SMI, medici essenziali in pronto soccorso
"Per alcuni amministratori, nei Pronto soccorso e nel 118, i medici sono superflui, poi però ci usano come capro espiatorio nei casi di malasanità. La Toscana è un laboratorio dove si vorrebbe sperimentare una sanità che marginalizza la professionalità del medico e dove si adottano modelli importati da altri Paesi, per esempio gli Stati Uniti, però senza tener conto delle molte differenze nel sistema formativo, soprattutto per quanto riguarda gli infermieri".Così Salvo Calì, segretario nazionale del Sindacato dei medici italiani (Smi), scende in campo a sostegno della protesta lanciata dallo Smi della Toscana contro la demedicalizzazione dell'emergenza sanitaria territoriale, della continuità assistenziale e dei Pronto soccorso.
"Lo Smi - sottolinea in una nota Raffaele Gaudio, segretario regionale del sindacato - ha denunciato, di volta in volta, i tentativi di demedicalizzazione del territorio, a partire dall'area dell'emergenza sanitaria territoriale a favore dell'impiego surrogatorio, e non integrativo, degli infermieri. O, per esempio, con sperimentazioni come gli infermieri di comunità per i controlli domiciliari o quelli delle cardiologie che gestiscono lo scompenso cardiaco a domicilio.
In questi giorni arriva un'ulteriore 'spallata' con una delibera che assegna agli infermieri dei Pronto soccorso una completa autonomia di diagnosi e cura su una quota parte di accessi identificati come codici bianchi e azzurri, cioè meno gravi: il cosiddetto See and Treat di estrazione nordamericana".
E' proprio questo il nodo del contendere. Secondo Gaudio, "un'evoluzione dei ruoli in sanità è fisiologica, ma quanto sta avvenendo in Toscana non è né legittimo né corretto, tanto per la tenuta del sistema quanto per il bene dei cittadini. Per questa ragione nei prossimi giorni decideremo le iniziative da intraprendere per ricordare ai nostri amministratori che la buona sanità si fa con il concorso di tutti e non con l'esclusione dei medici".
Pagina pubblicata il 13 febbraio 2008