Medici a governo, subito esenzione da denuncia
I medici non si arrendono. Tornano a rivendicare il loro ruolo professionale e lanciano un nuovo appello al Governo:
"Chiediamo che venga introdotta, definitivamente e senza equivoci, una precisa norma che esenti i medici e tutti gli operatori sanitari dall'obbligo di denuncia degli immigrati clandestini".Nel mirino dei camici bianchi dell'Intersindacale, che venerdì a Roma hanno indetto una conferenza stampa per accendere i riflettori sul problema, ci sono le norme del disegno di legge sulla sicurezza (ancora da approvare in Senato) che introducono il reato di clandestinità.
Cosa "che di fatto obbliga i medici, in quanto pubblici ufficiali, alla denuncia degli immigrati irregolari". La mancata denuncia li porrebbe di fronte al rischio di sanzioni penali.
I sindacati medici, "uniti e compatti", tornano quindi alla carica, difendendo il diritto costituzionale a prestare soccorso e cure a tutti i cittadini: "Nessuno escluso e senza distinzioni" di nessun genere.
"Chiediamo di cambiare la legge - afferma senza mezzi termini il segretario nazionale dell'Anaao Assomed, Carlo Lusenti - introducendo una norma specifica che metta al riparo una volta per tutte i medici dal rischio della segnalazione dell'immigrato clandestino".
I camici bianchi non si fermano a questa richiesta, e hanno già pronta un'alternativa qualora il loro appello cada nel vuoto. "Nel caso in cui la legge, magari per motivi strettamente politici, passasse così com'è - aggiunge Lusenti - proponiamo al Governo di mettere a punto un decreto ministeriale o una circolare in cui, nero su bianco, si ribadisca che la legge non prevede l'obbligo di denuncia per i medici e gli operatori sanitari".
Se anche questo invito dovesse essere rispedito al mittente, l'Intersindacale medica annuncia di essere pronta a intraprendere una dura battaglia e a "difendere fino in fondo" tutti quei medici che dovessero essere denunciati per la mancata segnalazione del paziente clandestino. "Daremo tutela legale e soccorso giudiziario fino alla Corte Costituzionale", precisa Lusenti. Che poi fa un appello a tutti i medici.
"Noi camici bianchi, nell'esercizio delle nostre funzioni, dobbiamo avere due riferimenti: il Codice deontologico e la Carta Costituzionale, dove viene specificato che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività".
Sulla stessa lunghezza d'onda anche il segretario della Cimo-Asmd del Lazio, Giuseppe Lavra, secondo il quale questa norma "calpesta il diritto naturale alle cure". E ancora. "Con questo provvedimento - aggiunge - si sovvertono questioni millenarie quali il diritto del medico a prestare le cure e quello del paziente ad essere curato".
Lapidaria Alessandra Di Tullio, coordinatrice del Fassid: "Ci troviamo di fronte ad una norma iniqua e pericolosa, che può avere effetti disastrosi".All'incontro hanno preso parte tutte le maggiori sigle sindacali della dirigenza medica: Anaao Assomed, Cimo Asmd, Fp Cgil medici, Aaroi, Fvm, Federazione Cisl medici, Fassid, Fesmed, Federazione medici Uil-Fpl.
Pagina pubblicata il 24 maggio 2009