Ospedali, tre pazienti su dieci rischiano di assumere il farmaco errato
Sono tre su dieci i pazienti ricoverati negli ospedali che rischiano di assumere il farmaco sbagliato, ma fortunatamente spesso l'errore viene evitato . Ma non si tratta solo di farmaci.
I dati sono emersi nel corso del Forum Risk Management in sanità , che ha aperto i battenti ieri ad Arezzo. "Si tratta - spiega Carlo Ramponi, della Joint Commission International, la società che ha avuto l'incarico dall'Oms di scovare nuove soluzioni per il risk management - di statistiche internazionali che stimano un 30% di errori legati alla terapie farmacologiche. In realtà , molti di questi sono dei 'near miss"', ovvero dei possibili errori che vengono corretti ancor prima di essere compiuti.
"Ma il punto più allarmante è il sommerso - precisa Ramponi - quando parliamo di eventi avversi da errori sanitari. I dati Usa parlano di 1.500 eventi gravi in 10 anni, ma sono solamente quelli venuti a galla dai report delle strutture, e si stima siano l'1-2% del totale".
Per quanto riguarda l'Italia, "il nostro Ssn - sottolinea il sottosegretario alla Salute Gian Paolo Patta - è un sistema fondamentale sano, anche se il problema degli errori esiste ed è nostro compito ridurlo al minimo. Il cittadino in ospedale deve sentirsi al sicuro. Ministero, Regioni, Asl e operatori che esercitano la professione sono chiamati a dare un contributo importante in questo senso". Anche perché sono "circa 10 milioni - ricorda il sottosegretario - i cittadini che passano mediamente ogni anno 6-7 giorni in ospedale, e ben 45 mila gli interventi chirurgici giornalieri. Cifre che danno la dimensione del nostro Ssn".
Per quanto riguarda invece gli errori legati a dispositivi medici, "il 50% non avviene per difetto della strumentazione, ma per un errato utilizzo", precisa Pietro Dermico, presidente dell'Associazione italiana ingegneri clinici (Aiic).
"Il Disegno di legge collegato alla Finanziaria, approvato dal Consiglio dei ministri - prosegue Dermico - prevede la presenza di un ingegnere in ogni azienda sanitaria, per evitare che anche l'applicazione della tecnologia in sanità porti nuovi errori.
L'ingegnere clinico è una figura già consolidata all'estero, soprattutto negli Usa, e trasferisce le sue conoscenze medico-biologiche in campo tecnologico, in area diagnostica, nelle cura e riabilitazione". All'appuntamento aretino gli esperti hanno inoltre ricordato che il 38% delle strumentazioni sanitarie in Italia ha più di 10-15 anni.
Pagina pubblicata il 29 novembre 2007