settembre 2009
Falso pediatra a Rho: l'AO, questa è truffa Amato da genitori e bambini che lo consideravano "un pediatra bravissimo", il 'dottor' Marco Stefano Bassi, 54 anni, aveva mentito per quasi vent'anni. Si era inventato una laurea in medicina all'università di Padova dove aveva dato appena 6 esami, si era infilato un camice bianco e lavorava dal novembre del 1990 nel Reparto di pediatria dell'ospedale di Rho.La verità sul suo falso curriculum è emersa durante "un controllo di routine". E ora l'azienda ospedaliera 'Guido Salvini' di Garbagnate, alla quale fa capo la struttura alle porte di Milano, si definisce sgomenta. Parla di un episodio "tristissimo", anzi "una truffa" in cui "l'azienda è parte lesa".
La denuncia è partita e l'inchiesta è aperta. Ora la storia del finto dottore, "stimatissimo da tutti", è in mano alla magistratura. A parlare è Emanuele Torreggiani, responsabile comunicazione dell'azienda ospedaliera Salvini. "L'azienda - è la dichiarazione ufficiale rilasciata ieri ai giornalisti - nell'ambito di un costante processo di riordino e revisione dei curricula del personale sanitario, ha chiesto a tutti i medici di ripresentare i documenti relativi alla loro storia accademica e lavorativa, secondo gli stilemi previsti dalla legge.
Nell'ambito di questo riordino, l'azienda esegue anche controlli a campione, incrociando i dati presentati dal personale con quelli delle realtà indicate (università , scuole di specializzazione e quant'altro)". Ed ecco la sorpresa. Inizialmente "è emerso che Bassi aveva presentato documenti non in ordine secondo le nostre richieste", sottolinea Torreggiani. Quindi "gli abbiamo chiesto di ripresentarli secondo le nostre richieste".
A questo punto "lui si è dimesso" e l'azienda, forse insospettita, ha "fatto verifiche all'università di provenienza" dichiarata nei documenti. Risulta così che questo signore non era laureato. I certificati prodotti erano falsi. Allora abbiamo sporto denuncia e querela nei suoi confronti, al Comando dei carabinieri e alla Procura della Repubblica. L'inchiesta è stata aperta e ora spetta alle autorità giudiziarie procedere.
Ma dev'essere chiaro - insiste il portavoce - che in questa vicenda l'Azienda Salvini è parte lesa". E che "ha scoperto il fatto grazie al lavoro eseguito dall'Ufficio del personale, seguendo le normative in vigore". E' vero, ammette Torreggiani all'ADNKRONOS SALUTE, Bassi "era stimatissimo" da tutti. Ma "rimane il fatto, tristissimo, che non si può svolgere una professione senza i necessari titoli accademici. Questa è una truffa", conclude. Senato approva Ddl istituzione Ministero Via libera dell'Aula del Senato al disegno di legge che istituisce il ministero della Salute, sganciandolo dall'attuale megadicastero del Welfare che diventa ministero del Lavoro e politiche sociali.
Sono stati 136 i voti favorevoli, 15 i no e 89 gli astenuti. Il provvedimento, fissando a 13 il numero dei ministeri, prevede inoltre un aumento del numero dei componenti del Governo, compresi ministri senza portafoglio, viceministri e sottosegretari: si passa dagli attuali 60 a non più di 63.
Ieri mattina, all'inizio dell'esame, l'Aula di Palazzo Madama ha respinto - con 114 voti contrari, 74 a favore e 2 astenuti - la questione pregiudiziale di costituzionalità del Ddl posta dall'Udc. Il provvedimento passa ora alla Camera. Cassi (Cimo), vigilare su siti web gestiti da medici Internet è sicuramente uno strumento molto utile per l'aggiornamento medico e per lo scambio di informazioni tra colleghi. Sarebbe però necessario che gli Ordini professionali tenessero sotto controllo alcuni siti. Soprattutto quelli gestiti direttamente dai medici A chiedere di tenere gli occhi bene aperti sui siti web di carattere medico-scientifico è il neo presidente nazionale del sindacato Cimo-Asmd, Riccardo Cassi.
"Bisogna cercare di ridurre al minimo il rischio di far circolare sul web informazioni distorte - afferma - Non è facile, certo, però sarebbe necessario un intervento diretto degli Ordini professionali per un monitoraggio attento, almeno su quei siti gestiti direttamente dai camici bianchi.
Questo per una maggiore trasparenza e per sgombrare il campo dal pericolo di informazioni ingannevoli o 'pubblicitarie'.
Soprattutto nel campo delle terapie e delle medicine alternative a quelle ufficiali", conclude. 29 settembre 2009 Premio internazionale a Rita Levi Montalcini La scienziata italiana riceverà domani a Pavia il Wendell Krieg Lifetime Achievement Award, riconoscimento istituito dal Cajal Club, la più antica associazione internazionale dedicata allo studio del sistema nervoso, fondata nel 1947 dal neurologo Wendell J.S. Krieg, che ne fu il primo presidente, e da un gruppo di neuroscienziati.
La cerimonia di premiazione, in programma alle 11 nell'aula Golgi di Palazzo Botta (polo dell'università di Pavia), si terrà a margine del Simposio internazionale di Pavia 'Camillo Golgi and Modern Neuroscience', annuncia in una nota l'ateneo lombardo. Nelle precedenti edizioni, in occasione degli incontri internazionali del Cajal Club, il Wendell Krieg Lifetime Achievement Award era stato conferito al re di Spagna Don Juan Carlos I, a Anders Bjà¶rkland (direttore del Wallenberg neuroscience center di Lund, Svezia) e a Ricardo Miledi (National Institute of Neurobiology Unam).
Il Premio è accompagnato dalla medaglia Cajal. La scienziata centenaria verrà premiata per i suoi studi sul sistema nervoso nel nome di altri due scienziati che, tra fine '800 e inizi '900, hanno segnato due svolte nella storia delle neuroscienze: Camillo Golgi e Santiago Ramà³n y Cajal, entrambi vincitori nel 1906 del Nobel per la Medicina.
Golgi fu padre di un'invenzione fondamentale, la 'reazione nera' che diventò lo strumento principale per chiarire la struttura del sistema nervoso centrale. Cajal fu colui che fece assumere agli studi neurobiologici di fine '800 la fisionomia più moderna. Non a caso il simposio del Cajal Club si svolgerà a palazzo Botta: lì si trovavano i laboratori, l'aula storica e lo studio di Camillo Golgi.
Snami chiede chiarimenti sulla privacy Il Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami) annuncia di avere "inviato una richiesta di chiarimenti al Garante della privacy", Francesco Pizzetti, in merito all'"articolo 19 del nuovo Accordo collettivo nazionale della medicina del territorio, firmato nei mesi scorsi da tutte le organizzazioni sindacali.
Tale articolo, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l'8 settembre scorso - spiega in una nota il presidente del sindacato, Mauro Martini - riguarda il cosiddetto 'Flusso informativo', ovvero un insieme di notizie che riguardano il paziente, quindi strettamente personali, che il medico deve trasmettere all'azienda sanitaria". Informazioni su "ricoveri, accessi allo studio con o senza visita, visite domiciliari, prestazioni professionali, visite in assistenza domiciliare programmata e integrata - elenca Martini - tutte inerenti al singolo caso, circostanziate con giorno, mese e anno e inviate entro il decimo giorno del mese successivo". Ma "alla luce delle nuove 'Linee guida in tema di Fascicolo sanitario elettronico e di dossier sanitario' dell'11 agosto 2009, pubblicate dal Garante per la protezione dei dati personali - evidenzia il presidente Snami - il nostro sindacato pone il dubbio se il medico di medicina generale debba richiedere autorizzazione al paziente per ogni singola trasmissione prevista dall'articolo in oggetto".
Secondo Martini, "ci si deve rendere conto che, in questa maniera, il lavoro clinico-assistenziale del medico di medicina generale subirà uno stop, poiché prevediamo che l'invio all'azienda sanitaria di tali dati, con eventuale autorizzazione singola da parte dei pazienti, costerà diverso tempo. Il medico di medicina generale ha decine di contatti al giorno con pazienti per visite ambulatoriali o domiciliari per le trascrizioni per le ricettazioni di farmaci e per la specialistica e tutta la burocrazia annessa (note Aifa, piani terapeutici, circolari quotidiane, eccetera).
Con tale obbligo - chiude Martini - si creerebbe un empasse incredibile a scapito della qualità del servizio nei confronti del cittadino paziente". Rivolgendosi al Garante, infine, Snami intende anche "tutelare i dati sensibili (come visite e ricoveri 'con diagnosi') dei nostri pazienti". Fazio, in arrivo linee guida su H1N1 Arriverà "oggi o al massimo domani l'ordinanza con le linee guida sulle vaccinazioni anti-H1N1 per le Regioni, insieme alla circolare sui casi gravi di polmonite primaria" causata dal virus. Lo ha detto il viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, a margine di un incontro sulle malattie renali ieri a Roma.
Per quanto riguarda le indicazioni ai medici di famiglia sulla gestione dei casi di nuova influenza A, bisognerà aspettare "2-3 giorni", ha aggiunto Fazio.
Il viceministro ha poi ribadito che i tempi per l'arrivo del vaccino pandemico sono rispettati, e questo vuol dire che i due vaccini (contro l'influenza stagionale e contro il virus H1N1) saranno disponibili contemporaneamente.
Se si ha l'indicazioni di sottoporsi a entrambi, "il Consiglio superiore di sanità ha stabilito che la co-vaccinazione anche contemporanea non è un problema - ha ricordato Fazio - con l'accortezza di eseguirla su due arti diversi. Questa cosa, comunque, sarà oggetto dell'ordinanza che invieremo oggi o al massimo domani", ha concluso. Giovedì "Patto" a conferenza Stato-Regioni Il presidente Vasco Errani ha convocato la Conferenza delle Regioni per giovedì 1 ottobre alle 9.30. La Conferenza tornerà ad affrontare il tema dello stato delle relazioni fra Governo e Regioni e proseguirà l'esame delle tematiche relative al settore sanità , con particolare riferimento alla proposta del Governo sul Patto per la Salute 2010-2011.
Fra i punti all'ordine del giorno: i criteri di riparto dei fondi a sostegno dell'associazionismo intercomunale; le iniziative delle Regioni nell'ambito del piano nazionale di riforma (strategia di Lisbona); le problematiche relative ai rischi ambientali legati ai rifiuti tossici contenuti nei cargo affondati al largo delle coste calabresi; il riparto del Fondo nazionale politiche sociali per l'anno 2009; la posizione da assumere in relazione a proposte legislative sull'attività venatoria; le problematiche relative all'imprenditoria femminile (legge 215/92) e le proposte di modifiche elaborate dalle Regioni; un documento di indirizzi comuni per la rete di distribuzione dei carburanti su autostrade e raccordi autostradali.
Infine, sarà esaminato un documento per l'attuazione della delega legislativa in materia di internazionalizzazione delle imprese.
Anaao a Brunetta, quando tocca a universitari? "Molti nemici, molto onore. Sembra diventato questo lo slogan con il quale il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta interpreta il suo ruolo" Dopo gli impiegati pubblici 'fannulloni', i medici 'macellai', i poliziotti 'panzoni', quando toccherà all'altra casta, quella dei suoi colleghi universitari chiamati al compito improbo di svolgere 100 ore all'anno di didattica, quella dei policlinici universitari con tassi di occupazione oscillanti intorno al 50%, primariati ogni 3-4 malati e costi inversamente proporzionali, quella delle 1.750 Scuole di specializzazione mediche, di cui oltre la metà con un solo studente e un sistema formativo che desta allarme e preoccupazione?".
A chiederselo è in una nota l'Anaao Assomed, associazione medici dirigenti. "Attendiamo pazienti di vedere anche questa preda tra gli artigli riformatori del ministro.
Per intanto, nella brillante operazione trasparenza, il ministro della Funzione pubblica è proprio sicuro di essere, come la moglie di Cesare, più limpido dell'acqua sorgiva, rendendo accessibili ai cittadini i dati che lo riguardano, come ha imposto alla dirigenza del pubblico impiego?
La pubblica amministrazione ha di certo innovato, se non i propri modelli organizzativi - conclude l'Anaao - l'armamentario verbale e demagogico".
28 settembre 2009 A ottobre visite gratis dal dentista Anche quest'anno ottobre sarà il mese dedicato alla prevenzione dentale. In particolare a quella dei bambini dai 6 ai 12 anni.
Grazie all'Associazione nazionale dentisti italiani (Andi), in collaborazione con Mentadent, sarà possibile prenotare una visita gratuita al numero verde 800.600.110. Lo comunica l'Andi in una nota.
"E' sempre utile ricordare - spiega il segretario culturale Nicola Esposito - che una buona salute orale è importante per mantenere sano tutto l'organismo. Ed è necessaria per evitare successivi interventi più invasivi e quindi più costosi".
Per conservare a lungo un sorriso bello e sano bisogna prendersi cura fin da bambini dell'igiene della bocca. Per questo, sottolinea l'Andi, è importante condividere con i più piccoli i gesti di prevenzione, come lavare i denti mattina e sera.
Quest'anno i bambini, durante la visita, riceveranno un trattamento al fluoro in gel per rinforzare i denti e proteggere il loro sorriso. Inoltre l'Andi, insieme alla Società italiana di odontostomatologia per l'handicap, vuole promuovere la sensibilizzazione degli operatori verso i pazienti con speciali necessità .
Per questo i centri odontoiatrici specializzati per soggetti con disabilità , che hanno aderito all'iniziativa, forniranno assistenza e supporto nel caso si presentino cittadini con necessità terapeutiche che richiedono un ambiente protetto. H1N1: Ecdc - inevitabili ondate in autunno Ondate di virus pandemico sono "inevitabili in autunno nei Paesi europei. E la trasmissione" del patogeno "sta già aumentando in alcuni Stati". E' quanto emerge dall'ultimo bollettino diffuso ieri dall'European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc), che sulla base dell'analisi di quanto è appena accaduto nell'emisfero Sud - il primo a fare i conti con la pandemia - sottolinea come "i servizi ospedalieri, e in particolare le unità di terapia intensiva" del vecchio continente "saranno sotto pressione" nei prossimi mesi.
Inoltre la malattia, quando si manifesta in forma severa, spesso provoca una polmonite virale che causa una sindrome da distress respiratorio acuto. Una situazione che "raramente si vede con l'influenza stagionale, ed è di gestione difficile per i medici", sottolinea l'Ecdc. Il Centro, sulla base della recente esperienza, fornisce però anche alcuni dati tranquillizzanti.
In particolare, "il numero dei decessi non sembra essere aumentato nei Paesi dell'emisfero meridionale rispetto a quello che si registra con l'influenza stagionale, benché i morti si siano verificati in gruppi differenti, specialmente nei giovani".
Inoltre le previsioni più pessimistiche degli esperti "sono state ridotte", e sembra ci siano stati "numeri significativi relativi alle infezioni asintomatiche". Infine, gli esperti stimano che le donne in gravidanza infettate con il virus pandemico "rischiano quattro volte" più degli altri di incappare in una forma grave di influenza. Pecorelli, su ru486 Aifa lavora senza ideologi Massimo riserbo dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sui tempi per l'effettiva immissione in commercio della pillola abortiva Ru486. Dopo il via libera al medicinale a base di mifepristone (Mifegyne*), il 30 luglio scorso da parte del Consiglio di amministrazione dell'ente regolatorio nazionale, "resta solo da pubblicare in Gazzetta ufficiale la cosiddetta 'determina'" dell'autorizzazione all'immissione in commercio (Aic), afferma il presidente dell'Aifa Sergio Pecorelli, ieri a Milano a margine della presentazione di AZ Salute online, quotidiano italiano telematico di biomedicina e sanità .
Alla vigilia della riunione di mercoledì 30 settembre, in cui il Cda dell'Aifa parlerà anche di Ru486, i tempi della pubblicazione in G.U. non possono essere previsti, dice Pecorelli. Tenendo però a precisare che l'Aifa ha fatto il proprio dovere senza ideologie.
Il via libera alla pillola abortiva "è stato deliberato attraverso la procedura europea di mutuo riconoscimento - ricorda il presidente dell'Aifa - Abbiamo fatto il nostro dovere", puntualizza. "Non dobbiamo essere ideologici - aggiunge - Abbiamo il dovere di trattare questo farmaco come un qualsiasi altro medicinale.
Come se si trattasse, ad esempio, di un farmaco anticancro". Quanto all'indagine conoscitiva sulla Ru486, votata dalla Commissione Igiene e sanità del Senato, "si tratta di un'indagine parallela della quale siamo stati informati con estrema cortesia e rispetto". Secondo Pecorelli, "non c'è l'intenzione di interrompere nulla". In ogni caso, continua, "mercoledì durante la riunione del Cda leggerò la lettera del Senato, che ovviamente non è stata resa pubblica". Neolaureati impreparati alla pratica Ai giovani medici non si consente di mettere in atto quello che hanno imparato "Sono molti i neolaureati in medicina che arrivano sul campo impreparati. Alcuni di loro non sono neanche capaci di misurare la pressione a un paziente".
Ad affermarlo è Stefano Taddei, docente di Medicina interna all'Università di Pisa, durante il suo intervento al Festival della Salute di Viareggio, che ha chiuso i battenti domenica.
Secondo il professore, questo succede perché a questi ragazzi "non si consente di mettere in pratica quello che hanno imparato prima di entrare a tutti gli effetti nel mondo del lavoro".
Poi ha aggiunto: "Una volta, parlando con un collega che fa parte della commissione esaminatrice dell'esame per l'abilitazione alla professione, mi ha detto che alcuni sarebbero da bocciare. Sarebbe la cosa migliore da fare". Roccella: su testamento deciderà il Parlamento "Marino stia tranquillo: gli esperti vengono opportunamente consultati, ma le decisioni legislative spettano, in democrazia, a Governo e Parlamento". Lo afferma in una nota il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella, replicando così al senatore Pd Ignazio Marino, che venerdì da Viareggio ha sottolineato la necessità di leggi che regolino temi delicati come la fecondazione e il fine vita, senza tuttavia dimenticare di consultare la comunità scientifica. "Sui temi di biopolitica assistiamo spesso a uno strano spettacolo - scrive dunque Roccella in una nota - chi si appella alla scienza ha spesso un atteggiamento profondamente antiscientifico e ideologico.
Le certezze scientifiche in materia di stati vegetativi, capacità di coscienza e sensibilità al dolore sono pochissime, tanto che la comunità scientifica internazionale, dopo aver bocciato la definizione di stato vegetativo 'irreversibile' o 'permanente', sembra ormai orientata a cambiarla completamente. Non sembra possibile infatti definire - aggiunge - una condizione patologica in base al livello di coscienza; tutto questo dovrebbe farci ricorrere sempre di più al principio di precauzione che è alla base del dubbio laico".
Per quanto riguarda la fecondazione assistita, altro tema toccato da Marino, "per applicare la nuova direttiva europea che impone i criteri di tracciabilità , qualità e sicurezza ai centri di procreazione medicalmente assistita - ricorda il sottosegretario - ed emanare quindi le nuove linee guida, il ministero per la prima volta ha coinvolto in un'apposita commissione le società scientifiche e gli operatori del settore. Marino quindi stia tranquillo". Marino, legge su testamento ascolti la scienza "Ci sono degli interrogativi, sul fine vita e sulla fecondazione, che non possiamo ignorare e non possiamo affrontare senza ascoltare il parere della comunità scientifica. Uno stato può anche decidere di non darsi una legge riguardo a questi temi, cosa che peraltro ritengo sbagliata, ma non può fare una legge del genere ignorando il parere degli esperti. Ed è questa la strada che è stata imboccata in Italia sul testamento biologico e sulla fecondazione assistita".
Queste le parole di Ignazio Marino, durante la presentazione del libro 'Nelle tue mani', durante il Festival della Salute che si è svolto la scorsa settimana a Viareggio. "E' necessario garantire a tutti le cure - ha aggiunto Marino, ricordando alcuni dolorosi episodi con cui si è scontrato durante la sua carriera di chirurgo specializzato in trapianti - ma lasciare al paziente la scelta se sottoporsi o meno a quelle cure.
Non spetta al medico stabilire quali cure applicare, è la società a dover prendere queste decisioni". "Ma una legge è necessaria - incalza il senatore del Pd - non dobbiamo pensare che in sua assenza nessuno prenda decisioni del genere: in questo stesso momento probabilmente in una delle rianimazioni d'Italia un medico sta facendo una scelta di vita o di morte riguardo a un paziente. Perché non dovremmo poter intervenire su un dilemma di questa importanza o lasciare che una persona a noi cara possa farlo?". Italiani delusi dal Servizio Sanitario Nazionale Un'insoddisfazione 'pesante', che piazza il nostro Ssn in coda alla classifica del gradimento dei cittadini europei per i rispettivi servizi sanitari. E che porta gli italiani a cercare cure oltreconfine: il 59% si dice disposto a recarsi all'estero per farsi assistere. E' quanto emerge dal terzo Barometro annuale su attitudini, aspettative e preoccupazioni dei cittadini europei in materia di sanità , i cui risultati sono stati presentati venerdì a Chamonix (Francia). L'indagine, realizzata dall'istituto di ricerca internazionale Csa su commissione del Gruppo Europ Assistance in partnership con il Cercle Santé Société, è stata condotta nel periodo giugno-luglio 2009 su un campione di 2.400 europei (400 per Paese), tutti maggiorenni.
Lo studio, avviato nel 2006, mette a confronto i cittadini di 6 nazioni del Vecchio continente (Germania, Francia, Italia, Gran Bretagna, Svezia e Polonia) sui grandi temi d'attualità sanitaria: qualità delle cure, prevenzione, mobilità , nuove tecnologie e invecchiamento della popolazione. A far compagnia all'Italia in questa classifica è la Germania, dove appena il 9% dei cittadini giudica "eccellente" o "molto buono" il sistema sanitario.
Ai primi posti per gradimento si piazzano invece la Francia e la Gran Bretagna, dove rispettivamente il 61% e il 60% dei cittadini giudica il proprio sistema sanitario "buono", "molto buono" o "eccellente". In Italia, rispetto al 2006, si registra un sensibile calo (-14%) della soddisfazione nei confronti delle visite mediche: quasi la metà dei cittadini (44%) esprime infatti un giudizio negativo sullo standard di cura. Migliora leggermente, al contrario, la valutazione delle cure ospedaliere: le opinioni positive (somma fra "eccellente" e "molto buono") crescono del 5% dal 2007.
L'allungamento dei tempi di attesa (temuto dal 72% del campione), l'eventualità di errori medici (dal 68%) e l'insufficienza dei finanziamenti pubblici (67%) rappresentano le principali preoccupazioni. E non mancano gli italiani che cercano la qualità all'estero. Quasi 6 su 10 si dichiarano disposti ad andare oltreconfine per usufruire di cure migliori. Non solo. Fra il 2007 e il 2009, la percentuale di chi reputa la disponibilità di strutture cliniche efficienti aspetto primario nella scelta della destinazione di un viaggio passa dal 62% al 71%.
Un altro aspetto emerso dall'indagine è il risvolto che la crisi economica ha sull'accesso alle cure. Secondo il Barometro, i cittadini italiani rinunciano o rimandano a "tempi migliori" le cure necessarie. La crisi economica globale che ha investito l'Europa ha rafforzato nei cittadini la convinzione che l'accesso alle cure nel proprio Paese non sia "democratico": ne sono convinti quasi la metà degli italiani (45%, +4 punti percentuali rispetto al 2007). La cattiva congiuntura economica spiega inoltre la scelta del 36% del campione di rinunciare o rimandare le cure mediche in attesa di tempi migliori. L'Italia occupa così il primo posto tra i Paesi europei più influenzati dagli effetti della recessione. 23 settembre 2009 Internet compagno fedele degli ospedalieri Vengono spesso definiti obsoleti o fatiscenti, ma di certo su un punto gli ospedali italiani sembrano essere al passo dei tempi: l'80% dei medici ospedalieri sostiene infatti di avere la possibilità di utilizzare il web per il proprio aggiornamento professionale direttamente in corsia.
E' quanto emerge da un sondaggio realizzato da 'Quotivadis', quotidiano online di informazione medico-scientifica di Univadis. Nello specifico, il 74% dei camici bianchi afferma di poter consultare Internet "in ogni momento".
Ad avere questa possibilità è anche un altro 3%, "ma solo nei giorni stabiliti dalla struttura". Resta invece scollegato dalla Rete il 21% dei medici che lavorano in ospedale.
Per loro l'aggiornamento online sul posto di lavoro è ancora un 'miraggio'. C'è infine un 3% di camici bianchi che non prende posizione e a domanda risponde: "Non saprei". Coppito, 112 abitazioni per lavoratori Sanofi Sono 112 le abitazioni antisismiche consegnate ieri a Scoppito, in provincia dell'Aquila, dallo stabilimento farmaceutico Sanofi-Aventis che ha sede nel comune abruzzese. Le case, che ospiteranno circa 500 persone tra lavoratori e collaboratori dell'azienda, hanno comportato un investimento di circa 6 milioni di euro stanziati dalla stessa Sanofi-Aventis.
La cerimonia di inaugurazione si è svolta alla presenza di Daniel Lapeyre, amministratore delegato di Sanofi-Aventis Italia. Le 112 abitazioni si dividono in 90 strutture edificate all'interno del complesso residenziale inaugurato a Scoppito su un terreno di 46 mila metri quadrati, sicuro dal punto di vista idrogeologico, e in 22 strutture mobili a disposizione delle esigenze logistiche dei collaboratori.
Tutte le case hanno una metratura compresa tra i 42 e i 62 metri quadri. I nuovi inquilini potranno 'aprire le porte' la prima volta a partire da oggi. Sanofi-Aventis, oltre a sostenere il costo del complesso, si è occupata anche dei lavori di urbanizzazione necessari per rendere abitabile la zona: illuminazione, gas, rete fognaria e copertura stradale per la viabilità . "Non abbiamo fatto tutto questo a caso - ha spiegato Lapeyre nel corso della conferenza stampa di presentazione - ma perché la solidarietà fa parte del nostro Dna. Siamo andati semplicemente incontro alle necessità dei nostri lavoratori". A un italiano premio Eacr per ricerca sul cancro Assegnato ieri sera a Fabrizio d'Adda di Fagagna dell'IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare) di Milano, durante il Congresso multidisciplinare di Oncologia dell'ESMO (European Society for Medical Oncology) e dell'ECCO (European CanCer Organisation) che si sta svolgendo a Berlino, il prestigioso premio EACR Young Cancer Researcher Award che l'European Association for Cancer Research - l'autorevole associazione internazionale fondata nel 1968 con lo scopo di promuovere la ricerca sul cancro - conferisce annualmente a un giovane scienziato che si è segnalato per un importante contributo alla ricerca sui tumori.
Gli studi recentemente condotti da d'Adda di Fagagna hanno svelato i complessi meccanismi con cui la cellula si difende dalla formazione del tumore attivando un processo di senescenza. "Le cellule normali umane si difendono dall'insorgenza di tumori diventando precocemente vecchie o senescenti" spiega d'Adda di Magagna, "questo fenomeno è stato scoperto per la prima volta nel 1997 ma non era ancora chiaro quali fossero i meccanismi capaci di instaurare la senescenza cellulare in seguito all'attivazione di un oncogene."
Le ricerche condotte da d'Adda di Fagagna hanno fatto luce appunto su questo processo: l'attivazione di un oncogene, ovvero un gene mutato che causa l'inizio del cancro, porta all'attivazione di un sistema di protezione definito checkpointche arresta permanentemente la proliferazione cellulare, inducendo nella cellula la senescenza e arrestando perciò il cancro al suo insorgere. "Stiamo ora studiando i meccanismi di questo arresto permanente e approfondendo il potenziale terapeutico delle nostre scoperte". Diagnosi di tumore polmonare troppo tardiva "Oltre il 60% dei casi di tumore al polmone che scopriamo sono già in fase avanzata. E la colpa è in parte della mancanza di sintomi eclatanti, ma in parte anche di una organizzazione sanitaria eterogenea che spesso non consente, soprattutto al Sud, di avere una diagnosi veloce e certa". Parola di Lucio Crinò, direttore dell'Oncologia medica dell'Azienda ospedaliera Santa Maria della Misericordia di Perugia, intervenuto al Congresso congiunto dell'European Cancer Organisation (Ecco) e della European Society for Medical Oncology (Esmo), in corso a Berlino, per presentare alcuni nuovi dati sulla terapia farmacologica di questo 'big killer'.
"La causa principale della malattia rimane, nell'80% dei casi, il fumo di sigaretta - ha ricordato Crinò incontrando i giornalisti italiani - benché si osservi un aumento anche fra i non fumatori. In totale, i casi di carcinoma polmonare registrati ogni anno in Italia sono circa 35 mila e dalle stime risulta che le morti siano circa 28-30 mila. Si tratta infatti di una malattia sostanzialmente ancora incurabile: in media, nel mondo, meno del 15% dei pazienti sopravvive dopo cinque anni dalla diagnosi e in Italia questa percentuale si attesta attorno al 10%. Si può affermare che i morti provocati dal tumore al polmone siano superiori a quelli causati dalle neoplasie della mammella, del colon-retto e della prostata, tutte insieme".
Numeri che spaventano e contro cui i passi avanti della scienza sono ancora oggi lenti. Ma con i farmaci biologici la sopravvivenza sta pian piano aumentando. Ricerche su uno di questi prodotti, il bevacizumab, sono state presentate da Crinò al congresso: i dati dello studio di fase IV 'Sail' sull'efficacia e la sicurezza dell'anticorpo monoclonale in associazione con chemioterapia, condotto su oltre 2 mila pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule avanzato (Nsclc) inclusi anziani, ipertesi e pazienti con metastasi cerebrali, dimostrano una sopravvivenza complessiva mediana di 14,6 mesi, con una percentuale di controllo della malattia superiore all'88% e una mediana di tempo alla progressione di 7,8 mesi. Mentre i risultati preliminari dello studio 'Aries' confermano il profilo di sicurezza di bevacizumab in una popolazione simile, che rispecchia la situazione reale includendo pazienti non 'perfetti' come quelli arruolati nei trial di registrazione. Dompè, Aifa corretta su Ru486 In relazione all'iter registrativo in Italia" della pillola abortiva Ru486, "l'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) ha doverosamente ottemperato agli obblighi derivanti dall'attuale normativa recependo il dossier europeo con procedure autorizzative e tempi che non possono essere modificati a livello nazionale Così il presidente di Farmindustria, Sergio Dompé, interviene nel dibattito sul farmaco al centro di un'indagine conoscitiva del Senato.
"La Ru486 - ricorda Dompé in una nota - è commercializzata da anni in tutti i principali Paesi europei e in Italia è stata oggetto di valutazione da parte dell'Agenzia a partire dal 2007.
Il recepimento è stato effettuato dalla Commissione tecnico-scientifica dell'Agenzia" stessa, "composta dai massimi esperti nel campo delle Autorizzazioni all'immissione in commercio, nominati sia dal ministero della Salute sia dalle Regioni", precisa.
"L'elevato profilo scientifico dell'Aifa - il cui operato ha sempre rappresentato la garanzia più alta per la tutela della salute - ha permesso di individuare modalità di uso" della Ru486 "che ne consentano l'attento monitoraggio e il confinamento in ambiente ospedaliero", conclude Dompé.
Ru486, presa di distanza del Pd da Dorina Bianchi Il voto favorevole all'indagine sulla Ru486, formulato dalla capogruppo del Pd in commissione Sanità , Dorina Bianchi, è motivo di tensione nel Pd.
Anna Finocchiaro, presidente dei senatori (Pd) ha convocato una riunione per discutere dell'iniziativa, non condivisa, di Dorina Bianchi. La stessa Finocchiaro, appena appresa la notizia, aveva commentato: "strumentale, pretestuoso e poco serio che il Governo abbia bisogno di un'indagine parlamentare per emanare le sue linee guida quando, invece, sa cosa fare" .
Presa di distanza dalla decisione di Dorina Bianchi anche da parte della senatrice Vittoria Franco, responsabile nazionale Pari Opportunità del Pd: "Ero e resto convinta - ha dichiarato Vittoria Franco - dell'inopportunità di un'indagine di questo tipo che ha come unico e vero obiettivo porre restrizioni alla legge 194". In ogni caso, prosegue la senatrice, "Dorina Bianchi ha espresso una posizione del tutto personale, non condivisa dalla grande maggioranza del gruppo Pd al Senato e in commissione Sanità
La situazione ha richiesto l'intervento del segretario Pd Dario Franceschini, che ha scritto una lettera alla senatrice Finocchiaro in cui concorda, nel caso dell'indagine sulla pillola abortiva, di arrivare ad una decisione anche attraverso una votazione. Decisione, una volta presa, a cui tutti "dovranno attenersi".
Anna Paola Concia, non fa sconti: "Sappiamo tutti bene nel Partito democratico che, quando Dorina Bianchi sostituì Ignazio Marino in commissione Sanità in un momento delicato come quello del caso Englaro, abbiamo perso milioni di voti".
Dal fronte delle associazioni femminili le critiche alla decisione di avviare una indagine conoscitiva sulla Ru486, non si sono fatte attendere. "Inutile farsa contro le donne", ha dichiarato la presidente di Vita di Donna, Elisabetta Canitano.
"Non c'è nulla da indagare ? ha aggiunto Canitano - i dati sull'uso della Ru486 esistono già , basterebbe telefonare all'amministrazione sanitaria di uno dei paesi europei che la utilizzano da decenni. Scoprirebbero che dove viene usata gli aborti non aumentano e che il rischio legato al farmaco è lo stesso legato a tutte le procedure che si eseguono in gravidanza".
"C'è bisogno di fare chiarezza e informazione - ha concluso la ginecologa romana ? per questo motivo abbiamo organizzato un incontro alla Casa internazionale delle donne proprio sul tema della Ru486. I medici dell'Ospedale di Pontedera metteranno in comune l'esperienza di 350 aborti praticati con l'ausilio della pillola abortiva. Chi sa e fa racconta, chi indaga, come la senatrice Dorina Bianchi, può venire ad ascoltare di persona". Sempre più donne medico Cresce infatti il numero delle donne medico. Anzi, tra i laureati in medicina e chirurgia che si sono specializzati in Italia negli ultimi dieci anni, il sorpasso sugli uomini si è già consumato: su 67.980 specialisti, 35.986 sono donne e 31.994 uomini.
Questi i dati forniti dal ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, pubblicati sul sito web della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo). Secondo la tabella riportata dalla Fnomceo, il trend a favore dei camici bianchi 'in gonnella' è iniziato dal 2000 e si è mantenuto costante per sei anni.
Nello specifico, nel 2000 si sono specializzati 3.367 maschi e 3.430 donne. Nel 2001 gli specialisti uomini hanno toccato le 3.201 unità , a fronte di 3.459 donne. Nel 2002, a fronte di 3.730 maschi, si sono specializzate 3.970 donne. E dal 2003 in poi la differenza è ancora più netta. Nel 2003 si sono specializzati 3.229 ragazzi e 3.796 ragazze. Nel 2004 i maschi sono stati 3.595 a fronte di 4.422 dottoresse. Nel 2005, 3.462 maschi e 4.612 donne.
E' infine nel 2006 che il solco si è fatto ancora più profondo: a specializzarsi sono stati 3.573 medici, a fronte di 4.817 colleghe donne. Un'altra annotazione riguarda i camici bianchi stranieri, che sembrano invece invertire questa tendenza 'al rosa'. In Italia, dal 1997 al 2006, si sono specializzati 1.336 medici stranieri. Di questi, 737 sono maschi e 599 donne.
Oncologia, ricerca in salute ma serve più prevenzione E' necessario un cambio di rotta nel finanziamento dei progetti di ricerca dedicati al cancro: oggi in Europa il 74% dei fondi pubblici (in totale 3 miliardi di euro) è infatti dedicato allo sviluppo di nuovi farmaci, mentre non si sostengono adeguatamente altre aree di studio come la prevenzione, la diagnosi e la chirurgia dei tumori.
E' l'appello lanciato in occasione del Congresso multidisciplinare dell'European Cancer Organisation (Ecco) e della European Society for Medical Oncology (Esmo), in corso a Berlino fino a giovedì. Secondo Richard Sullivan del King's Health Partners Integrated Cancer Center di Londra, "oggi non c'è una carenza di medicinali contro il cancro e, in ogni caso, il settore della ricerca sui farmaci oncologici gode di ottima salute.
Ciò di cui abbiamo bisogno è, piuttosto, di valorizzare aree oggi 'invisibili' nel panorama della ricerca, come quella sulla biologia del cancro o sul miglioramento degli interventi chirurgici. Sono queste, infatti, che impatteranno maggiormente sull'evoluzione della malattia nei prossimi decenni", avverte l'esperto.
Per Sullivan è importante, infine, concentrarsi sulla prevenzione: "Come la mettiamo - si chiede - se pensiamo che moltissimi europei ci mettono in media un anno prima di rivolgersi al medico per sospette emorragie intestinali? Bisogna affrontare questo argomento, perché abbiamo davanti un'importante questione culturale da risolvere". H1N1, Fazio ribadisce l'invito alla calma "E' mite" la nuova influenza che sta spaventando l'intero pianeta. A tranquillizzare gli italiani il viceministro della Salute Ferruccio Fazio, che nel corso dell'audizione in Commissione Affari sociali alla Camera, sottolinea che la "sintomatologia è più lieve di quella stagionale", tanto che ci saranno alcuni che contrarranno il virus senza neanche rendersene conto.
Fazio è tornato a ribadire la necessità di non diffondere numeri su contagi e mortalità , "perché è davvero molto difficile stimarli". Al ministero della Salute si attengono alla stima britannica che è dello 0,4 per mille per quanto riguarda la mortalità legata al virus.
"Anche se mite - ha tuttavia ammesso il ministro - c'è chiaramente una mortalità che mina prevalentemente le categorie a rischio: ecco perché verranno vaccinate prima delle altre". Fazio ha però riconosciuto che qualche rischio c'è anche per quelle persone che non rientrano tra quelle da vaccinare nei prossimi mesi.
L'unità di crisi istituita dal ministero è già al lavoro sulla questione, "e a breve, probabilmente già nei prossimi giorni, verrà emessa una circolare con misure più cogenti" per i casi gravi. Turco, su Ru486 il Governo perde tempo "La conclusione dell'indagine conoscitiva sulla pillola Ru486 è già scritta.
E' noto, infatti, grazie anche alla vasta esperienza di altri Paesi europei, che questo farmaco può essere somministrato tranquillamente: per questo il parlamento perderà tempo prezioso che andrebbe utilizzato meglio di fronte ai gravi problemi della sanità pubblica".
Lo afferma in una nota Livia Turco, capogruppo del Pd in commissione Affari sociali di Montecitorio, commentando la decisione della commissione sanità di Palazzo Madama di avviare un'indagine parlamentare sulla pillola Ru486. Ru486, al via l'indagine del Senato Si parte subito con l'audizione del ministro del Welfare Maurizio Sacconi e dei vertici dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), dunque il direttore generale Guido Rasi e il presidente Sergio Pecorelli L'indagine conoscitiva sulla pillola abortiva Ru486, a cui ieri l'ufficio di presidenza della Commissione Sanità del Senato ha dato parere favorevole all'unanimità , muoverà i passi da qui, per poi "articolare l'ulteriore lista delle persone da audire, un compito per cui i due relatori, ovvero io e il capogruppo del Pd in Commissione Dorina Bianchi abbiamo 60 giorni".
Lo spiega all'ADNKRONOS SALUTE Raffaele Calabrò, 'capo squadra' del Pdl in Commissione Sanità . E' stato proprio Calabrò ad avanzare la richiesta di un'indagine conoscitiva, "raccogliendo gli interrogativi - spiega - sollevati da molti" su quella che ormai viene diffusamente etichettata come la pillola della discordia.
Tra i punti da chiarire, "le 29 morti legate all'uso del farmaco, i pericoli di emorragia, l'utilizzo della Ru486 al di fuori dei canali definiti dalla legge 194", che disciplina l'aborto in Italia. E sulla possibilità che l'indagine finisca per rallentare l'approdo della pillola in Italia, Calabrò non ha dubbi. "Si tratta di due binari differenti - precisa - L'Aifa ha dato il suo via libera, ha seguito il proprio percorso tecnico. L'esigenza del Senato è quella di capire caratteristiche, rischi, pericoli, vantaggi".
Ne seguirà un "documento, una relazione che tuttavia non avrà valore cogente per nessuno", conclude. La stessa Aifa ha fatto sapere che per "essendo consapevole dei limiti legati al proprio ambito tecnico di competenza è pronta a fornire tutti i necessari chiarimenti per un tema di così alta tensione etica certa del rigore scientifico, del rispetto delle procedure e dell'ottemperanza alla metodologia regolatoria che ha seguito per addivenire alla propria decisione".
21 settembre 2009 Alzheimer, serve nuovo modello di assistenza I malati italiani di Alzheimer aumentano al ritmo di 20 mila l'anno e presto il sistema sanitario non ce la farà a reggere una tale pressione. E' il monito lanciato ieri a Milano dagli esperti riuniti in un convegno sul tema, organizzato in occasione della Giornata mondiale dell'Alzheimer dal settimanale non profit 'Vita', in collaborazione con la direzione generale Famiglia e politiche sociali della Regione Lombardia e le case farmaceutiche Novartis e Sodexo.
L'unica via per evitare la crisi, spiegano sia i camici bianchi che i rappresentanti delle istituzioni, è puntare sulla cosiddetta 'welfare community' e reinventare un modello assistenziale su misura per questi pazienti, coinvolgendo le comunità locali. Anche perché, avvertono, con l'allungarsi dell'aspettativa di vita e con l'invecchiamento della popolazione i numeri sono destinati a crescere.
E già oggi si contano almeno mezzo milione di pazienti con Alzheimer sparsi su tutto il territorio nazionale. "Il tradizionale modello di assistenza alle malattie croniche - costoso, complesso e di lunga durata - rischia di entrare in crisi nel prossimo futuro", conferma Marco Trabucchi, presidente dell'Associazione italiana di psicogeriatria. L'Alzheimer, avverte, contribuisce in maniera sostanziale all'accelerazione esponenziale della cronicità delle malattie. Farmaci, medici lombardi vigilano sull'abuso Medici lombardi "tutor personalizzati" dei malati contro il rischio di abuso di farmaci. Accompagneranno i pazienti passo passo, verificando che si sottopongano agli esami prescritti e prenotati, e che assumano i medicinali necessari: "Non di più e non di meno". Questa la strategia del Pirellone per garantire ai cittadini terapie adeguate, scongiurando da un lato la "carenza" di cure e dall'altro il loro "eccesso".
Lo afferma il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, intervenuto ieri all'università degli Studi di Milano Bicocca alla cerimonia inaugurale del terzo Congresso internazionale 'La vita dei farmaci: prospettive scientifiche e analisi interdisciplinare di un prodotto in trasformazione'. "Il farmaco è fondamentale, ma bisogna utilizzarlo bene perché di eccesso di farmaci ci si può anche ammalare", avverte il governatore lombardo.
"Assumere tante medicine non fa guarire prima o meglio, i farmaci vanno presi nel modo giusto e al momento giusto", precisa. Anche in linea con il messaggio delle sculture firmate da Sara Asnaghi per l'esposizione 'Pillole d'arte', ospitata in Bicocca insieme alla rassegna di citazioni famose 'Farmaci tra le righe'. "La tutela della salute è una sfida globale" e "l'aumento del consumo di farmaci nelle società più avanzate pone una serie di questioni. Dobbiamo metterci sempre di più al fianco del malato: il paziente è unico e unico deve essere il suo punto di riferimento principale ossia il medico di famiglia", dice Formigoni.
"Spezzare il percorso e darlo in gestione a diversi attori scollegati tra loro rappresenta un errore che può portare a un eccesso o a un difetto di cure: due facce della stessa medaglia", puntualizza. "Per questo la Giunta lombarda, proprio quest'anno a Bergamo, Cremona, Melegnano, Lecco, Monza e Brescia - ricorda - ha promosso la sperimentazione della 'dote sanitaria' che nasce per far fronte, in particolare, alle malattie croniche. Al medico di base viene attribuito appunto il ruolo chiave di tutore del malato: un tutore personalizzato e responsabile", conclude il presidente. Il virus A-H1N1 non è mutato Lo precisa Margaret Chan, direttrice generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), durante la cerimonia d'apertura del meeting annuale della Regione del Pacifico occidentale, in corso a Hong Kong.
Chan ha sottolineato che lo sviluppo dei vaccini per contrastare il virus sta procedendo rapidamente e in modo efficace. "Il virus può mutare in ogni momento - spiega Chan - ma da aprile, in base ai campioni su cui stanno lavorando i laboratori a livello mondiale, non ci sono state variazioni sostanziali dell'A-H1N1".
Stando alle stime, a livello planetario la produzione di sieri si attesterà a 3 miliardi di dosi l'anno. "Solo i pazienti ad alto rischio come le persone obese o con patologie croniche - sottolinea infine la numero uno dell'Oms in un discorso d'apertura che sta rimbalzando sui principali siti internazionali - corrono il pericolo di ammalarsi gravemente a causa del virus". Influenza A, arrivano linee guida su casi severi Sono in arrivo già entro questa settimana le linee guida del ministero del Welfare sui casi gravi di nuova influenza A. "Mercoledì discuteremo nell'Unità di crisi del ministero le misure che abbiamo predisposto per questi casi acuti di polmonite.
E mercoledì stesso, massimo giovedì, emaneremo una circolare o ordinanza per spiegare alle Regioni come devono comportarsi in questi casi". Lo annuncia il viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, ieri all'università Bicocca di Milano a margine di un congresso internazionale sui farmaci. "Al momento attuale non si sono verificate mutazioni del virus H1N1. L'andamento di questa influenza continua a essere più benigno del previsto", aggiunge il viceministro, che nelle scorse settimane aveva stimato un numero di casi gravi in Italia pari a circa un paio di centinaia. "Credo - sottolinea Fazio - che in tutta questa vicenda sia opportuno dare ai cittadini una comunicazione precisa e trasparente, come fin dall'inizio ha fatto il Governo.
Teniamo diritta la barra, proseguiamo nella direzione intrapresa - conclude - non ci sono motivi di preoccupazione legati agli avvenimenti degli ultimi giorni. Un decesso come quello della donna di Messina ce l'attendevamo". Sempre ieri mattina Fazio ha rassicurato i presenti sui piani di distribuzione del vaccino: "Il vaccino anti-H1N1 sarà pronto come abbiamo sempre detto tra il 15 ottobre e il 15 novembre - ribadisce Fazio - non abbiamo motivo di pensare che ci siano ritardi importanti. Può darsi che ci siano" dei ritardi, puntualizza il viceministro, "ma le prime dosi dovrebbero arrivare nei tempi previsti". Medici sempre più sotto stress Medici sempre più stressati. La dedizione al lavoro e ai pazienti, la paura di commettere errori, i turni a volte massacranti li rendono vulnerabili. Fragili, cercano rifugio nell'alcol e nella droga e arrivano al suicidio 2-4 volte più spesso rispetto alla media generale Si chiama dipendenza patologica professionale, una malattia pericolosa che, se non curata, può portare anche a soluzioni estreme. E spesso proprio i dottori non cercano aiuto e non si curano. Non è un caso che, in tutto il mondo, il tasso di suicidi tra i camici bianchi è due volte superiore a quello della popolazione generale tra gli uomini e addirittura quattro volte tra le donne. Numeri da brividi, che hanno origine proprio dalle dipendenze legate alla professione.
"Secondo quanto registrato in Spagna, Paese molto simile a noi anche nel sistema sanitario, i medici che trovano rifugio nell'alcol, nelle droghe e nel gioco d'azzardo, sono circa il 12%. Di questi, l'8% ha problemi con l'alcol". A riferirlo è l'allergologa dell'ospedale Sant'Anna di Torino Paola Mora, responsabile del Centro studi Albert Schweitzer, che ha organizzato un congresso nazionale sul tema dal titolo 'Ardere, non bruciarsi', in programma sabato alle Molinette di Torino. Un appuntamento che porrà l'accento proprio su quanto poco si è fatto e si sta facendo in Italia per affrontare questa emergenza. "Nel nostro Paese - spiega Mora - non si è fatto alcun tipo di indagine in questo senso.
Non a caso i dati che abbiamo ci arrivano da oltreconfine. In Spagna, tanto per fare un esempio, da 10 anni il loro Ordine dei medici ha iniziato un programma specifico che si chiama 'El Paime'. Un programma che da cui è emerso che circa il 12% dei 165 mila camici bianchi spagnoli soffrirà almeno una volta in carriera di queste dipendenze. Stiamo parlando di circa ventimila professionisti". Adottando questa formula anche in Italia, sarebbero circa 40 mila i camici bianchi italiani alle prese con questi problemi. A finire nel tunnel della dipendenza sono soprattutto i medici più bravi e stacanovisti. "A cadere nella trappola - spiega Mora - sono proprio i camici bianchi che dedicano tutta la loro vita al lavoro. Sempre pronti a correre in ospedale e sostenere turni massacranti". Professionisti 'scoppiati' che iniziano a essere depressi e a rifugiarsi nell'alcol o nella droga o in entrambi.
Per far fronte a questo tipo di problemi ci si dovrebbe rivolgere a strutture assistenziali pubbliche "alle quali il medico non può rivolgersi, perché - spiega l'esperta - si ha paura di essere riconosciuti e di avere ripercussioni sulla carriera". Una vera emergenza che da noi sembra ignorata, ma non lo è A negli altri Paesi. "Negli Usa - spiega - esiste un programma federale che dà ottimi risultati. Il 75% dei medici riesce infatti a risolvere i propri problemi". In Italia, secondo l'esperta, buio fitto o quasi. "In Piemonte - sottolinea Moro - il Centro torinese di solidarietà , L'Adimed (Associazione difesa del medico) e lo Schweitzer hanno elaborato il primo progetto destinato al personale sanitario in difficoltà ".
Un progetto ancora rimasto sulla carta. "Per renderlo operativo - conclude - chiediamo aiuto alle Istituzioni e alla Federazione nazionale degli Ordini dei medici. E anche all'Istat, affinché si cominci a fare delle rilevazioni anche da noi". 20 settembre 2009 Fumo e alcol, le contromisure ANDI Abuso di alcol, fumo, esposizione a cancerogeni chimici, virus, alimentazione inadeguata, scarsa igiene. Sono le principali cause del tumore alla bocca, che rappresenta il 4% di tutte le neoplasie maligne nell'uomo e l'1% nelle donne.
L'incidenza di questa forma di cancro in Italia è in media di 8,44 nuovi casi ogni 100 mila abitanti maschi all'anno, e di 2,22 per le femmine. Per aiutare i cittadini a prevenirlo, è in corso la terza edizione dell'Oral Cancer Day organizzato dall'Associazione nazionale dentisti italiani (Andi), che si concluderà il 22 settembre, termine ultimo per poter effettuare una visita di controllo gratuita da prenotare al numero verde 800-911202. In Gran Bretagna - evidenzia una nota - le diagnosi di cancro alle vie orali sono aumentate del 28% negli uomini intorno ai 40 anni e del 20% nei giovani fino a 30 anni: tale incremento è dovuto al consumo esagerato di sostanze alcoliche e superalcoliche. Negli ultimi anni il tasso di mortalità è in lento, ma costante aumento a tutte le età e segue quello delle neoplasie polmonari, con le quali condivide alcune cause. Ma, se scoperto in tempo, questo tipo di tumore è facilmente curabile nel 90% dei casi. E' bene sapere, però, che il rischio di carcinoma orale è da 6 a 28 volte superiore nei fumatori e aumenta se si associa al consumo di alcolici. La prevenzione, una corretta igiene orale e stili di vita sani sono dunque alla base per impedire l'insorgere della malattia.
Questi i consigli dei dentisti Andi per prevenire il carcinoma orale:1)L'alimentazione deve essere ricca di frutta e verdura;2) Non fumare;3) Non bere superalcolici con regolarità e non consumare vino fuori dai pasti;4) Non associare fumo e consumo giornaliero di superalcolici;5) Mantenere una bocca sana e ben curata: per questo motivo consultare con regolarità un dentista. In particolare protesi vecchie e/o inadeguate devono essere rifatte;6) Autoesaminare periodicamente la bocca, ma attenzione: controllare tutta la bocca, sopra e sotto la lingua, la parte laterale della lingua, le guance, il palato fino all'ugola;7) Se in bocca compaiono lesioni come macchie o placche bianche e/o rosse, ferite croniche che non tendono a guarire, denti guasti e/o gengive gonfie o malate, consultare uno specialista per la diagnosi precisa; 8) Lo specialista, se diagnostica una precancerosi o una lesione cronica, proporrà di asportarla: non rifiutare!;9) Le persone oltre i 40 anni (soprattutto di sesso maschile) che fumano e/o consumano quotidianamente alcolici e superalcolici o non hanno una bocca curata devono sottoporsi ogni anno con regolarità a una visita di prevenzione. Proprio per guidare i cittadini a una corretta autovalutazione della bocca, sul sito www.obiettivosorriso.it è disponibile una video-guida realizzata da esperti e che è stata distribuita sabato 12 settembre in 88 piazze italiane. Cattivi stili di vita rubano 10 anni Le cattive abitudini? Meglio liberarsene in fretta. Fumo, colesterolo e pressione fuori controllo rischiano di anticipare il tempo in cui saremo chiamati a passare a miglior vita. E non di poco, stando almeno ai risultati di uno studio che ha guadagnato le pagine del 'British Medical Journal'.
I ricercatori dell'ateneo di Oxford, infatti, stimano una sforbiciata di ben 10 anni alla vita di chi abbonda con le 'bionde' e non rinuncia agli stravizi a tavola. Lo studio, che dovrebbe indurre i più ad abbandonare la strada cattiva per la buona, è stato condotto su 19 mila uomini tra i 40 e i 69 anni. Per ciascuno i ricercatori hanno valutato altezza, peso, pressione, colesterolo e livelli di glucosio nel sangue, oltre alla storia clinica, l'abitudine al fumo, il tipo di lavoro e se fossero sposati o meno. Quarant'anni dopo sono tornati a vedere che cos'era successo, o meglio come se la cavava il campione. Ebbene, 13.501 persone avevano perso la vita.
Tenendo in considerazione i fattori di rischio, gli studiosi hanno potuto constatare che fumo, pressione e colesterolo alti tagliavano di 10 anni l'aspettativa di vita. Ma non è tutto. All'aumentare delle cattive abitudini, infatti, lievitavano i rischi di morire prima del tempo, fino a raggiungere i 15 anni di vita in meno per chi, ai tre fattori di rischio considerati, aggiungeva obesità e diabete.
"Abbiamo dimostrato - sottolinea Robert Clarke, a capo dello studio - che un uomo che a 50 anni fuma e non tiene a bada colesterolo e pressione ha un'aspettativa di vita di 74 anni, mentre chi saggiamente rinuncia alle 'bionde' e ha sotto controllo gli altri due fattori di rischio può aspettarsi di vivere fino a 83 anni. I risultati di questo studio possono far comprendere alla gente che smettere di fumare, ridurre la pressione o far scendere l'ago della bilancia può tradursi in un'aspettativa di vita maggiore". Roccella, il TAR non contraddice Sacconi "Sulla sentenza del Tar del Lazio relativa al ricorso contro l'atto d'indirizzo del ministro Maurizio Sacconi per assicurare a tutti i malati idratazione e alimentazione, c'è stato da parte dei mezzi di comunicazione un clamoroso e totale fraintendimento. Una vittoria - il respingimento del ricorso - è stata trasformata da stampa e televisioni, tranne pochissime eccezioni, in una sconfitta".
Lo sostiene in una nota il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella. "Eppure la sentenza parla chiaramente: il tribunale amministrativo - spiega Roccella - ha dichiarato il ricorso inammissibile ammettendo di non avere la competenza per esprimersi sull'argomento. In altre parole, l'atto d'indirizzo del ministro Sacconi è valido, e solo chi è titolare di diritti soggettivi potrà eventualmente andare di fronte al giudice ordinario, con esito assolutamente non scontato. Il fatto che all'interno di una sentenza in cui il giudice si dichiara non competente a decidere lo stesso giudice esprima le proprie opinioni su idratazione e alimentazione non ha alcun effetto giuridico, né su altri tribunali né sull'iter parlamentare del disegno di legge sul testamento biologico". E Roccella sottolinea: "E' insolito che un magistrato senta l'assoluta necessità di esprimere opinioni non attinenti alla materia amministrativa propria di quel tribunale, per di più dopo aver egli stesso affermato di non essere legittimato a decidere; ma ormai al protagonismo politico di alcuni magistrati siamo abituati", riflette.
"Prendiamo comunque atto volentieri delle opinioni personali dell'estensore della sentenza su questa materia, che naturalmente - conclude il sottosegretario - valgono come quelle di qualunque altro cittadino. Si dice che le sentenze non si possono discutere. Personalmente credo che in democrazia tutto si possa e si debba laicamente discutere, ma ritengo che prima di tutto le sentenze vadano lette per poterle interpretare correttamente".
Italia terza in Europa per numero di donatori L'Italia si conferma un Paese di grande generosità e sensibilità . Siamo infatti al terzo posto in Europa per numero di donatori di organi destinati ai trapianti (22,9 per milione di abitanti), secondi solo a Spagna (34 pmp) e Francia (25 pmp) Dati positivi, certo. Eppure nella Penisola si registra ancora un 30% di rifiuto alla donazione. Sono più di 9.000 gli italiani in lista d'attesa per ricevere un organo nuovo. Nel 2008 i trapianti effettuati sono stati circa 3.000: in pratica, solo per una persona su tre in attesa.
Questi alcuni dati diffusi in occasione della presentazione, venerdì pomeriggio a Roma, del libro "Il trapianto moltiplica la vita", un volume nato dal dialogo tra Franco Filipponi, direttore del Dipartimento di trapiantologia epatica, epatologia, infettivologia e dell'unità di chirurgia generale e trapianti di fegato dell'azienda ospedaliera universitaria di Pisana, e il giornalista del Corriere della sera Luigi Ripamonti.
"Malgrado l'aumento deciso delle donazioni che dagli inizi degli anni '90 sono praticamente triplicate - spiega Filipponi in una nota - ancora oggi l'attesa è troppo lunga per chi ha bisogno di un trapianto.
La responsabilità sociale, che è la chiave di volta della donazione, va supportata non solo attraverso un sistema sanitario che assicuri risultati ma anche con la diffusione di un'informazione continua e trasparente per chiarire soprattutto gli aspetti più controversi come, per esempio, le modalità di accertamento della morte cerebrale, le garanzie di rispetto delle volontà del potenziale donatore e dei familiari, la trasparenza delle liste d'attesa". 17 settembre 2009 Influenza A, mille nuovi casi in 24 ore Tornano ad aumentare a ritmo sostenuto i casi di nuova influenza A registrati nel vecchio continente.
Secondo il bollettino diffuso dal Cdc europeo (l'European Center for Disease Prevention and Control), infatti, nelle ultime 24 ore sono state confermate 994 nuove infezioni da H1N1, con il totale dei casi che sale a 52.057.
Le morti dovute al virus nei Paesi europei sono 145; nelle ultime ore c'è stato il primo caso fatale in Lussemburgo.
Secondo il bollettino, infine, nel resto del mondo si sono registrate finora 3.868 vittime, dunque i casi letali in totale finora sarebbero 4.013.
IEO, scoperta sulle staminali tumorali I ricercatori italiani dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, diretto da Umberto Veronesi, hanno capito come si moltiplicano le cellule 'bambine' che alimentano i tumori: il serbatoio che permette al cancro di crescere e di colonizzare l'organismo.
Lo studio, condotto sui topi e in particolare su modelli animali di tumore al seno, è pubblicato su 'Cell'. Dimostra che le staminali del cancro si dividono in maniera simmetrica e che il tumore si espande quindi in modo geometrico, ma che è possibile intervenire con particolari farmaci. Molecole utilizzabili per ora solo in ricerca preclinica.
Il lavoro è firmato dal gruppo coordinato da Pier Giuseppe Pelicci, direttore di Oncologia molecolare all'Ieo e professore all'università degli Studi di Milano. Lo studio è stato condotto nei laboratori del Campus Ifom (Istituto Firc di oncologia molecolare)-Ieo in collaborazione con la Statale del capoluogo lombardo, ed è stato possibile grazie ai finanziamenti dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc), del ministero della Salute e della Comunità europea. Negli ultimi anni - ricordano gli esperti - è stato scoperto moltissimo su come si moltiplicano le cellule tumorali. Poco o nulla, invece, si sapeva sulla moltiplicazione delle staminali del cancro.
Queste cellule, pur essendo pochissime all'interno dei tumori, sono quelle responsabili della crescita della malattia e della sua diffusione sotto forma di metastasi. Le baby-cellule del cancro rappresentano dunque il 'cavallo di Troia' per sconfiggere il tumore dall'interno: per bloccare la crescita della neoplasia bisogna riconoscere e colpire le sue staminali, il vero bersaglio sono loro. Roccella, spesso si sbaglia sui vegetativi Quando si diagnostica uno stato vegetativo, "nel 40% dei casi siamo davanti a un errore e ormai la comunità scientifica si chiede se esista effettivamente uno stato vegetativo 'perfetto', nel senso di uno stato di vita vegetativa priva di qualunque livello di coscienza.
Gli strumenti diagnostici, la verifica degli errori e le nuove acquisizioni scientifiche sembrano indicare una forte perplessità su questa definizione". Ad affermarlo è stato il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, intervenendo ieri a Roma alla conferenza stampa di presentazione della Giornata nazionale dei risvegli, in programma il 7 ottobre.
"Domani (oggi ndr) - ha annunciato Roccella - la Commissione sugli stati vegetativi che abbiamo istituito al ministero del Welfare promuove un incontro con esperti europei proprio per la verifica delle definizioni vigenti e per discutere delle ultime acquisizioni in materia.
A mio parere deve prevalere sempre e comunque un laico principio di precauzione, mentre spesso la stampa e anche i medici utilizzando termini che non sono certi con molta superficialità ", ha sottolineato. "La Commissione ministeriale - ha aggiunto il sottosegretario - è formata da due diversi gruppi di lavoro, uno composto dalle associazioni dei familiari e uno dagli esperti scientifici.
Ha tre obiettivi: eseguire un'analisi epidemiologica della situazione italiana, esaminare la letteratura scientifica arrivando a elaborare definizioni condivise e infine individuare percorsi di cura adeguati". Scienza e vita, bene DDL su cure palliative Dall'Associazione Scienza e Vita un plauso all'approvazione del ddl su cure palliative e terapie del dolore da parte della Camera.
"La costituzione di una rete di assistenza e vicinanza alle persone sofferenti proprio in fase terminale e nelle gravi disabilità - evidenzia l'associazione in una nota - è la risposta legislativa a un'esigenza di presa in cura dei soggetti più deboli, vero antidoto a derive eutanasiche o di accanimento terapeutico", sottolinea.
"Il rispetto della intrinseca dignità di ogni essere umano, ancor più nel dolore e nella sofferenza - conclude Scienza e Vita - è il fondamento del vivere civile e del giusto senso della vita come bene comune". Legge su palliative, soddisfazione dalla SIP "Esprimiamo soddisfazione - afferma il Presidente della SIP Pasquale Di Pietro - perché nel testo approvato dalla Camera è presente un emendamento, fortemente voluto dalla SIP, che afferma in modo esplicito la specificità del paziente pediatrico e la necessità di un intervento dedicato.
L'inserimento di questo emendamento - sottolinea Di Pietro - è il coronamento di un impegnativo lavoro svolto dalla SIP in questi mesi, grazie al Gruppo di Studio sulle cure palliative e sul dolore, e un'ulteriore dimostrazione dell'efficacia della collaborazione stretta tra Società scientifiche, e Istituzioni che la SIP porta avanti a tutti i livelli".
E a questo proposito Franca Benini, Coordinatrice del Gruppo di Studio SIP sulle cure palliative e sul dolore, afferma: "Finalmente possiamo contare su una legge che tiene conto delle esigenze molto peculiari, anche in questo ambito, dell'età pediatrica e siamo ottimisti sulla rapidità sia della definitiva approvazione che, soprattutto, della ricaduta clinica sui pazienti.
L'obiettivo che ci si pone è arrivare, da parte dei medici e delle strutture che seguono il paziente pediatrico, ad un "presa in carico" totale, che tenga conto anche di tutto quanto concerne l'aspetto relativo al dolore e all'inguaribilità della patologia di cui il bambino soffre". Palliative, legge sia concreta Non solo affermazioni di principio, ma azioni concrete per alleviare le sofferenze dei 250 mila pazienti italiani che ogni anno vivono la fase terminale della loro malattia Lo chiede la Società italiana di cure palliative (Sicp), ricordando che il ddl in materia approvato ieri alla Camera "è il frutto dello sforzo di trovare una sintesi legislativa su questo tema, che va avanti ormai da mesi.
Siamo di certo contenti che il voto sia stato bipartisan - commentano gli esperti in una nota - e non possiamo che auspicare che la stessa cosa accada al passaggio del testo al Senato", aggiungono.
Alla Sicp e alla Fedcp (Federazione di cure palliative), "espressione e voce di chi ogni giorno si trova a curare la sofferenza e il dolore" dei malati in fase terminale, "preme però ricordare - si legge nel comunicato - che questa legge (di cui attendiamo di vedere la versione definitiva approvata, con i relativi emendamenti ed ordini del giorno) per essere davvero efficace non deve limitarsi alle affermazioni di principio, ma deve ribadire alcuni concreti punti fermi: la necessità di realizzare una rete che integri hospice e assistenza domiciliare ed ospedale con standard di qualità su tutto il territorio; la formazione dei medici alla pratica delle cure palliative e il riconoscimento della professionalità acquisita in questi anni da molti professionisti direttamente sul campo; la volontà di portare avanti una ricerca di qualità nell'ambito delle cure palliative e della terapia del dolore cronico".
In conclusione, "nel ribadire questi principi per noi fondamentali, su cui continueremo a vigilare e su cui auspichiamo che il passaggio legislativo al Senato porti a dei perfezionamenti, accogliamo positivamente la definitiva semplificazione della prescrizione degli oppiacei, già sancita attraverso il decreto ministeriale dello scorso giugno". I medici stiano di più in laboratorio Un po' medici e un po' scienziati, capaci di assistere i pazienti nelle corsie degli ospedali e al contempo di padroneggiare 'sul campo' gli strumenti della ricerca. Con l'obiettivo finale di accorciare le distanze fra il banco di laboratorio e il letto del malato.
Sogna un camice bianco 'ibrido' - "perfettamente 'bilingue', ossia in grado di parlare il linguaggio della clinica come quello della ricerca di base" - uno dei volti più noti della scienza italiana: Pier Paolo Di Fiore del campus Ifom-Ieo e dell'università degli Studi di Milano, coordinatore del comitato istituito dall'Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) per mettere a frutto le donazioni del 5 per mille già ricevute da circa 800 mila contribuenti dello Stivale.
"Bisogna portare sempre di più i giovani medici in laboratorio", spiega Di Fiore oggi nel capoluogo lombardo, a margine della presentazione del programma speciale 'Clinical Molecular Oncology - 5 per mille', finanziato con 75 milioni di euro in 5 anni per "cambiare la faccia al cancro", è la sfida lanciata dall'associazione. "In passato in Italia esisteva una grande tradizione di medici-ricercatori - ricorda lo scienziato - ma poi una riforma delle Facoltà di Medicina ha ridotto il tempo che i futuri medici riescono a trascorrere in laboratorio". Risultato: oggi nel nostro Paese "la clinica e la ricerca parlano linguaggi in parte differenti.
Tutti sappiamo che l'integrazione dei due mondi non è cosa facile", ammette Di Fiore. Ma l'interesse del paziente deve prevalere e quindi "è indispensabile uno sforzo di ingegno, di volontà e anche economico per raggiungere questo obiettivo". Lo scienziato suggerisce per esempio la 'ricetta anglosassone': "L'università italiana potrebbe pensare di far partire corsi integrati modello MD/PhD - dice - In questo modo si avrebbe un unico itinerario formativo della durata di 8-9 anni, contro i 10 in media dell'attuale laurea più dottorato successivo", puntualizza. Interrogazione Pdl a Sacconi su Ru486 Interrogazione al ministro del Welfare Maurizio Sacconi sulla contestata pillola Ru486, che lo scorso 30 luglio ha avuto il via libera dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa). A presentarla i senatori del Pdl Michele Saccomanno, Laura Bianconi, Raffaele Calabrò e Luigi D'Ambrosio Lettieri.
Nella premessa, gli esponente del Pdl richiamano le notizie riportate dalla rivista 'Tempi' del 10 settembre scorso, secondo cui una donna avrebbe abortito due anni fa utilizzando la Ru486 con esperienze drammatiche sia dal punto di vista fisico che emotivo.
Inoltre, come precisano i senatori nella premessa, secondo tali notizie di stampa, le conseguenze subite dalla donna in questione sarebbero da ricondurre alla somministrazione incontrollata del farmaco, avvenuta in ambiente non ospedaliero. Da qui i senatori Saccomanno, Bianconi, Calabrò e D'Ambrosio Lettieri chiedono al ministro "se sia a conoscenza di episodi simili e, in caso affermativo, l'epoca a cui questi si riferiscono.
Inoltre se, in caso affermativo, siano stati presi in considerazione gli eventi avversi provocati dall'assunzione della pillola non all'interno di strutture ospedaliere, e quali siano state le valutazioni tecnico-scientifiche. Infine se e in quali modi il ministero ritenga opportuno intervenire al fine di tutelare la salute delle donne in seguito alla libera commercializzazione della pillola Ru486". Turco su ddl cure palliative, riconosciuto un diritto "Siamo molto soddisfatti per l'approvazione all'unanimità di questa legge, che è una legge attesa e importante, da noi fortemente voluta e a cui ci siamo tenacemente dedicati". Così la capogruppo del Pd in commissione Affari sociali della Camera, Livia Turco, commenta il sì unanime dell'Aula di Montecitorio alle norme sulle cure palliative.
"L'accesso alle cure palliative e alle terapie del dolore - sottolinea Turco in una nota - viene finalmente riconosciuto come un diritto per assicurare la dignità della persona umana, il bisogno di salute, l'equità d'accesso, l'uniformità delle prestazioni su tutto il territorio nazionale, la qualità delle cure e la loro appropriatezza", afferma.
"Questa legge - prosegue l'ex ministro della Salute - si propone sostanzialmente di realizzare due diritti fondamentali: la libertà di scegliere il luogo in cui concludere la propria vita, sia esso la casa, l'hospice, l'ospedale o la casa di riposo; e la continuità di cura, per assicurare in tutto il percorso di avvicinamento alla morte una presenza qualificata in grado di dare risposte tempestive ed adeguate", precisa.
"E' una legge - puntualizza Turco - che merita certamente di più in termini sia di risorse economiche che di formazione degli operatori e del necessario riconoscimento delle loro professionalità . Su questi temi insisteremo nella nostra battaglia in Senato. Il clima di confronto che ha caratterizzato i lavori parlamentari - conclude Turco - ci fa ben sperare, perché potrebbe essere un buon viatico per la prossima legge che verrà sul testamento biologico".
Camera approva ddl cure palliative all'unanimità Il Ddl sulle cure palliative e le terapie del dolore è stato approvato all'unanimità dall'Aula di Montecitorio. Obiettivo del provvedimento, che passa ora al Senato, è creare una rete di hospice e strutture, partendo da quelle già esistenti sul territorio. "La cosa importante - sottolinea il viceministro alla Salute Ferruccio Fazio - è che ora le cure palliative verranno messe a sistema, quindi rese omogenee in tutte le Regioni".
Il viceministro, fermato dai giornalisti uscendo dall'Aula, ha inoltre espresso "grande soddisfazione per l'unanimità " raggiunta a Montecitorio, "frutto della grande collaborazione tra Parlamento e Governo" su un tema estremamente delicato come quello delle terapie del dolore. Quanto ai fondi resi disponibili per la misura, oggetto di grande scontro quando il Ddl era all'esame della Commissione Affari sociali, "oltre ai 50 mln già disponibili - sottolinea Fazio - è previsto lo stanziamento di 100 mln di euro annui, a partire dal 2009 e poi rinnovati negli anni successivi. Dunque le risorse - conclude - ci sono".
Nel provvedimento approvato dall'Aula di Montecitorio, importanti novità anche per la prescrizione dei farmaci antidolore, tra questi oppiacei e cannabinoidi. La misura, infatti, introduce "la semplificazione della prescrizione. Oggi un medico che vuole prescrivere un farmaco antidolore, tra questi soprattutto oppiacei e cannabinoidi - spiega l'ex ministro Livia Turco, 'capo squadra' del Pd in Commissione Affari sociali della Camera - deve ricorrere a un ricettario speciale, quindi con un carico burocratico enorme.
Il provvedimento prevede una forte semplificazione. Inoltre, diventa norma di legge la misura che avevo adottato con un decreto nel 2007, prevedendo l'introduzione di alcuni principi cannabinoidi per alleviare il dolore dei malati di Sla". Costi riforma USA peseranno su giovani adulti Secondo un'analisi pubblicata sul "Washington Post" la riforma pensata da Obama peserà sulle tasche dei giovani adulti americani la riforma sanitaria 'targata' Barack Obama, che sta affrontando il guado del Congresso Eppure, al momento gli 'under 30' sono fra i grandi dimenticati della mobilitazione con cui Obama sta cercando di arrivare all'approvazione della riforma. Uno studio condotto nel 2008 dall'Urban
Institute evidenzia che 10 milioni di giovani fra i 19 e i 26 anni sono privi di copertura sanitaria. Per la maggior parte di loro la riforma del sistema sanitario rappresenterebbe un enorme cambiamento.
Il compromesso è che ai giovani non si dovrebbe più permettere a lungo di scommettere sulla loro buona salute: l'intera legislazione di riforma richiederebbe la stipula di una copertura assicurativa anche minima.
La partecipazione di questa fascia d'età è fondamentale per la sostenibilità del cambiamento del sistema sanitario a stelle e strisce, il punto ora è quanto gravare su di loro per garantire l'assistenza degli americani con problemi di salute e anziani. E questo dipenderà dalle decisioni del Congresso, in cui si sta dibattendo il tema.
15 settembre 2009 Sacconi, spero in ministero salute entro l'anno "Spero che entro l'anno si possa avere il ritorno di un ministero della Salute autonomo".
Lo ha detto il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, alla presentazione, ieri a Roma, del Festival della Salute, in programma a Viareggio dal 24 settembre, auspicando ironicamente: "spero che questi siano gli ultimi eventi a cui partecipo come ministro della Salute".
Sacconi, infatti, ritiene che il disegno di legge per l'istituzione del dicastero debba essere approvata "rapidamente per ridare dignità autonoma all'indirizzo per le politiche per la salute, fermo restando che il Governo, in particolare io e il collega Ferruccio Fazio, continuerà a integrare le politiche della salute con la più generale organizzazione del modello del welfare". Amami replica a Codacons su moduli di consenso Se il Codacons vuole moduli di consenso informato uniformi, Amami (Associazione dei medici accusati di malpractice ingiustamente) chiede che "anche i pazienti siano uniformi". Questa la battuta provocatoria di Maurizio Maggiorotti, presidente di Amami, che replica alla richiesta dell'associazione di uniformare i moduli per il consenso informato.
"Siamo d'accordo con il Codacons, dobbiamo finirla con i pazienti diversi, che presentano malattie differenti. D'ora in poi i malati dovranno essere uguali e presentare gli stessi sintomi, precisamente tanti quanti saranno i moduli che il Codacons vorrà autorizzare", prosegue ironico Maggiorotti. Ad Amami sembra che il Codacons ignori che il modulo di consenso informato serve solo per dimostrare, in un eventuale giudizio, che il medico ha spiegato al paziente le finalità e i rischi di un certo trattamento.
La firma non alleggerisce il sanitario da nessuna responsabilità . "Come si può banalizzare il delicato rapporto di fiducia tra medico e paziente confondendo modelli per la privacy con il consenso, che il malato mostra affidando la propria vita nelle mani di un professionista?", domanda Maggiorotti.
Peggio ancora sentire parlare di 'semplici esami diagnostici', "come si legge nell'esposto del Codacons al Garante della privacy. Gli esami semplici, come gli interventi semplici, non esistono. Lo sono tutti quando la diagnosi è facile, ma nessun esame o intervento si può definire semplice aprioristicamente, potendo sempre nascondere tante difficoltà ", precisa Maggiorotti. D'Alema, ridefinire confini politica in sanità "Le indagini giudiziarie dimostrano quanto sia delicato il rapporto tra politica e sanità e penso sia necessario definire i confini e i limiti del potere della politica": farlo "sarebbe il modo migliore, al di là delle polemiche pretestuose, per rispondere agli avvenimenti recenti".
Lo ha dichiarato Massimo D'Alema, nel corso della conferenza stampa di ieri mattina a Roma in cui è stato presentato il 'Festival della Salute' di Viareggio, organizzato dalla fondazione Italianieuropei.
"Lanciammo questo tema - sottolinea D'Alema - già nella precedente edizione del Festival e in seguito ci fu anche un'iniziativa legislativa.
Esiste infatti un disegno di legge che ancora giace purtroppo in Parlamento da diverso tempo e che punta a introdurre criteri più rigorosi e meritocratici nella scelta dei direttori generali e dei primari dei vari ospedali". Soluzione condivisa su scelta primari e DG? "Si può arrivare a soluzioni condivise sul modo di selezionare direttori generali e primari, dando maggiore importanza alla pesatura dei curricula".
Lo ha detto il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, intervenendo alla conferenza stampa a Roma per la presentazione del Festival della salute. Sacconi ha sottolineato che potrebbero essere rapidi i tempi dell'iter parlamentare per il disegno di legge sul tema, che attualmente è fermo alle Camere.
Sul Ddl infatti, che prevede un nuovo sistema più trasparente per le nomine di dg e primari, "il Parlamento - ha affermato Sacconi - sta lavorando positivamente e spero in una soluzione largamente condivisa sui criteri di selezione.
E' giusto che i criteri siano, nell'interesse dell'efficienza del servizio sociosanitario, quanto più oggettivi possibili". Per questo Sacconi parla di "pesatura dei curricula, perché oggi è possibile misurare e valutare i criteri meritocratici". Sacconi si è detto convinto che i tempi dell'iter parlamentare possano essere veloci: "Credo che il provvedimento possa viaggiare rapidamente". Sacconi, pericolosi i piccoli ospedali I piccoli ospedali "sono pericolosi per la salute, perché non possono avere adeguate concentrazioni di tecnologie e di professionalità " nè numeri di interventi tali da garantire la giusta esperienza Lo ha ribadito il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, intervenendo alla conferenza stampa a Roma per la presentazione del Festival della salute, promosso dalla Fondazione Italianieuropei. Sacconi ha sottolineato che diffondere questo messaggio nella popolazione è importante, e deve essere un lavoro condiviso, perché "chiunque sarà al Governo dovrà affrontare il difficile rapporto con le comunità locali di fronte ai cambiamenti necessari per una riorganizzazione più efficace della sanità ".
"Non farei mai partorire mia moglie - ha detto Sacconi - in un ospedale dove ci sono pochi parti, perché l'esperienza limitata offre meno sicurezza". Bisogna contrastare l'illusione ottica che l'ospedale sotto casa sia garanzia di salute, ha detto Sacconi ricordando la vicenda del giovane siciliano vittima di un incidente, morto nelle scorse settimane a Mazzarino per non aver trovato la sala operatoria disponibile.
"In questo caso si è trattato di un problema di 118: è stato portato nel posto sbagliato", ha concluso Sacconi, spiegando che l'assetto di una sanità efficace deve basarsi su servizi territoriali efficienti, un buon servizio di emergenza e urgenza e un'ospedalità di media e alta specializzazione. 14 settembre 2009 Il Papa invita i farmacisti alla disubbidienza Credo che sia la prima volta, se si eccettua l?invito a non votare per il governo italiano dopo la breccia di Porta Pia, che il Vaticano invita i cittadini italiani a disubbidire alla legge.
Quella in questione regola i rapporti dei medici con i farmacisti è del 1938 e recita: ?i farmacisti devono consegnare il farmaco prescritto dal medico. In mancanza devono ordinarlo e possono farsi pagare anticipatamente il farmaco stesso?.
Ma il Papa non chiede una modifica della Legge che consenta ai suoi fedeli di rispettare il proprio sentimento. Non invoca una legge sull?obiezione di coscienza che pure un premier in odore di pentimento e abiura potrebbe benissimo fargli. Semplicemente invita una categoria addetta a un servizio pubblico (anche se gestito da privati, come Alitalia ) a non fare il suo dovere, Neanche date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio...
Semplicemente abusate della vostra posizione per imporre ai cittadini il vostro credo religioso. Direi senza timore di esagerare che è un comportamento assimilabile a quello dei talebani.
Questo farmaco, da non confondere con RU 486, che serve per l?aborto farmacologico e va somministrato da un medico nell?ambito della Legge 194/78 è disponibile persino nella cattolicissima Irlanda, dove l?aborto è vietato.
La scelta di invitare i farmacisti a violare la legge coinvolge le donne, che vedono calpestati i loro diritti di cittadine. Già alcune denunce sono arrivate per questo problema e il reato ipotizzato è quello di interruzione di pubblico servizio.
Coinvolge però anche i medici , che eseguono regolare ricetta e vegono respinti, in palese violazione del contratto che lega medici e farmacisti, con rischio di abuso della professione.- E? possibile che un farmacista rifiuti un farmaco regolarmente prescritto ?
Vita di donna, attiva da un anno con il suo servizio SOS pillola del giorno dopo e con la sua rete di medici proscrittori in 14 città d?Italia, continuerà a difendere il diritto delle donne alla salute.
Ted Kennedy, in una lettera al Papa in cui si scusava per la sua condotta irregolare, diceva ?però non posso non difendere la salute delle donne?.
Anche noi, santità .
Elisabetta Canitano Arriva un aiuto per la BPCO Un morto ogni 15 secondi nel mondo, con 2,6 milioni di malati e 18 mila decessi all'anno soltanto in Italia. Sono i numeri della Bpco (broncopneumopatia cronico ostruttiva), fra le emergenze nel mirino dei 20 mila esperti riuniti a Vienna per il congresso della Società europea di malattie respiratorie (Ers). Contro la grave malattia - che secondo l'Organizzazione mondiale della sanità sarà entro il 2030 la terza causa di morte nel pianeta - è all'esame delle autorità regolatorie Usa una nuova terapia salva-polmoni. Si chiama roflumilast e rappresenta a detta degli specialisti "una svolta storica".
Per la prima volta, infatti, oltre ai classici broncodilatatori, un farmaco da assumere per bocca riduce le riacutizzazioni e migliora la funzionalità polmonare. Una novità che 'parla' un po' d'italiano: Leonardo Fabbri dell'ateneo di Modena e Reggio Emilia è l'autore di due ricerche sulla molecola. I risultati di 4 studi clinici multicentrici (due della durata di 6 mesi e due di un anno) - riferisce una nota - hanno dimostrato che roflumilast, pillola antinfiammatoria 'once a day' (a singola somministrazione giornaliera) sviluppata dalla svizzera Nycomed, oltre a migliorare la funzionalità polmonare riduce in modo statisticamente significativo e clinicamente rilevante (del 15-37%) le riacutizzazioni nei pazienti con Bpco da moderata a grave, anche associata alla terapia standard. Gli studi, condotti in 10 Paesi fra i quali la Penisola, hanno coinvolto 4.500 pazienti.
"Roflumilast è un inibitore della fosfodiesterasi 4 (PDE4) e potrebbe rappresentare un importante nuovo trattamento per la Bpco - afferma Fernando Martinez dell'Università del Michigan, principale autore degli studi durati 12 mesi - Abbiamo bisogno di nuove alternative per i pazienti e i risultati di questi studi confermano i benefici sperati. La nuova molecola riduce le riacutizzazioni e migliora la funzionalità polmonare, anche in pazienti in cui è molto scarsa".
La molecola, aggiunge Fabbri, professore di medicina respiratoria all'Università di Modena e Reggio Emilia e principale autore dei trial di 6 mesi, "ha una modalità d'azione rivoluzionaria e nei prossimi anni potrebbe diventare l'unica alternativa completamente nuova per il trattamento della Bpco. I risultati, oltre a confermare i miglioramenti importanti, prolungati e statisticamente significativi della funzionalità polmonare, mostrano che roflumilast ha anche rivelato una tendenza a ridurre le complicanze se somministrato in aggiunta ai broncodilatatori a lunga durata d'azione per via inalatoria", puntualizza l'esperto. All'Ismett primo trapianto di fegato "domino" E' stato eseguito all'Istituto mediterraneo per i trapianti e terapie ad alta specializzazione (Ismett) di Palermo il primo trapianto di fegato realizzato con la tecnica 'domino'. Grazie a un solo donatore ed alcuni accorgimenti tecnici è stato possibile trapiantare due pazienti, facendo in modo che il primo ricevente si 'trasformasse' anche in donatore e mettesse a disposizione di un secondo paziente il fegato che gli era stato appena asportato per permettere il trapianto. Protagonisti di questa storia sono due uomini, affetti da due malattie diverse .
Il primo paziente, un uomo di 36 anni, era affetto da una malattia metabolica genetica, l'amiloidosi, patologia che si manifesta solo nell'età adulta e che provoca, solitamente non prima dei 20-30 di età , una grave compromissione del sistema nervoso periferico. In questa malattia, peraltro, le funzioni principali del fegato sono assolutamente normali. In tutti questi anni, il paziente è stato seguito dall'Unità Operativa di Neurobiologia Clinica e Malattie Neuromuscolari dell'Università di Messina, dal professor Giuseppe Vita, direttore del Dipartimento, e dalla dottoressa Anna Mazzeo.
Per lui il trapianto era indispensabile per fermare l'avanzare della malattia. L'operazione è stata possibile grazie ad una donazione che si è resa disponibile all'Ospedale Civico di Palermo. Il giovane paziente è stato quindi sottoposto a trapianto ma il suo fegato è stato asportato con alcuni accorgimenti tecnici e quindi riutilizzato per un secondo paziente.
A ricevere l'organo è stato stavolta un paziente di 65 anni, affetto da una cirrosi epatica, le cui condizioni erano molto gravi e che non avrebbe più potuto aspettare i lunghi tempi della lista d'attesa. Il trapianto per questo secondo paziente è iniziato subito dopo il prelievo, quasi in contemporanea con quello del suo donatore. Entrambi i pazienti trapiantati di fegato sono attualmente ricoverati presso il reparto di Terapia intensiva dell'Ismett.
"La tecnica domino - spiega il professor Bruno Gridelli, direttore dell'Ismett - è molto particolare e può essere eseguita solo in alcuni casi ed in centri altamente specializzati. Anche questa complessa metodica ha l'obiettivo di aumentare le possibilità di far fronte alle richieste di trapianto dei nostri pazienti. L'amiloidosi è una rara malattia genetica per la quale i pazienti siciliani seguiti in un ottimo centro dell'Università di Messina fino ad oggi avevano dovuto recarsi al Nord per il trapianto".
Sempre nella notte fra venerdì e sabato, infine, in Ismett è stato eseguito anche un trapianto di cuore. Il trapianto è stato possibile grazie allo stesso donatore che si era reso disponibile all'Ospedale Civico di Palermo. Ad essere sottoposto a trapianto una donna affetta da un'insufficienza cardiaca terminale. Sono 93 i trapianti realizzati in Ismett dall'inizio dell'anno, di questi 50 sono di fegato, 19 di rene, 12 di cuore, 7 di polmone e cinque combinati. Nelle ultime due settimane sono 14 i trapianti eseguiti, per lo più grazie a donatori siciliani. "Il nostro pensiero riconoscente - continua il Gridelli - va alle famiglie dei donatori che hanno saputo, nel loro dolore, dare una speranza di vita ai pazienti in attesa di trapianto e agli operatori delle rianimazioni siciliane. Senza di loro, infatti, nessun trapianto sarebbe stato possibile". Federanziani, priorità al vaccino stagionale Se si continua a "focalizzare l'attenzione solo su un virus influenzale che non desta particolare preoccupazione" a cui si aggiunge "una errata informazione, sempre più incontrollata, c'è il rischio di veder triplicate le morti per le complicanze dell'influenza stagionale". E' la convinzione del Centro Studi Sic di Federanziani, sottolineata in una nota da Roberto Messina, presidente della federazione che chiede subito l'avvio di una campagna vaccinale contro la 'normale' influenza negli anziani.
"Il fatto più grave - spiega Messina - è che si sta perdendo di vista l'obiettivo per il quale si è lavorato da decenni. Solo dopo anni e anni si è riusciti a dare una copertura vaccinale al 60-65% degli anziani su tutto il territorio nazionale. E, nonostante ciò, ogni anno per le complicanze dell'influenza muoiono in Italia, secondo i dati del ministero della Salute, ben 8.000 persone di cui l'84% (pari a 6.700 decessi) è over 65".
Per Messina "l'allarmismo che si sta creando intorno al virus A/H1N1 ha di fatto mandato fuori controllo la macchina organizzativa che ogni anno, se pur con qualche difficoltà , riusciva comunque a far vaccinare contro l'influenza stagionale gli anziani".
Federanziani ribadisce che il rischio epidemiologico pandemico va affrontato con metodo. E che lo slittamento della vaccinazione preventiva stagionale, o addirittura il mancato raggiungimento della copertura vaccinale del 65% degli anziani, "farà 'impennare', è una certezza, il saldo dei morti per complicanze", dice Messina. Morti che potrebbero triplicare, arrivando dalle attuali 8 mila a 24 mila.
E tutto questo per non aver dato "la possibilità agli anziani di vaccinarsi preventivamente, come da circolare ministeriale, sapendo perfettamente che l'influenza A/H1N1 non ha nulla a che vedere con quella epidemia che colpisce ogni anno la popolazione, e che ha come conseguenza un elevato tasso di mortalità da complicanze.
L'influenza stagionale ogni anno bussa alla porta e miete le sue vittime: il bieco ritardare e il silenzio di chi dovrebbe vigilare e prevenire affinché le morti non aumentino, dimostrano una gestione poco etica della prevenzione in Italia", conclude Messina. Ipasvi, vaccinazione utile per garantire servizi La vaccinazione prioritaria anti-H1N1 degli infermieri, considerati tra le categorie che svolgono funzioni essenziali, è una misura utile per garantire l'assistenza ai cittadini anche durante il picco della pandemia, previsto tra il 18 dicembre e il 18 gennaio.
A dirlo è Barbara Mangiacavalli, segretario nazionale della Federazione dei Collegi degli infermieri (Ipasvi), commentando l'ordinanza sulle vaccinazione contro la nuova influenza firmata dal viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, in cui si indicano le categorie cui sarà offerta prioritariamente la possibilità di ricevere il vaccino. Primi tra tutti gli operatori sanitari. "Le decisioni adottate dal ministero del Welfare - spiega all'ADNKRONOS SALUTE Mangiacavalli - sono appropriate perché, di fatto, vaccinare gli operatori sanitari, che saranno coinvolti in prima linea nella pandemia, è fondamentale. Così, infatti, si garantisce un adeguato livello di assistenza ai cittadini che si rivolgeranno alle strutture sanitarie e che dovranno trovare, necessariamente, gli infermieri oltre che i medici. Insomma, si tratta di un"assicurazione' per offrire le necessarie risposte al bisogno di salute che emergerà in autunno". La campagna vaccinale, dunque, "dovrebbe in qualche modo tutelarci da picchi di assenze per malattie del personale sanitario proprio nel momento più difficile dell'epidemia", aggiunge Mangiacavalli. Che però ammette: "Al momento, non abbiamo indicazioni sull'orientamento degli infermieri italiani rispetto all'adesione alla vaccinazione".
L'Ipasvi, per ora, sta lavorando per aiutare gli infermieri a fare educazione sanitaria per applicare le norme di igiene più utili, a partire dal lavaggio delle mani. "Nella pagina centrale della nostra rivista 'L'infermiere' - che arriva 170 mila infermieri e che abbiamo appena chiuso - abbiamo inserito una pagina centrale divulgativa ad hoc". I vertici non si sono ancora confrontati su eventuali misure per sensibilizzare gli infermieri a vaccinarsi, "dovremo parlarne nel prossimo comitato centrale", dice il segretario nazionale, che però personalmente sceglierebbe senza dubbio l'immunizzazione: "Io mi occupo di organizzazione, non sono coinvolta nella clinica, non vorrei togliere il vaccino ad un infermiere che opera in reparto. Ma se mi sarà data dalla mia azienda l'opportunità di vaccinarmi, lo farò", conclude. SIGO, prudenza sul vaccino in gravidanza Sulla vaccinazione delle donne in gravidanza contro il virus influenzale H1N1 "è necessaria una grande prudenza, anche in ragione del fatto che la sperimentazione sul nuovo vaccino è solo all'inizio" Inoltre la scelta della vaccinazione va fatta caso per caso, "considerando le situazioni in cui i benefici sono superiori ai rischi". A dirlo è il presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), Giorgio Vittori, che interviene sull'opportunità di vaccinare le donne incinte, inserita tra le categorie prioritarie nell'ordinanza sulla vaccinazione firmata dal viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, nella quale però si precisa che indicazioni dettagliate saranno fornite dopo il parere del Consiglio superiore di sanità .
Vittori spiega che il "rischio legato all'influenza A per le donne in gravidanza è maggiore. Questo è il motivo per cui nell'ordinanza ministeriale le donne sono indicate come categoria prioritaria per la vaccinazione, ma per attuarla è stato chiesto un parere del Css", ricorda all'ADNKRONOS SALUTE.
Bisogna però tenere conto della particolare condizione che prevede attenzioni maggiori."Dal punto di vista pratico, per esempio - continua Vittori - è importante sapere che ci sono due tipi di vaccino contro questa influenza.
Il cosiddetto 'flushot', realizzato con particelle inattivate di virus (morto), che si somministra attraverso un'iniezione", sottolinea. "C'è poi lo spray nasale, fatto con virus attenuato e questo non deve essere mai usato in gravidanza", raccomanda Vittori che non è contrario nemmeno al vaccino stagionale, "purché fatto in aree diverse del corpo rispetto al nuovo vaccino".
Insomma, se l'iniezione contro il virus A/H1N1 viene fatta su un braccio si deve scegliere l'altro braccio. 13 settembre 2009 Vaccinazione contro stagionale dal 1 ottobre Inizierà non più tardi del primo ottobre la vaccinazione contro l'influenza tradizionale. Viene precisato nell'ordinanza firmata dal viceministro alla Salute Ferruccio Fazio sulla campagna vaccinale per fronteggiare l'emergenza nuova influenza.
Da alcuni esperti erano stati sollevati dubbi, nelle settimane scorse, sul periodo in cui avviare la vaccinazione contro l'influenza tradizionale, alla luce dell'allarme legato all'altro virus, l'A/H1N1.
"Le attività relative alla campagna di prevenzione dell'influenza stagionale - si legge nella nota diffusa dal dicastero sull'ordinanza firmata da Fazio - di cui alla circolare del 23 luglio 2009, avranno inizio non oltre il 1 ottobre 2009". Snami, l'influenza si batte con la chiarezza Serve una maggiore precisione da parte degli organismi competenti "sui problemi legati alle eventuali interazioni tra vaccino per l'influenza stagionale e quello per l'A/H1N1 e soprattutto a che distanza di tempo devono essere effettuate".
Lo chiede il vicesegretario nazionale del Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami), Pasquale Orlando, convinto che in tema di pandemia siano utili alcune misure organizzative e di comunicazione semplici e chiare.
Sulla nuova influenza, inoltre, continua Orlando, "credo occorra prevedere una rete, presente nel nostro progetto 'Me.Di.Co', di medici della Continuità assistenziale che possano coadiuvare il medico di famiglia nelle visite domiciliari, qualora si presentasse la necessità ".
Serve, poi, "un maggiore coordinamento tra le regioni, con un'organizzazione che possa essere simile. Utile infine un decalogo da esporre negli studi per iniziare a informare i pazienti sui comportamenti preventivi da seguire".
"La nostra proposta sindacale - conclude Orlando - è quella di ottimizzare le informazioni e di rendere semplici le procedure di vaccinazione onde evitare confusioni nella comunicazione che possano ingenerare errate interpretazioni nei nostri assistiti".
Vaccino anti H1N1, sarà un flop tra i sanitari? 'In trincea' contro la nuova influenza A, gli operatori sanitari sono fra i primi invitati alla vaccinazione anti-H1N1. Ma in Francia, stando ai sondaggi, uno su tre dice no. E i timori di una scarsa adesione all'appello delle autorità sanitarie potrebbero essere giustificati anche in Italia. "Basta pensare che nel nostro Paese, contro l'influenza stagionale, si protegge soltanto il 20-30%" dei camici bianchi o comunque di chi opera a stretto contatto con i pazienti".
Lo ricorda il virologo dell'università degli Studi di Milano, Fabrizio Pregliasco, intervenuto venerdì nel capoluogo lombardo a un incontro sui virus influenzali e para-influenzali promosso dall'Associazione nazionale industria automedicazione (Anifa).Il punto, sottolinea l'esperto ai giornalisti, "è che il vaccino è per definizione una scommessa che si fa 'a freddo', quando si è ancora sani, per prevenire un'eventuale infezione in futuro". Così, anche fra gli addetti ai lavori, sono in molti a mettere sul piatto della bilancia rischi e benefici. "Hanno paura degli effetti collaterali e preferiscono evitare di esporsi a pericoli che ritengono inutili", riflette lo specialista. Puntualizzando che la vaccinazione resta invece un elemento di prevenzione cruciale."Un problema che la popolazione può ritenere banale - aggiunge Pregliasco - per i Governi non lo è affatto". Si pensi ad esempio ai costi sanitari e socio-economici dell'influenza, come pure alle insidie di un ricorso errato ai farmaci antivirali: "Spesa eccessiva per il cittadino, carenza di medicinali, sviluppo di resistenze".
Contro la pandemia da virus A/H1N1 "è quindi giusto prepararsi allo scenario peggiore per non farsi cogliere di sorpresa", spiega. Sui possibili rischi del nuovo vaccino anti-H1N1, Pregliasco precisa che "la tecnologia con cui viene prodotto è la stessa, più che consolidata, utilizzata per produrre il vaccino stagionale. Sui grandi numeri la vaccinazione anti-influenza è sicura e consigliabile, ma se si analizzano particolari sottogruppi, allora la casistica si riduce e il discorso è più complesso". Fazio firma ordinanza contro influenza A Arriva l'ordinanza sulla strategia di vaccinazione per fronteggiare l'emergenza nuova influenza. Il viceministro alla Salute Ferruccio Fazio ha infatti firmato venerdì il provvedimento 'Misure urgenti in materia di profilassi vaccinale dell'influenza pandemica A/H1N1', si legge in una nota del dicastero. Le donne in gravidanza sono inserite tra le categorie prioritarie, ma solo quelle che si trovano tra il secondo e il terzo trimestre di gestazione.
"Il provvedimento - si legge nella nota - individua le categorie di persone a cui è diretta l'offerta della vaccinazione antinfluenzale con vaccino pandemico A/H1N1 a partire dal momento della effettiva disponibilità del vaccino (la consegna alle Regioni e Province Autonome è prevista nel periodo 15 ottobre-15 novembre 2009) fino a copertura di almeno il 40% della popolazione residente in Italia. In ordine di priorità l'offerta vaccinale sarà rivolta a:- persone ritenute essenziali per il mantenimento della continuità assistenziale e lavorativa: personale sanitario e socio-sanitario; personale delle forze di pubblica sicurezza e della protezione civile; personale delle Amministrazioni, Enti e Società che assicurino i servizi pubblici essenziali; i donatori di sangue periodici; - donne al secondo o al terzo trimestre di gravidanza; - persone a rischio, di età compresa tra 6 mesi e 65 anni;- persone di età compresa tra 6 mesi e 17 anni, non a rischio, sulla base degli aggiornamenti della scheda tecnica autorizzata dall'Emea o delle indicazioni che verranno fornite dal Consiglio Superiore di Sanità ;- persone tra i 18 e 27 anni, non a rischio. Nell'ordinanza firmata venerdì da Fazio, viene precisato quali categorie vengono considerate a rischio.
"In particolare - si legge infatti nella nota - sono considerate persone a rischio quelle affette da malattie croniche a carico dell'apparato respiratorio, inclusa asma, displasia broncopolmonare, fibrosi cistica e Bpco; malattie dell'apparato cardiocircolatorio, comprese le cardiopatie congenite ed acquisite; diabete mellito e altre malattie metaboliche; malattie renali con insufficienza renale; malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie; neoplasie; gravi epatopatie e cirrosi epatica; malattie congenite ed acquisite che comportino carente produzione di anticorpi; immunosoppressione indotta da farmaci o da Hiv".
E ancora, pazienti con "malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinale; patologie associate ad un aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie, ad esempio malattie neuromuscolari; obesità con indice di massa corporea (BMI) superiore a 30 e gravi patologie concomitanti; familiari o contatti stretti di soggetti ad alto rischio che, per controindicazioni temporanee o permanenti, non possono essere vaccinati". "In base alla disponibilità di vaccino pandemico - spiega poi il ministero - nel corso della campagna vaccinale potranno essere inserite nel programma anche altre categorie di soggetti. Il vaccino sarà distribuito alle Regioni e alle Province Autonome sulla base della popolazione residente e ad altre amministrazioni dello Stato sulla base di specifici accordi". Codacons, moduli di consenso siano uniformi Esposto del Codacons al Garante della privacy. L'associazione a tutela dei consumatori chiede che i moduli del consenso informato per le prestazioni sanitarie "siano uguali in tutta Italia". Spesso, infatti, "si chiede l'autorizzazione a trasmettere i dati in modo decisamente eccedente rispetto alle finalità per le quali sono raccolti e dovrebbero essere trattati L'esposto parte da una segnalazione di un consumatore che doveva sottoporsi a un'ecografia in uno studio radiologico di Savona. "Al momento di mettere la firma sul 'solito' modulo per la privacy - si legge in una nota del Codacons - il paziente, invece di firmare e basta, come normalmente fa la gran parte dei consumatori, decide di leggere alcuni passaggi scritti sul modulo e scopre che, firmando, avrebbe autorizzato a comunicare i suoi dati (quali?) 'in Italia o all'estero' (?), alle società di assicurazioni, alle banche, e, come se non bastasse, alle società operanti nel settore dei trasporti, spedizioni o comunicazioni, professionisti (quali?) e consulenti (di chi?)". Il Codacons "sta sostenendo da tempo che, in campo medico, i moduli sulla privacy e il consenso informato vadano cambiati e resi più trasparenti.
In caso di intervento chirurgico, ad esempio, il consenso sembra sempre più utilizzato dai medici per salvarsi da possibili ritorsioni legali che non per informare effettivamente il paziente, consentendogli una libera e consapevole scelta.
Troppo spesso i rischi sono evidenziati in modo poco chiaro. Per questo chiediamo al ministero del Welfare che, per ogni intervento o anche un semplice esame diagnostico, ci sia un modello standardizzato di consenso informato uguale in tutta Italia, stabilito direttamente dall'Istituto superiore di sanità , autorizzato dal ministero della Salute e dal Garante della privacy, in accordo con le diverse categorie interessate, compresi ovviamente medici e consumatori".
Da regolare diversamente anche le modalità di consegna del consenso informato. "Spesso - conclude il Codacons - viene dato al consumatore 10 minuti prima dell'intervento, rendendo la rinuncia praticamente impossibile". 10 settembre 2009 Dolore nonostante le cure per 95% dei pazienti Un dolore più forte delle cure, che dopo un anno di farmaci persiste nel 95% dei pazienti. Un'indagine presentata a Lisbona al congresso della Federazione europea dei circoli Iasp (International Association for the Study of Pain) rilancia l'allarme sul dolore incompreso e incontrollato, e sulle lacune che ancora ostacolano un approccio corretto al problema.
Il sondaggio ha coinvolto per 12 mesi 294 pazienti in 13 Paesi europei, e rileva che - nonostante un anno di trattamento - la metà dei pazienti non migliora, il 19% soffre più di prima e solo al 12% sono stati prescritti oppioidi ad hoc. Il 28%, addirittura, confessa di patire a tal punto da desiderare la morte.
Eppure il 64% dei malati pensa di essere curato in modo adeguato e il 58% che venga fatto tutto il possibile per aiutarli. Dall'indagine, battezzata 'PainStory' (Pain Study Tracking Ongoing Responses for a Year) - riferisce una nota - emerge che l'83% dei pazienti 'arruolati' ha una prescrizione per farmaci contro il dolore, ma il 30% assume medicinali da banco per controllarlo. Anche se il 95% di chi è in cura lamenta un dolore da moderato a grave, appena il 12% viene trattato con oppioidi forti, il 25% con oppioidi deboli e il 43% con farmaci non oppioidi. Inoltre, durante l'anno di osservazione solo al 23% dei malati è stato cambiato farmaco sostituendolo con uno più forte.
Quasi la metà dei pazienti riporta effetti collaterali in seguito alle cure e il più comune è la costipazione, riscontrata in un malato su due, di cui il 49% curato con oppioidi. Infine, il 26% dei trattati con oppioidi assume lassativi per placare la costipazione. "Questa ricerca rivela in maniera allarmante che nella nostra società c'è una netta prevalenza di pazienti che soffrono di dolore cronico non controllato - avverte Tony O'Brien, specialista in cure palliative all'università di Cork (Irlanda) - Questo grave problema di sanità pubblica deve essere affrontato con urgenza", sottolinea.
"I pazienti che soffrono necessitano di essere ascoltati e valutati da personale esperto e professionale - aggiunge - Alcuni soggetti selezionati avranno la possibilità di sottoporsi ad un trattamento sperimentale controllato con oppioidi fino a raggiungere un ottimo livello di analgesia. Durante tale trattamento si preverranno gli effetti indesiderati, inclusa la costipazione. L'obiettivo è quello di garantire al paziente di sperimentare la miglior qualità di vita possibile", dice. Con due influenze fino a 10 mln di infetti Un mix di virus che "nello scenario peggiore, potrebbe mettere a letto circa 10 milioni di italiani: un terzo con l'influenza stagionale (che quest'anno sarà ancora Australiana) e due terzi con la nuova influenza A".
E' la previsione del virologo dell'Università di Milano, Fabrizio Pregliasco, intervenuto ieri nel capoluogo lombardo a un incontro promosso da Anifa (Associazione nazionale dell'industria farmaceutica dell'automedicazione). "Ma il problema - sottolinea l'esperto - è che parallelamente si dovranno prevedere fino a oltre 10 mln di casi aggiuntivi, causati dalle infezioni simil-influenzali", i cosiddetti virus 'cugini'.
"Gli scenari all'orizzonte sono diversi e poco prevedibili - precisa comunque Pregliasco - e nello scenario migliore gli italiani colpiti da virus influenzali potrebbero essere ridotti a circa 4 milioni, un terzo contagiati dall'Australiana e due terzi dal nuovo virus H1N1". Per questo, secondo lo specialista, il viceministro alla Salute Ferruccio Fazio "ha fatto bene a buttare acqua sul fuoco per evitare un rischioso cortocircuito mediatico". La parola d'ordine, quindi, è "potenziare la sorveglianza grazie alla rete dei medici sentinella Influent, che potrà essere implementata, ed evitare accessi impropri nei pronto soccorso", raccomanda il virologo.
"Il punto di riferimento dovrà sempre essere il medico di famiglia", ribadisce l'esperto. Il modo migliore per gestire i primi sintomi, aggiunge, "rimane l'automedicazione responsabile". Gli antivirali dovranno essere assunti solo su indicazione medica e, quanto al vaccino, "quest'anno è più che mai importante ribadire il ruolo della vaccinazione contro l'influenza stagionale, che sarà meglio fare prima di quella anti-H1N1". Fazio, oggi firmerò ordinanza vaccinazioni "Entro domani (oggi ndr) firmerò l'ordinanza" sulla strategia vaccinale contro l'influenza A. Lo ha annunciato il viceministro della Salute, Ferruccio Fazio, in un videoforum su Repubblica Tv.
"La vaccinazione - spiega - sarà volontaria, non ci aspettiamo un'adesione del 100%" fra le categorie a cui è destinata. Il motivo per cui è necessario un piano vaccinale "non è la gravità della malattia, ma la diffusibilità del virus che non ha uguali e la necessità di scongiurare che si blocchi il sistema Italia", sottolinea il viceministro.
"I vaccini li abbiamo e ci assumiamo le nostre responsabilità ", prosegue, ribadendo che si punta a vaccinare il 40% della popolazione, in linea con il piano di Spagna e Germania. "Con questo piano vaccinale in due fasi, secondo le indicazioni dell'Istituto superiore di sanità avremo eradicato l'epidemia dal Paese prima dell'estate", sottolinea.
E conclude: "Dei grandi Paesi europei siamo quelli che abbiamo preso meno dosi di vaccino. La risposta politica più semplice potrebbe essere quella di vaccinare tutta la popolazione, come ha deciso l'Inghilterra. La nostra è una scelta per difetto, presa su basi scientifiche e di cui ci assumiamo tutta l responsabilità ".
Ru486: audizioni di governo, Regioni e Aifa "Abbiamo chiesto, durante l'ufficio di presidenza della commissione Affari sociali di oggi (ieri ndr), che rappresentanti di Governo, Regioni e agenzia del farmaco (Aifa) vengano ascoltati dal Parlamento per un aggiornamento sulla commercializzazione della pillola abortiva".
Lo afferma in una nota Livia Turco, capogruppo del Pd in commissione Affari sociali, tornando sulla questione Ru486.
"Dopo un dibattito estivo confuso e troppo spesso ideologico - sottolinea - credo che sia utile stabilire alcune verità di fatto, in vista delle linee guida per l'applicazione di questo farmaco largamente utilizzato nel resto d'Europa".
Obama, riforma costerà meno di due guerre Il tempo dei giochi è finito. Ora è il momento dell'azione Così il presidente americano Barack Obama ha parlato davanti a senatori e deputati, in un discorso diffuso in diretta televisiva, per difendere il suo progetto di riforma sanitaria che, ha sottolineato, costerà 900 miliardi di dollari in dieci anni "meno di quanto abbiamo speso nelle guerre in Iraq e Afghanistan".
"Non sono il primo presidente ad affrontare questa questione, ma sono determinato ad essere l'ultimo", ha affermato con decisione Obama, ricordando che il tema è sul tavolo dai tempi di Theodore Roosevelt.
Nei 47 minuti del suo discorso ha assicurato di voler fornire "sicurezza e stabilità " a chi ha già un'assicurazione sanitaria e una copertura a chi non ce l'ha. Il capo della Casa Bianca ha ribadito il suo sostegno ad un'assicurazione gestita dal governo in concorrenza con il sistema privato, ma ha mantenuto la porta aperta a soluzioni alternative per garantire a tutti copertura sanitaria: "Se verrete da me con proposte serie, io sarò qui ad ascoltare".
Obama ha tracciato un futuro in cui sarà illegale per le assicurazioni interrompere o negare la copertura sanitaria a persone troppo malate, ma in cui tutti gli americani dovranno assicurarsi, anche le persone giovani e sane, per "non prendere in giro il sistema". Un'assicurazione obbligatoria, come è quella contro gli incidenti per chi possiede un'auto. 09 settembre 2009 Riforma in Usa, Obama ci provò già in Illinois Questa sera il presidente americano Barack Obama parlerà al Congresso per tirare le fila del progetto di riforma sanitaria. Un discorso attesissimo, dal quale potrebbe dipendere il futuro di uno dei progetti politici che più gli stanno a cuore.
Ma non è la prima volta che Obama si alza per prendere la parola in aula su questo argomento: lo fece già una volta nel 2004 quando era un membro del Senato dell'Illinois e la sua strategia di allora, scrive il Washington Post, può dire molto su quella di oggi.
Obama cominciò a lavorare sulla riforma nel 2002, una settimana dopo essere stato eletto, mentre era in procinto di diventare presidente della commissione sanità del Senato dell'Illinois. Il suo obiettivo iniziale era creare un sistema sanitario pubblico che garantisse cure per tutti e per farlo cercò di ottenere il più vasto sostegno possibile, cercando appoggio e suggerimenti anche da parte di chi era contrario.
Il suo fu un lavoro metodico, paziente e costante, che comprendeva anche la sensibilizzazione delle comunità locali in modo da garantirsi l'appoggio dei parlamentari, così come è stato fatto questa estate con i dibattiti pubblici nelle "town hall" di tutta l'America. Il futuro presidente non trascurò nemmeno di cercare di tirare dalla sua parte un lobbista delle assicurazioni mediche. Troppi suicidi, oggi giornata della prevenzione In media almeno 3mila persone si tolgono la vita ogni giorno nel mondo. E, per ogni suicida, si stima che 20 persone tentino senza successo di uccidersi.
Questi i numeri impressionanti diffusi dall'Organizzazione mondiale della sanità , che per domani promuove nel mondo la Giornata per la prevenzione del suicidio, con una serie di iniziative in tutto il pianeta per studiare e prevenire il fenomeno.
Un'iniziativa lanciata insieme all'International Association for Suicide Prevention, che punta a mettere in campo "strategie di prevenzione, trattamenti opportuni e attento follow-up per le persone che tentano il suicidio, insieme a un atteggiamento responsabile dei media" nel riferire i casi di cronaca, spiega l'Oms.
A livello planetario occorre alzare la guarda, dicono gli esperti, dal momento che il suicidio "è la prima causa prevenibile di morte prematura. I governi devono sviluppare politiche che consentano strategie di prevenzione a livello nazionale. Mentre a livello locale - conclude l'Oms - i risultati degli studi devono essere tradotti in programmi di prevenzione e attività ad hoc nelle comunità ". Sigo, proteggiamo donne da infertilità e violenza La donna è "la nostra prima casa, ma oggi è una casa sotto assedio: la fertilità è in calo, la violenza in aumento, il suo peso sociale viene continuamente ridimensionato. àˆ urgente e necessaria un'inversione di marcia e una riflessione collettiva".
Parole appassionate, quelle di Giorgio Vittori, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), che questa ieri sera ha promosso - presso il Circolo Ufficiali di Marina 'Caio Duilio' di Roma - la presentazione del libro 'La prima casa' (Poletto Editore), scritto da Salvatore Mancuso, presidente del Comitato etico dell'Ospedale Universitario Agostino Gemelli di Roma, e dalla giornalista Mariella Zezza. "Assistiamo ad una grave devalorizzazione delle problematiche femminili: nei Paesi in via di sviluppo, dove ogni 8 minuti una donna muore per complicanze correlate ad aborti compiuti in condizioni di non sicurezza, e ogni 40 una viene uccisa dal partner, ma anche qui, in Italia", dice il ginecologo. E basta guardare i numeri per avere un quadro della situazione. La percentuale di infertilità continua a crescere: una coppia su cinque ha difficoltà legate al concepimento. Anche perché, sostengono gli specialisti, nessuno spiega alle donne come proteggere il loro apparato riproduttivo.
La violenza continua a rappresentare la principale minaccia al benessere, fisico e psichico femminile: sono più di mezzo milione (520mila) le donne dai 14 ai 59 anni che nel corso della vita hanno subito una violenza tentata o consumata, il 3% del totale in quella classe d'età . E ancora oggi la salute femminile ha un peso diverso, e inferiore, rispetto a quella maschile, "come si deduce dallo scarso valore economico attribuito alle prestazioni di ginecologia e ostetricia. Oggi il loro rimborso, misurato in DRG, è stato ridotto in media del 25-30%, con il risultato di ipotecare il futuro della attività del materno infantile.
Ci auguriamo che questo libro, in vendita nelle librerie, possa rappresentare una guida utile ma anche uno spunto per promuovere una riflessione più profonda. Anche, e soprattutto, fra le Istituzioni", auspica Vittori. Fazio, troppo rumore sull'A/H1N1 Si è fatto "troppo rumore. Non ci sono reali motivi di grave preoccupazione. La malattia resta leggera". Lo ha affermato il viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, al termine della riunione dell'Unità di crisi sulla nuova influenza, ieri a Roma. "Dobbiamo attrezzarci con le Regioni - afferma Fazio - a gestire in modo uniforme la pandemia e a trattare le polmoniti che possono insorgere in alcuni pazienti con influenza A". In particolare, sarà necessario potenziare la continuità assistenziale, con la presenza di medici del territorio h24, e le Regioni saranno invitate a istituire numeri verdi a disposizione dei cittadini, che si affiancheranno al 1500, il numero anti-emergenze del ministero. Si chiederà alle Regioni, spiega ancora Fazio, di scoraggiare l'accesso diretto dei cittadini in ospedali e pronto soccorso e di favorire il consulto telefonico con i medici per il riconoscimento dei sintomi, come avvenuto in altri Paesi.
Fazio ha comunque confermato che la strategia vaccinale resta la stessa già annunciata e sarà messa a punto in settimana: prima un milione e mezzo di operatori dei servizi essenziali, poi circa 7 milioni di persone a rischio come i malati cronici. Ai dubbi sulla sicurezza del vaccino risponde che "dopo la certificazione dell'Emea, l'agenzia europea, e il via libera, si può stare tranquilli". Sul sito del ministero, prosegue Fazio, è consultabile la circolare del 27 luglio applicativa del piano anti-pandemia e sono in preparazione circolari successive per aggiornare le Regioni , disponibili anch'esse online dopo l'emanazione. Rottamazione? Un danno per la salute pubblica "Come paventato nei mesi scorsi, la pervicace volontà di rottamare e umiliare i professionisti si sta realizzando in molte aziende sanitarie. Il personale sanitario, medici compresi, viene sempre più spesso considerato come un puro costo, salvo poi lamentare le carenze dell'organizzazione sanitaria. Risparmiare sulla salute sembra l'unico obiettivo" Ad affermarlo, in una nota congiunta, sono i sindacati della dirigenza medica e veterinaria del Ssn, critici nei confronti della norma contenuta nel decreto legge anticrisi, approvato in via definitiva al Senato, che consente alle aziende di mandare in pensione i medici con 40 anni di contributi, fatta eccezione per gli universitari e i direttori di struttura complessa.
Per i sindacati, proprio l'inapplicabilità della norma per universitari e primari "rende ulteriormente iniquo ed incomprensibile il provvedimento in considerazione che tali ruoli non sono certamente carenti, ma le carenze si concentrano proprio nelle funzioni colpite dal provvedimento. Inoltre - aggiungono - questa operazione non prevede alcun incentivo per i giovani che non solo non hanno certezza di rimpiazzare gli esodi, ma che spesso grazie a questa manovra vedranno soppressi posti nella dotazione organica indispensabili per future opportunità di occupazione stabile".
Quello che i sindacati della dirigenza medica respingono con forza è "la logica del risparmio sulla salute pubblica. Evidentemente - spiegano - nessuno pensa al futuro, ancorché imminente, alla ricerca di facili risparmi da sottrarre costantemente al servizio pubblico. Risparmiare sulla salute sembra l'unico obiettivo. Ma a vantaggio di chi e di che cosa? Di quali beni e di quali valori? La miopia sta diventando cecità conclamata, molti devono ancora capirlo, ma non resta molto tempo", concludono.
La nota è firmata da Anaao Assomed; Cimo Asmd; Aaroi; Fp Cgil medici; Fvm; Federazione Cisl medici; Fassid; Fesmed; Federazione medici Uil Fpl; Aupi; Fedir sanità ; Sds Snabi; Sinafo. 08 settembre 2009 Stanchi al lavoro? Bere caffè Stanchi di lavorare anche 72 ore di fila? Il segreto per resistere è bere 6 tazze di caffè al giorno. E' il singolare consiglio che il Dipartimento sanitario del Qeensland, in Australia, ha rivolto ai suoi medici, che ora protestano ricordando i rischi dell'overdose di caffeina: esagerare con il 'nero bollente' può costare la vita, sottolineano.
I camici bianchi costretti a turni interminabili, insomma, non ci stanno a risolvere il problema a sorsi di caffè. E a guidare la 'rivolta' è lo stesso presidente dell'Australian Medical Association, Andrew Pesce.
L'unica soluzione percorribile, sostiene, è ridurre il carico di lavoro al quale sono chiamati gli operatori sanitari.
Certamente la caffeina riduce la sensazione di stanchezza, ammette. Ma "mi riesce difficile - precisa - convincermi che in questo modo le performance sul lavoro migliorino necessariamente".
Piuttosto, afferma, "dovremmo focalizzarci sull'opportunità di definire un sistema di turni più sicuro. E sulla consapevolezza che un numero di ore di sonno, anche minimo, è indispensabile per ottimizzare le performance". Medici inglesi: stop alla pubblicità degli alcolici Stop alle pubblicità delle bevande alcoliche, rivolte ai giovani. E' quanto chiede la British Medical Association, che propone anche di introdurre un prezzo minimo per ogni unità alcolica contenuta in un drink, di tassare maggiormente questi prodotti e di bandire le offerte 'tre per due' che spesso appaiono nei rivenditori britannici, rendendo per i giovani più facile arrivare alla sbornia con poche sterline.
La presa di posizione dell'associazione dei medici del Regno Unito - riporta il 'Telegraph' - segue uno studio chiamato 'Under The Influence' che poco tempo fa ha messo in evidenza i pericolosi sconti applicati su prodotti come i cosiddetti 'alcolpop', le bottigliette colorate e aromatizzate alla frutta con un discreto contenuto di alcol.
Secondo il report, inoltre, l'industria spende almeno 800 milioni di sterline ogni anno per promuovere il consumo di alcol fra i giovani.
Ecco perché, secondo i camici bianchi, i controlli, a oggi quasi inesistenti, devono essere rafforzati per arrivare a spezzare il circolo vizioso dell'aumento del consumo di drink, del parallelo crescere del mercato e della promozione delle bevande alcoliche. Medici contro effetti cambiamenti clima I cambiamenti climatici minano la salute della popolazione mondiale. E i medici, gli scienziati e i ricercatori italiani devono fare in modo che la loro opinione sull'argomento venga sentita e recepita. E' la convinzione dell'Associazione medici per l'ambiente-Isde Italia che ha lanciato un appello, da firmare online (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), che sarà presentato alla conferenza delle Nazioni Unite sui mutamenti climatici, prevista a Copenaghen a dicembre.
"In quella sede gli Stati dovranno giungere a un'intesa su un accordo internazionale post-Kyoto. Per avere un ruolo nell'incidere su questo accordo, abbiamo preso contatti con gli organizzatori. C'è stato detto che sarà molto utile il nostro contributo, se ampiamente condiviso, alle discussioni che si terranno", spiegano Roberto Romizi, presidente Isde Italia, e Antonio Faggioli, della Giunta esecutiva dell'associazione, nella mail che invita i medici all'adesione. Nell'appello medici, ricercatori e scienziati esprimono la volontà di indirizzare i Governi verso politiche più rispettose dell'ambiente indicando, nero su bianco, principi, obiettivi e contenuti.
I camici bianchi, inoltre, si impegnano a sostenere e promuovere l'educazione dei cittadini a stili di vita individuali e collettivi sostenibili. E anche a proporsi come collaboratori di decisori e politici perché la salute sia obiettivo di tutte le politiche; le autorità sanitarie assicurino l'informazione e la comunicazione sullo stato dell'ambiente e sui rischi per la salute; la salute prevalga sulle scelte economiche; sia potenziata la ricerca sui rapporti tra salute, cambiamenti climatici e problemi ambientali; ogni livello di governo si assuma le responsabilità di promuovere la salubrità dell'ambiente.
I medici sottoscrivono anche l'impegno a: considerare l'ambiente una risorsa per conservare e migliorare la salute; ricorrere a un approccio basato sulla promozione dell'ambiente e della salute, sulla prevenzione primaria delle patologie di origine ambientale e sul principio di precauzione, in conformità al Programma 2001-2010 dell'UE in materia di ambiente e all'art. 174 del Trattato europeo; valutare preventivamente l'impatto sull'ambiente e sulla salute degli effetti di qualsiasi nuovo programma o tecnologia o azione di sviluppo economico; operare in stretto rapporto di coordinamento e integrazione con le Istituzioni preposte alla promozione e protezione dell'ambiente e della salute. L'Aaroi-Emac, sindacato anestesisti e medici urgenza Nasce l'Aaroi-Emac, una nuova associazione sindacale frutto della fusione delle due sigle dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani e dell'Emergenza area critica.
Lo ha deliberato il congresso nazionale dell'Aaroi sottolineando che, con le procedure prescritte, si è "provveduto a reintestare le deleghe al nuovo soggetto sindacale dopo averne dato puntuale comunicazione all'Ufficio relazioni sindacali dell'Aran, seguita dall'invio del nuovo statuto".
All'Aaroi-Emac, dunque, possono iscriversi, oltre ai medici specialisti in anestesia e rianimazione, anche quelli che lavorano nelle strutture complesse di medicina e chirurgia d'urgenza, nei pronto soccorso, quelli delle centrali operative 118, nonché quelli impegnati nelle terapie intensive specialistiche.
Inoltre, con la firma dell'ipotesi contrattuale (quadriennio normativo 2006-2009 e primo biennio economico 2006-2007) la Umsped si è sciolta e l'Aaroi, da sola, per effetto dei mutamenti associativi avvenuti, ha un numero di deleghe che la pone al terzo posto fra i sindacati della dirigenza medica. Sacconi sul testamento biologico: colmare il vuoto Lo ha detto il ministro Sacconi intervistato sull'argomento "Noi seguiamo con molta attenzione l'iter del provvedimento sul testamento biologico. Muoviamo da una convinzione che quel provvedimento creativo della magistratura che ha di fatto introdotto in Italia, senza che il legislatore se ne sia occupato, un percorso eutanasico, deve essere colmato con una decisione trasparente del Parlamento".
Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, intervistato da Maurizio Belpietro su Canale 5, interviene così sul testamento biologico in discussione al Parlamento.
Sul caso Englaro e sul diritto all'alimentazione e all'idratazione, spiega Sacconi, "il Consiglio dei ministri si è pronunciato all'unanimità .
Quindi è urgente che soprattutto questo vuoto legislativo venga colmato. Il pericolo di introdurre nel nostro Paese l'eutanasia venga rimosso come io credo voglia la grande maggioranza del Parlamento al di là della stessa maggioranza che sostiene il Governo". 07 settembre 2009 Testamento: Finocchiaro, siamo a logica di scambio "Anche oggi (ieri, ndr) Silvio Berlusconi, per l'ennesima volta, ha cercato di coprire il suo evidente declino con una serie di sproloqui. Sondaggi presunti, accuse di calunnie alla stampa che dice falsità , il solito mix di chiacchiere che ci propina ormai da giorni.
Ma il premier ha aggiunto, al solito rumore di fondo, una grave affermazione sul biotestamento che svela l'uomo e il politico". Lo afferma Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd.
"Affermare che la legge che sarà approvata alla Camera, dopo ciò che è avvenuto al Senato, consoliderà i rapporti con le gerarchie ecclesiastiche equivale ad ammettere che i rapporti con la Santa Sede, nella testa del premier, sono e saranno regolati da una logica di scambio e da un atteggiamento tattico e strumentale", osserva.
"Il messaggio che manda Berlusconi è chiaro", continua la senatrice. "Ci sono state, ed è evidente che ci sono state, tensioni tra Governo e Chiesa? Le scelte del mio Governo e il mio comportamento sono stati oggetto di critica negli ambienti ecclesiastici?
Non c'e problema: la legge sul testamento biologico sarà il pegno che io darò alla Santa Sede per recuperare un rapporto politico. Alla faccia dell'autonomia della politica, del principio della laicità dello Stato, dei diritti delle persone e dei principi morali. Gli spiriti laici e liberi (se ci sono ancora) e i cattolici nel Pdl - conclude Finocchiaro - hanno nulla da dire?". Febbre suina: ECMO attive in tutta Italia Le macchine salva-polmoni, per quella che in gergo tecnico viene chiamata Ecmo (Extra-corporeal membrane oxygenation), "sono a disposizione dei cittadini qualora ve ne fosse bisogno". Anche se "il loro utilizzo in caso di influenza o infezioni polmonari è assolutamente eccezionale".
A tranquillizzare l'opinione pubblica, sulla disponibilità nella Penisola della strumentazione che sta tenendo in vita il giovane ricoverato a Monza per le complicanze della nuova influenza A, è la Società italiana di chirurgia cardiaca (Sicch). "Tali apparecchiature - ricordano gli esperti in una nota - ebbero il loro esordio clinico negli anni '50 (il primo utilizzo fu il 6 maggio 1953 con un'apparecchiatura ideata da John Gibbon, un cardiochirurgo, e da 6 ingegneri della IBM). Da allora più del 90% degli interventi cardiochirurgici viene svolto con e grazie a queste macchine.
L'esperienza maturata in cardiochirurgia nell'uso di apparecchiature per la circolazione extracorporea ha condotto ad enormi ed essenziali progressi. L'uso di queste macchine per trattare disfunzioni respiratorie è stato sviluppato negli anni '80 a Milano grazie alla ricerca iniziata dal professor Luciano Gattinoni", oggi primario di anestesia e rianimazione alla Fondazione Policlinico del capoluogo lombardo. "Da allora l'Italia è in prima linea a livello internazionale nello sviluppo tecnologico e clinico di tale settore e nella cardiochirurgia", continua la Sicch.
E "sebbene l'uso di tali apparecchiature sia rarissimo ed assolutamente eccezionale per il trattamento di infezioni respiratorie, non lo è invece per il supporto delle attività cardiache nei gravi casi di scompenso cardiaco.
Per questo motivo praticamente ogni centro di cardiochirurgia e i centri di rianimazione con grossa esperienza nel trattamento delle disfunzioni polmonari gravi sono già dotati di apparecchiature Ecmo ed attualmente in grado di effettuare tale supporto cardio-polmonare o solo polmonare".
La Sicch ricorda inoltre che, nell'ambito dei suoi programmi di aggiornamento, ha organizzato anche l'anno scorso un Corso intensivo di aggiornamento per l'Ecmo in tre sessioni (Nord, Centro e Sud Italia), con i maggiori esperti mondiali e italiani. L'esperienza didattica ha permesso di redigere un documento multimediale che la società sta per rendere disponibile ai propri soci e al personale coinvolto nell'utilizzo di tali dispositivi.
H1N1, prematuro attivare i medici in pensione Richiamare i medici in pensione per gestire il probabile 'surplus' di richieste causato dalla nuova influenza A? In Lombardia "è una misura che non escludiamo a priori, ma che al momento non è prevista.
Decideremo il da farsi passo passo, monitorando costantemente l'evoluzione dell'epidemia". Parola dell'assessore regionale alla Sanità , Luciano Bresciani, che per spiegare l'atteggiamento del Pirellone di fronte alla pandemia da virus H1N1 ricorre a una metafora: "Non vorrei preparare un piano di sbarco sulla luna quando magari è sufficiente un volo col piper", riferisce all'ADNKRONOS SALUTE.
La parola d'ordine, insomma, è "non enfatizzare troppo" l'emergenza. Meglio agire con misura. Prevedendo i possibili scenari, senza però precorrere i tempi. L'assessore toscano alla Sanità , Enrico Rossi, ha anticipato l'intenzione di reclutare i medici ultra 65enni per rinforzare le fila dei 'camici bianchi' pronti scendere in campo. La Regione Liguria pensa di fare lo stesso, mentre la Lombardia preferisce procedere con piani progressivi.
"Partiamo con un piano A, supponendo cioè che si tratterà di un'epidemia gestibile con i mezzi già disponibili - afferma Bresciani - Se necessario procederemo poi con un piano B intermedio, qualora dovessero aumentare le complicanze dell'infezione e di conseguenza i ricoveri. In tal caso abbiamo in programma di rafforzare i laboratori e di mettere a disposizione più posti letto, magari riducendo i ricoveri programmati per casi non urgenti", continua.
"Infine avremo un piano C d'emergenza: pensiamo e speriamo che non sarà necessario, ma se occorre potenzieremo il sistema sanitario garantendo il massimo delle disponibilità a tutti i livelli". In sintesi, "tutto dipenderà dal volume di richieste al quale assisteremo - ribadisce l'assessore - Intendiamo comunque agire in accordo con il ministero e confrontandoci con le altre Regioni. Ben vengano quindi idee come quelle della Toscana", conclude. Foggia truffa al Ssn, denunciati 11 medici Nella città pugliese il lavoro dei finanzieri ha portato alla denuncia per truffa di 11 persone Una truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale è stata scoperta dai militari della Guardia di finanza di Foggia, che hanno denunciato 11 persone, tutte appartenenti al personale sanitario, all'Autorità Giudiziaria. Accertato anche un danno erariale.
I militari hanno riscontrato che i medici implicati, tutti autorizzati ad effettuare attività professionale in regime di 'intramoenia', sarebbero risultati contemporaneamente, in più strutture, pubbliche e private convenzionate, negli stessi giorni e orari. 06 settembre 2009 "Ritocchi" sbagliati? Sì ai danni da depressione Ritocchi sbagliati? La Cassazione apre alla possibilità di ottenere i danni da depressione. Scrivono infatti gli 'ermellini' che non si può non tenere in considerazione "la presenza di un turbamento grave" dovuto alle "cicatrici deturpanti" conseguenza di un intervento di ritocco riuscito male.
Applicando questo principio, la terza sezione civile (sentenza 18805) ha accolto il ricorso di una indossatrice lombarda, Selvaggia B., che all'età di 20 anni aveva deciso di rivolgersi a un chirurgo plastico per un intervento di ingrandimento del seno, per la liposuzione delle cosce e per una rinoplastica.
Il primo degli interventi però, come ricostruisce la sentenza, aveva dato risultati negativi e così la ragazza si era ritrovata con "cicatrici deturpanti" che non era stato possibile eliminare nonostante due successivi interventi chirurgici riparatori. Va annotato che la Corte d'appello di Milano, nel 2003, in parziale riforma della sentenza di primo grado che aveva riconosciuto all'indossatrice un risarcimento danni pari a circa 230 milioni di vecchie lire, le aveva riconosciuto altri 15 mila euro in risarcimento dei danni patrimoniali e 5.800 euro come rimborso dei costi dell'intervento chirurgico riparatore. La condanna era stata inflitta sia al chirurgo estetico che alla clinica San Carlo di Paderno Dugnano dove era avvenuto l'intervento.
Un risarcimento che, a detta della ragazza, non teneva conto dei danni "non fisici", vale a dire dei danni alla vita di relazione, inclusi "i gravi turbamenti della sfera affettiva e sessuale". Da qui il ricorso in Cassazione di Selvaggia B. che lamentava che i giudici dei due precedenti gradi di giudizio le avevano attribuito un'unica somma come risarcimento dei danni fisici dovuti alle lesioni subite, alla malattia, agli interventi operatori, alla protesi ad un seno e un'infezione sviluppatasi nell'altro. Piazza Cavour ha accolto le lamentele dell'indossatrice e, bacchettando i giudici d'appello, ha sottolineato che "la presenza di cicatrici deturpanti non può considerarsi non funzionale allorché vengano in considerazione l'estetica e la sfera sessuale della persona".
Selvaggia, infatti, dopo i ritocchi sbagliati era caduta in uno stato di depressione e per la Suprema Corte "il fatto stesso che si debba ricorrere ad una psicoterapia manifesta la presenza di un turbamento grave" che un giudice, nel caso di una causa di risarcimento danni, non può ignorare. Ecco perché i supremi giudici, rinviando la causa alla Corte d'appello di Milano, hanno evidenziato che "la Corte d'appello non ha verificato se l'unica somma da attribuire in risarcimento fosse adeguata alla reale consistenza dei danni non patrimoniali in considerazione della loro attinenza all'integrità fisica, alla sfera relazionale, psichica, sessuale, emotiva".
Napoli, morte paziente non dovuta a H1N1 La morte del paziente napoletano deceduto questa notte all'ospedale Cotugno di Napoli non è dovuta ad una maggiore aggressività del virus dell'influenza A/H1N1, "ma allo stato di debilitazione preesistente del paziente, legato alle importanti patologie di cui era affetto".
Lo riferisce il direttore sanitario della struttura campana, Cosimo Maiorino, nell'ultimo bollettino diffuso. Al Cotugno, inoltre, dei "casi in corso di accertamento - dice ancora Maiorino - solo uno è risultato positivo al test per il virus A/H1N1, e le sue condizioni cliniche non destano preoccupazioni".
Il paziente D.G., 51 anni, era infatti "ricoverato in rianimazione". Le "cause della morte sono dovute all'aggravarsi della pregressa miocardiopatia dilatativa, complicata da insufficienza renale acuta, da setticemia da stafilococco aureo e broncopolmonite.
Il paziente era inoltre diabetico e oligofrenico, con concomitante infezione da virus A/H1N1", scrive Maiorino.
Oms, virus H1N1 non è mutato "Il virus pandemico continua ad essere predominante rispetto ai virus dell'influenza stagionale circolanti, sia nell'emisfero Sud che in quello Nord".
Lo precisa l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel suo ultimo bollettino, sottolineando che al momento il virus non è mutato.
"Tutti i campioni di H1N1 analizzati al momento - scrive l'Oms - si sono rivelati antigenicamente e geneticamente simili" al campione di riferimento.
Dunque non si è ancora verificata la temuta mutazione in un patogeno più virulento. Oms, circa 2900 morti per influenza A Continua a salire il bilancio dei decessi legati alla nuova influenza A/H1N1. Sono "almeno 2.837", secondo l'ultimo bollettino diffuso sabato dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Circa 600 in più, dunque, rispetto alla scorsa settimana, mentre i casi confermati sono oltre 254.206 in tutto il pianeta. Il continente americano resta la regione più colpita, con 116.046 casi in tutto (2.234 fatali), ma i dati sul numero di infezioni sono sottostimati, dal momento che ai Paesi non è più richiesto di testare e registrare ogni singolo caso di nuova influenza, precisa l'Oms.
Non solo. Secondo gli esperti il picco di epidemia è ormai passato in diverse regioni dell'emisfero meridionale (Cile, Argentina, Australia e Nuova Zelanda), ma un'attività piuttosto sostenuta del virus si registra ancora in Sud Africa e nelle aree occidentali del continente australiano.
In Giappone l'attività del virus dell'influenza H1N1 è in crescita, in Canada e Usa resta in generale bassa, mentre in Europa c'è una situazione particolare: benché sia registrata un'attività piuttosto bassa del virus pandemico, in alcuni Paesi questa risulta più diffusa (Austria) e in altri c'è un trend di malattie respiratorie in aumento (Olanda e Romania). Sindacati: un pre-contratto per i privati Un preaccordo sul contratto collettivo nazionale della sanità privata da far sottoscrivere azienda per azienda e spingere così le associazioni datoriali a chiudere una vertenza che dura ormai da troppi mesi E' la proposta unitaria lanciata da Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl a tutela dei lavoratori della sanità privata che "attendono il rinnovo da 4 anni, quando nello stesso periodo negli altri comparti pubblici e privati sono stati firmati ben 2 bienni contrattuali", si legge in una nota congiunta. Per tutto il mese di settembre le federazioni del pubblico impiego avvieranno una mobilitazione capillare e permanente in tutte le strutture sanitarie private e chiederanno alle controparti la sottoscrizione di un pre-contratto che sarà uguale e varrà per tutti i lavoratori. "In questo modo - sostengono i sindacati - vogliamo che sia messo nero su bianco l'impegno dei datori di lavoro a firmare i nuovi contratti. Impegno che finora è mancato e che ha visto prevalere un atteggiamento di chiusura al negoziato. Ora siamo stanchi delle scuse e vogliamo dare una svolta al rinnovo. Con la firma del preaccordo, infatti, ogni singolo datore di lavoro sarà messo di fronte a responsabilità certe. E noi ne pretenderemo il rispetto fino alla definizione e sottoscrizione del contratto nazionale", sottolineano. "I lavoratori della sanità privata - continuano i segretari delle tre sigle sindacali - lavorano ogni giorno per assicurare buoni servizi ai cittadini: vogliamo che siano riconosciuti loro la stessa dignità e le stesse opportunità dei colleghi delle strutture sanitarie pubbliche". La mobilitazione che accompagnerà l'iniziativa punterà a coinvolgere i lavoratori del settore, insieme agli utenti dei servizi e alle istituzioni. "Fin ad oggi ministero e Regioni si sono limitati a dichiarare una grave difficoltà ad intervenire. Noi chiediamo invece un impegno tangibile ad agevolare una rapida conclusione della vertenza: a partire dal rinnovo del contratto nazionale come presupposto ineludibile all'adeguamento delle tariffe e dall'apertura di un confronto con gli assessorati regionali affinché il rinnovo ed il rispetto del contratto nazionale vengano inseriti tra i requisiti dell'accreditamento. Ma in questa battaglia è essenziale sensibilizzare anche i cittadini, che a buon diritto pretendono servizi sanitari adeguati ed efficienti", dicono i sindacati.
03 settembre 2009 Nasce il registro delle neuromuscolari Contarsi, ma non solo: anche conoscersi meglio per stimolare la ricerca. Sono questi i due obiettivi del Registro italiano dei pazienti neuromuscolari, nato per raccogliere dati anagrafici, genetici e clinici di pazienti affetti da distrofia muscolare di Duchenne-Becker, atrofia muscolare spinale (Sma) e sclerosi laterale amiotrofica (Sla).
In futuro, riferisce la Fondazione Telethon in una nota, si prevede di allargare la raccolta dei dati anche ad altre malattie neuromuscolari. Nato dall'alleanza tra quattro associazioni di pazienti - Aisla, Asamsi, Famiglie Sma, Uildm - e la Fondazione Telethon per provare a ordinare e aggiornare queste informazioni, rendendole disponibili ai ricercatori impegnati nella ricerca di terapie, il registro sarà presentato a Roma il 5 settembre, in occasione del V convegno nazionale Asamsi-Famiglie Sma, presso l'Holiday Inn Parco dei Medici.
Oggi non esiste una panoramica completa e dettagliata su quanti siano questi malati in Italia e sulle loro condizioni cliniche: si stima che in totale siano circa 10 mila, ma è probabile che il numero reale sia superiore.
Maggiori sono i dettagli a disposizione - soprattutto se raccolti con criteri standardizzati e omogenei con quelli adottati anche a livello internazionale - maggiore è la probabilità di disegnare uno studio clinico di successo, che possa dare cioè risultati attendibili.
Ecco allora che il database appena inaugurato dirà ai ricercatori non soltanto quante sono e dove vivono i malati italiani, ma anche qual è il loro difetto genetico o il loro stato di salute, informazioni in alcuni casi determinanti per decidere se un paziente è adatto o meno a partecipare a uno studio. Vaccini, impreparate 9 mamme su 10 Vaccinazioni 'materia' critica per 9 mamme italiane su 10, bocciate dai numeri sulla conoscenza dei 'prodotti-scudo' contro le malattie infettive più diffuse fra i bambini. Nella Penisola, per esempio, solo una madre su 10 conosce il vaccino contro l'otite e quello contro il rotavirus, responsabile ogni anno di gastroenteriti gravi in 400 mila bimbi under 5.
E se 8 donne su 10 sono informate sui rischi da patologie infettive in gravidanza, solo la metà era a conoscenza dei possibili pericoli prima di ritrovarsi col pancione. Significative le differenze regionali, con le mamme emiliane elette prime della classe e le piemontesi rimandate a settembre.
A distribuire la 'pagella' è un'indagine condotta da Elma Research per Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna), con il supporto di GlaxoSmithKline. La ricerca è stata presentata ieri a Milano durante un incontro organizzato in collaborazione con l'assessorato alla Salute del Comune, insieme all'opuscolo 'Malattie infettive e vaccinazioni' scaricabile online sul sito www.ondaosservatorio.it.
L'indagine ha coinvolto oltre 1.037 madri italiane con almeno un figlio al di sotto dei 5 anni, e rileva che 2 mamme su 3 hanno già fatto i conti con una malattia infettiva del proprio bimbo. Di queste, sempre 2 su 3 confessano di avere avuto paura. Ma appena una su 3, se potesse tornare indietro, vaccinerebbe il figlio. In generale, l'88% delle madri ha esperienza di almeno una vaccinazione facoltativa. Resta comunque sete di informazione: il 90% vorrebbe saperne di più.
"I dati sono sconfortanti - commenta Francesca Merzagora, presidente di Onda - E' necessario che medici di medicina generale, pediatri, ginecologi e Istituzioni diffondano maggiore informazione", perché "una corretta conoscenza in ambito vaccinale è decisiva per una scelta consapevole". Secondo Elena Ripamonti, managing director di Elma Research, la ricerca "mette in evidenza una lacuna nel panorama della prevenzione vaccinale che viene ricondotta alle Istituzioni. Dove queste sono maggiormente presenti con campagne di informazione strutturate, le mamme sono ben indirizzate come le emiliane. Dove le Istituzioni mancano, e vi è un forte scollamento rispetto alle figure mediche, si evidenzia una carenza di informazione e un maggior timore verso le malattie, come per le piemontesi". Cina, approvato primo vaccino anti A/H1N1 Disco verde delle autorità cinesi per il primo vaccino contro il virus A/H1N1, prodotto dalla compagnia farmaceutica Sinovac di Pechino.
In questo modo l'azienda balza al primo posto nella corsa al siero scattata in seguito all'allarme pandemia.
La State Food and Drug Administration (Sfda) ha dunque autorizzato il prodotto, chiamato Panflu*, dopo che il vaccino aveva passato il vaglio di un comitato di esperti dell'agenzia, lo scorso 31 agosto.
Panflu* potrà essere somministrato senza rischi a pazienti dai 3 ai 60 anni in una singola dose da 15 microgrammi. Entro il 1 ottobre la compagnia potrà produrne 5 milioni di dosi, per un totale di 20-30 milioni l'anno, ha detto il presidente Yin Weidong.
Ma il Panflu* non è l'unico vaccino 'made in China' in arrivo. Anche la compagnia farmaceutica Hualan Biological Engineering, infatti, dovrebbe ottenere il disco verde per il suo prodotto entro questa settimana.
Snami, regioni coinvolgano MMG in vaccinazioni Le Regioni coinvolgano i medici di famiglia nella vaccinazione contro l'influenza A. Lo chiede Mauro Martini, presidente del Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami) che sottolinea come un ruolo attivo dei camici bianchi di famiglia garantisca "statisticamente risultati migliori".
La diffusione sul territorio degli ambulatori e la conoscenza diretta dei pazienti, inoltre, "consente una più puntuale informazione", spiega all'ADNKRONOS SALUTE. L'invito arriva dopo l'apertura, ieri alla riunione dell'unità di crisi sulla pandemia, di un tavolo tecnico, con il coinvolgimento della categoria, per la messa a punto di "una norma quadro entro la quale applicare accordi in quelle Regioni che vorranno utilizzare i medici di famiglia per le vaccinazione.
Alcune realtà regionali, infatti, pensano di non vaccinare tramite medici di famiglia ma solo nelle strutture ospedaliere o aziendali. E abbiamo notizie anche di Asl che ipotizzano di coinvolgere i camici bianchi solo per somministrare la seconda dose, il 'richiamo', del vaccino". Lo Snami esprime soddisfazione per l'apertura del tavolo sottolineando che saranno messe a punto in maniera collegiale "le linee guida per indicare quando, dove e perché fare vaccinazione dal medico di famiglia, con che metodiche e con quale accordo economico".
Soddisfazione anche per gli altri tre tavoli tecnici decisi sempre ieri nella riunione dell'unità di crisi, e dedicati: all'uso degli antivirali, alla scuola e alle eventuali chiusure 'mirate', a verificare lo stato dell'arte degli ospedali e i centri dotati di macchinari per la ventilazione assistita, necessari in casi di complicanze. Marino a Gramazio: la Commissione è sempre attiva L'attività della Commissione d'inchiesta sul Ssn, che mi onoro di presiedere, non si mai fermata, neppure nel corso della sospensione dell'attività parlamentare Questa la replica di Ignazio Marino a Domenico Gramazio che mercoledì aveva chiesto la convocazione d'urgenza dell'organo parlamentare per far luce sui casi recenti dei 7 cittadini ricoverati d'urgenza in strutture ospedaliere e deceduti per presunta malasanità .
"Al senatore Gramazio, che ne chiede l'immediata convocazione - sottolinea pertanto Marino in una nota - rispondo ricordando gli ultimi atti della Commissione: la relazione sulla tragica morte, la scorsa settimana, di un giovane a Mazzarino, nel nisseno, stata inviata prontamente a tutti i membri della Commissione e sarà oggetto di discussione nel corso del prossimo Ufficio di presidenza".
"Ricordo al senatore che i sopralluoghi non sono mai stati sospesi: lunedì e martedì prossimo in programma una delicata missione della quale, per ovvie ragioni di riservatezza, non posso rivelare la destinazione. E non voglio dimenticare l'efficacia della nostra inchiesta nelle cliniche del gruppo Villa Pini, a Pescara: nel mese di agosto siamo riusciti a far trasferire in strutture dignitose, decine di pazienti psichiatrici che venivano trattati in condizioni disumane".
"Sottolineo - incalza Marino - che il regolamento del Senato consentirebbe anche a un terzo dei componenti della Commissione di chiederne la convocazione, ma non mi giunta in tal senso alcuna richiesta. Pertanto non mi pare che l'allarme del senatore Gramazio sia stato considerato tale da altri componenti dell'organismo parlamentare". 02 settembre 2009 La crisi economica sarà causa di depressione Entro 20 anni la depressione sarà il problema di salute più diffuso al mondo. Complice la crisi economica e il crescente stress a cui sono sottoposti i cittadini del mondo, il 'male di vivere' sarà , secondo l'Organizzazione mondiale della sanità ', la maggiore insidia da combattere.
L'allarme è stato lanciato in occasione del Global Mental Health Summit in corso ad Atene.
Attualmente, l'Oms stima che nel mondo vivano 450 milioni di persone con problemi o disabilità mentali, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Paesi che dedicano troppe poche risorse alla soluzione di questi problemi: a volte meno del 2% del budget pubblico.
Secondo Shekhar Saxena, del dipartimento di Salute mentale dell'Oms, "la depressione è molto più comune rispetto a malattie temute come l'Aids o il cancro ed entro il 2030 sarà il problema principale da affrontare per i sistemi sanitari del mondo".
Un'epidemia silenziosa, dunque, cui ci si dovrà preparare allocando le giuste risorse, tenendo conto "che molte altre patologie sono, in proporzione, in calo in tutto il mondo", conclude l'esperta. Malasanità , convocare Commissione d'inchiesta Convocare con urgenza la Commissione d'indagine sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale (Ssn), per far luce sui casi recenti dei 7 cittadini italiani ricoverati d'urgenza in strutture ospedaliere e deceduti per malasanità .
Lo chiede il senatore Domenico Gramazio, componente per il Pdl della Commissione d'indagine sull'efficacia e l'efficienza del Ssn. "Il presidente della Commissione, Ignazio Marino, è più impegnato nel dibattito congressuale all'interno del Pd e nel lanciare apprezzamenti moralistici nei riguardi di personalità del governo nazionale e di direttori di grandi quotidiani nazionali - sostiene Gramazio in una nota - e non si è quindi accorto che ad agosto e nei primi giorni di settembre 7 cittadini italiani ricoverati d'urgenza in strutture italiane sono deceduti per malasanità ", sottolinea.
"E' di ieri - continua Gramazio - l'ultimo caso: una bambina colpita da tumore alla testa. Nessuno dei medici chiamati a visitarla in una struttura ospedaliera si è accorto della sua grave situazione. E' ora che la Commissione d'indagine sia convocata e chiedo pertanto al presidente del Senato, Renato Schifani, di invitare formalmente Marino a convocare urgentemente la Commissione che è stata istituita con decreto dal presidente del Senato.
Se questa convocazione non sarà effettuata, con le prerogative che ha il presidente del Senato sciolga la Commissione stessa che non ottempera alle disposizioni del decreto istitutivo. Decreto che le chiede specificamente di indagare sull'efficienza del servizio sanitario, cosa che Marino - conclude l'esponente del Pdl - non ha inteso fare perché troppo occupato nella corsa come 'terzo incomodo' nella corsa alla segreteria del Pd". Roccella, su ru486 necessaria indagine parlamentare "L'inchiesta di 'Tempi', con la registrazione delle risposte degli operatori sanitari alle richieste di informazioni telefoniche di una donna che chiede di abortire con la Ru486, dimostra quanto sia necessaria un'indagine parlamentare sul tema.
La pillola abortiva nella prassi quotidiana degli ospedali italiani che già l'hanno utilizzata in questi ultimi anni è identificata con l'aborto a domicilio, come dimostrano con chiarezza molte risposte". Lo afferma, in una nota, il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella, commentando l'inchiesta del settimanale 'Tempi', in edicola domani, sulla pillola abortiva in cui si sottolinea che in Italia il farmaco viene utilizzato a domicilio.
"Il timore che attraverso la diffusione della pillola abortiva una parte delle forze politiche punti a smontare le garanzie offerte dalla legge 194 - dice Roccella - è dunque ampiamente giustificato. Non è in discussione la scelta delle donne, ma piuttosto la scelta tutta politica se considerare l'aborto solo una questione privata femminile da sbrigare in ambito domestico con un margine di rischio molto maggiore o un fatto di cui la società deve farsi carico anche sul piano della prevenzione".
Per quanto riguarda l'uso della pillola in Europa, "va ricordato - continua Roccella - che delle morti europee dovute alla Ru486, anche delle ultime avvenute in Francia e in Inghilterra, la stampa ha sempre taciuto. Per fare luce sia sui pericoli effettivi legati alla pillola sia sulla compatibilità con la legge 194 e il rispetto dei pareri espressi nel merito dal Consiglio superiore di sanità è bene che l'indagine parlamentare prospettata dalla commissione Sanità al Senato si faccia e che ogni scelta avvenga in piena trasparenza". A/H1N1, vaccinare subito gli anziani Vaccinare contro l'influenza A, sin dalle prime fasi della campagna, gli 'over 65' con malattie croniche o in residenze sanitarie assistenziali e gli ultra85enni in apparenti buone condizioni di salute Lo chiede il presidente della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) Niccolò Marchionni, geriatria dell'Università di Firenze, in una lettera al viceministro della Salute, Ferruccio Fazio.
"I dati epidemiologici internazionali dell'attuale pandemia da virus dell'influenza A/H1N1 - scrive Marchionni - suggeriscono che l'incidenza di nuovi casi è nettamente più elevata nelle classi di età più giovani (nati dopo il 1957), andando a ridursi in età avanzata o molto avanzata.
Pur con sostanziali differenze tra diversi Paesi europei ed extra-europei, la gravità clinica e, conseguentemente, il tasso di letalità sono, al contrario - sottolinea - più elevati in età avanzata.
Queste due caratteristiche sono, pur nella dimensione pandemica dell'infezione da virus A/H1N1, sostanzialmente simili a quelle osservate nelle epidemie influenzali stagionali". 01 settembre 2009 Mortalità post-infarto: -44% con gli ICD I defibrillatori impiantabili per cardioversione (Icd) riducono del 44% la mortalità per qualsiasi causa quando sono impiantati nei pazienti in seguito ad attacco cardiaco, anche in presenza di funzione cardiaca gravemente ridotta.
Questi i dati a lungo termine del Registro per la prevenzione della morte cardiaca improvvisa II (PreSCD II) annunciati ieri da Boston Scientific Corporation. L'analisi dei dati è stata presentata dal professor Heinz Và¶ller, della Klinikum am See di Ruedersdorf (Germania), al congresso annuale della European Society of Cardiology (Esc) di Barcellona. PreSCD II, tra il 2002 e il 2005 - informa una nota - ha arruolato in 19 centri in Germania 10.612 pazienti sopravvissuti a un attacco cardiaco.
Il registro ha ottenuto l'appoggio della Società tedesca di cardiologia e della Società tedesca di prevenzione e riabilitazione, ed è stato supportato da Boston Scientific. "I dati del PreSCD II - afferma Và¶ller - confermano nel mondo reale le conclusioni degli studi clinici randomizzati, che hanno mostrato come gli Icd riducano la mortalità in seguito ad attacco cardiaco.
Inoltre, il registro conferma che i tassi effettivi di impianti di Icd per il sottogruppo maggiormente a rischio erano inferiori a quelli consigliati dalle linee guida attuali e dai risultati di altri studi.
Questo elemento desta particolare preoccupazione, poiché la riduzione della mortalità associata a un Icd era più elevata proprio in questo sottogruppo di pazienti. àˆ stato interessante anche osservare come il beneficio in termini di sopravvivenza aumentasse con l'aumentare dell'intervallo di tempo trascorso tra l'attacco cardiaco e l'impianto di Icd". Cardiologia, vincente il numero verde italiano In meno di sei mesi ha già ricevuto oltre 1.300 chiamate il 'numero verde del cuore'. La scommessa della Fondazione Anna Maria Sechi per il cuore, un punto di ascolto gratuito per pazienti e familiari, si è rivelata vincente.
E oggi l'Europa guarda all'iniziativa italiana, presentata al Congresso europeo di cardiologia (ESC) in corso a Barcellona, come a un'esperienza pilota esportabile in altre nazioni, i cui punti di forza sono - si legge in una nota - la sinergia fra associazione e comunità scientifica e l'attenzione alla prevenzione. "Questo numero verde colma un bisogno tuttora inevaso, e le cifre lo dimostrano", afferma Roberto Ferrari, presidente della Fondazione e dell'Esc.
"Molti pazienti infatti sono anziani - continua Ferrari - e non hanno la possibilità o le competenze per accedere a internet. Trovare risposte esaustive, da parte di operatori competenti e a titolo gratuito, è una soluzione concreta.
Uno strumento su cui investire: è paradossale che a un infartuato venga offerta oggi la più sofisticata tecnica, ma non si sia in grado di attuare una politica utile per smettere di fumare e ridurre il colesterolo.
Ho fortemente voluto il numero verde perché lo ritengo uno strumento indispensabile di questa strategia integrata di promozione della prevenzione". Il numero verde è attivo tutti i giorni feriali dalle 15 alle 17, e offre un servizio di ascolto e counselling. Il vaccino contro la suina sarà sicuro Nessun timore sulla sicurezza del vaccino allo studio contro la nuova influenza.
"Quando sarà autorizzato in Italia, avrà subito tutti i controlli necessari", assicura all'ADNKRONOS SALUTE Fabrizio Oleari, direttore generale prevenzione e sanità del ministero del Welfare, fugando le preoccupazioni di alcuni specialisti sulla sicurezza del vaccino in arrivo, visti anche i tempi rapidi di produzione.
Secondo Oleari, non si è accelerato troppo il percorso a discapito della sicurezza. "I tempi sono gli stessi più o meno in tutto il mondo e si è partiti tutti insieme - sottolinea - I test sono comunque in corso e, in base ai piani di produzione, possiamo dire che le dosi di vaccino dovrebbero essere a disposizione del ministero per la fine di ottobre".
Naturalmente il prodotto continuerà ad essere monitorato anche in seguito. "Sarà attivato un attento piano di farmacovigilanza", garantisce l'esperto. Inoltre è importante che la campagna di vaccinazione contro l'H1N1 non si sovrapponga a quella contro l'influenza stagionale. "Per questo motivo - spiega Oleari - la diffusione dell'annuale circolare relativa a questa ultima è stata anticipata". Cricelli, coordinamento contro l'H1N1 "Nessuna misura o iniziativa isolata è sufficiente ad arginare e combattere la pandemia di influenza A/H1N1.
Tutte gli strumenti e gli operatori di sanità pubblica devono essere coordinati. Quando arriverà anche in Italia il picco pandemico non sarà sufficiente, insomma, chiudere o sospendere attività o esercizi, né come prevenzione né come soluzione dei problemi".
Lo sottolinea in una nota Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg), in vista del tavolo tecnico del ministero del Welfare sull'influenza A che si svolgerà oggi a Roma, convinto che la miglior difesa contro la pandemia sia rappresentata dall'organizzazione sanitaria. "Riponiamo la massima fiducia - continua Cricelli - nell'opera di coordinamento del ministero della Salute e dell'autorità sanitaria in generale. Il piano pandemico funziona soltanto se viene attuato in tutte le sue parti, e per far questo serve una gestione integrata delle attività di tutti gli attori coinvolti.
Se dovesse arrivare il momento dell'emergenza pandemica, saranno adottate misure ordinarie e straordinarie, ma vogliamo anche ricordare che ciascuno di questi strumenti da solo non è in grado di arginare e contenere la diffusione della pandemia". E al tavolo tecnico del 2 settembre la Simg presenterà un documento (già inviato al ministero e disponibile sul sito www.simg.it) con istruzioni tecniche dettagliate indirizzate ai medici di famiglia, agli operatori sanitari e ai pazienti.
"Abbiamo raccolto - conclude Cricelli - alcune schede in un cofanetto 'da rompere in caso di necessità ': contengono, ad esempio, istruzioni per parenti e familiari su come affrontare la pandemia, risposte alle domande più frequenti, un decalogo operativo per la medicina generale e l'indicazione di misure di protezione per gli operatori sanitari.
Istruzioni non banali, ma che entrano nel merito della questione con un linguaggio chiaro e diretto". FP CGIL, modificare testo governo clinico Il governo clinico rappresenta "un obiettivo per migliorare la qualità del servizio pubblico valorizzando le professionalità . Il testo base approvato il 29 luglio scorso dalla Commissione Affari sociali della Camera presenta invece diverse ombre e colpisce i cittadini, i medici e tutti gli operatori sanitari, con una devastante deregulation della libera professione e la fine sostanziale della esclusività del rapporto di lavoro senza alcuna rivalutazione" Lo sostengono, in una nota, Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil medici, e Rossana Dettori, segretaria nazionale Fp Cgil, puntando il dito sul provvedimento al vaglio di Montecitorio.
Il sindacato ha inviato oggi ai componenti della Commissione alcune proposte di modifica al testo. Diversi i punti che non convincono. "La scelta dei direttori di struttura complessa - fanno notare Cozza e Dettori - rimane nelle mani dei direttori generali nominati dalla politica, nell'ambito di una gattopardesca terna indicata dalla commissione esaminatrice, nella quale ricompare l'inaccettabile presenza del professore universitario, offensiva della dignità dei medici ospedalieri. E' inoltre evidente una mancanza di trasparenza e di obiettività nelle norme che prevedono le modalità di nomina degli altri incarichi, sia di struttura che professionali".
"La facoltà per i dirigenti di rimanere in servizio fino a 70 anni - aggiungono - rappresenta uno schiaffo per migliaia di precari e specializzandi e chiude ogni prospettiva di carriera per decine di migliaia di medici e veterinari con incarichi professionali. Le uniche note positive, più volte da noi richieste - riconoscono i sindacalisti - sono rappresentate dal riconoscimento del Collegio di direzione come organo aziendale e della centralità del dipartimento, dai migliori criteri per la scelta dei direttori generali e dal divieto di utilizzare in modo improprio l'articolo 15 per ricoprire gli incarichi dirigenziali senza concorso". Ma è "troppo poco", precisano. if (typeof(window.attachCsiOnload) != 'undefined' && window.attachCsiOnload != null) { window.attachCsiOnload('ext_blogspot'); }
Pagina pubblicata il 30 settembre 2009