Sanità privata, dipendenti oppressi dal rischio di licenziamento
Tornare a casa oppressi dalla paura di perdere il proprio posto di lavoro. E' il destino che accomuna gran parte dei dipendenti della sanità privata, ben 150 mila lavoratori.Molti di loro vivono perennemente minacciati, in bilico tra un lavoro che oggi c'è ma che, già da domani, potrebbe diventare nient'altro che un ricordo.
Almeno secondo la Cgil Fp, Cisl Fp e Uil Fpl, le tre sigle sindacali riunite a Roma per firmare la piattaforma per il rinnovo del contratto di lavoro nazionale della sanità privata 2006-2009. I confederali dall'incontro capitolino lanciano un vero e proprio atto d'accusa. "Per ottenere gli stanziamenti pubblici - tuonano - i datori di lavoro ricorrono il più delle volte alle minaccia: 'niente fondi? Via libera ai tagli'".
Eppure i soldi - stando almeno a quanto sostengono i sindacati - non mancano di certo. "Il settore cresce progressivamente - afferma Daniela Volpato, segretario nazionale di Cisl Fp - e la conferma arriva anche dalla recente ricerca del Cergas Bocconi.
Le strutture accreditate rappresentano ormai il 41,5 per cento del totale dei centri di cura, benché impieghino 'solo' il 25 per cento del personale impegnato nella sanità ".
Dunque i conti crescono, ma l'imprenditoria del settore "è rivendicativa e piagnucolosa", intenta a portare avanti "il braccio di ferro con le istituzioni minacciando perennemente i lavoratori".
Pagina pubblicata il 05 novembre 2007