuna copertura previdenziale, diversamente dagli specializzandi medici", continua la nota.
Già centinaia di specializzandi "hanno scaricato i moduli dell'esposto da inviare alla Commissione Europea e all'ispettorato del lavoro, inviando una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Il Codacons organizza una mega azione collettiva in Tribunale e chiede che lo Stato italiano sia condannato a erogare 25.000 euro l'anno per ciascun anno di durata della singola scuola di specializzazione, oltre al versamento dei contributi previdenziali, per un totale di circa 2 miliardi di euro". Innovazione e sostenibilità perni del congresso FIMMG Le cure primarie in un sistema sanitario che deve rinnovarsi, ma garantire anche la sostenibilità . Sono questi i temi centrali su cui si confronteranno i camici bianchi della Federazione italiana dei medici di famiglia (Fimmg), nel corso del 64esimo congresso nazionale che si è aperto ieri a Santa Margherita di Pula (Ca), per chiudersi il 17 ottobre A partecipare oltre 1.000 tra medici di famiglia, rappresentanti delle Istituzioni, del Ssn, dell'industria farmaceutica e del mondo scientifico-accademico. L'obiettivo della Fimmg, quest'anno, è focalizzare l'attenzione "delle autorità politiche, del Governo e delle Regioni, degli attori del Ssn e dell'opinione pubblica - spiega Giacomo Milillo, segretario generale delle Federazione - sulla necessità di una riforma dell'assetto strutturale e organizzativo dell'assistenza primaria e in essa della medicina generale, che consenta la piena realizzazione delle loro potenzialità , sia sul fronte assistenziale, sia su quello della promozione e tutela della salute". I medici di famiglia vogliono confrontarsi con esperti e Istituzioni soprattutto a fronte di una crisi che "aumenta le pressioni sulle risorse economiche e finanziarie per la sanità ", in Italia come all'estero.
Anche perché "siamo certi - continua Milillo - che solo la realizzazione di una vera assistenza primaria attraverso un profondo ripensamento della medicina generale e la realizzazione di investimenti strutturali possa rappresentare una valida risposta alla crisi di sostenibilità dei sistemi sanitari". Un intervento che, secondo il leader sindacale, "deve estendersi all'introduzione di tecnologie innovative e all'incremento di modelli Ict nella sanità . Per una compiuta riforma dell'assistenza primaria, è indispensabile un mutato approccio culturale e una vera integrazione tra l'elemento tecnologico e l'organizzazione sanitaria del territorio".
Il congresso Fimmg, oltre alla parte politica, prevede anche una sezione scientifica, incentrata, in particolare, sui temi della cronicità . Saranno presentate 2 ricerche originali: la prima realizzata dal centro studi Fimmg sulla genomica, intesa come nuova frontiera della medicina clinica e sul grado di informatizzazione del medico di famiglia; la seconda realizzata da Ipsos per Fimmg sull'impatto della crisi economica negli ultimi sei mesi sulle spese mediche degli italiani. 11 ottobre 2009 Farmaco in penna contro la psoriasi Per arrivare alla diagnosi ci impiegano anche 8-10 anni. E prima di ricevere le terapie giuste più della metà passa da un dermatologo all'altro, visitando almeno tre specialisti (54,6%). La vita di chi soffre di psoriasi non è facile. In Italia i malati 'ufficiali' sono circa un milione e mezzo, ma il 'sommerso' è alto e i numeri reali restano misteriosi.
A gennaio sbarcherà sul mercato nazionale una terapia biologica in formato penna, per iniezioni sottocutanee facili e sicure. Ma nella Penisola ci sono pazienti ancora convinti di non potersi curare: "Lo pensa ad esempio la maggior parte di chi va alle terme", assicura il dermatologo dell'università di Verona, Giampiero Girolomoni. Intervenuto a un incontro promosso da Wyeth a Berlino, durante il 18esimo congresso dell'Accademia europea di dermatologia e venereologia (Eadv), l'esperto traccia un ritratto dei malati di psoriasi: il 50% prova rabbia e fastidio, quasi altrettanti dichiarano irritazione e vergogna e circa tre su 10 si sentono ansiosi.
Tutti si chiedono "perché a me?" e il 38% non riesce nemmeno a descrivere il disagio causato dalla psoriasi. Una patologia della pelle che in molti casi (fino al 42%) finisce per 'attaccare' anche le articolazioni (artrite psoriasica) e aumenta il rischio di diabete, ipertensione, obesità , e attacchi di cuore. Ci si ammala da giovani.
Addirittura da bambini, come testimoniano Astrid e Brigitte, cinquantenne olandese la prima, under 40 danese la seconda, che i sintomi iniziali li hanno sperimentati prima dei 10 anni. Con il tempo il quadro peggiora e anche le più normali attività quotidiane diventano una sfida: vestirsi (57%), avere rapporti sociali (43%), lavarsi (31%), mangiare (24% circa), persino amare (22%). Antidolorifici in farmacia ma col documento "In merito alla Circolare firmata oggi (venerdì per chi legge) dal viceministro alla Salute Ferruccio Fazio in tema di farmaci antidolore, si precisa che contrariamente a quanto riportato da organi di informazione il provvedimento dispone che il farmacista cui viene presentata la prescrizione di tali farmaci su ricetta semplice e non ripetibile è tenuto ad accertare l'identità dell'acquirente e prendere nota degli estremi di un documento di riconoscimento da trascrivere nella ricetta che viene trattenuta dal farmacista".
Lo comunica una nota diffusa nella serata di giovedì dal ministero del Welfare. "In particolare - si sottolinea nel documento - il provvedimento limita tale procedura ai farmaci spostati dalla Tab. A alla Tab. II D a seguito dell'ordinanza del 16/06/09 e non agli altri farmaci precedentemente inseriti nella stessa Tab. II D quali in particolare le associazioni di tachipirina/codeina a basso dosaggio.
Ciò a seguito delle richieste della Federazione degli Ordini dei Farmacisti, al fine di evitare inutili lungaggini burocratiche". Febbre suina: rapporto Iss, 11.624 casi in Italia Sono 11.624 i casi di influenza A in Italia, secondo il rapporto dell'istituto superiore di sanità aggiornato al 4 ottobre, pubblicato sul sito del ministero della Salute.
In particolare sono 10.386 i casi (cosiddetti clinici) registrati dal 27 luglio al 4 ottobre, da quando cioè la diagnosi di influenza da virus A/H1N1 si basa sul solo criterio clinico e i casi vengono segnalati settimanalmente in forma aggregata dalle Regioni e dalle province autonome e poi confermati su un campione di vasi notificati settimanalmente.
A questi si aggiungono i 1.238 contagi confermati, ancora con il vecchio metodo, dal primo maggio al 26 luglio. Nei mesi successivi sono stati ricoverati 1.053 pazienti. La fascia d'età più colpita si conferma quella dei ragazzi e giovani adulti, con 3.362 contagi fra i 15 e i 24 anni. Seguono 1.833 casi dai 5 ai 14 anni, 1.760 dai 25 ai 34 anni.
Sono poi 821 i contagi riportati in bimbi al di sotto dei 4 anni e 406 quelli nelle persone con più di 64 anni. Le Regioni più colpite sono l'Emilia Romagna, con 1.798 casi clinici, e la Toscana, con 1.583 casi e 140 ricoveri. Al terzo posto il Lazio, con 876 persone contagiate e 128 ricoverati. Solo 12 i casi in Molise anche questa settimana, secondo il bollettino. Garante favorevole ad anagrafe fondi integrativi Il Garante ha espresso parere favorevole su uno schema di decreto che istituisce l'Anagrafe dei fondi sanitari integrativi presso il ministero del Lavoro, della Salute e delle politiche sociali. Il decreto regolamenta il trattamento dei dati che saranno raccolti per la registrazione degli enti, ne disciplina le finalità e stabilisce limiti e condizioni per l'accesso all'archivio che verrà così costituito.
L'Anagrafe, una volta realizzata, consentirà di censire i molti soggetti operanti nel settore dell'offerta di prestazioni di sanità integrativa, come Caspie, Casagit, Fisde, Assida. E permetterà di monitorare e uniformare il fenomeno dell'assistenza complementare, anche allo scopo di garantire una soglia minima delle prestazioni aggiuntive erogate agli assistiti dai singoli fondi.
L'Anagrafe non conterrà dati riferiti alla salute dei beneficiari, che continueranno ad essere trattati esclusivamente dagli enti, ma solo informazioni riguardanti i fondi: l'atto costitutivo, il regolamento, le nomenclature delle prestazioni garantite, il bilancio e lo schema di modello di adesione relativo ai propri iscritti e ai loro familiari. Per quanto riguarda quest'ultimo modulo, il Garante ha ricordato l'obbligo per ciascun ente di raccogliere i soli dati personali strettamente necessari all'erogazione dei propri servizi agli assistiti e di trattarli in conformità ai principi di proporzionalità , necessità e indispensabilità . Certificati falsi, sanzioni più per i medici Sanzioni disciplinari più severe per i medici del Servizio sanitario nazionale. Con il via libera del Consiglio dei ministri, venerdì mattina, al decreto legislativo di attuazione della riforma della pubblica amministrazione, messo a punto dal ministro Renato Brunetta, vengono infatti inasprite le sanzioni disciplinari per i camici bianchi rei di false attestazioni di presenze o falsi certificati medici. Pene molto dure, anche di carattere penale. Ma non solo Sono tante le novità inserite nel decreto con cui i medici, in quanto dipendenti pubblici, dovranno fare i conti. Si va dalla riforma dell'Aran, alla valutazione della performance. E ancora, da una maggiore trasparenza a un nuovo metodo per premiare il merito.
Per quanto riguarda le sanzioni e i procedimenti disciplinari, il decreto - i cui contenuti principali sono pubblicati sul sito web del ministero della Funzione pubblica - prevede una semplificazione dei procedimenti e un incremento della loro funzionalità , soprattutto attraverso "l'estensione dei poteri del dirigente della struttura in cui il dipendente lavora, la riduzione e la perentorietà dei termini, il potenziamento dell'istruttoria, l'abolizione dei collegi arbitrali di impugnazione e la previsione della validità della pubblicazione del codice disciplinare sul sito telematico dell'amministrazione".
Viene poi disciplinato "in modo innovativo il rapporto fra procedimento disciplinare e procedimento penale. Per i casi di false attestazioni di presenze o di falsi certificati medici sono introdotte sanzioni molto incisive, anche di carattere penale, non soltanto nei confronti del dipendente, ma anche del medico eventualmente corresponsabile". Tante le novità anche per i dirigenti, ritenuti "i veri responsabili dell'attribuzione dei trattamenti economici accessori". A loro compete quindi la valutazione della performance individuale di ciascun dipendente, secondo criteri certificati dal sistema di valutazione.
Viene inoltre promossa la mobilità , sia nazionale che internazionale, dei dirigenti e si prevede che i periodi lavorativi svolti saranno tenuti in considerazione ai fini del conferimento degli incarichi dirigenziali. Vengono infine fissate nuove procedure per l'accesso alla dirigenza. In particolare, si prevede che "l'accesso alla qualifica di dirigente di prima fascia nelle amministrazioni statali e negli enti pubblici non economici avviene per concorso pubblico per titoli ed esami, indetto dalle singole amministrazioni per il 50% dei posti disponibili annualmente, e che i vincitori del concorso saranno tenuti a compiere un periodo di formazione in amministrativi di uno Stato dell'Unione europea o di un organismo comunitario o internazionale".
08 ottobre 2009 Genitori inconsapevoli del peso dei figli La famiglia riveste un ruolo importante nel trattamento dell'obesità infantile, ma i genitori devono in primo luogo realizzare che il figlio è in sovrappeso o obeso. Diversi studi hanno verificato, infatti, che ciò non accade in percentuali molto elevate di casi, in relazione a fattori socio-demografici.
La classificazione dei propri figli è stata proposta in un campione di bambini tra 5 e 12 anni, ai rispettivi genitori, appaiando un bambino a un genitore (n=576). Secondo la scala Likert, i genitori dovevano collocare il figlio tra i due estremi "estremamente sottopeso" ed "estremamente sovrappeso".
La percezione genitoriale è stata poi confrontata con il peso corporeo valutato in base ai percentili relativi a età e genere, dell'indice di massa corporea (IMC). L'86% dei genitori di bambini obesi o in sovrappeso ha dato una classificazione non corretta, definendoli in sovrappeso i primi e normopeso i secondi. In particolare, tutti i genitori di bambino con IMC superiore o uguale al 95° percentile, classificavano i loro figli in una categoria diversa da "estremamente sovrappeso".
Inoltre, il 75% dei bambini con IMC compreso tra l'85° e il 95° percentile, erano stati classificati come "quasi normopeso" o sottopeso. L'errore si verificava con più probabilità con i figli maschi (29% vs 21%) e non c'erano ulteriori caratteristiche associate all'errore. I risultati evidenziano la necessità di prestare maggiore attenzione al peso corporeo dei bambini durante le visite e segnalare ai genitori eventuali anomalie. (S.Z.)
J Pediatr Health Care. 2009; 23(4):216-21 Se il medico incoraggia, il placebo ha più effetto Avere grandi aspettative aumenta la risposta al placebo negli asmatici. Lo sostiene uno studio, pubblicato su Journal of Asthma and Clinical Immunology, secondo il quale l'ottimistica rappresentazione degli effetti dell'antagonista leucotrienico montelukast, porta ad aumentata percezione del controllo dell'asma nei soggetti placebo, ma non ha beneficio aggiunto nei soggetti che assumono il farmaco.
"A conferma - sostiene il responsabile della ricerca Robert A. Wise - che il modo con il quale un medico presenta un farmaco al paziente può condizionare come si sente, persino se il farmaco non è attivo". "Un fenomeno - aggiunge il ricercatore - già sperimentato per farmaci contro il dolore, ma mai su farmaci per l'asma". Il trial ha coinvolto 601 pazienti con scarso controllo dei sintomi, divisi in cinque gruppi: sottoposti a cure standard, a montelukast con messaggi di incoraggiamento o senza alcun messaggio e placebo con o senza incoraggiamento.
A conferma dell'effetto sulla percezione del beneficio vale che, a quattro settimane dall'inizio dello studio, non sono state riscontrate differenze nel picco di flusso espiratorio tra i soggetti sottoposti a montelukast o placebo con o senza messaggi di supporto. Ma tra i soggetti placebo "incoraggiati" molti hanno percepito significativi progressi. In entrambi i gruppi è stato riportato un aumento dell'8%-9% dei casi di mal di testa. Un risultato associato dai ricercatori alla possibilità di questo effetto collaterale, evocata da spot televisivi visti dai partecipanti all'indagine. (M.M.)
Journal Asthma Clin Immunology 2009; 124: 436-444 Andi, troppe tenere sanzioni per gli abusivi Giustizia italiana 'tenera' con i falsi dentisti. Chi viene 'pizzicato' dalle Forze dell'ordine rischia poco. Quasi niente. Gli viene applicato l'art. 348 del Codice penale, quello relativo all'esercizio abusivo della professione. Chi lo viola è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa da 100 a 500 euro. Lo spiega all'ADNKRONOS SALUTE Gianfranco Prada, segretario sindacale dell'Andi (Associazione nazionale dentisti italiani), sottolineando che "in giudizio viene sempre comminata una sanzione pecuniaria. Troppo poco".
Gli 'imbroglioni' possono così riprendere la loro attività abusiva. "E' così", assicura Prada. "Anche perché non è neanche prevista la confisca delle attrezzature, ma solo il sequestro. Peraltro non obbligatorio". Basta quindi presentare un'istanza di dissequestro per rientrare in possesso delle costose apparecchiature. Proprio la confisca è l'elemento deterrente che l'Andi chiede di inserire nelle proposte di legge per l'inasprimento della pena per i dentisti abusivi. "Nella scorsa legislatura - sottolinea Prada - l'ex ministro della Salute, Livia Turco, aveva mess
o a punto un progetto di legge di iniziativa governativa per inasprire le sanzioni contro i falsi odontoiatri. Il provvedimento, che prevedeva anche la confisca delle attrezzature, aveva ottenuto il via libera dal Consiglio dei ministri, ma non ha fatto in tempo a ricevere l'ok del Parlamento. Il Governo Prodi è caduto e non c'è stato il tempo".
Dentisti, boom dell'abusivismo I numeri parlano chiaro: in media, uno studio odontoiatrico ogni tre giorni viene sequestrato o chiuso dai Carabinieri dei Nas. Per la precisione 94 nei primi nove mesi del 2009. Senza contare che da gennaio a settembre i finti dentisti 'pizzicati' dai Nas sono stati 184. Truffatori che, senza nessun titolo, eseguivano otturazioni e devitalizzazioni dentali.
E' il dato più sconcertante che emerge dall'analisi delle denunce dei Nas per abusivismo delle professioni sanitarie, in possesso dell'ADNKRONOS SALUTE, relativo ai primi nove mesi del 2009: dal primo gennaio al 20 settembre. Ma non è il solo. C'è un'altra professione che sembra particolarmente ambita dagli 'imbroglioni': l'infermiere. Da gennaio a settembre, i Nas hanno infatti scovato la bellezza di 109 'abusivi' tra questi operatori sanitari. Dai dati in possesso dei carabinieri della salute emerge, fortunatamente, che pochi si fingono medico.
Nei primi nove mesi del 2009 ne è stato scovato solo uno, un finto medico di famiglia. Senza dimenticare però il finto pediatra che dal novembre del 1990 lavorava all'ospedale di Rho. Una truffa venuta alla luce la scorsa settimana e che ha riacceso i riflettori sul fenomeno dell'abusivismo tra le professioni sanitarie. Il quadro sembra rispecchiare quanto venuto a galla nell'anno precedente. Nell'intero 2008 gli studi odontoiatrici sequestrati o chiusi sono stati 160, i dentisti 'abusivi' 249 e i falsi infermieri 170. Anche nel 2008 i finti camici bianchi a finire nella rete dei Nas sono stati due.
Bresciani (lombardia), premiare regioni virtuose "No alla 'globalizzazione' dei finanziamenti per la sanità alle Regioni". E' tornato a esprimere disaccordo sui fondi a pioggia nel settore l'assessore lombardo, Luciano Bresciani. Il responsabile Sanità del Pirellone afferma con forza che le Regioni virtuose non possono essere trattate come quelle in rosso, che le Regioni "non virtuose" dovrebbero essere responsabilizzate a porre rimedio al loro 'buco', e che se perseverano nonostante tutto "dovrebbero risponderne in tribunale".
A chi chiede un aumento del 3,7% del Fondo sanitario nazionale, Bresciani risponde: "Non sono d'accordo che si debba chiedere sulla base storica un incremento percentuale del Fondo sanitario, senza differenziare le Regioni virtuose da quelle non virtuose - ha detto l'assessore ieri a Milano, parlando ai giornalisti a margine della presentazione della campagna 'BCD. Buon compenso del diabete' - perché altrimenti finanziamo anche il non virtuosismo". Invece "bisogna neutralizzare i costi impropri delle Regioni che li producono.
I costi impropri non possono essere finanziati - incalza - Non si può aumentare tutto il finanziamento del 3,7%. Per i costi propri può essere realistico, perché si avvicina al concetto dell'incremento del costo standard della sanità in Europa, che è del 3,4%. Però non sono d'accordo sui fondi a pioggia, senza distinguere. Va finanziato solo chi procura valore alla salute", conclude Bresciani. Patto responsabilità regioni per supera lo stallo "Per uscire dallo stallo in cui si trova la trattativa tra Regioni e Governo sul nuovo Patto per la salute, serve che le Regioni abbiano il coraggio di essere propositive, stringendo un vero e proprio patto tra loro". E' la proposta avanzata dall'assessore alla Sanità del Veneto, Sandro Sandri, in occasione della nuova tornata d'incontri romani sul futuro della sanità in Italia.
Secondo Sandri, serve "un'assunzione formale di responsabilità , affinché la Conferenza delle Regioni diventi un vero e proprio luogo di decisioni, dove le Regioni in difficoltà portino alle altre i loro piani di rientro e dove queste ultime, non lo Stato, da una parte le aiutino con il trasferimento delle buone pratiche organizzative, ma dall'altro anche le sanzionino se i risultati non dovessero essere raggiunti in tempi concordemente prestabiliti".
"In pratica - dice Sandri - penso a un'autodeterminazione delle Regioni per diventare insieme interlocutore credibile e responsabile del Governo. Ne ho parlato informalmente negli incontri scorsi e ritengo di aver trovato attenzione e una certa condivisione almeno concettuale da colleghi come Rossi, Bissoni e Colozzi e persino dal presidente Errani. Attualmente - prosegue l'assessore - la situazione è di fatto ingessata: da un lato molte Regioni si limitano a chiedere più soldi basandosi ancora sull'iniquo criterio della spesa storica, che continua a premiare i 'profondi rossi'; dall'altra il Governo incentra la sua azione su criteri troppo rigidamente economicistici, senza tenere nel dovuto conto gli aspetti di organizzazione sanitaria e l'oggettivo aumento dei costi fissi annuali.
Ma puntando esclusivamente al contenimento dei costi il rischio è quello di creare dissesto anche nelle Regioni virtuose, come Veneto, Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna". Secondo Sandri, "un serio Patto tra le Regioni, che si assumessero direttamente tutte le loro responsabilità , anche per quanto concerne i piani di rientro di quelle in 'profondo rosso', ci renderebbe sicuramente più autorevoli al tavolo con il Governo e potrebbe evitare che fosse proprio Roma ad intervenire, ad esempio con commissariamenti della cui effettiva utilità molti cominciano a dubitare". Fazio, registro malattie rare sulla strada giusta Negli ultimi mesi è stato fatto un lavoro intenso. Finalmente il registro è sulla strada giusta. Il meccanismo ha ingranato. Ma auspico un miglior raccordo tra Regioni e Istituto superiore di sanità , che è organo di alta consulenza dello Stato, per migliorare ulteriormente il percorso in atto A esprimere la sua soddisfazione per i risultati ottenuti nella mappatura delle malattie rare in Italia è il vice ministro della Salute Ferruccio Fazio, intervenuto ieri mattina al convegno 'Rete nazionale malattie rare' in corso all'Iss. "Nel febbraio scorso avevo sollecitato un raccordo maggiore tra Istituto e Regioni per accelerare il processo e favorire la raccolta dei dati.
Oggi mi sembra che stiamo sulla strada buona: il sistema sta funzionando e la popolazione censita dal registro è ben maggiore rispetto a un anno fa". Un lavoro importante, per il quale sono già stati stanziati fondi a partire dal 2007. "Per queste attività - ricorda Fazio - erano stati erogati alle Regioni 30 milioni di euro più altri 10 milioni per il 2008-2009. Chiedo davvero a tutti il massimo impegno per migliorare ulteriormente il percorso in atto. C'è attenzione del Governo ai problemi dei malati rari in Italia". 05 ottobre 2009 Oncologia, Italia indietro su dolore. Medici promossi Un Paese ancora indietro sulle terapie contro il dolore, dove resistono alcune spaccature sulla qualità dell'assistenza sanitaria fra Nord e Sud. E' l'Italia vista con gli occhi dei malati di cancro. Pazienti con tumori al colon retto, al polmone, al seno, alla prostata, che dopo lo shock della diagnosi si mettono con fiducia nelle mani dell'oncologo mentre vorrebbero un rapporto più forte con il proprio medico di famiglia.
Pazienti più consapevoli e informati che chiedono di partecipare alle decisioni, promuovono perlopiù i percorsi di cura in oncologia senza però risparmiare alcune critiche, e frequentano poco i servizi di sostegno psicologico e sociale. A fotografarli è un'indagine socio-sanitaria promossa da Bayer Schering Pharma e condotta su un campione di 2.746 pazienti di 37 strutture italiane di Oncologia medica. La ricerca diretta da Costantino Cipolla, docente del Dipartimento di sociologia dell'università degli Studi di Bologna, esplora gli aspetti psicologici e sociali della malattia, dal momento della comunicazione della diagnosi fino al rapporto con i medici e gli ospedali. Le reazioni di chi si ammala sono diverse e a influire è sia il livello di istruzione che la posizione geografica.
Discriminante, quest'ultima, che incide in particolare sulle terapie per il dolore: solo 4 pazienti su 10 le ricevono sempre, ma la percentuale di chi ha accesso a questi trattamenti è più bassa nel Centro-Sud. In questa parte dello Stivale si soffre di più, e dice di provare molto o abbastanza dolore il 40,2% dei pazienti del Centro e il 42,5% di quelli del Sud, contro il 36,4% dei ricoverati al Nord. Il dolore, confermano le risposte degli intervistati, viene curato di più nel Settentrione, dove il 43,4% dei pazienti dice di aver ricevuto sempre le terapie necessarie. La percentuale scende al 34,1% al Centro e al 32,1% al Sud e nelle Isole. Stesso discorso vale per il giudizio sull'assistenza medica: la percentuale dei soddisfatti va dal 46,25% dei pazienti a Nord al 22,28% a Sud. Necessarie leggi su vasectomia e castrazione chimica Leggi chiare sulla vasectomia come metodo contraccettivo e sulla castrazione chimica come soluzione contro la pedofilia. A chiederle la Società italiana di urologia (Siu), in occasione dell'82esimo Congresso nazionale Siu in corso a Rimini. "La vasectomia, considerata il metodo contraccettivo maschile a lungo termine più efficace, con una possibilità di gravidanza inferiore all'1% - spiega Vincenzo Mirone, presidente della Siu - è un intervento che consiste nella sezione chirurgica bilaterale dei dotti deferenti deputati a portare il liquido seminale nelle vescichette seminali, organi nei quali lo sperma viene immagazzinato e poi espulso.
In Italia, però, il ricorso alla vasectomia è di gran lunga più limitato rispetto ad altri Paesi europei, ed è svantaggiato dall'assenza di una legislazione chiara. Con la legge 194 è venuto a cadere il divieto di aborto, ma anche il divieto di contraccezione: potrebbe sembrare lecito praticare questa tecnica come metodo contraccettivo, ma in realtà c'è chi la contesta perché in contrasto con l'articolo penale che vieta 'lesioni gravi su consenziente'. Con questo vuoto legislativo, la scelta sui criteri di selezione dei pazienti è a discrezione dei dirigenti ospedalieri". Ma la carenze legislative vanno oltre e gli urologi auspicano un intervento urgente: "Per assurdo - evidenzia provocatoriamente Mirone - se un pedofilo si rivolgesse a uno dei nostri urologi per chiedere un trattamento che lo aiuti a tenere a bada impulsi deviati, il medico non avrebbe nessun tipo di possibilità di intervento.
La castrazione chimica è già usata in molti Paesi ed è una soluzione estremamente utile come terapia della pedofilia: oggi abbiamo molecole che somministrate con cadenza settimanale o mensile abbassano il livello di testosterone e fanno sì che non si manifesti l'impulso sessuale". Ma nel nostro Paese non è permessa. "Se si avesse la piena consapevolezza dei danni psicologici e comportamentali che la violenza sessuale genera in un bambino - conclude Mirone - allora forse la castrazione chimica dei pedofili sembrerebbe più ammissibile. E' ovvio che tale provvedimento, perché possa funzionare, deve necessariamente essere inserito in un programma ben organizzato che preveda un adeguato supporto medico e psicologico". Nobel 2009 a scoperta proprietà della telomerasi E' stata una scoperta nel campo della biologia ad aggiudicarsi il Nobel per la medicina 2009, vinto da tre scienziati che hanno risolto uno dei principali 'misteri' di questo settore: come i cromosomi possono essere copiati in modo completo durante la divisione cellulare e come vengono protetti dalla degradazione.
Le molecole di Dna che contengono il nostro patrimonio genetico sono impacchettate nei cromosomi, i telomeri sono i 'cappucci' alle loro estremità . Elizabeth Blackburn e Jack Szostak hanno scoperto - si legge nel comunicato dell'assemblea dei Nobel al Karlonska Institutet di Stoccolma - che un'unica sequenza di Dna nei telomeri protegge i cromosomi dalla degradazione. Mentre Carol Greider e ancora Elizabeth Blackburn hanno identificato la telomerasi, l'enzima che 'costruisce' i telomeri.
Man mano che questi si accorciano, la cellula invecchia. Al contrario, se l'attività della telomerasi è elevata, i telomeri mantengono la loro lunghezza e la senescenza cellulare viene ritardata. Questo accade nelle cellule tumorali, che possono essere considerate virtualmente immortali. Alcune malattie ereditarie, invece, sono caratterizzate da una scarsa attività dell'enzima, che si traduce in danni cellulari.
L'assegnazione del Nobel 2009 ai tre scienziati e al loro lavoro riconosce e premia la scoperta di un meccanismo fondamentale nella cellula. Una scoperta che ha favorito lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche, sottolinea l'Accademia. Siu lancia pronto soccorso legale per urologi Assistenza medico-legale h24 per situazioni delicate legate ai nuovi scenari imposti dalla pratica clinica quotidiana Sterilizzazione chirurgica, circoncisione a scopi religiosi, transessualismo: sono molte le situazioni delicate che gli urologi si trovano spesso a dover fronteggiare. Non solo, quindi, competenza scientifica: agli specialisti moderni è richiesta anche una conoscenza aggiornata delle leggi che regolamentano quelle particolari questioni in cui si intrecciano etica, pratica medica e religione. Per aiutarli nasce il servizio di assistenza medico-legale H24 che la Società italiana di urologia (Siu) ha presentato ieri a Rimini in occasione dell'82esima edizione del Congresso nazionale Siu.
Il servizio, chiamato 'Pronto soccorso medico-legale' proprio per il suo carattere di emergenza e tempestività - sottolinea una nota della Siu - è sempre accessibile tramite la piattaforma Siu in Rete, alla quale i 2.500 urologi iscritti alla società scientifica possono rivolgersi. Anche per chiedere una verifica nel caso in cui abbiano il sospetto di discostarsi dalla buona pratica clinica. A rispondere, dall'altra parte dello schermo, una equipe di medici legali specializzati nel campo della responsabilità professionale. Con una differenziazione per colore in base all'urgenza richiesta dal medico: codice rosso per questioni che necessitano di una risposta entro 30/60 minuti, e codice verde che viene soddisfatto entro 24/72 ore.
Il servizio è coordinato da Giuseppe Carrieri, direttore della Clinica urologica e del Centro trapianti di rene degli Ospedali Riuniti di Foggia: "La frequenza con cui i colleghi accedono al servizio - commenta Carrieri - ci conferma la bontà dell'iniziativa e ci spinge a proseguire su questa strada, certi che l'assenza di dubbi su questioni particolarmente spinose possa consentire a noi urologi di offrire ai pazienti una assistenza adeguata e corretta sotto ogni aspetto", assicura.
"Ci sono questioni - spiega il presidente Siu, Vincenzo Mirone - per le quali un consulto medico-legale risulta di fondamentale importanza. Ad esempio la circoncisione rituale maschile, ammessa dal Comitato nazionale di bioetica e regolamentata sotto ogni aspetto: una tempestiva, completa e corretta comunicazione tra medici e famiglie scongiura il rischio di pratiche 'casalinghe' pericolose e assicura la tutela dei bambini per i quali viene richiest Gramazio, speriamo in ministero a gennaio "Spero che entro gennaio possa essere istituito il nuovo ministero della salute". E' l'auspicio di Domenico Gramazio, vicepresidente vicario della Commissione Sanità del Senato (Pdl), intervenuto venerdì a Roma all'inaugurazione della 'Tre giorni della salute'.
"La legge approvata mercoledì in Senato, che ripristina il ministero della Salute 'spacchettandolo' dal Welfare - spiega Gramazio - è un valore aggiunto.
Ora spero che la Camera approvi questa legge entro l'anno, in modo da partire già a gennaio con il nuovo dicastero - conclude - che avrà un ministro e due sottosegretari". (Aid), bisturi non è la panacea del diabetico "Di diabete non sempre si guarisce col bisturi, anzi. Diciamolo chiaramente: la chirurgia non è la panacea di tutti i mali". A mettere i puntini sulle 'i', dopo una "lunga serie di articoli un po' troppi entusiastici" per una nuova ricerca italiana sul 'bisturi antidiabete', è Raffaele Scalpone, diabetologo e presidente dell'Aid, l'Associazione italiana per la tutela degli interessi dei diabetici.
"Ben vengano gli studi e la ricerca sul diabete - premette Scalpone all'ADNKRONOS SALUTE - con l'obiettivo di superare una malattia che interessa ben 3 milioni di italiani. Ma in questi giorni noi siamo letteralmente subissati di chiamate, soprattutto di madri di piccoli diabetici che vogliono sottoporre all'intervento i loro figli". Importante sottolineare, dunque, "che al momento si tratta soltanto di uno studio", che interesserà ben 21 ospedali della Penisola, "e che non tutti i malati di diabete sono candidati ideali per questo intervento", che mira "a isolare il duodeno, segmento dell'intestino tenue tra i maggiori imputati per il mancato utilizzo dell'insulina" da parte dell'organismo.
Il campione preso in considerazione dallo studio coordinato da Nicola Scopinaro, ordinario di Chirurgia generale dell'università di Genova, è composto ad esempio da pazienti che, tra le caratteristiche richieste, non devono rispondere alle cure tradizionali. "Solo il 5% dei malati - precisa Scalpone - quindi non più di 15 mila persone". Ma soprattutto c'è un identikit di persone che, secondo Scalpone, non dovrebbero ricorrere al bisturi per sconfiggere il diabete. "I magri, ad esempio - sottolinea - ma anche gli anziani, gli adolescenti e i bambini". Inoltre, ci tiene a precisare il presidente dell'Aid, finire sotto i ferri "per ben 7 ore non è certo una passeggiata. Quindi ben venga la ricerca, ma evitiamo entusiasmi troppo facili". Sumai, rassicurante il ritorno del ministero Il ritorno del ministero della Salute, previsto dal Ddl approvato dal Senato, "è una buona notizia che rassicura operatori e cittadini su quanto questo Governo abbia a cuore la sanità ". Lo ha detto Roberto Lala, segretario generale del Sumai, il sindacato dei medici ambulatoriali, venerdì a Torino aprendo il 42esimo Congresso nazionale.
Nella sua relazione Lala ha toccato in particolare tre punti: oltre alla rinascita del dicastero, il patto per la salute e i nuovi settori rappresentati dal sindacato. Sul ripristino del ministero della Salute Lala ha ricordato le preoccupazioni espresse al momento dell'accorpamento con il Welfare: "una formula che, se da una parte rispondeva a una logica di maggiore efficienza e sinergia tra i diversi aspetti della tutela sociale, dall'altra privava la sanità della necessaria cabina di regia centrale, resa ancora più necessaria dal federalismo.
Indicare linee di orientamento da realizzare in tutto il Paese, vigilare sull'effettiva attuazione dei Lea in tutte le Regioni, ovvero delle prestazioni che sono la realizzazione del diritto alla salute per tutti i cittadini italiani, intervenire quando la sanità regionale è in crisi, come è avvenuto nei mesi scorsi con i Piani di rientro e nei casi più estremi con i commissariamenti - sottolinea - sono tutte funzioni indispensabili a garantire il buon andamento di una macchina complessa come è il Ssn.
Tornare ad avere un autonomo dicastero che guidi la sanità italiana, è dunque davvero una buona notizia", commenta. Sul nodo del Patto per la salute Lala ha ricordato che "le difficoltà nei rapporti tra Istituzioni centrali e regionali registrate in questi mesi, ci hanno molto preoccupato e hanno già prodotto ritardi pesanti in scelte che invece avrebbero richiesto la massima tempestività , a cominciare dall'aggiornamento dei Lea".
Lala ha poi dedicato la parte finale della sua relazione ai nuovi settori che sono rappresentati dal Sumai: biologi, psicologi, medici veterinari, medicina dei servizi, medicina penitenziaria, servizi di assistenza sanitaria ai naviganti. "Questo è il nostro impegno - ha concluso Lala - e il nostro profondo convincimento: tutelare i professionisti che operano in sanità per tutelare il servizio dovuto al cittadino". Il nuovo ministero non si sottometta a economia Serve un ministero della Salute davvero autonomo, non sottomesso all'Economia. Un dicastero che sia messo in grado di pensare alla "salute per la salute", in un sistema di Welfare equilibrato.
Ne è convinto il presidente dei Federazione nazionale degli Ordini dei medici, Amedeo Bianco, che sul ritorno del ministero della Salute, che già ha incassato l'ok del Senato, esprime qualche preoccupazione su una sua reale autonomia.
Un timore non infondato, secondo Bianco: "lo stesso Ddl che prevede il ripristino del ministero della Salute - spiega - definisce anche precisi ambiti di concertazione con il ministero dell'Economia. Cosa che è sempre avvenuta, ma che oggi è più pressante".
Per Bianco, invece, il ministero della Salute "deve poter mettere in piedi un progetto per uscire da una situazione di difficoltà economica del Ssn senza puntare su una lettura di carattere economicista e contabile. Ma così, senza una visione più ampia, non ne usciremo perché serve un progetto di ampio respiro e sul lungo periodo". Fnomceo, un piano Marshall per risanare debiti Un progetto di ampio respiro per rendere più solido, con azioni sul lungo periodo, il sistema sanitario italiano universale e solidale, "oggi in ginocchio per i debiti", ma che resta un pilastro importante della società , soprattutto in tempi di crisi E' l'appello del presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Amedeo Bianco, che da Torino, al congresso nazionale degli specialisti ambulatoriali del Sumai, invita a un maggiore impegno a difesa del Ssn.
Un appello che nasce dalla situazione di "grave allarme", con un disavanzo per le "aziende sanitarie di 35-40 miliardi, secondo i dati sia della Confindustria sia del ministero del Welfare. Un disavanzo consolidato delle Asl che è una specie di debito pubblico sommerso, poco più di 2 punti di Pil. Si pensi che un bambino che nasce nel Lazio ha già un debito, per la sanità , di 2.600 euro", dice.
Oggi "ci stiamo preoccupando - aggiunge Bianco - di tenere in linea la spesa corrente. I piani di rientro raggiungono come obiettivo quello di allineare la spesa contabile al finanziamento, ed è giusto. Però, in questi anni di federalismo imperfetto, che in alcune aree del Paese non ha certamente espresso il meglio né della politica né della gestione, si sono creati disavanzi importanti che gravano sulla spesa", spiega il presidente dei medici, che propone un passo avanti nel risanamento dei conti della sanità . "Non agiamo solo sulla spesa corrente, ma cerchiamo di far in modo che il sistema si liberi dei suoi debiti e acquisti una sorta di pareggio di bilancio in un certo periodo di tempo". 02 ottobre 2009 Ru486. Le ragioni di una scelta Ru486. Le ragioni di una scelta. Questo il titolo del convegno aperto al pubblico, che l'associazione Vita di Donna e la sua Community sul web, il 10 ottobre, dalle 9 alle 14, porterà a Roma, nella sala e, se occorrerà , nel cortile, della Casa Internazionale delle donne, in via della Lungara, 19.
Le protagoniste? Innanzitutto le donne.
Donne medico, ginecologhe che operano quotidianamente nelle strutture di IVG per l'applicazione della legge 194, donne delle istituzioni e della politica, che dovranno dirimere la matassa di una polemica tutta interna ai palazzi, scoppiata negli ultimi mesi, da quando l'Agenzia Italiana del Farmaco ha autorizzato l'ingresso del farmaco in Italia ed è per questo stata sospesa e rallentata, di fatto, dai lavori di una commissione d'indagine parlamentare, convocata d'urgenza.
"Una polemica scontata per certi versi, ma che rischia di sovrapporre il ragionamento scientifico e sanitario con esigenze di scontri politici, che brandendo come spade la presunta solitudine o il rischio per la salute delle donne, ad oggi non hanno fatto altro che privarle di una corretta informazione, silenziandole e lasciandole fuori da qualsiasi dibattito pubblico e politico", commenta Monica Soldano, direttore responsabile del giornale on line Vita di Donna Community, che ha ormai conquistato i fedelissimi di Google, divenendone una delle fonti di news accreditate.
"Ripartiamo dai fatti", suggerisce anche la ginecologa Lisa Canitano, presidente di Vita di Donna, impegnata da anni nel servizio di Ivg dell'ospedale Grassi di Ostia, ed i fatti sono sia i numeri della sperimentazione realizzata da alcune strutture come dalla dottoressa Del Bravo all'ospedale di Pontedera, sia dalle donne che quella esperienza l'hanno già fatta.
Dopo il successo del servizio telefonico S.o.S Pillola del giorno dopo, Vita di Donna lancerà in occasione del convegno, anche un servizio informativo sulla RU486, che sarà coordinato da Gabriella Pacini, ostetrica e vicepresidente di Vita di Donna (www.vitadidonna.it).
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Ru486: non è obbligatorio il ricovero in ospedale. Art. 8 della legge 194 La legge 194 verrebbe rispettata anche qualora l'interruzione di gravidanza con la Ru486 venisse eseguita negli ambulatori pubblici. E' quanto previsto dall'articolo 8 della legge stessa.
Questa è la diversa valutazione espressa dalla presidente di Vita di Donna, Elisabetta Canitano, che contraddice quanto dichiarato dal ministro Sacconi nel corso dell'audizione presso la Commissione Sanità del Senato.
Il ministro del Welfare ha auspicato che l'Aifa formuli una disciplina per l'utilizzo della Ru486 "in regime di ricovero ordinario e così teoricamente coerente con la legge 194".
Rammenta la Canitano, che per essere coerenti con la legge 194 significa prevedere che l'interruzione di gravidanza, eseguita con l'assunzione della pillola Mifegyne, possa essere praticata anche in ambiente extraospedaliero.
"Stando all'articolo 8 della legge 194 - dice la ginecologa romana - non c'è alcun obbligo di eseguire l'Ivg in ospedale, che può anche essere effettuata, e cito testualmente, presso poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati agli ospedali ed autorizzati dalla regione".
"Non metto in dubbio la buona fede del ministro Sacconi - conclude Canitano - ma se gli sta a cuore il rispetto della legge 194 è necessario che aggiorni le informazioni in suo possesso". 01 ottobre 2009 SIP, serve strategia pediatrica contro H1N1 Pur condividendo "in larghissima parte la strategia individuata dal ministero del Welfare per affrontare il rischio pandemia", la Sip (Società italiana di pediatria) ha ritenuto opportuno costituire un gruppo di lavoro formato da esperti "per identificare una strategia di interventi che tenga conto delle peculiarità dell'area pediatrica".
Lo afferma in una nota Pasquale Di Pietro, presidente della Sip, aggiungendo che il gruppo è coordinato da Pier Angelo Tovo, presidente della Società italiana di infettivologia pediatrica (Sitip), e coinvolge altre società scientifiche,fra cui la Società italiana di emergenza urgenza pediatrica (Simeup). "Tutti ci auguriamo - sostiene Di Pietro - che il diffondersi della nuova influenza non assuma nel nostro Paese le caratteristiche di una vera pandemia, poiché in tal caso le ricadute sul sistema assistenziale italiano sarebbero notevoli, e come pediatri siamo particolarmente preoccupati in proposito.
In caso di epidemia dovremo certamente affrontare un iperafflusso alle strutture ospedaliere (in particolare al Pronto soccorso, notoriamente già spesso in situazione critica), per cui emerge innanzitutto la necessità di far comprendere alla popolazione che non esiste un valore aggiunto nel recarsi in Pronto soccorso. La diagnosi precisa del virus responsabile di una sindrome influenzale non è indispensabile ai fini terapeutici e in Pronto soccorso non verrà fatto alcun tentativo di diagnosi eziologia se il bambino non necessità di ricovero", ricorda.
"Va anzi sottolineato - conclude Di Pietro - che il Pronto soccorso in periodo epidemico costituisce un luogo di maggior potenziale pericolo per il contagio". Il boom di bambini al Pronto soccorso in seguito ad una pandemia "è prevedibile - evidenzia Tovo - in quanto i piccoli sono più esposti al rischio di contrarre l'influenza rispetto agli adulti. Si tenga conto che durante la stagione invernale un bambino di 2-3 anni all'inserimento in comunità manifesta di solito sei episodi di sintomi del tutto sovrapponibili a quelli dell'influenza, sostenuti però da altri virus". Fimp su falso pediatra, servono più controlli Individuare un falso medico "non e' facile". Spesso "non ci sono campanelli d'allarme che possono allertare il paziente", per questo e' indispensabile che "gli Ordini provinciali dei medici facciano controlli periodici su chi esercita la professione".
E' l'appello di Giuseppe Mele, presidente della Federazione italiana medici pediatri che, dalla sede del terzo congresso che si è aperto ieri a Roma, interviene sul caso del pediatra di Rho che ha esercitato per decenni la professione medica senza essere laureato.
"Spesso i truffatori - spiega Mele - sono anche piu' accoglienti e premurosi con i pazienti che difficilmente si insospettiscono. Non a caso, quando sono scoperti spesso, si sentono commenti positivi da parte delle persone che sono state curate.
Si tratta di truffe - continua Mele - con falsificazioni di documenti, quindi non facilmente individuabili". Tocca agli Ordini professionali provinciali, conclude Mele, "mettere in atto iniziative a tutela dei cittadini". if (typeof(window.attachCsiOnload) != 'undefined' && window.attachCsiOnload != null) { window.attachCsiOnload('ext_blogspot'); }
Pagina pubblicata il 29 ottobre 2009