Italiani stanano virus stagionali a rischio pandemia
I ceppi influenzali H1 e H3 di origine animale potrebbero avere un potenziale pandemico in grado di superare le barriere immunitarie dell'uomo. I risultati di una ricerca congiunta condotta da un team di ricercatrici guidato da Ilaria Capua dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie di Padova ed Elisa Vicenzi dell'Istituto scientifico universitario San Raffaele di Milano, pubblicata venerdì su 'Plos Pathogens', rivoluzionano uno dei capisaldi delle conoscenze sulla genesi delle pandemie influenzali.Era opinione consolidata, e fino ad oggi indiscussa, che gli anticorpi indotti dai virus dell'influenza stagionale sarebbero stati protettivi nei confronti di virus H1 e H3 di origine animale. E' noto, infatti, che la maggior parte della popolazione mondiale possiede anticorpi contro i sottotipi H1 e H3 a causa di precedenti esposizioni a virus stagionali o grazie alle vaccinazioni. La ricerca dimostra invece che queste difese non proteggono dai virus H1 e H3 di origine animale. Per diffondersi nella popolazione, un virus pandemico deve trovare degli ospiti 'scoperti' dal punto di vista immunitario; proprio per questo il virus dell'aviaria ha preoccupato molto la comunità scientifica. Infatti, pur essendo di un sottotipo diverso (H5) rispetto ai virus influenzali umani stagionali (H1 e H3), questo microrganismo avrebbe trovato una popolazione vulnerabile dal punto di vista immunitario e perciò avrebbe potuto generare una pandemia. Ciò fino ad oggi non si è verificato perché il virus H5 non ha 'imparato' a trasmettersi da uomo a uomo, mentre è stato recentemente dichiarato pandemico, seppur a bassa mortalità, il virus H1N1 di origine suina.
Questo studio sfata il dogma che solamente alcuni sottotipi d'influenza animale siano potenzialmente pericolosi - spiega Vicenzi, capo dell'Unità di patogeni virali e biosicurezza dell'istituto San Raffaele di Milano - In realtà, dobbiamo aprire i nostri orizzonti di ricerca sui virus influenzali animale del sottotipo H1 e H3 per non essere colti impreparati a fronteggiare potenziali future pandemie d'influenza", avverte. "La chiave di volta della collaborazione con Ilaria Capua - aggiunge la scienziata - è stata unire le competenze della ricerca biomedica umana del San Raffaele a quelle della ricerca veterinaria dello Zooprofilattico di Padova".
Pagina pubblicata il 29 giugno 2009