Cimo, non gettare croce su medici
E' facile gettare la croce addosso ai medici. Ma la responsabilità è di chi ha voluto e consentito un'organizzazione ospedaliera pericolosa ed inadeguata ai bisogni di una sanità moderna".E' l'analisi di Stefano Biasioli, presidente nazionale Cimo-Asmd, dopo il recente caso di malasanità avvenuto in Calabria, a Vibo Valentia, in cui ha perso la vita una ragazza di 16 anni. "Quello che è successo a Vibo Valentia - sottolinea in una nota Biasioli - è un evento previsto.
L'Italia è piena di leggi e regole di prevenzione del rischio, ma poco è stato fatto, a Torino come a Vibo.
La Cimo - aggiunge - non accetta la criminalizzazione dei medici, fatta a priori, e contesta chi ha consentito per decenni un'organizzazione del lavoro basata su medici precari, non strutturati".
Per il numero uno della Cimo, a Vibo come in altri ospedali, il problema è quindi soprattutto uno: "la precarietà delle strutture e la precarietà dei medici". Nel 'mirino' di Biasioli finiscono anche le Commissioni d'inchiesta sulla sanità .
"Non se ne può più - tuona il presidente della Cimo - di queste Commissioni. Perché, dopo quella Tomassini, non si è fatto nulla, in Calabria come altrove?", conclude Biasioli.
Pagina pubblicata il 13 dicembre 2007