Italia al terzo posto in Europa per il dolore cronico
A soffrirne di più sono i norvegesi con il 30% di popolazione colpita dai disturbi, poi ci sono i polacchi (27%). Segue quindi l'Italia con un 25/27%
A star meglio sono gli spagnoli con il 12% e i cittadini del Regno Unito con il 13%. Questi sono solo alcuni dei dati diffusi oggi nel corso del Congresso Mondiale sul Dolore a Milano, un'iniziativa organizzata dall'International Association for the Study of Pain (Iasp) al quale partecipano circa 7 mila addetti ai lavori provenienti da oltre 110 paesi e i cui lavori si protrarranno fino al 31 agosto.
A soffrire di dolore cronico nel mondo sono un adulto su cinque, uno su quattro in Italia. I tipi di dolore più diffusi sono il mal di testa, del quale una persona su due ne soffre almeno una volta ogni anno, e gli episodi di dolore che interessano l'apparato muscolo-scheletrico.
A soffrirne di più sono le donne con il 56% della casistica e il paziente tipico ha un'età compresa tra i 40 e 50 anni.
Gli effetti del dolore cronico sulla vita sono a volte pesanti. Una persona su cinque perde il lavoro o comunque si vede penalizzata la sua crescita professionale.
Il 21% delle persone che ne sono afflitte soffrono delle implicazioni psicologiche che possono condurre anche a stati depressivi.
Secondo gli addetti ai lavori il livello di istruzione ha una relazione diretta con l'intensità e la durata del dolore.
Paolo Marchettini, responsabile del Centro di medicina del dolore di Milano, spiega infatti che "Il 30% dei cittadini con un livello di istruzione medio-basso ha esperienza di dolore severo, mentre l'incidenza scende al 17-18% nella popolazione con un titolo di studio elevato".
L'esperto spiega il fenomeno "con la presumibile migliore capacità di una persona più istruita di comunicare con il medico".
Il medico ha quindi chiarito che anche la condizione psicologica della persona, come una visione negativa dell'esistenza, può contribuire ad aumentare il dolore fino ad "abolire completamente gli effetti della morfina".
Contrariamente, ad esempio, dormire in modo profondo può attenuare quasi completamente il bisogno di antidolorifici dopo un intervento chirurgico.
Insomma, lo studio e il dibattito, che si sta svolgendo intorno ad un fenomeno che interessa quasi una persona su cinque in tutto il mondo, sta entrando nel vivo.
Per approfondire:
Dal medico di famiglia 1 su 3 con dolore cronico
28 agosto 2012